danny
Utente di lunga data
Ah, non lo capisco.La frase che hai scritto l’ho già letta più volte legata a femminicidi (termine che non cambia quello che è il rapporto con la legge, ma che è ormai in uso quando si parla della morte di una donna, in un rapporto di ambito affettivo) ma fatico a capirla. Potrei ripeterla a papera, ma non la capisco.
Come ho scritto in precedenza mi viene al massimo in mente un bambino molto piccolo, che prende un gioco, la mamma gli dice "restituisci il gioco a X", e lui quel gioco lo lancia. Non riesco neppure a immaginare che lo rompe per dirti.
Anche in ciò che chiamiamo folle, ci sono delle spiegazioni logiche, di un processo che vive una persona. Io sta frase "se non vuoi più essere di mia proprietà, allora farò in modo che tu non possa essere proprietà di nessun altro", mi ripeto, non la capisco.
O provi a spiegarmela in qualche modo o non so...
Io alla fine ho pure accettato il tradimento di mia moglie.
Però ricordo che mia nonna distruggeva le cose buone prima di buttarle via perché. non voleva fossero di altri.
Una cultura che non mi appartiene, io faccio esattamente il contrario.
Però nel momento in cui si oggettivizza una persona, uomo o donna, passare alla proprietà è solo una questione di limite che ci si dà.
Il problema è considerare l'altro funzionale come un oggetto.
LO si vede anche qui nei confronti sia di uomini che di donne talvolta.
