Bias cognitivo, dissonanza, autoinganno.

Skorpio

Utente di lunga data
In questa prospettiva tutto è guerra e niente lo è, nel senso che il paradigma discende dalla posizione che assume la persona nel contesto.
E ci sono persone che si sentono in guerra sempre, battagliano in ogni situazione, indipendentemente dal contesto.
Se intendi dire che questo contesto agevola e fornisce spunti a chi vive in questa prospettiva, concordo. Ci si potrebbe anche chiedere il perché, volendo, ma esulerebbe completamente dal thread e dal dialogo che facciamo. :)
Però.
Lo scopo delle metafore è esemplificare un concetto o una circostanza utilizzando immagini note e condivise, che (possono certamente non corrispondere "punto-punto" ma) dovrebbero avere almeno un minimo di aderenza con gli attori, i contorni e le strategie del concetto che vanno ad esemplificare. In questo caso, una pandemia.


Partendo da qui. Io non leggo aderenza.
E mi sembra una metafora fuorviante.
Parla di contrapposizione dove servirebbe collaborazione.
Parla di nemici, invitando, se ce ne fosse bisogno, a cercarne.
È quindi una metafora "pericolosa", fa perdere di vista sia cosa sta accadendo sia la posizione di contenimento adottata come strategia (in senso stretto).


A me non spaventa il termine "guerra" mi spaventa che si "concettualizzi" un evento non causale, non prevedibile e, per definizione, livellante, con un evento o un contesto strettamente non casuale, prevedibile al punto di vivere di strategia. Ma questo fraintendimento capita in diversi contesti e situazioni.


Non so se sono riuscita a spiegarmi.
Tu lo senti il pericolo che si insinua a parlare ed agire concettualizzando come guerra ciò che non lo è?
Io lo sento ed è il genere di guerra o contrapposizione che, pur non essendo una persona pacifica, rifuggo.
Io penso che sia pericoloso, si.

E in questo senso condivido l'articolo della Testa quando dice che è un termine pericoloso perché può innescare meccanismi

Come spinte autoritaristiche, per dire, che in UE peraltro già sono fatto compiuto (Ungheria)

La differenza è che ciò che spaventa la Testa, non spaventa me.. Quindi per dire, a me una svolta autoritaria non spaventa

Di un autoritarismo "intelligente" , come ad esempio il fascismo, nei modi in cui me ne parlava la mia mamma, probabilmente in una visione tutta sua, parziale e difettosa, come tutte le visioni

La guerra è un paradigma sicuramente, e condivido, può esser guerra anche una discussione di lavoro, per chi la "vive" come tale

Se hai il paradigma, non vuol dire che automaticamente sei in guerra per tutto e su tutto, ma forse hai una spinta per riconoscere chi sta "vivendo" tumulti di guerra

Un po come riconoscere chi ha avuto una certa esperienza, con due occhiate e due parole

Ecco, io non mi sento in guerra a stare a casa o a metter la mascherina o altro, ma sicuramente ci sono alcuni "passaggi, tipo oggi, in cui mi sento in guerra

E inoltre avendo il paradigma, vedo e sento odore di guerra attorno a me, in chi parla nei media, nelle istituzioni, e anche nella gente comune, talvolta.

Con nemici diversi e pericoli diversi

Magari sono proiezioni mie, ma i modi e i termini espliciti, a me sembrano inequivocabili

Tu senti questi rumori e odori? Oppure senti attorno a te grande pacificazione e nessuna traccia di guerra?
 

isabel

Utente di lunga data
Io penso che sia pericoloso, si.

E in questo senso condivido l'articolo della Testa quando dice che è un termine pericoloso perché può innescare meccanismi

Come spinte autoritaristiche, per dire, che in UE peraltro già sono fatto compiuto (Ungheria)

La differenza è che ciò che spaventa la Testa, non spaventa me.. Quindi per dire, a me una svolta autoritaria non spaventa

Di un autoritarismo "intelligente" , come ad esempio il fascismo, nei modi in cui me ne parlava la mia mamma, probabilmente in una visione tutta sua, parziale e difettosa, come tutte le visioni

La guerra è un paradigma sicuramente, e condivido, può esser guerra anche una discussione di lavoro, per chi la "vive" come tale

Se hai il paradigma, non vuol dire che automaticamente sei in guerra per tutto e su tutto, ma forse hai una spinta per riconoscere chi sta "vivendo" tumulti di guerra

Un po come riconoscere chi ha avuto una certa esperienza, con due occhiate e due parole

Ecco, io non mi sento in guerra a stare a casa o a metter la mascherina o altro, ma sicuramente ci sono alcuni "passaggi, tipo oggi, in cui mi sento in guerra

E inoltre avendo il paradigma, vedo e sento odore di guerra attorno a me, in chi parla nei media, nelle istituzioni, e anche nella gente comune, talvolta.

Con nemici diversi e pericoli diversi

Magari sono proiezioni mie, ma i modi e i termini espliciti, a me sembrano inequivocabili

Tu senti questi rumori e odori? Oppure senti attorno a te grande pacificazione e nessuna traccia di guerra?
Rumori, odori e, ti dirò di più, sento retrogusti anche nel dibattere tra #andràtuttobene vs #andràtuttoboh.
Ma questo è un odore, a mio avviso, trascurabile.

Ci ho pensato e ho la sensazione che la "guerra" di cui parli sia quella circostanza che determina la posizione individuale che si traduce in "ognun per se', dio per tutti".
E' così?

Se è così è un circolo vizioso dettato da un autoinganno diverso dalla negazione, ma lo stesso un inganno.
Concettualizzata una circostanza come guerra e si assume un assetto di guerra, ma l'ipotesi alla base è arbitraria e "non collimante".
Da premesse inesatte si giunge a conclusioni errate.
Se suppongo (l'esempio più scemo che mi viene in mente) che 3 sia pari (supposizione arbitraria) posso dimostrare che 5 non è un numero primo, perchè divisibile per 2.
E' una dimostrazione banale, che in matematica si risolve dicendo "Assurdo! Pertanto 3 non è un numero dispari".
Ora.
Una premessa errata o ingannevole, in questo caso, dove conduce?

Quindi, sì, non vedo pacificazione intorno a me ma, non per questo, ritengo corretta la metafora bellica.
Per ora, io non mi sento in guerra e ritengo la visione bellica svantaggiosa, pericolosa.
E non penso che sia fruttuoso convogliare questi movimenti interiori in "attività utili" (che siano supporti logistici o ronde o quel che sia).
Fruttuoso è assumere che non è richiesta attività bensì contenimento.
Resilienza e non resistenza.

Quel che davvero mi piacerebbe è riuscire a scovare una metafora più calzante. Ma non riesco.
So che alcuni concetti chiave, per me, dovrebbero essere: cooperazione, quotidianità, semplicità, responsabilità individuale come mebri di una collettività, caso.
Queste parole sono slegate, manca un collante, manca una immagine iconica (per quanto ignota ai più) come la guerra e uno slogan accattivante come: "Lottiamo contro il virus".
Mi piacerebbe trovare un panorama, una immagine in cui sia possibile declinarli, tutti insieme quei concetti.
Si capisce un po' quel che intendo?
 

danny

Utente di lunga data
Io penso che sia pericoloso, si.

E in questo senso condivido l'articolo della Testa quando dice che è un termine pericoloso perché può innescare meccanismi

Come spinte autoritaristiche, per dire, che in UE peraltro già sono fatto compiuto (Ungheria)

La differenza è che ciò che spaventa la Testa, non spaventa me.. Quindi per dire, a me una svolta autoritaria non spaventa

Di un autoritarismo "intelligente" , come ad esempio il fascismo, nei modi in cui me ne parlava la mia mamma, probabilmente in una visione tutta sua, parziale e difettosa, come tutte le visioni

La guerra è un paradigma sicuramente, e condivido, può esser guerra anche una discussione di lavoro, per chi la "vive" come tale

Se hai il paradigma, non vuol dire che automaticamente sei in guerra per tutto e su tutto, ma forse hai una spinta per riconoscere chi sta "vivendo" tumulti di guerra

Un po come riconoscere chi ha avuto una certa esperienza, con due occhiate e due parole
8h
Ecco, io non mi sento in guerra a stare a casa o a metter la mascherina o altro, ma sicuramente ci sono alcuni "passaggi, tipo oggi, in cui mi sento in guerra

E inoltre avendo il paradigma, vedo e sento odore di guerra attorno a me, in chi parla nei media, nelle istituzioni, e anche nella gente comune, talvolta.

Con nemici diversi e pericoli diversi

Magari sono proiezioni mie, ma i modi e i termini espliciti, a me sembrano inequivocabili

Tu senti questi rumori e odori? Oppure senti attorno a te grande pacificazione e nessuna traccia di guerra?
Siamo accodati alla Germania e in opposizione agli USA, i soldati russi sul territorio, l'Europa si sta spezzando su due fronti e io ho una sensazione di dejavu.
La storia si ripete solo in parte, negli equilibri e non nei nomi e nei fatti.
 

Skorpio

Utente di lunga data
Rumori, odori e, ti dirò di più, sento retrogusti anche nel dibattere tra #andràtuttobene vs #andràtuttoboh.
Ma questo è un odore, a mio avviso, trascurabile.

Ci ho pensato e ho la sensazione che la "guerra" di cui parli sia quella circostanza che determina la posizione individuale che si traduce in "ognun per se', dio per tutti".
E' così?

Se è così è un circolo vizioso dettato da un autoinganno diverso dalla negazione, ma lo stesso un inganno.
Concettualizzata una circostanza come guerra e si assume un assetto di guerra, ma l'ipotesi alla base è arbitraria e "non collimante".
Da premesse inesatte si giunge a conclusioni errate.
Se suppongo (l'esempio più scemo che mi viene in mente) che 3 sia pari (supposizione arbitraria) posso dimostrare che 5 non è un numero primo, perchè divisibile per 2.
E' una dimostrazione banale, che in matematica si risolve dicendo "Assurdo! Pertanto 3 non è un numero dispari".
Ora.
Una premessa errata o ingannevole, in questo caso, dove conduce?

Quindi, sì, non vedo pacificazione intorno a me ma, non per questo, ritengo corretta la metafora bellica.
Per ora, io non mi sento in guerra e ritengo la visione bellica svantaggiosa, pericolosa.
E non penso che sia fruttuoso convogliare questi movimenti interiori in "attività utili" (che siano supporti logistici o ronde o quel che sia).
Fruttuoso è assumere che non è richiesta attività bensì contenimento.
Resilienza e non resistenza.

Quel che davvero mi piacerebbe è riuscire a scovare una metafora più calzante. Ma non riesco.
So che alcuni concetti chiave, per me, dovrebbero essere: cooperazione, quotidianità, semplicità, responsabilità individuale come mebri di una collettività, caso.
Queste parole sono slegate, manca un collante, manca una immagine iconica (per quanto ignota ai più) come la guerra e uno slogan accattivante come: "Lottiamo contro il virus".
Mi piacerebbe trovare un panorama, una immagine in cui sia possibile declinarli, tutti insieme quei concetti.
Si capisce un po' quel che intendo?
Si, io lo capisco.

Mi hai fatto pensare a una sorta di "paradiso terrestre" nel quale, attraverso la circostanza pandemica, tutti i coinvolti (che in questo caso siamo proprio tutti) trovano comunanza nei termini come quelli che citi:

"cooperazione, quotidianità, semplicità, responsabilità individuale come mebri di una collettività"

La collettività è, dovrebbe essere il mondo, nei suoi vari strati, individui.. Governi.

Una visione molto religiosa se vogliamo, trasversale e unente.

Come una" strada" da auspicare di trovare come comunità umana, anche per il futuro, attorno a quelle parole.

Non so dire un termine, ma il "panorama" che ricerchi mi ha riportato a questo

Uno scenario religioso e molto romantico, dove ladro e poliziotto si salutano e sorridono, uno dalla finestra chiuso in casa e l'altro giù in strada a far la ronda.

Però è una sorta di paradiso terrestre laico (passami il termine) che temo resterà solo un auspicio
 
Ultima modifica:

Skorpio

Utente di lunga data
Siamo accodati alla Germania e in opposizione agli USA, i soldati russi sul territorio, l'Europa si sta spezzando su due fronti e io ho una sensazione di dejavu.
La storia si ripete solo in parte, negli equilibri e non nei nomi e nei fatti.
Beh.. Trump conta i morti e comincia a puntare il bazooka ora contro la Cina ora contro l'Oms

Nella "comunità" europea.. Si affilano i coltelli attorno al tavolo del Mes e Eurobond

Solo per volare molto in alto con gli esempi
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
🤣 🤣

Dal minuto 22:30

Anche se secondo me merita guardarlo tutto

L'ho guardato tutto alla fine, simpatico!! :)

Non ho capito bene però a cosa si dovesse riferire.

Il collegamento che ci ho fatto io è che se si sanno le cose e se si sa l'obiettivo, si arriva.

Ma è un collegamento tutto personale.
che si ricollega a me fondamentalmente.

Per certi versi, pensavo, somiglio a dentone...hoh sempre usato la conoscenza per arrivare dove mi ero prefissata di arrivare.
Dandomi l'opzione di cambiar strada durante le varie revisioni di percorso.

Ma non ci trovo collegamenti rispetto al 3d, se devo essere sincera.
Forse l'unica cosa è il riferimento alla lettura del dpcm.
 

Skorpio

Utente di lunga data
L'ho guardato tutto alla fine, simpatico!! :)

Non ho capito bene però a cosa si dovesse riferire.

Il collegamento che ci ho fatto io è che se si sanno le cose e se si sa l'obiettivo, si arriva.

Ma è un collegamento tutto personale.
che si ricollega a me fondamentalmente.

Per certi versi, pensavo, somiglio a dentone...hoh sempre usato la conoscenza per arrivare dove mi ero prefissata di arrivare.
Dandomi l'opzione di cambiar strada durante le varie revisioni di percorso.

Ma non ci trovo collegamenti rispetto al 3d, se devo essere sincera.
Forse l'unica cosa è il riferimento alla lettura del dpcm.
Si, era il riferimento alla lettura del dpcm, mi è venuta in mente così :)

Si, è simpatico
 

stany

Utente di lunga data
Siamo accodati alla Germania e in opposizione agli USA, i soldati russi sul territorio, l'Europa si sta spezzando su due fronti e io ho una sensazione di dejavu.
La storia si ripete solo in parte, negli equilibri e non nei nomi e nei fatti.
Allora speriamo nel piano Marshall 😂
 

Brunetta

Utente di lunga data
Rumori, odori e, ti dirò di più, sento retrogusti anche nel dibattere tra #andràtuttobene vs #andràtuttoboh.
Ma questo è un odore, a mio avviso, trascurabile.

Ci ho pensato e ho la sensazione che la "guerra" di cui parli sia quella circostanza che determina la posizione individuale che si traduce in "ognun per se', dio per tutti".
E' così?

Se è così è un circolo vizioso dettato da un autoinganno diverso dalla negazione, ma lo stesso un inganno.
Concettualizzata una circostanza come guerra e si assume un assetto di guerra, ma l'ipotesi alla base è arbitraria e "non collimante".
Da premesse inesatte si giunge a conclusioni errate.
Se suppongo (l'esempio più scemo che mi viene in mente) che 3 sia pari (supposizione arbitraria) posso dimostrare che 5 non è un numero primo, perchè divisibile per 2.
E' una dimostrazione banale, che in matematica si risolve dicendo "Assurdo! Pertanto 3 non è un numero dispari".
Ora.
Una premessa errata o ingannevole, in questo caso, dove conduce?

Quindi, sì, non vedo pacificazione intorno a me ma, non per questo, ritengo corretta la metafora bellica.
Per ora, io non mi sento in guerra e ritengo la visione bellica svantaggiosa, pericolosa.
E non penso che sia fruttuoso convogliare questi movimenti interiori in "attività utili" (che siano supporti logistici o ronde o quel che sia).
Fruttuoso è assumere che non è richiesta attività bensì contenimento.
Resilienza e non resistenza.

Quel che davvero mi piacerebbe è riuscire a scovare una metafora più calzante. Ma non riesco.
So che alcuni concetti chiave, per me, dovrebbero essere: cooperazione, quotidianità, semplicità, responsabilità individuale come mebri di una collettività, caso.
Queste parole sono slegate, manca un collante, manca una immagine iconica (per quanto ignota ai più) come la guerra e uno slogan accattivante come: "Lottiamo contro il virus".
Mi piacerebbe trovare un panorama, una immagine in cui sia possibile declinarli, tutti insieme quei concetti.
Si capisce un po' quel che intendo?
Quando c’è la guerra si usa una metafora? Non mi pare. Semmai si aggiungono aggettivi giustificativi quali giusta o difensiva o preventiva o santa.
Questa non è una guerra è una epidemia e richiede quarantena.
Mi sembra che i termini esistano già.
Voler usarne altri mi sembra comunque fuorviante.
Poi volersi sentire in guerra ed eroici per starsene in casa con tutte le comodità e senza alcuna penuria di generi di prima (e pure seconda e terza) necessità mi pare fuori luogo.
Invece il problema economico per molti, e per tutti in generale, è un’altra cosa.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Si, era il riferimento alla lettura del dpcm, mi è venuta in mente così :)

Si, è simpatico
E' bella l'impostazione. :)

dopo averlo guardato, mentre ridacchiavo pensavo che è una impostazione esattamente opposta alla guerra.
Proprio come visione.

E lo può essere proprio perchè c'è lo spazio per il sapere, per il discutere e mostrare il sapere e usarlo come ponte per comunicare, chiarirsi, discutere e raggiungere obiettivi.

In una situazione di guerra, la commissione non si sarebbe fatta le seghe a chiedersi come dire o non dire dei denti, men che meno si sarebbero imbarazzati riguardo al dire dei denti. Men che meno si sarebbero posti il problema del dire qualunque cosa che potesse giustificare (scartato. e fuori dai coglioni o morto)
E lui non avrebbe potuto arrivare dove voleva semplicemente usando le sue capacità e le sue competenze.

Anzi, se ci avesse provato gli avrebbero semplicemente sparato.
O forse anche prima di provarci. Quel difetto era un impedimento alla partecipazione. (quindi lui sarebbe stato inutile ai fini del potere, figuriamoci pure ascoltarlo e lasciare spazio di movimento).

Io i vari dpcm me li sono letti. So quello che c'è scritto e quando mi muovo ho le motivazioni chiare in testa anche per discuterne eventualmente.

L'enpa mi pare di Roma, dopo che alcune volontarie di colonia sono state multate perchè i vigili non conoscevano la parte di dpcm legata alle colonie e gli animali liberi sul territorio, ha fatto ricorso (e questo significa pagamenti delle multe sospese). Oltre che aver diramato indicazioni per i vari volontari enpa o meno su come muoversi a riguardo.

In guerra cor cazzo che sarebbe possibile.

Certo, se si va in giro come uno dei fermati nei territori vicini al mio e la risposta è "volevo farmi un giro", non è il dpcm stringente, ma te coglione che fai a casaccio sperando nella provvidenza.

Ma questo non è questione di contesto bellico oppure no.

Anzi...a ben pensarci lo è anche questo.
In guerra la manica di coglioni che girano liberamente oggi, semplicemente sarebbero finiti a far da cibo per le bestie.

E per fortuna...fosse guerra, le denunce avrebbero creato più morti del corona :LOL::LOL:

La lettura del dpcm come una restrizione e basta, senza vederci dentro le opzioni e le possibilità, che ci sono visto che non è che sia poi così stringente. Le cose fondamentali si possono serenamente fare, è una responsabilità dello sguardo di chi legge.

E una realtà di analfabetismo funzionale preesistente a tutto questo.

In queste settimane, per lavoro, mi trovo più di prima a dover "tradurre" documenti. Mica il dpcm eh.
eppure...minchia...che disagio che gira!!

E sta gente, se non gli fossero tradotti, rimarrebbe tagliata da tutta una serie di questioni che invece sono importanti per proseguire a fare pur essendo in casa.

Ma questa, è responsabilità individuale che non riguarda nè la guerra nè la pandemia.
Piuttosto una pigrizia di fondo che davanti alla fatica del leggere, del comprendere, dell'elaborare non fa niente. Salvo lamentarsi dei disservizi.

Oggi come oggi ci sono tutti i mezzi per farsi carico della propria mancanza di competenza. Serve muovere il culo e, come si dice, piegare la schiena.

fossimo in guerra non ci sarebbe la scelta del farlo o non farlo.

SE lo fai vivi. Se non lo fai muori.
 
Ultima modifica:

isabel

Utente di lunga data
Quando c’è la guerra si usa una metafora? Non mi pare. Semmai si aggiungono aggettivi giustificativi quali giusta o difensiva o preventiva o santa.
Questa non è una guerra è una epidemia e richiede quarantena.
Mi sembra che i termini esistano già.
Voler usarne altri mi sembra comunque fuorviante.
Poi volersi sentire in guerra ed eroici per starsene in casa con tutte le comodità e senza alcuna penuria di generi di prima (e pure seconda e terza) necessità mi pare fuori luogo.
Invece il problema economico per molti, e per tutti in generale, è un’altra cosa.
Questa non è una guerra infatti.
Lo sostengo da diversi post in questo thread. :)
E mi pareva talmente inadatta la parola da non ritenerla opportuna neppure come metafora.
In genere si usano metafore anche in prersenza di parole puntuali per meglio esplictare un concetto e condividerlo.
Nel discorrere ho esplicitato che sarebbe un piacere, per me, trovare semmai un'altra metafora.

Non so quanti abbiano voglia di sentirsi eroi. Io no, in generale, non in questa particolare circostanza.
Tu conosci molti che si sentono o vorrebbero sentirsi eroi?
Io no.
 
Ultima modifica:

isabel

Utente di lunga data
Si, io lo capisco.

Mi hai fatto pensare a una sorta di "paradiso terrestre" nel quale, attraverso la circostanza pandemica, tutti i coinvolti (che in questo caso siamo proprio tutti) trovano comunanza nei termini come quelli che citi:

"cooperazione, quotidianità, semplicità, responsabilità individuale come mebri di una collettività"

La collettività è, dovrebbe essere il mondo, nei suoi vari strati, individui.. Governi.

Una visione molto religiosa se vogliamo, trasversale e unente.

Come una" strada" da auspicare di trovare come comunità umana, anche per il futuro, attorno a quelle parole.

Non so dire un termine, ma il "panorama" che ricerchi mi ha riportato a questo

Uno scenario religioso e molto romantico, dove ladro e poliziotto si salutano e sorridono, uno dalla finestra chiuso in casa e l'altro giù in strada a far la ronda.

Però è una sorta di paradiso terrestre laico (passami il termine) che temo resterà solo un auspicio
Un paradiso terrestre laico...beh, a me non sembra un'ipotesi malaccio.
A casa mia si dice "Meglio che un calcio nelle palle" :D

E' bello il panorama che hai individuato in quel pugno di parole.
Ed è magari naturale che possa sembrare idealistico.
Ma lo stesso mi sembra che sia migliore tendere a questo che alla disgregazione sociale, all'"ognun per se' dio per tutti".

Io credo che non sia una visione religiosa o romantica:
"cooperazione, quotidianità, semplicità, responsabilità individuale come mebri di una collettività"
Io ci leggo impegno laico e civico, se vuoi è anche un vivere al passo con le proprie esigenze reali e possibilità concrete, senza dimenticare che nel mondo siamo in tanti.
E' una scelta "politica".
Comunque mi hai ricordato una canzone, che ad un dato momento recita:
"Dire fare baciare lettera o testamento
gli dei sono partiti, autoesiliati
dio non si sa
ma un atomo divino è conficcato in ogni cuore umano"

Resta che in guerra si muore, a pagare una multa, no.
A non andare in vacanza non si muore, in guerra...è possibile.
E basterebbe pensare che l'unico termine definitivo è la morte per sentire sulla pelle che non siamo in guerra.
In guerra, volendo, sono i sistemi immunitari di chi contrae un virus (non questo in particolare).
Chi è in fila a far la spesa non è in guerra, aspetta semplicemente il suo turno, esercita la pazienza, non sta sfidando la sorte.

La strada, dici.
A me la strada piace molto.
E mi piacerebbe fosse battuta indipendentemente dalla situazione contingente.
A voler essere ambiziosa spererei proprio in un mondo senza ne' guardie ne' ladri, invece che guardie e ladri immersi nella simpatica surreale scenetta che descrivi.
Dici che è troppo, eh? :D
 

Skorpio

Utente di lunga data
Un paradiso terrestre laico...beh, a me non sembra un'ipotesi malaccio.
A casa mia si dice "Meglio che un calcio nelle palle" :D

E' bello il panorama che hai individuato in quel pugno di parole.
Ed è magari naturale che possa sembrare idealistico.
Ma lo stesso mi sembra che sia migliore tendere a questo che alla disgregazione sociale, all'"ognun per se' dio per tutti".

Io credo che non sia una visione religiosa o romantica:
"cooperazione, quotidianità, semplicità, responsabilità individuale come mebri di una collettività"
Io ci leggo impegno laico e civico, se vuoi è anche un vivere al passo con le proprie esigenze reali e possibilità concrete, senza dimenticare che nel mondo siamo in tanti.
E' una scelta "politica".
Comunque mi hai ricordato una canzone, che ad un dato momento recita:
"Dire fare baciare lettera o testamento
gli dei sono partiti, autoesiliati
dio non si sa
ma un atomo divino è conficcato in ogni cuore umano"

Resta che in guerra si muore, a pagare una multa, no.
A non andare in vacanza non si muore, in guerra...è possibile.
E basterebbe pensare che l'unico termine definitivo è la morte per sentire sulla pelle che non siamo in guerra.
In guerra, volendo, sono i sistemi immunitari di chi contrae un virus (non questo in particolare).
Chi è in fila a far la spesa non è in guerra, aspetta semplicemente il suo turno, esercita la pazienza, non sta sfidando la sorte.

La strada, dici.
A me la strada piace molto.
E mi piacerebbe fosse battuta indipendentemente dalla situazione contingente.
A voler essere ambiziosa spererei proprio in un mondo senza ne' guardie ne' ladri, invece che guardie e ladri immersi nella simpatica surreale scenetta che descrivi.
Dici che è troppo, eh? :D
:D
mi sa che capita un po' a tutti di sperare troppo.. a volte ci si rende conto di sperare troppo anche semplicemente non sperando nulla

quando questo avviene, io però solitamente mi fermo. Mi riposo un attimo per tonificarmi, e abbandono la “strada”


questo per dire che se quella strada continua a piacerti molto, io al tuo posto non avrei alcun motivo per abbandonare.

Mi fa piacere ti sia piaciuto il panorama del paradiso terrestre laico, ancora più “paradiso” se addirittura si tolgono guardie e ladri.

Il Problema non da poco che vedo io, in questi panorami così “paradisiaci”, è sempre il solito: la laica ricerca di “Dio”.

Il “Buon Pastore”.. riconosciuto da tutti, che saprà guidare il suo gregge al sicuro, con le sue scelte alte i suoi indirizzi illuminati e le sue visioni sconfinate.

In questo panorama volendo, un candidato Gesu Cristo ce lo avremmo già: Li Wenliang, il dottore cinese prima condannato e “crocifisso” e poi fatto rapidamente “resuscitare” (così secondo il Vangelo di Xi Jinping)


mentre sul Dio attualmente vedo ancora un po' di confusione..:D
 
Ultima modifica:

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
C'è una cosa che accomuna una guerra e una pandemia.

La sopravvivenza.
(non solo degli individui, ma anche la società).

Vivere però significa anche saper morire a se stessi per incontrarsi di nuovo.
Uscire dalle proprio confort zone, accettare il cambiamento. Trovare l'entusiasmo.
Questa è l'opportunità che ha dentro una pandemia, a differenza di una guerra.
Insieme al fatto che in pandemia si può costruire e in guerra si è invece costretti a distruggere.

Resilienza, concordo @isabel, come concordo su uno spazio laico e civico, con la consapevolezza dei propri limiti, della propria storia personale, delle proprie competenze. Del proprio ruolo e delle funzioni.

Pensavo in questi giorni di ode ai medici, che raramente sento odi ai commessi dei supermercati, ai corrieri, agli spazzini...ops, operatori ecologici, panettieri. Per citare qualcuno fra tutti quelli indispensabili a permettere di mangiare e avere beni di prima, seconda, terza necessità.

Internet compreso. Che se non lo facessero funzionare col piffero che si sarebbe la libertà di scelta che possiamo permetterci.

E questo è un altro dei motivi per cui non vedo guerra. La libertà di informarsi, studiare, conoscere persone seppur virtualmente, scambiare conoscenze che arricchiscono l'individuo ma anche chi gli sta intorno.

E' una questione di scelta alla fine.

Ragionavo che la metafora bellica è molto comoda.
Innanzitutto nella guerra è inscritta l'epica dell'eroe.
Ma oltre questo nella metafora bellica si trova facilmente lo spazio per auto-giustificarsi nel non riconoscersi per quel che si è.
Che essere sia una storia di merda oppure una storia di lustrini e includendo tutto quello che ci sta in mezzo.
Che prende forma nel volersi lanciare fuori da sè e dal proprio ruolo per andare a riempire le mancanze sentendosi protagonisti attraverso quel che sta fuori e non quel che riguarda la riscrittura di quel che sta dentro.

L'egoismo di fondo che protegge l'ego. E che protegge le identità preesistenti dal cambiamento.
Cambiamento che può avvenire solo entrando e non uscendo.

Io penso che questa situazione, come dice @spleen, riveli semplicemente quel che c'era prima. E lo faccia emergere dando luce anche alle ombre.

Nella consapevolezza che non sempre quello che sta nell'ombra è oscuro. Anzi.

In ogni caso stamattina leggevo questo

https://www.internazionale.it/notizie/matt-apuzzo/2020/04/10/scienza-forze-unite-coronavirus

e mi sono goduta il comunicato di anonymous

https://video.lastampa.it/cronaca/a...afia-stiamo-venendo-a-prendervi/112816/112828

E sorridevo.

@Skorpio, non tutti cercano il Buon Pastore. (per fortuna). Qualcuno sceglie di essere e tradurre nel fare quell'essere. Individui consapevoli di essere parte di.
Un po' come quando si capisce che babbo natale non esiste e si sceglie fra la disillusione o l'attivazione, essere il PROPRIO babbo natale.

Il paradiso non esiste, a che io sappia, ma una buona qualità della vita è una responsabilità ed una scelta individuale.
Nella consapevolezza, che volenti o dolenti, non siamo isole.
 
Ultima modifica:

Brunetta

Utente di lunga data
Questa non è una guerra infatti.
Lo sostengo da diversi post in questo thread. :)
E mi pareva talmente inadatta la parola da non ritenerla opportuna neppure come metafora.
In genere si usano metafore anche in prersenza di parole puntuali per meglio esplictare un concetto e condividerlo.
Nel discorrere ho esplicitato che sarebbe un piacere, per me, trovare semmai un'altra metafora.

Non so quanti abbiano voglia di sentirsi eroi. Io no, in generale, non in questa particolare circostanza.
Tu conosci molti che si sentono o vorrebbero sentirsi eroi?
Io no.
Veramente leggo molti che si sentono eroici perché stanno a casa e non fanno weekend in giro.
 

isabel

Utente di lunga data
:D

mi sa che capita un po' a tutti di sperare troppo.. a volte ci si rende conto di sperare troppo anche semplicemente non sperando nulla


quando questo avviene, io però solitamente mi fermo. Mi riposo un attimo per tonificarmi, e abbandono la “strada”



questo per dire che se quella strada continua a piacerti molto, io al tuo posto non avrei alcun motivo per abbandonare.


Mi fa piacere ti sia piaciuto il panorama del paradiso terrestre laico, ancora più “paradiso” se addirittura si tolgono guardie e ladri.


Il Problema non da poco che vedo io, in questi panorami così “paradisiaci”, è sempre il solito: la laica ricerca di “Dio”.


Il “Buon Pastore”.. riconosciuto da tutti, che saprà guidare il suo gregge al sicuro, con le sue scelte alte i suoi indirizzi illuminati e le sue visioni sconfinate.


In questo panorama volendo, un candidato Gesu Cristo ce lo avremmo già: Li Wenliang, il dottore cinese prima condannato e “crocifisso” e poi fatto rapidamente “resuscitare” (così secondo il Vangelo di Xi Jinping)



mentre sul Dio attualmente vedo ancora un po' di confusione..:D

Personalmente diffido dei pastori e dei messia.
E diffido anche di chi cerca quell'"atomo divino che è conficcato in ogni cuore umano" (della canzone che citavo), fuori da se', affidandosi ad un altro, delegando in un certo senso all'esterno.

La tensione al divino è una questione interiore e spirituale, è un afflato, la "tendenza a" che muove da dentro e spinge all'azione concreta, nel rispetto e nella consapevolezza del "chi sono", "dove sono", "cosa faccio".
Le religioni canalizzano e a volte sfruttano bisogni e tensioni interiori umane, come questa, ma non sono il contesto unico in cui si muovono o l'unico schema in cui possano essere vissute.

Chi cerca un messia o un buon pastore, per me, non sta soddisfacendo la tensione al divino, ma ben altri bisogni.
Soprattutto, stando al tuo esempio, il bisogno di affidarsi, seguire abbandonandosi e abbandonando il senso critico.
E le religioni, quella cattolica senza dubbio, cavalcano l'onda di questo bisogno (come di diversi altri).
Ti faccio un esempio molto faceto :)
Anche comprare abiti perché di moda asseconda un bisogno molto simile per certi versi, perché libera da una posizione critica su di se'.
Abito di moda: bello. Compro abito di moda senza vedere che mi sta male. Sorvolo su quindi su "chi sono", "cosa faccio".
Insomma, serve una pandemia per innesscare questo meccanismo? Non credo, no? :)

Per il mio carattere è davvero difficile aderire ad una religione, come anche alle tendenze di gruppo, alle mode e alle fazioni.
Non fa parte dei miei bisogni e non fa parte del bisogno di tutti, per fortuna. :)
Ma per mettere insieme le parole che ti dicevo nel messaggio più su, non serve a tutti una religione, non serve un messia, non serve una "propaganda".
 
Ultima modifica:

isabel

Utente di lunga data
C'è una cosa che accomuna una guerra e una pandemia.

La sopravvivenza.
(non solo degli individui, ma anche la società).

Vivere però significa anche saper morire a se stessi per incontrarsi di nuovo.
Uscire dalle proprio confort zone, accettare il cambiamento. Trovare l'entusiasmo.
Questa è l'opportunità che ha dentro una pandemia, a differenza di una guerra.
Insieme al fatto che in pandemia si può costruire e in guerra si è invece costretti a distruggere.

Resilienza, concordo @isabel, come concordo su uno spazio laico e civico, con la consapevolezza dei propri limiti, della propria storia personale, delle proprie competenze. Del proprio ruolo e delle funzioni.

Pensavo in questi giorni di ode ai medici, che raramente sento odi ai commessi dei supermercati, ai corrieri, agli spazzini...ops, operatori ecologici, panettieri. Per citare qualcuno fra tutti quelli indispensabili a permettere di mangiare e avere beni di prima, seconda, terza necessità.

Internet compreso. Che se non lo facessero funzionare col piffero che si sarebbe la libertà di scelta che possiamo permetterci.

E questo è un altro dei motivi per cui non vedo guerra. La libertà di informarsi, studiare, conoscere persone seppur virtualmente, scambiare conoscenze che arricchiscono l'individuo ma anche chi gli sta intorno.

E' una questione di scelta alla fine.

Ragionavo che la metafora bellica è molto comoda.
Innanzitutto nella guerra è inscritta l'epica dell'eroe.
Ma oltre questo nella metafora bellica si trova facilmente lo spazio per auto-giustificarsi nel non riconoscersi per quel che si è.
Che essere sia una storia di merda oppure una storia di lustrini e includendo tutto quello che ci sta in mezzo.
Che prende forma nel volersi lanciare fuori da sè e dal proprio ruolo per andare a riempire le mancanze sentendosi protagonisti attraverso quel che sta fuori e non quel che riguarda la riscrittura di quel che sta dentro.

L'egoismo di fondo che protegge l'ego. E che protegge le identità preesistenti dal cambiamento.
Cambiamento che può avvenire solo entrando e non uscendo.

Io penso che questa situazione, come dice @spleen, riveli semplicemente quel che c'era prima. E lo faccia emergere dando luce anche alle ombre.

Nella consapevolezza che non sempre quello che sta nell'ombra è oscuro. Anzi.

In ogni caso stamattina leggevo questo

https://www.internazionale.it/notizie/matt-apuzzo/2020/04/10/scienza-forze-unite-coronavirus

e mi sono goduta il comunicato di anonymous

https://video.lastampa.it/cronaca/a...afia-stiamo-venendo-a-prendervi/112816/112828

E sorridevo.

@Skorpio, non tutti cercano il Buon Pastore. (per fortuna). Qualcuno sceglie di essere e tradurre nel fare quell'essere. Individui consapevoli di essere parte di.
Un po' come quando si capisce che babbo natale non esiste e si sceglie fra la disillusione o l'attivazione, essere il PROPRIO babbo natale.

Il paradiso non esiste, a che io sappia, ma una buona qualità della vita è una responsabilità ed una scelta individuale.
Nella consapevolezza, che volenti o dolenti, non siamo isole.
Ho risposto a @Skorpio prima di leggerti.
E sì, l'ultimo grassetto è una considerazione, per me, fondamentale che avevo tralasciato.
Grazie :)

Ho potuto leggere l'articolo solo ora.
Ecco, quello che sta avvenendo nella comunità scientifica è notevole.
Ho sempre pensato che in qualche maniera, in ambito scientifico, resti il ricordo della cicatrice perfettamente disegnata da Oppenheimer:
"I fisici hanno conosciuto il peccato e questa è una conoscenza che non potranno perdere."
 
Ultima modifica:

isabel

Utente di lunga data
Veramente leggo molti che si sentono eroici perché stanno a casa e non fanno weekend in giro.
Ah, non saprei.
Leggo raramente forum diversi da questo e non bazzico facebook, quindi non ho questa percezione.
I vicini che incontro nel far la spesa non hanno un'aria eroica.
Gli anziani mi sembrano preoccupati e i giovani abbastanza "affranti".
Nelle parole che mi è capitato di scambiare in quelle occasioni, la domanda più gettonata è stata "ma quando finirà?".

Gli amici che sento idem, circola un po' di sgomento perché sembra che questo tempo non finirà mai e dispiace non potersi abbracciare.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Ah, non saprei.
Leggo raramente forum diversi da questo e non bazzico facebook, quindi non ho questa percezione.
I vicini che incontro nel far la spesa non hanno un'aria eroica.
Gli anziani mi sembrano preoccupati e i giovani abbastanza "affranti".
Nelle parole che mi è capitato di scambiare in quelle occasioni, la domanda più gettonata è stata "ma quando finirà?".

Gli amici che sento idem, circola un po' di sgomento perché sembra che questo tempo non finirà mai e dispiace non potersi abbracciare.
Mi riferisco ai social.
Io sono il riferimento di molti depressi, così come i miei figli che hanno lo stesso modo fiducioso di vedere la vita.
 
Top