... e niente non ce la possiamo fare...

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Quoto. Sono sempre stato colpito non dal fatto che ci sia una parte di umanita si accapigli per le risorse di base, ma che ci sia qualcuno che a tavolino pianifichi di sfruttare gli altri quando non ne avrebbe alcun bisogno.

Bezos and company conducono aziende con ricavi miliardari ma non esitano a eludere sistematicamente i tributi dovuti e a trattare i dipendenti alla stregua di moderni schiavi. Ovviamente a parole si dichiarano progressisti e politicamente seguaci del corretto ma di fatto sono i nuovi padroni del mondo.
E mi chiedo sempre: che cazzo ci farà uno con ricavi da miliardo, che se ne fà dei soldi, se li mangia?
Boh.
Qualcuno potrebbe ribattere che questo è il sistema, grazie al cazzo, bel sistema no?
Quale è in fondo il nostro, il loro lascito all' umantà? Amazon prime?
L'orizzonte non è in fondo quello risicato, limitato del mercato di quartiere?
Dove sono le visioni del mondo che hanno fatto grande, anzi colossale l'occidente?

Alcuni anni orsono sono stato a Larderello, a vedere come un signore dell' ottocento avesse messo in piedi in modo visionario un modello di società capitalistica dove il capitalismo aveva anche una funzione sociale.
Cosa ne è stato di quel sogno di utilità sociale?
Si capisce, in fondo, la pochezza di questi nuovi padroni che si sono resi schiavi dei loro ricavi? Di quel numero di bilancio che condiziona annullandole persino qualsiasi idea di funzione di quello che si ha?

Questo è prima di tutto, prima di qualsiasi altra cosa il segno dei nostri tempi, ed è bene rammentarselo spesso.
La cifra saliente della civiltà occidentale è il cambiamento, non già la tecnologia, la scienza o quant'altro, il cambiamento e la spinta all'adattamento.
Quando Colombo sbarcò in America lo fece avendo alle spalle 2000 anni di storia di cambiamento e di adattamento, dolorosissimi, una storia disseminata di cadaveri, di vittime di guerre e di morbi, di invenzioni e di scoperte dovute non alla genialità ma alla necessità.
Sarà così anche stavolta?
Boh.

Aggiungo questo, che mi è piaciuto molto.

https://www.huffingtonpost.it/entry...dc29b8e4b0b9e497e052a6?utm_hp_ref=it-homepage

In particolare questa riflessione.

È il principio alla base di ogni razzismo, che immagina un mondo senza diversità. Una follia anche dal punto di vista scientifico, pari al terrapiattismo: eppure, anche se smentita dalla moderna genetica, quella teoria trova sempre terreno fertile per attecchire e infestare.

La considero una buona sintesi di ciò che penso riguardo a tutte le manfrine sul "siamo tutti uguali" mescolate con la narrazione disneyana che ha preceduto e fondato il politically correct, ad ogni livello, compreso quello relazionale dell'ammmore a cavallo degli unicorni su arcobaleni meravigliosi e immersi nella felicità... :)

EDIT: io penso che la cifra saliente della civiltà occidentale sia l'ideologizzazione. La trasformazione del reale in ideale nella quasi totale assenza di Cura della dialettica fra i due piani.
E penso che fino a quando il cambiamento, che è cifra evolutiva di OGNI essere vivente sottoposto volente o nolente alla spinta evolutiva, nella specie umana sarà sottoposto ad ideologizzazione i risultati saranno più che prevedibili.

Poi cambia solo il potente o il povero i turno con cui prendersela. Ma tutto sommato, è solo un particolare.

Un uso veramente pessimo della coscienza di sè da parte della specie umana.
 
Ultima modifica:

spleen

utente ?
Aggiungo questo, che mi è piaciuto molto.

https://www.huffingtonpost.it/entry...dc29b8e4b0b9e497e052a6?utm_hp_ref=it-homepage

In particolare questa riflessione.

È il principio alla base di ogni razzismo, che immagina un mondo senza diversità. Una follia anche dal punto di vista scientifico, pari al terrapiattismo: eppure, anche se smentita dalla moderna genetica, quella teoria trova sempre terreno fertile per attecchire e infestare.

La considero una buona sintesi di ciò che penso riguardo a tutte le manfrine sul "siamo tutti uguali" mescolate con la narrazione disneyana che ha preceduto e fondato il politically correct, ad ogni livello, compreso quello relazionale dell'ammmore a cavallo degli unicorni su arcobaleni meravigliosi e immersi nella felicità... :)

EDIT: io penso che la cifra saliente della civiltà occidentale sia l'ideologizzazione. La trasformazione del reale in ideale nella quasi totale assenza di Cura della dialettica fra i due piani.
E penso che fino a quando il cambiamento, che è cifra evolutiva di OGNI essere vivente sottoposto volente o nolente alla spinta evolutiva, nella specie umana sarà sottoposto ad ideologizzazione i risultati saranno più che prevedibili.

Poi cambia solo il potente o il povero i turno con cui prendersela. Ma tutto sommato, è solo un particolare.

Un uso veramente pessimo della coscienza di sè da parte della specie umana.
Chi ti ha detto che la specie umana ha una coscienza di se? Noi non sappiamo nulla di quello che siamo, non sappiamo nulla nemmeno di una molecola di acqua, dell’ –essenziale-, del mondo non possiamo penetrare nulla, non ci è concesso dai nostri limiti. Al massimo possiamo assistere a fenomeni e trarre provvisorie conclusioni su quelli, al massimo. La nostra coscienza, quando va bene, si ferma all’elaborazione delle nostre limitate esperienze, e grande parte dell’ umanità non sa fare o non ha strumenti nemmeno per quello.

Il tentativo per avere una maggiore coscienza di se’ è stata la spiritualità, il trascendente, ma oggi suona come una mistificazione (insieme al suo pessimo tentativo di instradarla che sono le religioni rivelate). Uno strumento di governo delle società attraverso il governo delle singole coscienze.

Rimane il bisogno, anche oggi, insoddisfabile di credere in qualcosa, fosse solo che qualcuno creda ciecamente alla sua ragione razionale, o agli unicorni rosa…. Che poi alla fine è un dettaglio, non trascurabile, ma un dettaglio. Il cercare non dico una risposta, ma perlomeno una collocazione alla domanda sul senso della nostra vita ci ha sempre tormentati e non sembra smetterà di farlo a breve. Per quanto ultimamente ci ripetano che l’unica risposta è essere consumatori seriali, in una sorta di edonismo estensivo, non mi sembra che le coscienze e le inquietudini si siano sopite, anzi.

Quando parlo di occidente come risultato di continui cambiamenti mi riferisco alla punta di diamante della elaborazione della complessità attraverso il cambiamento sociale e preferirei indagarne le cause, più che vederne i momentanei effetti. Per me un libro rivelatore fu all’ epoca Armi acciaio e malattie di Diamond, sottotitolo: breve storia degli ultimi 10.000 anni… e già questo…

Ricordo di quella lettura. Neolitico:

-Ogni civiltà definita modernamente come tale si è sviluppata attorno alla conquista agricola di un cereale e all’allevamento di alcune specie utili di animali.

-Le civiltà maggiormente competitive dal punto delle prestazioni lo sono per una positiva congiuntura di caratteristiche naturali, climatiche, zoologiche, fitologiche e geografiche del territorio dove si sono sviluppate.

L’europa e l’adiacente mezzaluna fertile (ed in parte la Cina) sono cadute a fagiolo, nel senso che hanno potuto disporre di cereali facilmente coltivabili (grano - riso – orzo) di animali facilmente addomesticabili (asino, bue, cavallo, pecora, capra) di un clima relativamente favorevole e di una geografia che non creava ostacoli insormontabili, visto che le fertili pianure e un medi-terraneo facilmente navigabile hanno sempre favorito il contatto e perciò l’interscambio tra i vari popoli. Altri popoli non sono stati così fortunati, perlomeno non al nostro livello, provati ad esempio a coltivare il grano dove le grandi piogge te lo spazzano via, o prova ad addomesticare un bufalo cafro africano…

Questo è costato un sacco in termini umani, addomesticare per esempio i bovidi ci è costato una pila di vittime per la tubercolosi, ma ci ha resi più resistenti degli altri popoli attraverso la selezione. Essere perennemente in conflitto con vicini rissosi, lo stesso, ma ci ha costretto ad aguzzare l’ingegno per creare armi sempre più efficienti.

La storia del vecchio continente assomiglia da sempre a quella di un rissoso gruppo di vicinanti, perennemente intenti ad elaborare mezzi per sbarcare il lunario a spese degli altri.

Il postulato fondamentale del libro di Diamond (che è di un antirazzismo esemplare) è che tutti gli uomini sono geneticamente (sostanzialmente) uguali e che le varie civiltà si sono sviluppate in modo “funzionale” all’ambiente dove sono nate. Perciò non ci sono uomini più intelligenti (europei) e meno intelligenti (aborigeni) ci sono solo uomini che hanno elaborato differenti modi di utilizzate l’ambiente dove vivono. Alcuni sono stati più fortunati e hanno potuto elaborare via via una maggiore complessità sociale e accumulare scoperte, hanno potuto persino trovare dei metodi di elaborazione della realtà, e questo è nato dalla possibilità di liberare tempo dalla ricerca di risorse per sfamarsi per dedicarlo al pensiero speculativo.

Altri popoli non hanno mai potuto liberarsi di questo fardello e sono rimasti sostanzialmente legati ad una concezione tribale della loro società, niente di male in fondo, dal momento che la nostra specie è stata di cacciatori-raccoglitori per almeno 500.000 anni…

Questo in soldoni e a grandi linee, ricordo di quel libro, semplificando allo stremo, senza pretesa di esaustività e non certo per raccontarlo a te che sicuramente in queste cose ci navighi…

Per venire a noi occidentali, credo che la civiltà da cui discendiamo sia sempre vissuta in un sostanziale dualismo che è riconducibile “in nuce” alle due principali correnti del pensiero della Grecia classica, da una parte l’elaborazione del pensiero razionale attraverso la filosofia, d’altro canto alla elaborazione del mito come espressione e spiegazione del mondo. Mi sembra che corrispondono ciascuna ad una esigenza della natura umana.

….Quando sento commentatori sportivi che raccontano del “mitico” incontro” non posso fare a meno di pensare che qualcuno ne abbia ancora bisogno, dei miti.

….E quando in definitiva discutiamo della nostra società ideale, senza barriere, senza differenze, senza ingiustizie, (teoriche) non stiamo forse parlando della Repubblica di Platone?

Io non credo strettamente che la cifra che ci distingue sia quella di trasformare le idee in ideologie, chi ci ha provato ha sempre perso, infliggendo gravi danni alla società umana del resto. Credo che il nostro problema sia un problema originario, il problema insito nella nostra natura, quello di voler trasformare la realtà attraverso le parole del mito. Cosa di cui forse non riusciremo mai a liberarci.

Questa sorta di politicamente corretto, questo nuovo maccartismo che adesso stupidamente impera, lo vedo semplicemente come il tentativo di governo della società attraverso la creazione di una nuova “società etica”. Tipo l’età della fede nel medioevo, hai presente? E’ semplicemente una sostituzione a somma zero di parametri già visti.

Per me.

Mi sono capito da solo?
 

Cattivik

Utente di lunga data
Chi ti ha detto che la specie umana ha una coscienza di se? Noi non sappiamo nulla di quello che siamo, non sappiamo nulla nemmeno di una molecola di acqua, dell’ –essenziale-, del mondo non possiamo penetrare nulla, non ci è concesso dai nostri limiti. Al massimo possiamo assistere a fenomeni e trarre provvisorie conclusioni su quelli, al massimo. La nostra coscienza, quando va bene, si ferma all’elaborazione delle nostre limitate esperienze, e grande parte dell’ umanità non sa fare o non ha strumenti nemmeno per quello.

Il tentativo per avere una maggiore coscienza di se’ è stata la spiritualità, il trascendente, ma oggi suona come una mistificazione (insieme al suo pessimo tentativo di instradarla che sono le religioni rivelate). Uno strumento di governo delle società attraverso il governo delle singole coscienze.

Rimane il bisogno, anche oggi, insoddisfabile di credere in qualcosa, fosse solo che qualcuno creda ciecamente alla sua ragione razionale, o agli unicorni rosa…. Che poi alla fine è un dettaglio, non trascurabile, ma un dettaglio. Il cercare non dico una risposta, ma perlomeno una collocazione alla domanda sul senso della nostra vita ci ha sempre tormentati e non sembra smetterà di farlo a breve. Per quanto ultimamente ci ripetano che l’unica risposta è essere consumatori seriali, in una sorta di edonismo estensivo, non mi sembra che le coscienze e le inquietudini si siano sopite, anzi.

Quando parlo di occidente come risultato di continui cambiamenti mi riferisco alla punta di diamante della elaborazione della complessità attraverso il cambiamento sociale e preferirei indagarne le cause, più che vederne i momentanei effetti. Per me un libro rivelatore fu all’ epoca Armi acciaio e malattie di Diamond, sottotitolo: breve storia degli ultimi 10.000 anni… e già questo…

Ricordo di quella lettura. Neolitico:

-Ogni civiltà definita modernamente come tale si è sviluppata attorno alla conquista agricola di un cereale e all’allevamento di alcune specie utili di animali.

-Le civiltà maggiormente competitive dal punto delle prestazioni lo sono per una positiva congiuntura di caratteristiche naturali, climatiche, zoologiche, fitologiche e geografiche del territorio dove si sono sviluppate.

L’europa e l’adiacente mezzaluna fertile (ed in parte la Cina) sono cadute a fagiolo, nel senso che hanno potuto disporre di cereali facilmente coltivabili (grano - riso – orzo) di animali facilmente addomesticabili (asino, bue, cavallo, pecora, capra) di un clima relativamente favorevole e di una geografia che non creava ostacoli insormontabili, visto che le fertili pianure e un medi-terraneo facilmente navigabile hanno sempre favorito il contatto e perciò l’interscambio tra i vari popoli. Altri popoli non sono stati così fortunati, perlomeno non al nostro livello, provati ad esempio a coltivare il grano dove le grandi piogge te lo spazzano via, o prova ad addomesticare un bufalo cafro africano…

Questo è costato un sacco in termini umani, addomesticare per esempio i bovidi ci è costato una pila di vittime per la tubercolosi, ma ci ha resi più resistenti degli altri popoli attraverso la selezione. Essere perennemente in conflitto con vicini rissosi, lo stesso, ma ci ha costretto ad aguzzare l’ingegno per creare armi sempre più efficienti.

La storia del vecchio continente assomiglia da sempre a quella di un rissoso gruppo di vicinanti, perennemente intenti ad elaborare mezzi per sbarcare il lunario a spese degli altri.

Il postulato fondamentale del libro di Diamond (che è di un antirazzismo esemplare) è che tutti gli uomini sono geneticamente (sostanzialmente) uguali e che le varie civiltà si sono sviluppate in modo “funzionale” all’ambiente dove sono nate. Perciò non ci sono uomini più intelligenti (europei) e meno intelligenti (aborigeni) ci sono solo uomini che hanno elaborato differenti modi di utilizzate l’ambiente dove vivono. Alcuni sono stati più fortunati e hanno potuto elaborare via via una maggiore complessità sociale e accumulare scoperte, hanno potuto persino trovare dei metodi di elaborazione della realtà, e questo è nato dalla possibilità di liberare tempo dalla ricerca di risorse per sfamarsi per dedicarlo al pensiero speculativo.

Altri popoli non hanno mai potuto liberarsi di questo fardello e sono rimasti sostanzialmente legati ad una concezione tribale della loro società, niente di male in fondo, dal momento che la nostra specie è stata di cacciatori-raccoglitori per almeno 500.000 anni…

Questo in soldoni e a grandi linee, ricordo di quel libro, semplificando allo stremo, senza pretesa di esaustività e non certo per raccontarlo a te che sicuramente in queste cose ci navighi…

Per venire a noi occidentali, credo che la civiltà da cui discendiamo sia sempre vissuta in un sostanziale dualismo che è riconducibile “in nuce” alle due principali correnti del pensiero della Grecia classica, da una parte l’elaborazione del pensiero razionale attraverso la filosofia, d’altro canto alla elaborazione del mito come espressione e spiegazione del mondo. Mi sembra che corrispondono ciascuna ad una esigenza della natura umana.

….Quando sento commentatori sportivi che raccontano del “mitico” incontro” non posso fare a meno di pensare che qualcuno ne abbia ancora bisogno, dei miti.

….E quando in definitiva discutiamo della nostra società ideale, senza barriere, senza differenze, senza ingiustizie, (teoriche) non stiamo forse parlando della Repubblica di Platone?

Io non credo strettamente che la cifra che ci distingue sia quella di trasformare le idee in ideologie, chi ci ha provato ha sempre perso, infliggendo gravi danni alla società umana del resto. Credo che il nostro problema sia un problema originario, il problema insito nella nostra natura, quello di voler trasformare la realtà attraverso le parole del mito. Cosa di cui forse non riusciremo mai a liberarci.

Questa sorta di politicamente corretto, questo nuovo maccartismo che adesso stupidamente impera, lo vedo semplicemente come il tentativo di governo della società attraverso la creazione di una nuova “società etica”. Tipo l’età della fede nel medioevo, hai presente? E’ semplicemente una sostituzione a somma zero di parametri già visti.

Per me.

Mi sono capito da solo?

... il dono della sintesi...

Catttivik

P. S. ad acqua mi ero già annegato tra l'essere e non essere...
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
.....

Per me.

Mi sono capito da solo?
Ciao! che bello, grazie!!! :):)

Oggi sono a riposo, ho qui una tazza di caffè, una sigaretta (non è vero, sono di più, ma in mano ne ho una) e mi sto godendo la frescura del condizionatore che tiene tutto l'ambiente ad una temperatura primaverile.

Mi sento serena (non è del tutto vero, sotto la serenità sento la mia solita inquietudine, ma per stamattina decido di dar spazio alla serenità), ho letto quello che hai scritto e mi è piaciuto moltissimo il pensiero del tempo che hai adoperato per scriverlo. Gradisco sempre molto la Cura che viene messa nel percorso che va dall'abbozzare un pensiero al costruire tutta la struttura logica e linguistica per tentare di renderlo comprensibile al destinatario.

Riesco a sentire, fuori, il canto delle cicale, intravedo la violenza della luce e l'aria tremolante sopra l'erba.
Percepisco il mio corpo rilassato.

Se mi guardo nello specchio, vedo una creatura che riconosco come me. E so che sono io anche se indosso gli occhiali che mi cambiano sensibilmente la percezione dei lineamenti e dei colori.

So, è una cosa curiosissima per me questa, che ci sono anche altre specie che si riconoscono allo specchio.
Gli elefanti, alcuni tipi di scimmie, anche dei pesci.
So che gli umani sono molto incuriositi da questo...e hanno fatto esperimenti.
hanno addormentato delle scimmie e hanno dipinto le loro sopracciglia di rosso, al loro risveglio alcune di queste scimmie si sono guardate nello specchio e hanno iniziato a toccare sul loro corpo le sopracciglia rosse.
Con altre è stato usato del cioccolato e queste ultime hanno tentato di leccarlo dallo specchio anzichè da se stesse.

So che un cucciolo di umano inizia intorno ai 2 anni a riconoscere la propria immagine allo specchio.
Sono belli i giochi che fanno i bambini allo specchio.
Ne ricordo uno, che mi aveva fatto veramente scompisciare, di questo bimbo che guardandosi allo specchio e proiettandosi nello specchio giocava a "far finta" di prendere una scatola desiderata su un armadio a lui non raggiungibile nel mondo reale ma raggiungibile nello specchio.

Ho il ricordo nettissimo delle sensazioni scattate in me, chissà da dove, guardandomi in uno specchio diciamo non con l'intenzione di farlo ma con l'intenzione di eseguire una indicazione esterna a me.

Eppure....

So anche che io potrei percepire la mia mano muoversi e la mia mano potrebbe non essere dove io la percepisco o non esserci proprio, presente una anestesia o la sindrome dell'arto fantasma?

So che i miei ricordi nettissimi dello specchio, in realtà sono stati elaborati e rielaborati ed aggiustati dai processi della mia mente, dal rapporto fra intenzione e credenza, e che molto probabilmente davanti a quello specchio di quello che ho sentito forse ho riconosciuto un 40%, in una stima veramente molto ottimistica.
Il resto è rimasto da qualche parte.

so anche che queste mie semplici azioni di stamattina, bermi un caffè, fumare la sigaretta e godermi la frescura primaverile della mia stanza sono apparentemente inoffensive, non vessatorie.

Ma...

Il caffè che sto bevendo è frutto di micro e macro criminalità, vessazione, sfruttamento.
So di organizzazioni internazionali e cartelli che si occupano della gestione della terra, di deforestazione selvaggia e delle nicchie ecologiche violentate. Lo stesso vale per il tabacco. So del costo globale sanitario della distruzione delle nicchie ecologiche e dell'impatto climatico. A cui aggiungo il costo sanitario e sociale di quando mi ammalerò per aver usato tabacco.
So che la sanità attuale non sarà in grado di reggere ancora a lungo all'impatto e molto probabilmente, come già sta accadendo, di quei costi dovrò farmi carico anche privatamente andando a partecipare al sistema finanziario globale.
Il mio condizionatore impatta sui consumi energetici, sì sì...è giorno, sto usando il fotovoltaico, quindi abbasso di un poco l'impatto, ma sono comunque legata ad una rete con quello che questo implica.

mi sto spiegando?

La coscienza di sè, è uno strumento. Cognitivo. Legato al funzionamento neurologico.
Ma l'autocoscienza è frutto di tutta un'altra serie di processi, che non sono ancora chiari neppure nell'ambito delle neuroscienze, attorno a cui aperto il dibattito filosofico e scientifico e umanistico.

Hai parlato di una spinta spirituale. Condivido pienamente quell'osservazione.

Un corvo sa utilizzare un pensiero predittivo (cioè sanno produrre un pensiero astratto) e grazie a questo riesce a sfruttare la caccia di un rapace rubandogli la preda.
Io so arrivare fino al quarto livello (ossia so fare metacognizione sulla metacognizione).
Ma se non sono attenta e sto per troppo tempo nel pensiero di quarto livello so che potrei sviluppare una psicosi, come minimo paranoia.
So che in media la specie umana si muove fra il secondo e il terzo livello di pensiero
So che anche per me è conveniente rimanere in quel livello lì e usare il quarto con massima attenzione e correndo rischi sensibili.

La spiritualità sta nel terzo livello?
L'illuminazione sta nel quarto e nel riuscire a distaccarsene? Oppure nel quinto? Oppure nel non pensiero?

Tutto questo per dire che la coscienza di sè è provata empiricamente.
Ma sovrapporre totalmente coscienza con autocoscienza non è possibile.
Per tutto quello che entra in gioco (dalla sindrome dell'arto fantasma alle credenze).

Probabilmente, e a questo mi riferivo quando parlavo di ideologizzazione, un compromesso sarebbe avere Cura della dialettica fra la semplice coscienza di sè (mi guardo allo specchio e non solo riconosco un essere umano ma riconosco che quell'essere umano sono io anche se mi sono truccata per una serata ad un rave dark punk) e l'autocoscienza di me e me in relazione all'ambiente (io so che non so).
Tenendo presente che entrambe, coscienza e autocoscienza, sono sottoposte allo scorrere del tempo e allo spazio.

La scelta a cui facevo riferimento risponde ad una domanda: dal momento che mi so riconoscere in uno specchio (ho coscienza di me) sono disposto a non compiacermi di questo (cullandomi nelle varie credenze), sono disposto a metter in discussione quel che vedo nello specchio?

Autocoscienza risponde a questa domanda. E, personalmente, credo mai in modo definitivo. Allo stato dell'arte.

Citando @brenin, quale è la dialettica che ho intenzione di mettere in atto fra mondo reale e mondo delle idee?

Ecco. A mio parere il mondo occidentale ha costruito la sua filosofia sulla separazione fra mondo reale e mondo delle idee.
E ne sta semplicemente pagando le conseguenze.

dio è una facile risposta, apparentemente. O meglio, come tu ben sottolinei, le religioni rivelate.

Ma dio non è una risposta semplice...per niente.
Di per certo, non è gratis e non risponde alla domanda "mi vedo nello specchio".

Personalmente credo che dio chieda, invece, di attraversare lo specchio.(che poi...dio è autocoscienza? con quel che deriva dal porsi questa domanda)

La società occidentale ha finora ignorato la domanda.
Usando le idee per rimanere davanti allo specchio compiacendosi...sai, come le scimmie che vedono di avere le sopracciglia pitturate di rosso e se le toccano. :)

EDIT: penso sia semplicemente inevitabile, talvolta, non esser brevi. E credo che ci sia una grande differenza fra la sintesi e la brevità.
Sovrapporre la sintesi con la riduzione, penso sia un altro frutto della separazione fra reale e ideale. Oltre che una delle manifestazioni del politically correct (d'altro canto, anche gli articoli sui giornali, scritti sempre peggio, riportano il tempo di lettura...veloce, veloce...non c'è tempo :) )
 
Ultima modifica:

Brunetta

Utente di lunga data
Chi ti ha detto che la specie umana ha una coscienza di se? Noi non sappiamo nulla di quello che siamo, non sappiamo nulla nemmeno di una molecola di acqua, dell’ –essenziale-, del mondo non possiamo penetrare nulla, non ci è concesso dai nostri limiti. Al massimo possiamo assistere a fenomeni e trarre provvisorie conclusioni su quelli, al massimo. La nostra coscienza, quando va bene, si ferma all’elaborazione delle nostre limitate esperienze, e grande parte dell’ umanità non sa fare o non ha strumenti nemmeno per quello.

Il tentativo per avere una maggiore coscienza di se’ è stata la spiritualità, il trascendente, ma oggi suona come una mistificazione (insieme al suo pessimo tentativo di instradarla che sono le religioni rivelate). Uno strumento di governo delle società attraverso il governo delle singole coscienze.

Rimane il bisogno, anche oggi, insoddisfabile di credere in qualcosa, fosse solo che qualcuno creda ciecamente alla sua ragione razionale, o agli unicorni rosa…. Che poi alla fine è un dettaglio, non trascurabile, ma un dettaglio. Il cercare non dico una risposta, ma perlomeno una collocazione alla domanda sul senso della nostra vita ci ha sempre tormentati e non sembra smetterà di farlo a breve. Per quanto ultimamente ci ripetano che l’unica risposta è essere consumatori seriali, in una sorta di edonismo estensivo, non mi sembra che le coscienze e le inquietudini si siano sopite, anzi.

Quando parlo di occidente come risultato di continui cambiamenti mi riferisco alla punta di diamante della elaborazione della complessità attraverso il cambiamento sociale e preferirei indagarne le cause, più che vederne i momentanei effetti. Per me un libro rivelatore fu all’ epoca Armi acciaio e malattie di Diamond, sottotitolo: breve storia degli ultimi 10.000 anni… e già questo…

Ricordo di quella lettura. Neolitico:

-Ogni civiltà definita modernamente come tale si è sviluppata attorno alla conquista agricola di un cereale e all’allevamento di alcune specie utili di animali.

-Le civiltà maggiormente competitive dal punto delle prestazioni lo sono per una positiva congiuntura di caratteristiche naturali, climatiche, zoologiche, fitologiche e geografiche del territorio dove si sono sviluppate.

L’europa e l’adiacente mezzaluna fertile (ed in parte la Cina) sono cadute a fagiolo, nel senso che hanno potuto disporre di cereali facilmente coltivabili (grano - riso – orzo) di animali facilmente addomesticabili (asino, bue, cavallo, pecora, capra) di un clima relativamente favorevole e di una geografia che non creava ostacoli insormontabili, visto che le fertili pianure e un medi-terraneo facilmente navigabile hanno sempre favorito il contatto e perciò l’interscambio tra i vari popoli. Altri popoli non sono stati così fortunati, perlomeno non al nostro livello, provati ad esempio a coltivare il grano dove le grandi piogge te lo spazzano via, o prova ad addomesticare un bufalo cafro africano…

Questo è costato un sacco in termini umani, addomesticare per esempio i bovidi ci è costato una pila di vittime per la tubercolosi, ma ci ha resi più resistenti degli altri popoli attraverso la selezione. Essere perennemente in conflitto con vicini rissosi, lo stesso, ma ci ha costretto ad aguzzare l’ingegno per creare armi sempre più efficienti.

La storia del vecchio continente assomiglia da sempre a quella di un rissoso gruppo di vicinanti, perennemente intenti ad elaborare mezzi per sbarcare il lunario a spese degli altri.

Il postulato fondamentale del libro di Diamond (che è di un antirazzismo esemplare) è che tutti gli uomini sono geneticamente (sostanzialmente) uguali e che le varie civiltà si sono sviluppate in modo “funzionale” all’ambiente dove sono nate. Perciò non ci sono uomini più intelligenti (europei) e meno intelligenti (aborigeni) ci sono solo uomini che hanno elaborato differenti modi di utilizzate l’ambiente dove vivono. Alcuni sono stati più fortunati e hanno potuto elaborare via via una maggiore complessità sociale e accumulare scoperte, hanno potuto persino trovare dei metodi di elaborazione della realtà, e questo è nato dalla possibilità di liberare tempo dalla ricerca di risorse per sfamarsi per dedicarlo al pensiero speculativo.

Altri popoli non hanno mai potuto liberarsi di questo fardello e sono rimasti sostanzialmente legati ad una concezione tribale della loro società, niente di male in fondo, dal momento che la nostra specie è stata di cacciatori-raccoglitori per almeno 500.000 anni…

Questo in soldoni e a grandi linee, ricordo di quel libro, semplificando allo stremo, senza pretesa di esaustività e non certo per raccontarlo a te che sicuramente in queste cose ci navighi…

Per venire a noi occidentali, credo che la civiltà da cui discendiamo sia sempre vissuta in un sostanziale dualismo che è riconducibile “in nuce” alle due principali correnti del pensiero della Grecia classica, da una parte l’elaborazione del pensiero razionale attraverso la filosofia, d’altro canto alla elaborazione del mito come espressione e spiegazione del mondo. Mi sembra che corrispondono ciascuna ad una esigenza della natura umana.

….Quando sento commentatori sportivi che raccontano del “mitico” incontro” non posso fare a meno di pensare che qualcuno ne abbia ancora bisogno, dei miti.

….E quando in definitiva discutiamo della nostra società ideale, senza barriere, senza differenze, senza ingiustizie, (teoriche) non stiamo forse parlando della Repubblica di Platone?

Io non credo strettamente che la cifra che ci distingue sia quella di trasformare le idee in ideologie, chi ci ha provato ha sempre perso, infliggendo gravi danni alla società umana del resto. Credo che il nostro problema sia un problema originario, il problema insito nella nostra natura, quello di voler trasformare la realtà attraverso le parole del mito. Cosa di cui forse non riusciremo mai a liberarci.

Questa sorta di politicamente corretto, questo nuovo maccartismo che adesso stupidamente impera, lo vedo semplicemente come il tentativo di governo della società attraverso la creazione di una nuova “società etica”. Tipo l’età della fede nel medioevo, hai presente? E’ semplicemente una sostituzione a somma zero di parametri già visti.

Per me.

Mi sono capito da solo?
Finalmente ho letto.
Però la premessa di Diamond non è consonante con la conclusione pessimista.
Evidentemente il politicamente corretto è adeguato alle condizioni attuali.
Si ride da anni sullo spazzino/netturbino trasformato in operatore ecologico o sulla bidella in collaboratrice scolastica, ma sono risate sciocche perché realmente sono cambiate le funzioni, così come è cambiata la raccolta dei rifiuti e l’organizzazione scolastica.
Non definire una persona per una sua caratteristica denominata in modo offensivo, mi sembra il minimo. Lo capiamo benissimo se riguarda noi o una persona a noi cara.
Se poi la ricerca di un linguaggio non offensivo si è evoluto con una miriade di auto definizioni è solo una fase transitoria che avviene sempre nelle fasi di cambiamento.
Forse ricorderai le polemiche sul signora e signorina. Adesso si usano con naturalezza senza pretendese di corrispondenza con lo stato civile.
E tutto questo, per me, deriva proprio dalla coscienza di sé che è per sua natura in evoluzione dialettica.
 

spleen

utente ?
Finalmente ho letto.
Però la premessa di Diamond non è consonante con la conclusione pessimista.
Evidentemente il politicamente corretto è adeguato alle condizioni attuali.
Si ride da anni sullo spazzino/netturbino trasformato in operatore ecologico o sulla bidella in collaboratrice scolastica, ma sono risate sciocche perché realmente sono cambiate le funzioni, così come è cambiata la raccolta dei rifiuti e l’organizzazione scolastica.
Non definire una persona per una sua caratteristica denominata in modo offensivo, mi sembra il minimo. Lo capiamo benissimo se riguarda noi o una persona a noi cara.
Se poi la ricerca di un linguaggio non offensivo si è evoluto con una miriade di auto definizioni è solo una fase transitoria che avviene sempre nelle fasi di cambiamento.
Forse ricorderai le polemiche sul signora e signorina. Adesso si usano con naturalezza senza pretendese di corrispondenza con lo stato civile.
E tutto questo, per me, deriva proprio dalla coscienza di sé che è per sua natura in evoluzione dialettica.
No, non lo è, secondo me.
Per riprendere il mio ragionamento, a titolo di esempio è del tutto fori luogo pensare che la mia sessualità dipenda da quello che credo di percepire e mi abbandoni al mito di una umanità dove l'elemento culturale sia tutto, dimenticando che la realtà mi ha affibbiato dei cromosomi differenti.
Non è evidente in questo la frattura di cui parla anche @ipazia?
Quando discutiamo tra di noi di politicamente coretto pensiamo di stare a discutere di elementi di semplice buona educazione, di un dizionario ingentilito. Nella realtà stiamo combattendo una strenua battaglia politica per il tentativo di qualcuno di ricreare una società etica, dove le differenze siano annullate e compresse a tal punto da renderci indistinguibili.
Dove la pulsione sia l'unica risorsa concessa insieme al consumo, dove il trascendente venga annullato, dove gli stati di autorità nazionale vengano sostituiti dalle grandi corporations, dove venga finalmente realizzato quel sogno che fu comune a tutte le grandi dittature di renderci completamente inutili ed intercambiabili.
Un tempo credevo che la cifra che ci dà valore fosse quello che ci accomuna, man mano che passano gli anni mi rendo conto che il vero valore diventano le differenze che ci distinguono.
 
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Brunetta

Utente di lunga data
No, non lo è, secondo me.
Per riprendere il mio ragionamento, a titolo di esempio è del tutto fori luogo pensare che la mia sessualità dipenda da quello che credo di percepire e mi abbandoni al mito di una umanità dove l'elemento culturale sia tutto, dimenticando che la realtà mi ha affibbiato dei cromosomi differenti.
Non è evidente in questo la frattura di cui parla anche @ipazia?
Quando discutiamo tra di noi di politicamente coretto pensiamo di stare a discutere di elementi di semplice buona educazione, di un dizionario ingentilito. Nella realtà stiamo combattendo una strenua battaglia politica per il tentativo di qualcuno di ricreare una società etica, dove le differenze siano annullate e compresse a tal punto da renderci indistinguibili.
Dove la pulsione sia l'unica risorsa concessa insieme al consumo, dove il trascendente venga annullato, dove gli stati di autorità nazionale vengano sostituiti dalle grandi corporations, dove venga finalmente realizzato quel sogno che fu comune a tutte le grandi dittature di renderci completamente inutili ed intercambiabili.
Un tempo credevo che la cifra che ci dà valore fosse quello che ci accomuna, man mano che passano gli anni mi rendo conto che il vero valore diventano le differenze che ci distinguono.
E no, se dici che contano le differenze confermi quello che vuoi contestare.
Il complottismo è il male, ma è indubbio che ciò che pensiamo è dipendente dalla cultura in cui siamo immersi.
Ma la cultura attuale è quella già ben descritta da Fromm di individui necessari solo per il consumo.
Noi crediamo di pensare liberamente, ma non possiamo essere che espressione della cultura contemporanea (del resto se in una discussione certi di discostartene vieni collocato immediatamente fuori dal tempo come chi pensa come nel medioevo o come boomer) è cultura di massa ed è dipendente dai mass media che hanno bisogno di finanziamenti e chi finanzia sceglie i contenuti.
La cultura di massa attuale tende alla apparente differenziazione, addirittura parcellizzazione, ma in un contesto reale di normalizzazione. In quel contesto in cui siamo lavoratori e consumatori.
 

spleen

utente ?
E no, se dici che contano le differenze confermi quello che vuoi contestare.
Il complottismo è il male, ma è indubbio che ciò che pensiamo è dipendente dalla cultura in cui siamo immersi.
Ma la cultura attuale è quella già ben descritta da Fromm di individui necessari solo per il consumo.
Noi crediamo di pensare liberamente, ma non possiamo essere che espressione della cultura contemporanea (del resto se in una discussione certi di discostartene vieni collocato immediatamente fuori dal tempo come chi pensa come nel medioevo o come boomer) è cultura di massa ed è dipendente dai mass media che hanno bisogno di finanziamenti e chi finanzia sceglie i contenuti.
La cultura di massa attuale tende alla apparente differenziazione, addirittura parcellizzazione, ma in un contesto reale di normalizzazione. In quel contesto in cui siamo lavoratori e consumatori.
La vedi da sola la contraddizione.
La penso come le due righe in fondo...
 

danny

Utente di lunga data
La cultura di massa attuale tende alla apparente differenziazione, addirittura parcellizzazione, ma in un contesto reale di normalizzazione. In quel contesto in cui siamo lavoratori e consumatori.
Eravamo.
In Cina e in India per esempio consumano di più, o più che altro, consumano in maniera crescente rispetto a noi
 

Foglia

utente viva e vegeta
@danny :) ho fatto tempo a leggere anche la tua frase (ti ho fregato! :D ), e sulla quella replico: avevi scritto che forse per questo (per il maggior consumo in Cina) ora noi abbiamo un minor valore "come persone" :)
Io sostituirei a persone "consumatori", e direi che ciascuno di noi il valore se lo dà da sé. E concordo pure che il valore, come persone, viene dalle differenze, dai confronti, dal sapere usare rispetto, nei confronti con le differenze (che non è sempre facile, perché implicano tanto, questi confronti).
E' quello il "valore delle persone". Il resto è mero interesse di chi ha per così dire il grano a rivolgersi (o non rivolgersi) a noi. Ma non mi dò "valore" in quanto consumatrice. Il rischio di questa visione è quello di finire consumati nel tentativo di vedere il nostro valore nella nostra capacità di consumo :)
Per me.
 

danny

Utente di lunga data
@danny :) ho fatto tempo a leggere anche la tua frase (ti ho fregato! :D ), e sulla quella replico: avevi scritto che forse per questo (per il maggior consumo in Cina) ora noi abbiamo un minor valore "come persone" :)
Io sostituirei a persone "consumatori", e direi che ciascuno di noi il valore se lo dà da sé. E concordo pure che il valore, come persone, viene dalle differenze, dai confronti, dal sapere usare rispetto, nei confronti con le differenze (che non è sempre facile, perché implicano tanto, questi confronti).
E' quello il "valore delle persone". Il resto è mero interesse di chi ha per così dire il grano a rivolgersi (o non rivolgersi) a noi. Ma non mi dò "valore" in quanto consumatrice. Il rischio di questa visione è quello di finire consumati nel tentativo di vedere il nostro valore nella nostra capacità di consumo :)
Per me.
L'ho cancellata perché introduce un discorso molto più ampio.
La nostra società occidentale sta cambiando.
I valori di uguaglianza, le aspettative di crescita generalizzata, la stessa libertà, il merito, tutto quello che abbiamo conosciuto e che si sembra scontato viene messo in discussione, progressivamente.
Nel momento in cui si affacciano altri mercati, i nostri, più esigenti rispetto ad altri, ma allo stesso tempo meno vitali, diventano meno interessanti.
E se noi siamo stati interessanti per alcuni decenni come consumatori che supportavano inconsciamente il modello capitalistico globale, ora siamo come la vecchia moglie di fronte all'amante più giovane di 20 anni.
Una potenziale rottura di coglioni, in pratica.
 

Foglia

utente viva e vegeta
L'ho cancellata perché introduce un discorso molto più ampio.
La nostra società occidentale sta cambiando.
I valori di uguaglianza, le aspettative di crescita generalizzata, la stessa libertà, il merito, tutto quello che abbiamo conosciuto e che si sembra scontato viene messo in discussione, progressivamente.
Nel momento in cui si affacciano altri mercati, i nostri, più esigenti rispetto ad altri, ma allo stesso tempo meno vitali, diventano meno interessanti.
E se noi siamo stati interessanti per alcuni decenni come consumatori che supportavano inconsciamente il modello capitalistico globale, ora siamo come la vecchia moglie di fronte all'amante più giovane di 20 anni.
Una potenziale rottura di coglioni, in pratica.
Trovo la tua visione un pò triste :)
Esiste una abissale differenza, comunque, tra il "rappresentare" qualcosa per qualcuno e l'esserlo :)
E questa secondo me è la coscienza di sé, di se stessi. Del proprio "valore". Ma è chiaro che se ci vediamo come un oggetto di consumo per altri, ribaltando la prospettiva di noi, quel che ne esce è.... proprio quello, vale a dire che siamo tutti oggetto di potenziale mero consumo (e questo è chiaro comunque). Ma non mi affiderei più (ci sono ampiamente passata) dall'affidare il mio valore a un altro :)
 

danny

Utente di lunga data
Trovo la tua visione un pò triste :)
Esiste una abissale differenza, comunque, tra il "rappresentare" qualcosa per qualcuno e l'esserlo :)
E questa secondo me è la coscienza di sé, di se stessi. Del proprio "valore". Ma è chiaro che se ci vediamo come un oggetto di consumo per altri, ribaltando la prospettiva di noi, quel che ne esce è.... proprio quello, vale a dire che siamo tutti oggetto di potenziale mero consumo (e questo è chiaro comunque). Ma non mi affiderei più (ci sono ampiamente passata) dall'affidare il mio valore a un altro :)
Il ceto medio è per definizione definito dalle risorse economiche di cui dispone.
 

feather

Utente tardo
dove gli stati di autorità nazionale vengano sostituiti dalle grandi corporations, dove venga finalmente realizzato quel sogno che fu comune a tutte le grandi dittature di renderci completamente inutili ed intercambiabili.
Ho dei dubbi che le grandi corporations possano e vogliano inseguire un sogno "politico". Le grandi corporations sono nate e rimangono macchine per accumulare denaro, le battaglie politiche nascono dalla società, spesso dal fondo. Sono due emanazioni diverse con scopi molto diversi. Non le vedo intercambiabili.
Io credo che il "dizionario ingentilito" che citi sia una battaglia politica nata anch'essa dal fondo. In un epoca di pace e di diritti le masse cercano di innalzarsi, almeno da un punto di vista formale.
Se io sono in fondo alla piramide sociale e non conto un cazzo, quale metodo migliore per non sentirmi la merdina che in realtà sono di appiattire le differenze?
Da qui l'appiatimento dei test ed esami scolastici, l'appiattimento dei titoli, dei generi, ecc..
 

danny

Utente di lunga data
Tu parli del contesto esterno. E di moneta.
Io ti sto parlando di "valore". Tu vali quel che spendi? O quel che guadagni? :)
Io per grazia di Dio no :)
Non puoi prescindere dal contesto.
Nel contesto noi siamo anche quello che guadagniamo e realizziamo.
Un ragazzo di 20 o 30 anni, disoccupato o precario, in un contesto simile, in cui non ha modo di realizzare i progetti che ai genitori erano più facilmente accessibili, chi credi che invidi. O odi?
 

Foglia

utente viva e vegeta
Non puoi prescindere dal contesto.
Nel contesto noi siamo anche quello che guadagniamo e realizziamo.
Un ragazzo di 20 o 30 anni, disoccupato o precario, in un contesto simile, in cui non ha modo di realizzare i progetti che ai genitori erano più facilmente accessibili, chi credi che invidi. O odi?
E' il bello di non avere più 20 anni, secondo me, il discorso che facevo prima. Guardi alla vita con altre consapevolezze.
Certamente poi (i famosi "piedi in terra") li devi tenere, e guardi il contesto. Poi (ne parlavamo già) c'è chi guarda a quello che ha raggiunto il successo su instagram, e si rattrista "perché lui non sarà mai così", e chi capisce che la vita (la vita "qui" :), perché sono sicura che sia solo un transito, una fase, ma questa ovviamente è una certezza che non posso mica trasmettere a nessuno :) ) è un percorso nel tempo che ci è dato, per sperimentare, scoprire. Sentire :) Poi naturalmente come tutti mi incazzo anche per delle cavolate, mi preoccupo del futuro, vorrei di meglio per le cose che non funzionano. Ma molto spesso, quando "ribalto" la prospettiva, e mi trovo con altre consapevolezze, beh, ridimensiono e di molto certe cose :)
 

spleen

utente ?
Ho dei dubbi che le grandi corporations possano e vogliano inseguire un sogno "politico". Le grandi corporations sono nate e rimangono macchine per accumulare denaro, le battaglie politiche nascono dalla società, spesso dal fondo. Sono due emanazioni diverse con scopi molto diversi. Non le vedo intercambiabili.
Io credo che il "dizionario ingentilito" che citi sia una battaglia politica nata anch'essa dal fondo. In un epoca di pace e di diritti le masse cercano di innalzarsi, almeno da un punto di vista formale.
Se io sono in fondo alla piramide sociale e non conto un cazzo, quale metodo migliore per non sentirmi la merdina che in realtà sono di appiattire le differenze?
Da qui l'appiatimento dei test ed esami scolastici, l'appiattimento dei titoli, dei generi, ecc..
Infatti non seguono nessun sogno politico e sono sicuramente sganciate dalle ideologie così come noi le conosciamo, ma non serve mica questo per influenzare e "fare" politica.

A titolo di esempio:
In US amazon ha è entrata in trattative con lo stato di NY per il loro nuovo hub, le trattative riguardavano le tasse da pagare ovviamente. Apple alcuni anni fa si è rifiutata di "sbloccare" un Iphone di un terrorista su richiesta della CIA. (ma un tempo non si diceva ubi major minor cessat?). La lobby delle armi in US ha da sempre politici introdotti e più in generale da sempre l'economia si serve della politica per perseguire i suoi interessi.

Adesso a livello globale gli stati tenteranno di introdurre la tassazione minima delle grandi aziende del web, riteniamo che quel 15% che sarà chiesto a mo' di obolo sia congruo?
Confrontiamolo con quello che ciascuno di noi paga di tasse, sembra una cosa equa per chi ha miliardi di dollari di introiti?

Da tempo ormai gli stati nazionali hanno la loro politica succube se non adirittura asservita all'economia. Fanno eccezione probabilmente le dittature, come la Cina, ma per quanto ancora?
Quella che viviamo è un' epoca ormai post ideologica, quello che conta è il denaro, i finanziatori ed i loro flussi di capitale, di merce, e di forza lavoro.
La sinistra post ideologica ha finito di barattare i diritti sociali faricosamente acquisiti in decenni con il classico piatto di lenticchie dei supposti diritti individuali, mi è consentito rivendicare un genere sessuale di appartenenza diverso, non mi è più consentito protestare per i miei diritti sociali come il costo del welfare e la tassazione, anzi, peggio, lo hanno reso una attività inutile.
Secondo me.
 
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