Personalmente non sento il bisogno di stordirmi e (frammentarmi?

) per fare una pausa, sono già abbastanza frammentato di mio e la pausa mi serve di solito per riflettere sui pezzi.

Ultimamente poi non sento nemmeno il bisogno di appartenere a qualcosa.
Non che non sia più o meno consapevole e persino incuriosito nel definire cio che sono attraverso il percorso storico e culturale che mi ha influenzato. (Influenzato e non generato.
Sono anche un mammifero e possideo una etologia di specie che la cultura può modificare ma non sopprimere).
Semplicemente non sento il bisogno di identificarmi in qualcosa che non sia me stesso e per l'appunto il mio percorso.
Il corpo sociale a cui sei appartenuto perseguiva gli stessi bisogni di chi partecipa ad un rave.
Ed è fisiologica che passata l'adolescenza quei bisogni cambino.
Anche voi frammentavate il vostro io (il conflitto fra il vecchio e il nuovo) e stordivate la vostra coscienza.
E' una forma della ritualità vecchia come il mondo.
Come ci sta che il bisogno di appartenenza cambi mano a mano che passano gli anni.
Da adolescente e giovane adulto immagino invece che fosse forte quel bisogno. Non a caso ti racconti come appartenente alla generazione dibattuta e dibattente.
E' un compito evolutivo. Inevitabile.
Che poi venga tradotto a seconda della cultura di appartenenza, del tempo storica, dello stato psicologico e biologico sono variabili poco importanti.
Paradossalmente il passaggio di appartenenza che manifesti da quando ti conosco è nel tuo grassetto...è da quando ti leggo si manifesta in modo sempre più marcato.
Il sottolineato è semplicemente individuazione.
Fin da bambina, e penso sia quello che mi ha permesso di non finire rinchiusa da qualche parte nei deliri adolescenziali, è stato il mio istintivo senso di appartenenza non tanto al genere umano quanto alla Natura e ai cicli di Vita/Morte/Vita.
Ho avuto la fortuna di avere una parte di famiglia più o meno inconsapevolmente pagana. Animista potrei quasi dire.
Che a suo modo ha celebrato la Morte e la Vita legata alla Morte.
Ho avuto un istintivo rigetto per la superstizione cattolica, che anche faceva parte della famiglia.
E ho avuto la fortuna di incontrare, fra quelli che tu mi hai suggerito potessero essere altri padri oltre al mio, persone che mi hanno mostrato una spiritualità che si sposta dalla religiosità e si apre...al deserto dell'anima.
Ero poco più che adolescente. E penso che quella persona mi abbia dato una sorta di rimedio per il mio mal di anima.
Per brevissimo tempo ho fatto affidamento su un unico dio, non mi ha mai convinta fino in fondo, neanche nel mio momento di massima vicinanza a quella forma di religiosità...e anzi, proprio in quel momento ho colto quanto fosse riduttivo e dispotico e soprattutto distopico.
Soprattutto per brevissimo tempo ho fatto affidamento sul nuovo dio.
Ho sempre preferito i vecchi dei. E continuo a preferirli.
La vedi la differenza?
In relazione all'appartenenza al corpo sociale, e in relazione alla relazione con me stessa e con gli altri individui.