Anzitutto grazie per questo confronto, il distinguo mi è utile
Credo (almeno parlo per me) che sia molto raro ciò di cui parli. C'è sempre (o quasi sempre) una certa.... contingenza?

che porta ad evitare di portare il 100% della espressione di sé. Io ho parti di me che difficilmente andrei a dire, anche in una relazione "libera" come quella con il mio amante. Sono parti molto profonde, che ho deciso (scelto) di tenere per me. Sai che mentre sto scrivendoti, mi sono fermata un attimo a riflettere, e ho capito pure PERCHE' mi sono tanto intrippata con il milanese, PUR SENZA AVERE QUASI MAI SCAMBIATO DUE PAROLE, sulla contingenza (non è un termine che scelgo a caso pure io) del quotidiano? E pure perché questa cosa mi ha fatto tanto incazzare.... Ha sfiorato queste parti di me, ci è andato molto vicino, le sa

(sono un implicito, eh, nel senso che non ne ho mai parlato per via diretta nemmeno a lui). E questo (dopo una inevitabile, grossissima incazzatura da parte mia, stile "ma come ti permetti?") ha fatto letteralmente colpo

Peccato solo di non essere riuscita a portare questa relazione giù dall'iperuranio
(Mi sto rileggendo, rileggo mille contraddizioni in ciò che ho scritto, eppure non saprei come meglio esprimerlo)
E' bella parola, contingenza.
Grazie a te per le riflessioni, tue e mie
Io uso coincidenza, nel senso della casualità degli accadimenti che senza intenzione o controllo si legano e si slegano fra di loro, come ci fosse un filo invisibile.
A me piacciono i fili invisibili!!
Ci sono momenti nella vita, o perlomeno nella mia storia di vita io li rilevo chiaramente, in cui si forma una sorta di "nodo", un punto incui i fili si aggrovigliano tutti insieme e tirandone uno pensando di sciogliere una cosa ben precisa, si scatena tutta una serie di accadimenti che riscrivono la direzione che si stava precedentemente seguendo.
Io ho imparato a seguire, quando accade. Quando cito Alice di là dello specchio è un po' questo il riferimento.
Si va...e basta, lasciandosi portare.
Nella mia esperienza di solito sono momenti intensi, ricchi di spunti ed opportunità. E soprattutto...PAURA.
La differenza fra cercare e trovare.
Se ne parlava con
@spleen non ricordo quando. Io sono una trovatrice, più che una cercatrice.
Probabilmente per la mia tendenza cadere negli specchi

Uscendo dal pensiero magico, si possono chiamare punti di biforcazione: una piccola variazione dei valori dei parametri porta ad un cambiamento qualitativo o topologico del sistema, ovvero un cambiamento del numero dei punti di equilibrio o della loro qualità. (ovviamente...può portare anche alla catastrofe!)
Alcuni incontri portano per direttissima lì.
G., per esempio, mi ha sbattuta per direttissima...il calcio in culo finale di cui avevo bisogno per arrivarci invece che vagarci intorno come stavo facendo e l'ho trovato per contingenza...tipo che guardavo dalla finestra osservando l'arcobaleno e il riflesso sul vetro mi ha fatta girare e incontrare il suo sguardo. Tu contingenza, io coincidenza.
E ho riconosciuto, con tutto il sistema originario che urlava "allarme!! allarme!", che se mi fossi fatta sfuggire quell'occasione di incontro avrei perso roba importante per me.
(quindi sono andata, anche se non volevo andare...è comico, adesso, quando penso alle difese che metteva in atto la mia mente anche soltanto quando mi incamminavo per andare da lui...veramente ridicolo e tenero)
Non volevo andare...ma avevo bisogno di andare. E lui era un "passaggio inatteso".
La famosa differenza fra ciò che si vuole (e si persegue) e ciò di cui si ha bisogno (e spesso si evita, perchè fa scattare difese profonde)
Ed era roba importante a prescindere da ogni mia o sua attesa a riguardo. Non era neanche importante dove ci avrebbe portati.
Non era il COSA. Era il COME.
Certo che è come dici...è raro stare in relazioni dove autenticamente ci si mette a nudo.
Che è poi il motivo per cui ritengo che l'uso di "sono totalmente me" sia abusato. Credo che spesso e volentieri venga utilizzata quella descrizione, in particolare per quanto riguarda il virtuale, quando semplicemente si sta sperimentando un accenno di libertà al dire quello che si pensa. Accenno.
(la prima grossa differenza è non semplicemente dire quello che si pensa ma come lo si pensa

...e questo avviene molto, molto raramente)
Il black mirror fa scherzetti interessanti a riguardo. La sensazione è amplificata. Ma non si sta realmente parlando con l'altro...l'altro uno specchio amplificato, si parla con sè.
E credo che le persone siano talmente poco abituate a stare sole, a navigare nel proprio niente interiore, che facciano confusione fra sè e l'altro.
E allora capita che un semplice "uh, mi sto raccontando come non farei al bar" diventi "ooohhhh....ma che relazione incredibile ho con questo/a".
Dal vivo, nella quotidianità...è ben più complesso quel come. Ben più denso. Ben più faticoso e spaventoso.
E soprattutto ben più legato ad attribuzioni e attese e anticipazioni. E giudizi.
E' raro aprirsi.
E' raro che in una relazione si possa semplicemente essere.
E' altrettanto raro "riconoscere" nell'altro una sincronia e risonanza, come quando si butta una pietra nello stagno.
Che è poi il motivo per cui ti scrivevo...ma che cazzo te ne frega di come finisce, di quello che vuoi, di quello che pensi sia o potrebbe essere...vai a vedere.
E' una occasione. Per sè.
SE poi fa incazzare....eh beh. Sono scattati gi allarmi....ergo c'è roba da discutere. ERgo....cadere nello specchio è una buona opzione per variare il sistema conosciuto.
Conoscenza.
Di sè.
Tornando al topic...proprio perchè è raro, proprio perchè non si cerca ma si trova...se becco che i Tuoi (generale) COME vanno in direzione opposta e contraria a quella rarità non ho remore a salutare. So già che diventerai un carico.
Il COME una persona gestisce se stessa...significa in questo caso ben più del cosa.
Ecco perchè non è uno sbaglio da recuperare, per cui scusarsi.
E' il tuo COME.
Va benissimo così come è.
Il punto è che io a quel punto già so che non va nella direzione che mi interessa.
Non è un come che mi fa vedere i riflessi con la coda dell'occhio.
Ergo...salut.