Violenza sessuale

spleen

utente ?
Ho detto in ascensore. Ovvero tra sconosciuti. Non modalità per calunniare all’interno di una relazione.
Era per dire che comunque la violenza è extragenere, semmai ce ne fosse bisogno di una dimostrazione. E con numeri, come si evince, tutt'altro che trascurabili.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Era per dire che comunque la violenza è extragenere.
Non tanto. Quella è la tesi di quel sito che mira a mostrare una parità di violenza. Tra l’altro mettendo sui due piatti della bilancia denunce che non hanno trovato riscontri, che non significa false, e violenze fisiche gravi.
Non credo che sia sensato proprio mettere a confronto. È indubbio che la maggior parte delle persone incarcerate sono uomini. Non è una colpa avere ormoni della aggressività, è colpa non essere in grado di imbrigliarli e cedere alla violenza.
Non credo che sia un modo di tenerli a bada, quello di negare che esista una violenza specifica degli uomini sulle donne.
Sarebbe come negare il razzismo.
Mica significa farsi carico della violenza compiuta da altri.
Se, come ho cercato di delineare in precedenza, non riconosciamo che la violenza è spesso un modo per scaricare, su chi si pensa che possa subire, le proprie frustrazioni, non potremmo nemmeno combatterla.
Io credo che lo stiamo facendo molto bene e che i gesti violenti vengono sempre più culturalmente condannati, cosa che porterà verso la loro estinzione.
Negarli invece no
 

Brunetta

Utente di lunga data
Tra l’altro siamo indotti a metterci gli uni contro gli altri in base a caratteristiche personali innegabili, come giovani e vecchi, uomini e donne, ci sentiamo etero assediati dai gay, vaccinisti e no-vai, pro Green pass e contro ecc.
È perché va bene qualsiasi conflitto purché non sia di classe, purché non metta in dubbio il sistema capitalistico e liberista. E ci caschiamo in queste contrapposizioni, tanto ci basta fare sesso come ci pare, con chi ci pare.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Quella sulla carta era una stampa, e un pezzo di carta non richiede consenso.
Quel genere di calendario poi, nasce appunto con finalità di solleticare certe fantasie, non certo per appassionati di nudo artistico.
Vedi in quel contesto ero io quella fuori dal coro, quella era stata una goliardata, un momento concesso tra ore di lavoro di un signore di mezza età. E quello gli era uscito, di mimare il ficcare un croissant nella vagina di una ragazza, di carta. Le battute che si dicevano tra loro, senza escludere le donne, erano forti, era un continuo tentar di affondar la lama ridacchiando. Non c'era spazio per altro.
Quello era un contesto, comunque, spudorato, palese. In altri ambienti c'è la versione 2.0, poi quella 3.0 e così via. La lama si fa sempre più affilata, il colpo più mirato ad andare in fondo, la ferita esterna meno evidente, l'organo colpito devastato.
La mia era una battuta :)

Conosco piuttosto bene quel contesto in cui la goliardata si manifesta in quel modo, e non è goliardata.
E' un disprezzo trattenuto che esce ridendo, di quel ridere a denti scoperti che non si può manifestare in altre situazioni.
E' una vomitata di malessere verso se stessi e i propri desideri inconfessati. Mascherato.

Ho imparato che quella lama non ha manico.

Sono rarissimi, purtroppo, gli uomini che sono in pace con l'oggettivazione del corpo femminile - e che quindi non solo non sono carichi del disprezzo che nutrono verso se stessi e hanno bisogno di rivoltarlo sulla donna di carta - e che essendo in pace possono giocare liberamente con i corpi, anche quelli di carta.
Sono gli unici con cui si può parlare di consenso proprio perchè non hanno il vincolo dell'oggettivazione in loro stessi.

Sono proprio, troppo, pochi.

Quel tipo di signori di mezza età, o più giovani o più vecchi, sono quelli che come donna consapevole del tuo potere, li spezzi in 30 secondi semplicemente trasformandoti sotto i loro occhi da latrina a specchio...e allora li vedi finire in ginocchio. O scappano.
 

spleen

utente ?
Non credo che sia un modo di tenerli a bada, quello di negare che esista una violenza specifica degli uomini sulle donne.
Ma non è corretto nemmeno affermare che esista "solo" una violenza di quel genere, anche se preponderante.
Dunque se intendiamo parlare di violenza del sistema bisogna partire dal tutto, non solo da quello che ci fa comodo o su quello su cui riusciamo a fare delle teorie.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Ipazia, guarda che lo so benissimo come funzionavano le cose una volta (e anche adesso in certe parti del mondo). Io non sono mai sorpreso di constatare come la scimmia uomo abbia in se agiti di violenza e stupidità e mancanza di strumenti cognitivi.

Da un pezzo penso che le regole sociali e morali dei vari tipi di società derivino praticamente tutte dall’adattamento di queste alle condizioni ambientali e socio economiche. Ad esempio l’omosessualità un tempo era considerata tabu anche perché metteva in discussione l'integrità della famiglia tradizionale e dei figli, che poi servivano ai campi e a farsi ammazzare per la patria.

La discussione sulla violenza però, ed è un pezzo che cerco di spiegarmi, non può ridursi ad una frettolosa analisi sociologica di quello che accade ad una reporter o peggio, ad una ridicola disquisizione sugli articoli di legge coinvolti, come ho letto alcuni.

Mio nipote a nove anni è stato molestato dal nostro vicino di casa che ha un discreto ritardo mentale, che non aveva mai fatto cose del genere e che presumo, non le abbia più fatte. I miei cognati non lo hanno denunciato per la famiglia che si è dimostrata affranta e collaborativa e per lui medesimo. Mio nipote che all’epoca era malato di leucemia grazie al cielo ha superato, ora è grande e tra poco finirà l'università, dalla leucemia è guarito.

Il valore del consenso dici, già il consenso. Mia moglie, dove lavorava, ad un certo punto fu proposta per una promozione di carattere organizzativo, tutto era pronto perché già si occupava in pratica di ciò. Sai all’ultimo momento chi le passò davanti? Una appena arrivata, che poi fu sorpresa da altri con il titolare, dunque evidentemente aveva capito come farsi strada. Una persona che mette a frutto le sue capacità, col pieno consenso diresti tu, un sopruso che a me fa venire il voltastomaco, dico io. (E non è che salvo lui, sia chiaro!).

Su un post tu scrivi che sei indignata. L’indignazione è un bellissimo stato d’animo, presuppone l’esistenza di un complesso di regole etiche. Se le tue sono riferite perlopiù al consenso e al rispetto, concedi che le mie siano un po’ più ampie e oltre al consenso comprendano anche l’uso che si fa del proprio corpo, che per me è –anche- uno strumento etico del rispetto che si deve agli altri.

Quando mi scaglio contro questo tipo di società ed i medium lo so di assomigliare a quei vecchietti che inutilmente pontificano davanti ad un caffè al bar, ma non posso fingere di non notare la piega che prendono le cose e di come le regole semplicemente seguano il travaso dei poteri da una compagine ad un’altra, dove è l’economia l’asso pigliatutto. Solo la “formazione” di nuove persone più responsabili, partendo dalla scuola può servire ma oggi ci si muove in tutt’altra direzione perché l’educazione così come hai evidenziato sta andando a puttane (excuse me, sex workers). E perché la destrutturazione dei ruoli tradizionali è esigenza imposta dal potere economico che ci vuole così.

Non caveremo un ragno dal buco cara Ipazia. Il tipo verrà severamente punito, la signorina in questione, finite le legittime recriminazioni in tribunale lo lascerà in braghe di tela. Forse l’anno prossimo la vedremo in rai o mediaset e passato questo quadro, uomini in crisi di identità continueranno tranquillamente a stuprare, e accoppare le donne. La scimmia sul fondo, se non la formi, sempre quella resta, ma non la formi colpendone uno per educarne cento, questo tento da un pò di dire con i miei modestissimi mezzi linguistici.
Grazie! :)

C'è un articolo simpatico riguardo la questione dell'attrazione di un uomo per un corpo maschile, legato al calcio

oggetto desiderio

La trovo una prospettiva molto interessante.

Il fatto che l'omosessualità metta in discussione la famiglia etc etc non è che non sia vero, ma è solo una parte del prisma inerente la tematica.
Un altro aspetto del prisma è il rifiuto di un uomo di riflettersi in un uomo altro che desidera gli uomini.
E questo a partire da una certa concezione della vis maschile.

Basti pensare alla concezione dell'omosessualità per loisir in voga presso i greci, per dire.
Piuttosto che la diffusione dell'omosessualità nelle altre specie.

Siamo l'unica specie che costruisce nel modo in cui lo facciamo noi una identità cosciente anche e soprattutto attraverso le immagini riflesse.

Nel nostro riflesso troviamo la coscienza di chi siamo, e in una società non considerare la potenza del riflesso è un grosso errore anche nella lettura delle dinamiche sociali (errore che per esempio faceva durkheim che non riusciva a considerare l'individuo indeterminato a se stesso e pur descrivendo una società organica evoluta da una meccanica non è riuscito a cogliere il quid dell'individualità che è fra l'altro motore evolutivo. Quel quid che oggi va tanto di moda chiamare diversità cercandone la normalizzazione ed ottenendo in risposta l'appiattimento, anche cognitivo e di spiritualità - da cui deriva la consapevolezza di sè da cui discende il voler fare di cui si parlava).

L'omosessualità - come le altre cosiddette devianze inerenti la sessualità -mettono profondamente in discussione l'identità individuale nello specchiamento necessario alla costruzione di quei legami necessari alla sussistenza dei vincoli sociali, e quindi dei vincoli di solidarietà e mutualità.
Oltre che di responsabilità e corresponsabilità.

E' uno di quei motivi per cui il corpo viene dipinto in bene e in male.
Come se del corpo, e quindi del cervello e poi della mente, si potesse fare una dicotomia positivista e meccanica.

Il consenso si va a legare alla questione identitaria, se non lo si riduce e non lo si semplifica al mero sì e no.
E questa riduzione diviene evidente quando per esempio ci si trova discutere del cambio di consenso in itinere.
ti ho detto sì all'inizio, ma poi dico no.
Non è mica così scontato, sai il cambio di consenso.

Eppure il consenso è contestuale ed eternamente presente.
Nei processi, è inevitabile finirne a parlare visto che la legge rappresenta la norma condivisa (e ci sarebbe da discutere) della regole fra individui e delle regole fra i legami fra individui.

Se un uomo e una donna iniziano un rapporto consensuale e durante il rapporto lei oppure lui cambiano e tolgono il consenso, è un bel casino trovare una norma che riesca regolamentare il passaggio.
Tanto che per anni e anche oggi, non si riesce a farlo.
Hai detto sì, poi non puoi più cambiare idea.

Fino a non molto tempo questo era molto evidente nel legame matrimoniale. Havete detto sì all'inizio.
Avete sottoscritto i doveri che vi legano.
Non ti puoi sottrarre al dovere che hai firmato.

SE non si riconosce all'individuo il PIENO POTERE DECISIONALE IN OGNI SINGOLO MOMENTO NON SOLO DEL SUO CORPO MA ANCHE DELL'OGGETTIVAZIONE DEL CORPO (e per questo ho sottolineato la differenza fra emozione e sentimento) oggettivazione che è presente nella sessualità come componente necessaria al passaggio all'atto, non si riconosce neppure la base per costruire i legami di solidarietà e mutualità.

Il rispetto della dignità anche durante un processo di oggettivazione.

Cosa che per esempio accade nei confronti delle prostitute.
Quanto ci è voluto per riconoscere la dignità di persona ad una persona che oggettiva il suo corpo per lavoro?

E in questo, mogli e prostitute si sono somigliate parecchio per parecchi secoli.

Entrambe con una parte di oggettivazione derivante da un contratto.
Entrambe con un'altra parte che discendeva dalla considerazione di sè e dal potere su di sè (compreso quello economico).
Entrambe legate a doppio filo dalla capacità del maschio di dare dignità all'una oggettivazione in un ruolo di una persona.
 
Ultima modifica:

Brunetta

Utente di lunga data
Ma non è corretto nemmeno affermare che esista "solo" una violenza di quel genere, anche se preponderante.
Dunque se intendiamo parlare di violenza del sistema bisogna partire dal tutto, non solo da quello che ci fa comodo o su quello su cui riusciamo a fare delle teorie.
Ma chi ha detto che esiste solo la violenza degli uomini sulle donne?
Qui, dove parliamo di relazioni, verifichiamo la presenza della violenza delle donne sugli uomini. Vediamo violenza psicologica nelle relazioni dove capire chi è la vittima è chi il carnefice è complesso.
Ma sottoterra ci finiscono tante donne.
Tanti uomini agiscono la violenza sulle donne nei posti di lavoro, agendo infimi ricatti sessuali, perché prevalentemente i posti di potere sono degli uomini e quelle sottoposte sono le donne.
Ribadisco che mettere a confronto non serve. Ma nemmeno negare la realtà serve.
In un post ho fatto un breve elenco delle molestie subite. E ognuna può fare elenchi.
 

Skorpio

Utente di lunga data
Tu che sei un maschio sapresti trovare un motivo per cui, fatalità, il tipo ha optato per il culo invece che fare un "ciao ciao" con la manina?

Io da donna posso dirti che di buffetti, schiaffetti, pizzicotti sul culo ne ho collezionati diversi, ad esempio sul lavoro e prevalentemente sono state donne a sculacciarmi.
Ma, ho reagito una sola volta.
Quando la pesantezza della mano mi ha fatto riconoscere indubitabilmente che apparteneva ad un uomo, il gesto ha assunto una valenza sessuale.
Ma soprattutto è all'istante che ho percepito la possibilità di essere sopraffatta.
Eppure eravamo in gruppo, eppure eravamo al lavoro.
Da maschio forse questa sensazione di abuso tramite il sesso si sente meno, è possibile?
Voleva essere un gesto simpatico, ha sostenuto per i primi due minuti.
Ha poi proseguito dicendo che era una sciocchezza, un gesto normale perché, argomentava, avevo un bel culo per lui, fasciato in un bel pantalone e poi ero piegata e quindi lo stavo invitando.
Ha proseguito cercando appoggio nei colleghi intorno, tutti maschi, tutti presenti.
Lo hanno invitato a tacere, riflettere e scusarsi.
Lui ha proseguito dicendo che non solo era normale ma era un suo diritto in quanto maschio e più forte, sculacciare un culo che gli piaceva.
Era un apprezzamento insomma.
Avrei dovuto ringraziare.
E niente.
Da lì in poi, i colleghi hanno iniziato a sfotterlo, per vari mesi.
Gira che ti rigira, in effetti si è finiti a ridere.

In questo racconto, intravedi la violenza?
Anche la mia intendo.
E il mio "potere"?

Aneddoto a parte, il punto è che, secondo me, nelle interazioni tra uomo e donna, la sessualità non è mai del tutto esclusa, anche solo come "valutazione preventiva".
Per cui, un gesto di disturbo, una violenza tesa solo a dare fastidio, come dici, assume valenza sessuale per il semplice fatto che è stata declinata come tale.
Sessualità e potere sono le corde che sfiora questa vicenda.
Sono corde intrecciate e tesissime.
A volte diventano visibili, a volte lo sono meno.
Ma sono in noi e non possiamo ignorarle.

Quindi il culo, diventa discrimine.
Connota il tipo di abuso subito e da cui discendono le varie reazioni.
Eccessiva o meno che sarà la pena, se vi sarà, io trovo responsabile ed emblematica la posizione della giornalista.
Perché riconosce e non soprassiede.
Aiuta a riflettere sulle tematiche in ballo.
La pena, dal mio punto di vista, è da considerarsi una mera conseguenza.
Certo che intravedo la sua violenza nel tuo racconto!

Ma li c'è la relazione fra di voi, di colleghi di lavoro , preesistente e che poi continuerà, dopo la pacca

Era un gesto destinato "a te" donna e collega, in virtù di una relazione preesistente e in prospettiva di un relazione conseguente .

Non a "un culo" piegato al punto giusto.
Ma a te.

È il contesto per me il discrimine, e in questo contesto quella pacca fa drizzare i capelli, e irrigidire i tuoi colleghi , e giustamente!

In questo contesto Di Empoli.. invece.... per me c'è una telecamera in diretta, che la fa da padrone
e un culo di.. boh.. Giovanna? Arianna? E chi lo sa

è un contesto totalmente diverso, senza passato e senza futuro ..senza relazioni

e con questo non voglio dire che non sia da punire , quel gesto.

Ma è imparagonabile nei più profondi significati, all'episodio che hai raccontato

Un motivo per cui lo avrebbe fatto.. da maschio, chiedi..
.. io non ce l'ho, davvero

E infatti nella telefonata di cruciani , mi son molto ritrovato nel suo disorientamento a rispondere.. perché io come lui non saprei come spiegare

Potrei solo pensare che forse la vista delle telecamere fa brutti scherzi al cervello .. e infatti c'è gente che ci ha lasciato le penne x il brivido di una acrobazia in diretta fb...
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Ipazia, guarda che lo so benissimo come funzionavano le cose una volta (e anche adesso in certe parti del mondo). Io non sono mai sorpreso di constatare come la scimmia uomo abbia in se agiti di violenza e stupidità e mancanza di strumenti cognitivi.

Da un pezzo penso che le regole sociali e morali dei vari tipi di società derivino praticamente tutte dall’adattamento di queste alle condizioni ambientali e socio economiche. Ad esempio l’omosessualità un tempo era considerata tabu anche perché metteva in discussione l'integrità della famiglia tradizionale e dei figli, che poi servivano ai campi e a farsi ammazzare per la patria.

La discussione sulla violenza però, ed è un pezzo che cerco di spiegarmi, non può ridursi ad una frettolosa analisi sociologica di quello che accade ad una reporter o peggio, ad una ridicola disquisizione sugli articoli di legge coinvolti, come ho letto alcuni.

Mio nipote a nove anni è stato molestato dal nostro vicino di casa che ha un discreto ritardo mentale, che non aveva mai fatto cose del genere e che presumo, non le abbia più fatte. I miei cognati non lo hanno denunciato per la famiglia che si è dimostrata affranta e collaborativa e per lui medesimo. Mio nipote che all’epoca era malato di leucemia grazie al cielo ha superato, ora è grande e tra poco finirà l'università, dalla leucemia è guarito.

Il valore del consenso dici, già il consenso. Mia moglie, dove lavorava, ad un certo punto fu proposta per una promozione di carattere organizzativo, tutto era pronto perché già si occupava in pratica di ciò. Sai all’ultimo momento chi le passò davanti? Una appena arrivata, che poi fu sorpresa da altri con il titolare, dunque evidentemente aveva capito come farsi strada. Una persona che mette a frutto le sue capacità, col pieno consenso diresti tu, un sopruso che a me fa venire il voltastomaco, dico io. (E non è che salvo lui, sia chiaro!).

Su un post tu scrivi che sei indignata. L’indignazione è un bellissimo stato d’animo, presuppone l’esistenza di un complesso di regole etiche. Se le tue sono riferite perlopiù al consenso e al rispetto, concedi che le mie siano un po’ più ampie e oltre al consenso comprendano anche l’uso che si fa del proprio corpo, che per me è –anche- uno strumento etico del rispetto che si deve agli altri.

Quando mi scaglio contro questo tipo di società ed i medium lo so di assomigliare a quei vecchietti che inutilmente pontificano davanti ad un caffè al bar, ma non posso fingere di non notare la piega che prendono le cose e di come le regole semplicemente seguano il travaso dei poteri da una compagine ad un’altra, dove è l’economia l’asso pigliatutto. Solo la “formazione” di nuove persone più responsabili, partendo dalla scuola può servire ma oggi ci si muove in tutt’altra direzione perché l’educazione così come hai evidenziato sta andando a puttane (excuse me, sex workers). E perché la destrutturazione dei ruoli tradizionali è esigenza imposta dal potere economico che ci vuole così.

Non caveremo un ragno dal buco cara Ipazia. Il tipo verrà severamente punito, la signorina in questione, finite le legittime recriminazioni in tribunale lo lascerà in braghe di tela. Forse l’anno prossimo la vedremo in rai o mediaset e passato questo quadro, uomini in crisi di identità continueranno tranquillamente a stuprare, e accoppare le donne. La scimmia sul fondo, se non la formi, sempre quella resta, ma non la formi colpendone uno per educarne cento, questo tento da un pò di dire con i miei modestissimi mezzi linguistici.
Proseguo.

Il consenso è il rovescio della medaglia della violenza.

E se si vuol parlare di violenza allora è necessario e vincolante parlare di consenso.

Violenza è esclusione. Consenso è partecipazione.

Anche chi agisce violenza, esclude parti di sè per agire la violenza. come la vittima di violenza esclude parti di sè per attraversare la violenza.

Nel consenso è data e imprescindibile la partecipazione di entrambi ognuno a se stesso e poi all'altro.
E nel consenso è esplicitata la gestione del potere di quella particolare relazione.

In questa prospettiva l'uso del corpo non è bene vs male, giusto vs sbagliato.
in questa prospettiva la scelta è posta fra violenza - ossia il superamento di un limite in modo non condiviso - e la partecipazione - ossia il superamento di un limite in modo condiviso e co-costruito -.

E sulla partecipazione, si costruiscono parecchie cosucce.

A partire dalla riappropriazione del conflitto, della contrattazione fra individui a cui è richiesta responsabilità di sè e dell'altro.

L'esempio che tu fai della donna che ha soffiato il posto a tua moglie...personalmente non condivido quel comportamento.
Sai perchè non lo condivido ma non lo colloco nell'assenza del consenso?

Perchè entrambi hanno condiviso i loro obiettivi, ed entrambi hanno concordato un modo per soddisfarli.
Posso dire che è una forma di competizione sleale.

Ma posso includerla in un discorso di consenso solo se la lei di turno è una volpe e il tipo di turno un emerito coglione che mette a rischio il suo posto di lavoro per un pompino.
Ma raramente quando avvengono questi scambi è così. Quando avvengono questi scambi entrambi hanno dato consenso e condiviso obiettivi.

Altro discorso se una o uno decide di usare il proprio corpo per imbrogliare.
Allora non c'è condivisione di scopi e obiettivi e il consenso cade.
Per esempio nei casi di manipolazione in caso di violenza.

E come donna, posso assicurarti che è facilissimo a volerlo fare mettere un maschio nella condizione di doversi guardare le spalle da mie manipolazioni.

Proprio, fra l'altro, per la mancanza della cultura del consenso.

In certi ambienti, dove si gioca in modo più intenzionale con lo scambio del potere e quindi dove il consenso è fondamentale visto che si può arrivare alla cessione completa, il consenso viene costantemente monitorato.
Per tutta la durata della pratica piuttosto che della relazione.
E costantemente rinnovato.

Cosa che per esempio non accade nei matrimoni.

Quanto al disabile che citi...dubito che non avesse mai dato segnali di confusione rispetto ai limiti e confini del corpo.
Semplicemente non gli si insegna quali sono e spesso e volentieri è "il povero disabile che non voleva toccarti le tette".
Se uno non sa cosa sia il limite, se uno non sa dare valore al corpo anche quando quel corpo è un oggetto di esplorazione nella sua mente...ta dà.
E credimi...so esattamente quello che dico a riguardo.

Ma non glielo si spiega...perchè un disabile...eh no, il sesso e la sessualità di un disabile è uno dei più grandi tabù. In una società che si vuole inclusiva, manco il pensiero che anche i disabili hanno spinte sessuali e spesso e volentieri nessuna risposta per quegli stimoli. Eneppure spiegazioni a riguardo. Poi fanno il danno...e buongiorno al cazzo.

Per esempio, esistono progetti veri e propri con le sex worker che si prestano a formarsi per questo.
Non in italia...sia mai. Qui il corpo non si svende così eh. NO!
Il corpo è etico...solo quello di qualcuno però.

Il benessere psicofisico e sessuale...è un diritto, o no?
Lo è solo per qualcuno.

E cito questa situazione perchè mi piace proprio un sacco discorrere sempre dalla propria prospettiva di chi ha comunque parecchio a disposizione...ma si dimentica puntualmente di chi non è in quella condizione.

E cito i disabili, ma potrei citare la situazione nelle carceri, nelle comunità, nelle psichiatrie.

Nel mio esempio, comunque, ai disabili che, anche in virtù della mancata risposta ad un bisogno che caratterizza pure loro, finiscono ad essere violentati da operatori, medici, infermieri.
 

spleen

utente ?
Grazie! :)

C'è un articolo simpatico riguardo la questione dell'attrazione di un uomo per un corpo maschile, legato al calcio

oggetto desiderio

La trovo una prospettiva molto interessante.

Il fatto che l'omosessualità metta in discussione la famiglia etc etc non è che non sia vero, ma è solo una parte del prisma inerente la tematica.
Un altro aspetto del prisma è il rifiuto di un uomo di riflettersi in un uomo altro che desidera gli uomini.
E questo a partire da una certa concezione del vis maschile.

Basti pensare alla concezione dell'omosessualità per loisir in voga presso i greci, per dire.
Piuttosto che la diffusione dell'omosessualità nelle altre specie.

Siamo l'unica specie che costruisce nel modo in cui lo facciamo noi una identità cosciente anche e soprattutto attraverso le immagini riflesse.

Nel nostro riflesso troviamo la coscienza di chi siamo, e in una società non considerare la potenza del riflesso è un grosso errore anche nella lettura delle dinamiche sociali (errore che per esempio faceva durkheim che non riusciva a considerare l'individuo indeterminato a se stesso e pur descrivendo una società organica evoluta da una meccanica non è riuscito a cogliere il quid dell'individualità che è fra l'altro motore evolutivo. Quel quid che oggi va tanto di moda chiamare diversità cercandone la normalizzazione ed ottenendo in risposta l'appiattimento, anche cognitivo e di spiritualità - da cui deriva la consapevolezza di sè da cui discende il voler fare di cui si parlava).

L'omosessualità - come le altre cosiddette devianze inerenti la sessualità -mettono profondamente in discussione l'identità individuale nello specchiamento necessario alla costruzione di quei legami necessari alla sussistenza dei vincoli sociali, e quindi dei vincoli di solidarietà e mutualità.
Oltre che di responsabilità e corresponsabilità.

E' uno di quei motivi per cui il corpo viene dipinto in bene e in male.
Come se del corpo, e quindi del cervello e poi della mente, si potesse fare una dicotomia positivista e meccanica.

Il consenso si va a legare alla questione identitaria, se non lo si riduce e non lo si semplifica al mero sì e no.
E questa riduzione diviene evidente quando per esempio ci si trova discutere del cambio di consenso in itinere.
ti ho detto sì all'inizio, ma poi dico no.
Non è mica così scontato, sai il cambio di consenso.

Eppure il consenso è contestuale ed eternamente presente.
Nei processi, è inevitabile finirne a parlare visto che la legge rappresenta la norma condivisa (e ci sarebbe da discutere) della regole fra individui e delle regole fra i legami fra individui.

Se un uomo e una donna iniziano un rapporto consensuale e durante il rapporto lei oppure lui cambiano e tolgono il consenso, è un bel casino trovare una norma che riesca regolamentare il passaggio.
Tanto che per anni e anche oggi, non si riesce a farlo.
Hai detto sì, poi non puoi più cambiare idea.

Fino a non molto tempo questo era molto evidente nel legame matrimoniale. Havete detto sì all'inizio.
Avete sottoscritto i doveri che vi legano.
Non ti puoi sottrarre al dovere che hai firmato.

SE non si riconosce all'individuo il PIENO POTERE DECISIONALE IN OGNI SINGOLO MOMENTO NON SOLO DEL SUO CORPO MA ANCHE DELL'OGGETTIVAZIONE DEL CORPO (e per questo ho sottolineato la differenza fra emozione e sentimento) oggettivazione che è presente nella sessualità come componente necessaria al passaggio all'atto, non si riconosce neppure la base per costruire i legami di solidarietà e mutualità.

Il rispetto della dignità anche durante un processo di oggettivazione.

Cosa che per esempio accade nei confronti delle prostitute.
Quanto ci è voluto per riconoscere la dignità di persona ad una persona che oggettiva il suo corpo per lavoro?

E in questo, mogli e prostitute si sono somigliate parecchio per parecchi secoli.

Entrambe con una parte di oggettivazione derivante da un contratto.
Entrambe con un'altra parte che discendeva dalla considerazione di sè e dal potere su di sè (compreso quello economico).
Entrambe legate a doppio filo dalla capacità del maschio di dare dignità all'una oggettivazione in un ruolo di una persona.
Ok, grazie a te, ho capito quasi tutto. Il neretto non molto, forse perchè è sabato sera, forse perchè sti giorni ho avuto la febbre, molto probabilmente perchè non sono all'altezza.
Perlopiù parli di cose che condivido, note, nel mio accenno al''omosessualità non avevo intenzione di fare un trattato ma di inserirlo dentro una ottica sociale per descriverla base base nel passato. La faccenda del consenso in itinere mi è nota e so che è un problema non da poco.
Della sessualità dei disabili anche ho sentito parlare, c'era tempo fa anche un documentario in proposito di una operatrice sociale in Emilia che si era formata per questo, purtroppo in Ialia siamo ancora lontani. Nel caso specifico cosa dovevano fare i miei cognati? Denunciarlo? Così avrebbero inflitto un calvario alla sua famiglia e anche a lui? Mio nipote fortunatamente non era stato toccato, era stato solo "sollecitato" a spogliarsi poi la cosa era finita lì. La famiglia da quel momento lo aveva fatto sparire dalla circolazione. Forse ea come dici tu, forse non era stata la prima volta quella.

Però io rispetto a queste cose che condivido ne ho detta una sulla quale non ho ancora letto una mezza frase:
Ho detto che il rispetto e la dignità che ci sono dovuti e che si esplica attraverso il consenso ci obbligano -anche- a utilizzare, il nostro corpo in modo etico.
E adesso, io lo capisco benissimo che in una discussione incentrata sulla violenza e sui diritti all'autodeterminazione personale questo possa risultare superfluo.
Ma guarda che non è un aspetto secondario della faccenda.
Spero di essere riuscito a comunicare quello che intendo e cerco di fare un esempio per spiegarmi:
Io lo so che come persona, come maschio, ho commesso molti errori nella mia vita, ma troverei poco dignitoso per me, toccare il culo ad una sconosciuta per fare lo sbruffone.
Dello specchiarmi dentro un contesto di potere e di sopraffazione non me ne frega niente, mi farei schifo da solo, mi farei schifo tanto quanto mi ha fatto schifo quella che ha fatto pompini al suo capo per gestire l'aziendina al posto di mia moglie. (E guarda che tu poi chiamarla slealtà finchè ti pare ma è sopraffazione bella e buona).
Per me fuori da questo contesto, la società come ho già detto, è solo una giungla dove si è disposti a fare qualsiasi cosa per denaro, per potere, per esibizione, per riconoscimento o per sailcazzo.
Mi sono spiegato meglio così?
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Non so.. non lo so Marjanna

Ma alla fine cosa c'è da dire? O da fare?

Se ci togli in culo che ha fatto partire 1000 sirene (aiutooo il culoooo) di episodi così nel mondo sportivo ne accadono a centinaia

Qui dentro non c'è violenza.
E neppure violenza sessuale.

Ci sono parecchi esempi di idiozia diversamente declinata.

Ma non violenza.

E non perchè non c'è culo o figa o cazzo.
Ma semplicemente perchè non ci sono limiti negati e quindi superati.

Non so...a me sembra la differenza che si spiega ai bambini fra lo scherzo e l'offesa (che è una forma soffusa di violenza, un primo gradino sulla scala della violenza).
Sai quella cosa per cui quando si scherza tutti partecipano insieme e poi ridono insieme, si ride con.
E l'offesa, quella cosa per cui tutti ridono e uno ci resta di merda.

Nel video che tu posti ci sono scherzi...idiozie e volgarità nell'esprimere entusiasmo, allegria, anche fastidio.

Nel video della reporter c'è come minimo l'evidenza che la reporter è capitata nel posto sbagliato nel momento sbagliato di un tizio che aveva da vomitare la sua frustrazione e l'ha presa di mira come il bullo in una classe per vomitarle addosso e il resto della classe ha seguitato a urlare "cicciona di merda cicciona di merda". Solo che lei ha un bel culo e non si poteva dire cicciona di merda. Il rovescio è toccare il culo.

Peccato che il tipo non abbia considerato che il culo è una zona sensibile, nel senso che ha connotazioni sessuali.

Di solito non si dice "che bel culo" pensando che quella quando caga caga profumato e che la sua merda è la più bella del mondo, talmente bella che fa venir voglia di spalmarsela addosso. E neppure lo si tocca pensando di metter le mani nella merda.

Aggiungo: usare l'umiliazione dell'altro per acquisire potere (e si solito il potere ricercato in questo modo è un potere che si considera perso o discusso o di cui non si è certi) è uno dei primi passi sulla scala della violenza, sia sul lavoro sia in casa sia in gioco sia nelle classi di ragazzini.
Può essere un comportamento antecedente oppure no.
Ma è un comportamento che non sta percorrendo la scala del buonuomore e del divertiamoci insieme.
 
Ultima modifica:

spleen

utente ?
In un post ho fatto un breve elenco delle molestie subite. E ognuna può fare elenchi.
Io avevo 3 anni, lei ne aveva 5 mi portò dietro una porta si sollevò la maglietta e mi chiese di leccarle i capezzoli.
Vale come testimonianza?:cool:
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Ok, grazie a te, ho capito quasi tutto. Il neretto non molto, forse perchè è sabato sera, forse perchè sti giorni ho avuto la febbre, molto probabilmente perchè non sono all'altezza.
Perlopiù parli di cose che condivido, note, nel mio accenno al''omosessualità non avevo intenzione di fare un trattato ma di inserirlo dentro una ottica sociale per descriverla base base nel passato. La faccenda del consenso in itinere mi è nota e so che è un problema non da poco.
Della sessualità dei disabili anche ho sentito parlare, c'era tempo fa anche un documentario in proposito di una operatrice sociale in Emilia che si era formata per questo, purtroppo in Ialia siamo ancora lontani. Nel caso specifico cosa dovevano fare i miei cognati? Denunciarlo? Così avrebbero inflitto un calvario alla sua famiglia e anche a lui? Mio nipote fortunatamente non era stato toccato, era stato solo "sollecitato" a spogliarsi poi la cosa era finita lì. La famiglia da quel momento lo aveva fatto sparire dalla circolazione. Forse ea come dici tu, forse non era stata la prima volta quella.

Però io rispetto a queste cose che condivido ne ho detta una sulla quale non ho ancora letto una mezza frase:
Ho detto che il rispetto e la dignità che ci sono dovuti e che si esplica attraverso il consenso ci obbligano -anche- a utilizzare, il nostro corpo in modo etico.
E adesso, io lo capisco benissimo che in una discussione incentrata sulla violenza e sui diritti all'autodeterminazione personale questo possa risultare superfluo.
Ma guarda che non è un aspetto secondario della faccenda.
Spero di essere riuscito a comunicare quello che intendo e cerco di fare un esempio per spiegarmi:
Io lo so che come persona, come maschio, ho commesso molti errori nella mia vita, ma troverei poco dignitoso per me, toccare il culo ad una sconosciuta per fare lo sbruffone.
Dello specchiarmi dentro un contesto di potere e di sopraffazione non me ne frega niente, mi farei schifo da solo, mi farei schifo tanto quanto mi ha fatto schifo quella che ha fatto pompini al suo capo per gestire l'aziendina al posto di mia moglie. (E guarda che tu poi chiamarla slealtà finchè ti pare ma è sopraffazione bella e buona).
Per me fuori da questo contesto, la società come ho già detto, è solo una giungla dove si è disposti a fare qualsiasi cosa per denaro, per potere, per esibizione, per riconoscimento o per sailcazzo.
Mi sono spiegato meglio così?
Quella frase me la sono tenuta, scusami se non l'ho esplicitato. Anche per me è sabato sera e sono cotta ma ci tenevo a proseguire il discorso con te e non desideravo passasse troppo tempo. :)

E vorrei tenerla lì fino a quando non sono abbastanza centrata per dirti quel che ne penso nel modo più chiaro possibile.
Cosa che non mi è semplicissima e che non considero superfluo.
Solo che va a toccare veramente una miriade di piani che non possono essere semplicemente esclusi. Taglierebbero parti importanti.
Hai ragione che non è per niente secondario.

Per il disabile...i comportamenti, di ognuno di noi compresi i disabili, non sono mai IL comportamento.
Non è possibile, slegare un comportamento da un altro.
Ogni comportamento ha antecedenti (spesso anticipatori a saper leggere) e conseguenti (spesso anticipatori di altri anticipatori, a saper leggere).
non me lo invento eh, sia chiaro.
sono robe rilevabili e misurabili.

Uno dei grossi problemi che si riscontrano con i comportamenti cosiddetti problema è proprio la rilevazione degli anticipatori.
Nelle disabilità è ancora più difficile perchè ci sono...come potrei dire...interferenze, anche cognitive di lettura da parte di chi legge.

Ho fatto altre volte l'esempio della lettura come disfunzionale del comportamento di un ragazzo che teneva sempre la mano davanti agli occhi (e quindi non riusciva a svolgere mansioni che impegnavano entrambe le mani) quando invece quel che era disfunzionale visto con i parametri esterni (a partire dalla semplice necessità di usare due mani) era invece molto funzionale per lui, che soffriva di ipervisione e che usava quella mano per restringere il campo visivo e quindi governare la confusione (autoregolando fra l'altro anche episodi di agito in frustrazione...e esser ipervisivo fa incazzare parecchio in un mondo fatto di immagini eh...saper regolare la visione implica anche la regolazione delle emozioni legate alla gestione degli stimoli visivi e all'impatto che questi hanno anche a livello emotivo.)

Tutta sta manfrina per dire che ho affermato che probabilmente ci saranno stati altri comportamenti, non per sottolineare come colpa la mancanza di una denuncia o di una cura, ma anzi l'intento è sottolineare la dignità di una diversità che si esprime, per sottolineare come quel che sembra improvviso e imprevisto, raramente lo è.
Spesso, nell'improvviso e nell'imprevisto, si nasconde la mancanza di cura. E non cura tolta scientemente.
Ma cura non data per impossibilità, per mancanza, per solitudine, immersi nel pieno desiderio di dare cura a tutto campo.....e le famiglie dei disabili sono più che sole. Sotto tutti i punti di vista.

Basti pensare a quanti ce ne sono e a quanti se ne vedano in giro. Giusto per pensare.

Quindi probabilmente forse hanno fatto bene a non denunciare...ma forse, se la famiglia ha risolto chiudendolo, una denuncia avrebbe spinto la famiglia a prender atto di un problema che in quel momento non era in grado di affrontare prima di tutto emotivamente.

Questa è una di quelle situazioni in cui giusto e sbagliato non sono così dicotomici e definiti.

La vergogna è uno dei sentimenti (non emozione) che compongono in maniera violenta queste famiglie. E lo dico con partecipazione. Perchè la solitudine in cui si trovano, l'assenza di sostegni concreti e di servizi, specialmente rivolti alle fasce della disabilità adolescenziale e adulta è spaventosa. E pure vergognosa per una società che si vuol definire integrante...ma vabbè....

E anche questo è violento. Tanto violento. Non pensi?

Le prospettive...non sono riassumibili in una sintesi.

Credo di capire @spleen quel che intendi.
Soprattutto comprendo quella sensazione in fondo al tuo post.

La slealtà apre la questione della competizione. Che è un altro grande capitolo se vogliamo parlare di sociale.

Ma la sopraffazione, è una conseguenza di un tipo di competizione sleale. che fonda fra l'altro la tipologia di slealtà che hai descritto proprio in un uso non educato al consenso e quindi alla partecipazione del corpo. Ma resta nella sfera della competizione per le risorse.
Ed è anche storia che si ripete.

Educare i maschi a non considerare il corpo di una donna come uno strumento di dimostrazione di potere (attraverso la sua oggettivazione), si compenetra con l'educare le donne a non manipolare l'oggettivazione che i maschi fanno del corpo delle donne.
Che di fondo questo secolarmente le donne hanno imparato a fare. Per difesa. Per attacco.

Che è la stessa cosa che fa una moglie quando distesa nel letto subisce il marito che la penetra.
Entrambi sono perdenti.
Entrambi sono convinti di aver aumentato il loro potere in quella relazione.

E l'unico bilanciamento a questo genere di azioni è l'amore. (enorme ot su "l'ho fatto per teee" e sul "se tu...allora io").
Arrivando alle trasformazioni estreme dell'amore.

Fondamentalmente stanno nutrendo violenza.
Fondamentalmente hanno ritirato il consenso ma non l'hanno dichiarato.

Ti sei spiegato benissimo.

Io penso che la giungla sia imprescindibile.
Proprio per il nostro dna.
E penso che solo guardano e vedendo ci sia una qualche possibilità.

Non di trasformarla nell'eden...su una cosa han ragione i cristiani, in terra il paradiso non c'è, l'han messo nel posto giusto e l'han fatto nel modo giusto, eliminando il corpo e immaginando un mondo di puro spirito assente delle pulsioni dell'ombra.

Io non penso di voler girare lo sguardo, invece.
So che sono quella bestia lì.
come dicevo, le scimmie mi stanno sui coglioni...ma con questo non nego il mio esserlo per buona parte del mio dna.

E in questo caso, il mio consenso o dissenso...riguarda solo ed esclusivamente la mia spiritualità. (ma il mio corpo...non lo posso eludere, tanto vale includerlo) :)

EDIT: grazie...spero che la febbre stia passando :)...

o forse no, non diresti nulla riguardo alle altezze altrimenti ;)
 
Ultima modifica:

Brunetta

Utente di lunga data

isabel

Utente di lunga data
Certo che intravedo la sua violenza nel tuo racconto!

Ma li c'è la relazione fra di voi, di colleghi di lavoro , preesistente e che poi continuerà, dopo la pacca

Era un gesto destinato "a te" donna e collega, in virtù di una relazione preesistente e in prospettiva di un relazione conseguente .

Non a "un culo" piegato al punto giusto.
Ma a te.

È il contesto per me il discrimine, e in questo contesto quella pacca fa drizzare i capelli, e irrigidire i tuoi colleghi , e giustamente!

In questo contesto Di Empoli.. invece.... per me c'è una telecamera in diretta, che la fa da padrone
e un culo di.. boh.. Giovanna? Arianna? E chi lo sa

è un contesto totalmente diverso, senza passato e senza futuro ..senza relazioni

e con questo non voglio dire che non sia da punire , quel gesto.

Ma è imparagonabile nei più profondi significati, all'episodio che hai raccontato

Un motivo per cui lo avrebbe fatto.. da maschio, chiedi..
.. io non ce l'ho, davvero

E infatti nella telefonata di cruciani , mi son molto ritrovato nel suo disorientamento a rispondere.. perché io come lui non saprei come spiegare

Potrei solo pensare che forse la vista delle telecamere fa brutti scherzi al cervello .. e infatti c'è gente che ci ha lasciato le penne x il brivido di una acrobazia in diretta fb...
Io credo che il tipo allo stadio non abbia visto altro che una persona su cui farsi una risata.
Un qualcuno da umiliare.
Questa è comunque violenza.
Lo ha fatto usando il registro sessuale e non facendo "maramao" dietro alle spalle.
Non ha calcolato minimamente i significati dietro il suo gesto e le conseguenze dello stesso.
È spaesato e lo era anche prima...ma lui, ai miei occhi, non è la parte più interessante della vicenda.

Poi magari sì, ci sarà anche una sfumatura esibizionista.
Ma in cosa si sarebbe esibito?
Quale trofeo avrebbe portato a casa?

PS:
Eravamo lì da un mese, si condivideva solo la stanza.
Non esisteva alcuna relazione.
Io ero Giovanna, Arianna, Frescobalda e il tizio Marco, Luca, Matteo...boh.
I colleghi, compagni di stanza.
Ma in effetti questo non l'ho specificato. :)
 

Marjanna

Utente di lunga data
Non so.. non lo so Marjanna

Ma alla fine cosa c'è da dire? O da fare?

Se ci togli in culo che ha fatto partire 1000 sirene (aiutooo il culoooo) di episodi così nel mondo sportivo ne accadono a centinaia

Skorpio io non capisco dove vuoi arrivare.
Ti ho descritto all'inizio, senza influenze perchè non ne sapevo niente (ho anche aperto solo in seguito quel canale You Tube), cosa ho visto in quel video.
Poi ho letto dei commenti dove si va a parlare della legge sulla violenza sessuale, ma poi se si approfondisce il tema, a quanto pare no, non si voleva discutere di legge. Mi pare che si voglia portare il tutto a dibattito da mercato.
Si chiede a chiunque voglia rendersi partecipe di fare una valutazione morale dell'azione che vediamo nel video, ma che debba necessariamente oscillare tra violenza sessuale grave o goliardata.

Mi è venuta in mente una cosa (te pensa che l'avevo pure dimenticata, nessun trauma precisiamo, mi è tornata in mente ora): al liceo c'era un prof che aveva il vizietto di chiamarci a turno vicino la cattedra per darci spiegazioni, iniziava mettendoti una mano intorno alla vita, e praticamente ti inchiodava, perchè non potevi andartene, ti parlava, dava spiegazioni e intanto se ne viaggiava con la mano. Non è che arrivava proprio a toccarti il seno o dare una manata sulla chiappa, anche perchè poi leggermente ci spostavamo, tentando di divincolarci. Lo faceva con tutte, 16, 17 anni... Nessuna ha mai detto niente ai propri genitori. Al massimo tra noi dicevamo che faceva la piovra. Quando toccava che ti chiamava alla cattedra, ti toccava Skorpio.
Non vorrei dire una cavolata, ma lasciando da parte che eravamo minori, probabilmente in tempi passati sarebbe rientrato come atto di libidine violenta. Ora io dovrei dirti, che dal momento che non ritengo questo mi abbia portato danno, dovrei non essere favorevole al riconoscerlo neppure come atto di libidine violenta. Mica mi ha pestato? Insomma il classico prof maniaco, chi non ne ha mai avuto uno? Ti potrei pure dire che quello alla fine pur tastando spiegava, a differenza di altri che davvero non insegnavano niente.
Eppure credo che le mie parole, a fronte del mio racconto, non diano così tanta rassicurazione, specialmente per chi leggendo pensa che ha una figlia al liceo, o che lo inizierà a breve.

Penso che sarei una cretina ad esprimere un parere su un video in una chiacchera da mercato, ma chiacchera che ha il potere dei media, che potesse poi avere anche solo la frazione di un briciola nella rilevanza di una legge (anche se mi si dice "no no ma non parliamo della legge").
Siamo noi che stabiliamo cosa è normale, cosa è norma. Quella che viviamo ora è diversa dagli anni in cui siamo nati, cambierà ancora. Questo è inevitabile. Ma ciò che diciamo ha rilevanza, magari minima, ma ce l'ha.
 

Foglia

utente viva e vegeta
Non è un caso: è conseguenza inevitabile della legge. Cito dalla pagina di wikipedia di "Molestie sessuali":

Oggi in Italia la fattispecie di molestie sessuali si configura nel quadro della contravvenzione di "molestie" punita dall'art. 660 c.p..

Va tuttavia specificato che la sopracitata contravvenzione è stata ritenuta configurabile solo in presenza di espressioni verbali a sfondo sessuale o di atti di corteggiamento, invasivi ed insistiti, diversi dall'abuso sessuale. Qualora, infatti, le molestie comportino un contatto fisico, anche fugace, o limitino in alcun modo la libertà sessuale della vittima, si configura invece il reato di violenza sessuale, disciplinato dagli art.609 bis e seguenti del codice penale italiano. In particolare, la giurisprudenza ritiene di qualificare come violenza sessuale art.609 bis c.p. e non come molestie art.660 c.p., i toccamenti o palpeggiamenti delle natiche anche se sopra i vestiti e con finalità molesta e non di libidine[1].

La giurisprudenza ha recentemente ritenuto che integri il reato di violenza sessuale e non quello di molestie di cui all'art. 660 c.p. la condotta di chi, per soddisfare o eccitare il proprio istinto sessuale, mediante comunicazioni telematiche che non comportino contatto fisico con la vittima, induca la stessa al compimento di atti che comunque ne coinvolgano la corporeità sessuale e siano idonei a violarne la libertà personale e non la mera tranquillità[1].


Stante ciò, mettendo tutto sotto un unico cappello, diventa praticamente impossibile fare una distinzione tra un palpeggiamento e uno stupro in un parco coltello alla gola: a tutto si applica la stessa pena, sia come nome sia come punizione, e questo in virtù del fatto che il principio violato è lo stesso (la negazione del consenso), pertanto il reato deve essere lo stesso.

Ho provato a sollevare questa questione ma, come hai visto, ho solo meritato il biasimo generalizzato, da ultimo il fatto di essere "ridicolo".

Questa è la legge. E la società, attualmente, non è disposta a metterla in discussione. Punto.

E bisogna accettarla, almeno ufficialmente: nessuno la mette in discussione, pena lo stesso biasimo che ha colpito me però espresso a livello sociale, mettendo quindi a rischio la propria immagine.
In fondo, a me, di essere stato biasimato su un forum in cui non conosco nessuno né mai conoscerò nessuno mi importa una beata sega: mentre anch'io, se fossi un giornalista o un giurista, dovendo esprimere un'opinione sottoscritta con nome e cognome su un giornale, non direi quello che ho detto qui, ma avrei abbracciato l'opinione comune fottendomene, come tutti, dell'idiota che si becca la condanna per violenza sessuale: cazzi suoi. La mia immagine non vale la difesa della sua idiozia.

Edit: E come molti hanno fatto anche qui, eh? ;) In fondo, tra le persone che si conoscono, qui, non è diverso che stare in società...

Da qui il comportamento del tuo collega: è inevitabile. Lo capisco benissimo.

Come è inevitabile che in certi contesti si abbia paura a restare soli in ascensore con una donna (non è una leggenda metropolitana).

E come è inevitabile che ormai in praticamente tutte le università sempre più spesso i docenti evitino di restare soli con le studentesse e se proprio proprio ne entra una nel loro studio, le dicono di lasciare la porta aperta (e neanche questa è leggenda metropolitana...)
Ma sei poi così tanto sicuro che una ulteriore tipizzazione del reato, con una sua rubricazione a parte (li si potrebbe rinominare "stupro & co" da una parte e "violenza sessuale non sfociata in rapporti" dall'altra parte.... definizioni maccheroniche, eh, giusto per fare intendere il concetto, che il legislatore sarebbe certamente più bravo nel tradurre tutto ciò in terminologia) porterebbe a conseguenze meno "inevitabili"?

Secondo me, sarebbe l'esatto contrario. Anche a rubricare uno specifico reato sotto la voce "palpeggiamenti". Che da un certo punto di vista sarebbe anche auspicabile, perché vorrebbe dire che non sarebbe nemmeno più in discussione, per la società, il fatto che il palpeggiamento, ove viola il consenso, E' REATO. Ora ancora il tutto viaggia sotto "macrocategorie": e te figurati, se è stato persino possibile a una Cassazione (non al Tribunello di Canicattì, per intenderci ;) ) affermare che i jeans sono ostativi allo stupro (con una individuazione e delimitazione del consenso che non ha nemmeno tenuto in conto dello stato psicologico della vittima nel momento in cui si trova davanti un energumeno senza poter sapere fin dove questo si spingerà.... cosa che trovo bestiale, non la saprei definire altrimenti), immagina cosa possa spesso essere per i Giudici un palpeggiamento, in cui la vittima si trovi a dover DIMOSTRARE :cool: che lo stesso è avvenuto senza che ella vi abbia dato minimamente corso. Il tutto nel contesto e sotto il cappello di un reato che concede le più svariate attenuanti, e che vede la fattispecie del palpeggiamento a cavallo tra un delitto e una mera contravvenzione (propendendo per il primo).

Una rubricazione "a latere" sarebbe sicuramente prematura, nel nostro sistema, secondo me. Tuttavia concordo con te sul fatto che sarebbe auspicabile sotto molti punti di vista, non foss'altro per suggellare un riconoscimento anche formale, e non meramente giurisprudenziale, della fattispecie delittuosa. Chè altrimenti, metti che domani "passa" una Cazzazione (il termine è voluto :D ) che enuclea un principio "geniale" come quello che si è espresso a proposito di un paio di jeans, et voilà che il rischio che non sia nemmeno più un delitto (ma una mera contravvenzione) è bello e che concreto. Proprio a dirla tutta :). Perché la situazione attuale oggi è proprio quella di una fattispecie sul filo del rasoio tra la violenza (che ha una pena detentiva edittale) e una contravvenzione (dove la pena è esclusivamente pecuniaria), e il "passaggio" tra l'una e l'altra fattispecie per così dire derubricata è ahimé ancora frutto di cosa ne pensa la Giurisprudenza, che come ben saprai oggi ha un orientamento, domani ne ha un altro, ed è in ogni caso (per quanto voce autoritaria) eludibile da chi si trova a giudicare anche in primo grado.

In questo contesto direi che sarebbe pertanto più che auspicabile l'intervento del legislatore atto a creare un reato più tipico e tipizzato: ma come ho già detto, il diritto non è una roba che si inventa di sana pianta. Risponde a precise mozioni sociali (escluso che vi sia un interesse preminente di tipo istituzionale, come potrebbe essere l'introduzione di qualche nuovo delitto contro il patrimonio dello Stato, ad esempio), e considerato il punto in cui siamo (divisi nel chiederci se sia reato/delitto o meno, col "ma sì, ma su, ma dai...." :) ) direi che siamo ancora abbastanza lontani dal raggiungimento di questo scopo :cool: .

Questo sotto un profilo sociale.
Nel pratico, la criticità preminente (oltre che nei costi) sta nella formazione della prova :)
 

spleen

utente ?
Alla visita di leva al distretto fui arrembato da un signore che dopo aver attaccato bottone mi chiese di andare con lui "in villa". Da ragazzetto beneducato rifiutai con cortesia nonostante le sue insistenze, invece di mandarlo a cagare. Questa vale? :cool:
 
Top