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Per me.
Mi sono capito da solo?
Ciao! che bello, grazie!!!

Oggi sono a riposo, ho qui una tazza di caffè, una sigaretta (non è vero, sono di più, ma in mano ne ho una) e mi sto godendo la frescura del condizionatore che tiene tutto l'ambiente ad una temperatura primaverile.
Mi sento serena (non è del tutto vero, sotto la serenità sento la mia solita inquietudine, ma per stamattina decido di dar spazio alla serenità), ho letto quello che hai scritto e mi è piaciuto moltissimo il pensiero del tempo che hai adoperato per scriverlo. Gradisco sempre molto la Cura che viene messa nel percorso che va dall'abbozzare un pensiero al costruire tutta la struttura logica e linguistica per tentare di renderlo comprensibile al destinatario.
Riesco a sentire, fuori, il canto delle cicale, intravedo la violenza della luce e l'aria tremolante sopra l'erba.
Percepisco il mio corpo rilassato.
Se mi guardo nello specchio, vedo una creatura che riconosco come me. E so che sono io anche se indosso gli occhiali che mi cambiano sensibilmente la percezione dei lineamenti e dei colori.
So, è una cosa curiosissima per me questa, che ci sono anche altre specie che si riconoscono allo specchio.
Gli elefanti, alcuni tipi di scimmie, anche dei pesci.
So che gli umani sono molto incuriositi da questo...e hanno fatto esperimenti.
hanno addormentato delle scimmie e hanno dipinto le loro sopracciglia di rosso, al loro risveglio alcune di queste scimmie si sono guardate nello specchio e hanno iniziato a toccare sul loro corpo le sopracciglia rosse.
Con altre è stato usato del cioccolato e queste ultime hanno tentato di leccarlo dallo specchio anzichè da se stesse.
So che un cucciolo di umano inizia intorno ai 2 anni a riconoscere la propria immagine allo specchio.
Sono belli i giochi che fanno i bambini allo specchio.
Ne ricordo uno, che mi aveva fatto veramente scompisciare, di questo bimbo che guardandosi allo specchio e proiettandosi nello specchio giocava a "far finta" di prendere una scatola desiderata su un armadio a lui non raggiungibile nel mondo reale ma raggiungibile nello specchio.
Ho il ricordo nettissimo delle sensazioni scattate in me, chissà da dove, guardandomi in uno specchio diciamo non con l'intenzione di farlo ma con l'intenzione di eseguire una indicazione esterna a me.
Eppure....
So anche che io potrei percepire la mia mano muoversi e la mia mano potrebbe non essere dove io la percepisco o non esserci proprio, presente una anestesia o la sindrome dell'arto fantasma?
So che i miei ricordi nettissimi dello specchio, in realtà sono stati elaborati e rielaborati ed aggiustati dai processi della mia mente, dal rapporto fra intenzione e credenza, e che molto probabilmente davanti a quello specchio di quello che ho sentito forse ho riconosciuto un 40%, in una stima veramente molto ottimistica.
Il resto è rimasto da qualche parte.
so anche che queste mie semplici azioni di stamattina, bermi un caffè, fumare la sigaretta e godermi la frescura primaverile della mia stanza sono apparentemente inoffensive, non vessatorie.
Ma...
Il caffè che sto bevendo è frutto di micro e macro criminalità, vessazione, sfruttamento.
So di organizzazioni internazionali e cartelli che si occupano della gestione della terra, di deforestazione selvaggia e delle nicchie ecologiche violentate. Lo stesso vale per il tabacco. So del costo globale sanitario della distruzione delle nicchie ecologiche e dell'impatto climatico. A cui aggiungo il costo sanitario e sociale di quando mi ammalerò per aver usato tabacco.
So che la sanità attuale non sarà in grado di reggere ancora a lungo all'impatto e molto probabilmente, come già sta accadendo, di quei costi dovrò farmi carico anche privatamente andando a partecipare al sistema finanziario globale.
Il mio condizionatore impatta sui consumi energetici, sì sì...è giorno, sto usando il fotovoltaico, quindi abbasso di un poco l'impatto, ma sono comunque legata ad una rete con quello che questo implica.
mi sto spiegando?
La coscienza di sè, è uno strumento. Cognitivo. Legato al funzionamento neurologico.
Ma l'autocoscienza è frutto di tutta un'altra serie di processi, che non sono ancora chiari neppure nell'ambito delle neuroscienze, attorno a cui aperto il dibattito filosofico e scientifico e umanistico.
Hai parlato di una spinta spirituale. Condivido pienamente quell'osservazione.
Un corvo sa utilizzare un pensiero predittivo (cioè sanno produrre un pensiero astratto) e grazie a questo riesce a sfruttare la caccia di un rapace rubandogli la preda.
Io so arrivare fino al quarto livello (ossia so fare metacognizione sulla metacognizione).
Ma se non sono attenta e sto per troppo tempo nel pensiero di quarto livello so che potrei sviluppare una psicosi, come minimo paranoia.
So che in media la specie umana si muove fra il secondo e il terzo livello di pensiero
So che anche per me è conveniente rimanere in quel livello lì e usare il quarto con massima attenzione e correndo rischi sensibili.
La spiritualità sta nel terzo livello?
L'illuminazione sta nel quarto e nel riuscire a distaccarsene? Oppure nel quinto? Oppure nel non pensiero?
Tutto questo per dire che la coscienza di sè è provata empiricamente.
Ma sovrapporre totalmente coscienza con autocoscienza non è possibile.
Per tutto quello che entra in gioco (dalla sindrome dell'arto fantasma alle credenze).
Probabilmente, e a questo mi riferivo quando parlavo di ideologizzazione, un compromesso sarebbe avere Cura della dialettica fra la semplice coscienza di sè (mi guardo allo specchio e non solo riconosco un essere umano ma riconosco che quell'essere umano sono io anche se mi sono truccata per una serata ad un rave dark punk) e l'autocoscienza di me e me in relazione all'ambiente (io so che non so).
Tenendo presente che entrambe, coscienza e autocoscienza, sono sottoposte allo scorrere del tempo e allo spazio.
La scelta a cui facevo riferimento risponde ad una domanda: dal momento che mi so riconoscere in uno specchio (ho coscienza di me) sono disposto a non compiacermi di questo (cullandomi nelle varie credenze), sono disposto a metter in discussione quel che vedo nello specchio?
Autocoscienza risponde a questa domanda. E, personalmente, credo mai in modo definitivo. Allo stato dell'arte.
Citando
@brenin, quale è la dialettica che ho intenzione di mettere in atto fra mondo reale e mondo delle idee?
Ecco. A mio parere il mondo occidentale ha costruito la sua filosofia sulla separazione fra mondo reale e mondo delle idee.
E ne sta semplicemente pagando le conseguenze.
dio è una facile risposta, apparentemente. O meglio, come tu ben sottolinei, le religioni rivelate.
Ma dio non è una risposta semplice...per niente.
Di per certo, non è gratis e non risponde alla domanda "mi vedo nello specchio".
Personalmente credo che dio chieda, invece, di attraversare lo specchio.(che poi...dio è autocoscienza? con quel che deriva dal porsi questa domanda)
La società occidentale ha finora ignorato la domanda.
Usando le idee per rimanere davanti allo specchio compiacendosi...sai, come le scimmie che vedono di avere le sopracciglia pitturate di rosso e se le toccano.
EDIT: penso sia semplicemente inevitabile, talvolta, non esser brevi. E credo che ci sia una grande differenza fra la sintesi e la brevità.
Sovrapporre la sintesi con la riduzione, penso sia un altro frutto della separazione fra reale e ideale. Oltre che una delle manifestazioni del politically correct (d'altro canto, anche gli articoli sui giornali, scritti sempre peggio, riportano il tempo di lettura...veloce, veloce...non c'è tempo

)