Nel contesto di cui racconta etta soffrono di una cronica mancanza di personale. Oltre che di una cronica mala formazione del personale che hanno a disposizione.
Nelle cooperative è assunta da anni gente "iscritta a scienze dell'educazione" (ossia una laurea che manco esiste più come era ai tempi dell'assunzione di quegli iscritti).
Il suo ambiente è un ambiente in cui si passa per "farsi le ossa" e poi si va oltre.
Non avere uno stipendio che permette di vivere dignitosamente non trattiene chi è in grado di lavorare ed essere riconosciuto almeno il tanto che basta ad avere uno stipendio che superi i 1000 euro. (di mica molto ma almeno un po').
Ci sono assistenti (che è quello che faceva la etta) che per 46 ore alla settimana percorrendo km e km per spostarsi fra i luoghi di lavoro a cui sono assegnate senza la minima progettazione di territorio guadagnano a malapena 900 euro. Che ci fai con 900 euro? (dovendone spendere in benzina una parte per lavorare? è gente che paga per lavorare).
Questa gente, formata, ad un certo punto si rompe le balle e cambia.
Anche a costo di rinunciare a fare un lavoro che ama e andando a fare altro. Che so...la segretaria in qualche azienda.
O occuparsi di risorse umane per dire.
Restano le tipo etta.
E etta, te lo assicuro, non è neanche la peggio.
C'è gente assunta che avrebbe a sua volta bisogno di assistenza.
Ma serve coprire buchi, lasciati tali dalle istituzioni.
Sorvolo sulle modalità di appalto (a ribasso...il che significa stipendi a ribasso per i lavoratori) e su come evolveranno nei prossimi anni.
Già lo scorso anno qui da me hanno assaggiato un inizio di quel cambiamento e non è stato piacevole. Nè per i lavoratori nè per gli utenti.
Sono diventata cinica...una come etta (non etta, una come lei), meglio dia il minimo...che se prova col massimo potrebbe fare peggio.

Quelle come lei fanno fondamentalmente badantaggio.
Non lavorano in senso proprio dal punto di vista educativo. E nessuno se lo aspetta fra l'altro.
Neanche quasi più nella scuola ormai.
Ogni tanto qualcuno si lamenta (dai una occhiata ai giornali di settore, lettere alla redazione da parte di famiglie) ma la risposta è praticamente sempre quella "carenza di personale, leccarsi le dita che almeno c'è la copertura". E in alcuni casi salta anche la copertura.
Questa è una di quelle situazioni in cui è meglio piuttosto che il niente.
La presenza di qualcuno che non lavora in senso stretto ma almeno sorveglia permette un po' di respiro alle famiglie.
Poi concordo col tuo discorso. Lo sai.
Ma la condizione in giro è desolante. Ed è sempre peggio.
Io trovo scandaloso che i fragili siano considerati la latrina dei lavoratori.
Che si consideri non lavoratore degno di stipendio dignitoso, tirando a ribasso, perchè lo ripeto, lavorare con i fragili richiede una alta specializzazione e formazione e non è sufficiente un percorso universitario per averla, chi lavora coi fragili e si sovrapponga il buon cuore alla formazione.
Ribassando anche la dignità sociale data ai fragili (vabbè dai...mettiamogli lì qualcuno "buono" che è già sufficiente. )
Che ai fragili non solo non vengano assegnate risorse, ma vengano tolte.
Che tutto venga scaricato sulle famiglie.
Nella costante distruzione delle reti sociali.