Ho letto stamani la intera discussione.
Dieci giorni fa è venuto meno, indirettamente per uno di quei tumori che possono capitare agli uomini, un caro amico che, giusto otto anni fa aveva scoperto - attraverso SMS scambiati tra moglie e collega di ufficio - di essere stato tradito. Aveva cercato di perdonare, ma era durata la pace poche settimane.
La moglie non accettava di dare spiegazioni a lui che le chiedeva e gli ricordava che erano "fatti suoi dei quali non si doveva impicciare". E non ha fatto nessun gesto che attestasse la fine della relazione extra-coniugale (come chiedere il trasferimento dall'ufficio). Era lei che "pretendeva" di non aver fatto niente di male e non voleva accettare alcun dialogo con il marito. Non voleva essere giudicata da marito e figli.
Tempo due mesi e lei se n'è andata di casa, lasciando marito e figli (il più piccolo 16 anni).
Per giungere al succo della vicenda, lui ha chiesto ed ottenuto la separazione con addebito.
I figli sono rimasti con il padre e non hanno voluto più vedere la madre, la quale ha provato a sostenere che fosse il marito che li aveva aizzati contro di lei.
Invece, erano stati i figli a scoprire il tradimento della madre ed a fornire al padre ogni prova dei comportamenti scorretti della loro madre.
Morale della storia.
Lui, il mio amico, si è dannato per questi otto anni, roso dalla rabbia di un tradimento che avrebbe perdonato se la moglie fosse tornata con lui. Ma lei, non aveva cercato alcun perdono, aveva solamente rifiutato di assumere qualsiasi responsabilità (perché lei era titolare del proprio corpo e decideva con chi fare sesso).
Lui è morto. Di sicuro la rabbia che ha continuamente provato gli ha reso infelici gli ultimi anni di vita e non ha favorito l'esito delle cure che ha intrapreso per combattere il tumore.
Lei è viva, continua a vedersi con lo storico amante. E si prenderà pure la pensione di riversibilità.
Alla fine, per quello che mi riguarda, tanto valeva per il mio amico di voltare pagina e cercare di vivere decentemente.