Eh...il senso della vita.
Io non lo so, dico davvero.
A questo livello so quello che non lo è per me.
Io non correrei il rischio di sfidare una montagna, per dire.
Ma neanche mi imbarcherei su una nave che parte ad esplorare Marte.
Cosa distingue la spinta adolescenziale dal desiderio di spingersi oltre?
Poi sono d'accordo, pienamente, sull'incoraggiamento al pensare.
Al valutare i rischi. Ma anche sapendo che i rischi, per quanto li si valuti non sono valutabili, se ci si avventura dove altri non sono andati (per non esserci stati mai o per aver fallito provandoci)
Tante cime, ritenute impossibili, sono state rese possibili.
Prima che fosse possibile è stato impossibile.
E fra impossibile e possibile sono morti, uomini e donne e figli han perso padri e madri.
Di mio non ho il mito dell'eroe.
Penso che tanti eroi lo siano diventati solo perchè sono sopravvissuti.
Se fossero morti sarebbero stati dei pazzi a cui in tanti l'avevano detto. Irresponsabili.
Penso che la maggior parte delle grandi scoperte, il filo che separa impossibile da possibile sia un azzardo. E che abbia un prezzo. A volte è la morte. L'insignificanza in altri.
A volte è la relativa eternità del tempo del ricordo umano.
Quello che voleva un paracadute per salvare gli aviatori e si è lanciato dalla tour eiffel morendo...chi era?
Un adolescente o uno che si voleva spingere oltre?
E la spinta "altruistica" (se poi c'era) a fare la differenza?
Tutto qui.
Io non so chi fosse questo tipo, non so quale fosse la sua spinta.
Forse era un adolescente mai cresciuto.
Forse no. Forse voleva percorrere una via ritenuta impossibile e ha sbagliato i suoi calcoli del rischio.
Credo che quel che si legge sui giornali riguardi chi lo scrive. Però.
Quanto alla mediocrità, che è poi diversa per ognuno...penso anche io che chi sta bene dove sta faccia bene a starci. Paga comunque lui/lei il prezzo.
Ma penso che lo stesso discorso valga anche per chi vuole andare oltre.
Ad essere in gioco è la vita, in entrambi i casi.
Io davvero non riesco a fare una scala di valore fra chi si spegne lentamente giorno dopo giorno per mantenere uno status quo e chi si lancia i imprese per attraversare la linea di separazione fra possibile e impossibile.
Francamente, io non c'ero, ma non penso che quando Messner ha fatto le sue intorno a lui gli dicessero vai, è possibilissimo. Lui aveva deciso che era possibile.
A lui è andata bene.
Ma aveva un fratello. Ricordi?
Posso morire per quello che amo solo se ho vissuto per quello che amo.
Se passo la vita a ritenere più prudente stare a bordo pista rinunciando a quel amo, o non amo abbastanza o amo il bordo pista.
non so se mi spiego.
Il fine ultimo non penso sia morire per nessuno. Per quanto non esista altro fine ultimo a nostra conoscenza ora come ora.
Ma morire per quel che si ama, significa esattamente fare tutto quel che è in proprio potere per esserci e vivere facendolo. E' la stessa cosa.
Non sto parlando del sacrificio in nome di.
Dico solo che a volte, facendo quel che si ama, si muore.
E penso che sia una bella morte.
O almeno la auguro a me e mi impegno in quella direzione.