Espressioni culturali

Andromeda4

Utente di lunga data
Non c’ero arrivata.
Io non studiato il greco e non conosco né il russo, né la grafia del francese, che devo sempre verificare.
Non mi sconvolge la non conoscenza del latino. Mi sconcerta sempre il voler usare termini che non si conoscono, soprattutto non verificare sul web, sempre disponibile.
Io conosco espressioni latine e di greco antico fin dalle elementari. Ho avuto una buona maestra, non tanto in termini di citazioni, quanto perché ci ha (a tutti in classe, quindi non credo di essere io l'eletta a ricordare, semmai mi aiuta molto la curiosità in genere) insegnato a capire, a vedere le cose in profondità, anche quello che in apparenza può non essere utile al momento.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Diciamo che già la lettura di Topolino era funzionale all'ampliamento del lessico (pensa all'uso termini come ammaliare o assa fetida) e delle conoscenze (dai riferimenti a Dickens ai grandi classici come la Divina Commedia l).
Topolino era meraviglioso, anche per il lessico, facilmente veicolato dalle immagini.
Ma le persone adulte che lo hanno letto sono molto meno di quello che si suppone.
Tutti tendiamo e ancora di più tendevano da bambini o ragazzini ad assolutizzare l’esperienza personale.
Certamente le poche possibilità di vedere spettacoli o di leggere, portavano a mettere in comune le proprie esperienze e a trovare spesso interlocutori che le potevano commentare con noi.
Basti pensare a come gli sceneggiati della RAI diventassero argomento di conversazione a scuola, così come Canzonissima e Sanremo. Cosa adesso praticamente impossibile.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Io conosco espressioni latine e di greco antico fin dalle elementari. Ho avuto una buona maestra, non tanto in termini di citazioni, quanto perché ci ha (a tutti in classe, quindi non credo di essere io l'eletta a ricordare, semmai mi aiuta molto la curiosità in genere) insegnato a capire, a vedere le cose in profondità, anche quello che in apparenza può non essere utile al momento.
Buon per te.
 

danny

Utente di lunga data
Topolino era meraviglioso, anche per il lessico, facilmente veicolato dalle immagini.
Ma le persone adulte che lo hanno letto sono molto meno di quello che si suppone.
Tutti tendiamo e ancora di più tendevano da bambini o ragazzini ad assolutizzare l’esperienza personale.
Certamente le poche possibilità di vedere spettacoli o di leggere, portavano a mettere in comune le proprie esperienze e a trovare spesso interlocutori che le potevano commentare con noi.
Basti pensare a come gli sceneggiati della RAI diventassero argomento di conversazione a scuola, così come Canzonissima e Sanremo. Cosa adesso praticamente impossibile.
Topolino aveva una tiratura incredibile.
Arrivò fino al milione di copie per numero, con una quantità di lettori ovviamente superiore.
Oggi credo sia sulle 30.000.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Topolino aveva una tiratura incredibile.
Arrivò fino al milione di copie per numero, con una quantità di lettori ovviamente superiore.
Oggi credo sia sulle 30.000.
Il crollo c’è stato quando sono arrivati i cartoni animati in tv e poi i canali dedicati.
Anche noi adulti e lettori vediamo più film di quanto lèggiamo.
Ripeto che a me preoccupa maggiormente la mancanza di condivisione e il fatto che non esista più una base culturale, anche popolare, comune perché non solo i giovani non ascoltano, ma i vecchi non raccontano e trovano normale non comunicare, non riflettere.
Mi pare che, benché mascherata da nostalgia, riveli un senso di inferiorità nei confronti dei giovani.
 

spleen

utente ?
DISCLAIMER Questo post è dedicato SOLO alle esperienze personali. Sono sopratutto le esperienze personali documentate a confonto anche in ambito scientifico alla base di ogni ricerca che diverrà di interesse generale.



Mia figlia mi incarica di comprare una rivista, L'internazionale, su richiesta di un prof dichiaratamente di sinistra.
Le edicole vicino a casa hanno chiuso, così prendo l'auto e faccio un giro.
Alla prima, a 2 chilometri, superata la parte iniziale di giochini e allegati, tra le quattro riviste in croce mi confermano che quella non c'è. Alla seconda, a 3 km, che non vendono più riviste. La terza a 3,5 km è chiusa. Il supermercato... Vabbè, guardate la foto. A 3,4 km dall'altra parte le edicole non ci sono più. All'ultima trovo un panorama desolante di una decina di riviste, tra cui una Famiglia Cristiana in formato tascabile. Il tipo a cui chiedo afferma di essere lì per caso, di non sapere di che rivista si tratti, così telefona al titolare e mi informa che la rivista non esiste più da 3 mesi.

Questo panorama è molto simile per le altre attività legate alla cultura: librerie, scomparse, negozi di dischi, teatri, cinema. Io ho smesso di andare al cinema locale perché era sempre vuoto e dovevo portarmi una coperta per il freddo. Pure per Checco Zalone c'erano 4 gatti. Da attività collettiva era diventata ormai deprimente. Il vuoto in sala è piacevole fino a un certo punto: io poi amo guardare le espressioni delle persone al termine dei film. Le scuole di musica residue vivacchiano, perché nel frattempo le altre hanno chiuso, ma devono fare i salti mortali, costituendo associazioni e aumentando le rette, ma trovare un negozio che ti venda le corde per una chitarra è impossibile.
In compenso ieri sera in un locale in cui si balla, si mangia, si beve, tanto, e forse si tromba c'era da sgomitare.
Obiettivamente bisogna solo adeguarsi.
E forse tra L'internazionale e due Cuba Libre magari è pure meglio l'ultimo.
Ignoranti ma trombanti?
Un bel dilemma per il futuro.
E voi?
Avete visto una crescita delle attività legate alla cultura durante l'arco della vostra vita (non gli ultimi due mesi...)?
Se si', quale e dove, che magari mi trasferisco, che qui alla pensione non ci arrivo più lavorando...
E si tromba pure pochino, in generale. 😂
Il medico mi prescrive un farmaco, abbastanza comune del resto.
Non lo ha nessuna farmacia della zona.
Devo attendere che telefonino a qualche sperduto magazzino cui avanza qualche scatola, giorni dopo, delle due scatole prescritte me ne danno una. Per l'altra dovrò aspettare, la farmacista mi dice candidamente che ci sono grossi problemi in generale per gli approvigionamenti.
Ecco, faccio fatica ad adeguarmi. 😁
 

spleen

utente ?
A parte tutto vedo da diversi anni un po' di fermento attorno alle associazioni culturali. Un tempo erano (eravamo) quattro gatti. Oggi perlomeno vengono organizzate un buon numero di serate, con discreta partecipazione, soprattutto di giovani.
 

Brunetta

Utente di lunga data
A parte tutto vedo da diversi anni un po' di fermento attorno alle associazioni culturali. Un tempo erano (eravamo) quattro gatti. Oggi perlomeno vengono organizzate un buon numero di serate, con discreta partecipazione, soprattutto di giovani.
I Festival letterari, della filosofia o della scienza vengono organizzati un po’ ovunque e, se non si prenota con mesi di anticipo, non si trova posto.
Ma anche i concerti pop riempiono stadi e palasport.
Cambiano i gusti. Il Vigorelli a Milano era strapieno per il ciclismo, adesso credo di no.
 
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danny

Utente di lunga data
Il medico mi prescrive un farmaco, abbastanza comune del resto.
Non lo ha nessuna farmacia della zona.
Devo attendere che telefonino a qualche sperduto magazzino cui avanza qualche scatola, giorni dopo, delle due scatole prescritte me ne danno una. Per l'altra dovrò aspettare, la farmacista mi dice candidamente che ci sono grossi problemi in generale per gli approvigionamenti.
Ecco, faccio fatica ad adeguarmi. 😁
Per i farmaci ultimamente sì. Tempo fa la ragione era il packaging.
 

danny

Utente di lunga data
I Festival letterari, della filosofia o della scienza vengono organizzati un po’ ovunque e, se non si prenota con mesi di anticipo, non si trova posto.
Ma anche i concerti pop riempiono stadi e palasport.
Cambiano i gusti. Il Vigorelli a Milano era strapieno per il ciclismo, adesso credo di no.
Sono eventi.
La gente si reca agli eventi per tante ragioni, non necessariamente culturali, non diversamente da quando si cercavano conoscenze al piano superiore della Hoepli.
Io li fui abbordato anni fa da una ragazza molto carina.
Ma all'epoca ero assolutamente votato alla fedeltà.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Sono eventi.
La gente si reca agli eventi per tante ragioni, non necessariamente culturali, non diversamente da quando si cercavano conoscenze al piano superiore della Hoepli.
Io li fui abbordato anni fa da una ragazza molto carina.
Ma all'epoca ero assolutamente votato alla fedeltà.
Anch’io fui abbordata da Feltrinelli.
Adesso potrei provare alla casa Giuseppe Verdi 😂
 

iosolo

Utente di lunga data
Nell'era digitale è normale che l'edicole siano ormai retaggio del passato, avendo tutti i giornali, tutte le riviste, opinioni e informazioni ad un click, ma questo può avere anche i suoi vantaggi. Abbiamo una quantità unica di informazioni, a cui possiamo accedere: di qualsiasi posto, luogo, lingua e tempo. Fatti storici, personaggi pubblici, manuali e idee. C'è solo da cercarlo. Ed è democratica come cosa, l'informazione è lì per chi la vuole, per chi è curioso, non servono nemmeno tantissimi soldi, cosa per esempio che era il mio limite almeno fino all'età adulta. Come una immensa biblioteca, senza limiti.

Per quanto riguarda invece le altre attività culturali, forse vivendo in una grande città, c'è sempre molto da fare. Forse meno di prima, ma ripeto, la sensazione che ho, che molti eventi sono più alla portata di tutti di quando io ero più piccola, in cui solo alcuni avevano accesso a tale manifestazioni, indirizzate a un gruppo scelto e limitato di persone, tutte proveniente magari dal medesimo ambiente, ma considerato che io mi sento un po' parte di quel "tutti" non me ne dispiaccio.
 

danny

Utente di lunga data
Di fatto è proprio quell'avere a disposizione in maniera apparentemente gratuita 'tanto' che crea il problema.
È negli spazi limitati che si approfondisce.
È come avere tante donne o una sola.
In quale delle due situazioni il rapporto può diventare più profondo?
Altra valutazione è che la cultura non può essere gratuita.
È un prodotto, per cui giornalisti, scrittori, musicisti, sceneggiatori, disegnatori etc. devono essere ben pagati.
Il web ha limitato molto quest'ultima componente, di fatto la qualità di ciò che si produce.
Quantità e scarsa remunerazione sono importanti limiti.
Altri fattore, è la durata nel tempo.
Tutto ciò che c'è on line non è nostro.
Io ho riviste anche di 100 anni fa. Accedo a un archivio diretto personale tramandabile, mentre sono scomparse tantissime fonti di informazione in rete negli anni.
 
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perplesso

Administrator
Staff Forum
I Festival letterari, della filosofia o della scienza vengono organizzati un po’ ovunque e, se non si prenota con mesi di anticipo, non si trova posto.
Ma anche i concerti pop riempiono stadi e palasport.
Cambiano i gusti. Il Vigorelli a Milano era strapieno per il ciclismo, adesso credo di no.
il ciclismo su pista all'aperto è sostanzialmente morto, il Vigorelli oggi è lo stadio del football americano di Milano
 

perplesso

Administrator
Staff Forum
Nell'era digitale è normale che l'edicole siano ormai retaggio del passato, avendo tutti i giornali, tutte le riviste, opinioni e informazioni ad un click, ma questo può avere anche i suoi vantaggi. Abbiamo una quantità unica di informazioni, a cui possiamo accedere: di qualsiasi posto, luogo, lingua e tempo. Fatti storici, personaggi pubblici, manuali e idee. C'è solo da cercarlo. Ed è democratica come cosa, l'informazione è lì per chi la vuole, per chi è curioso, non servono nemmeno tantissimi soldi, cosa per esempio che era il mio limite almeno fino all'età adulta. Come una immensa biblioteca, senza limiti.

Per quanto riguarda invece le altre attività culturali, forse vivendo in una grande città, c'è sempre molto da fare. Forse meno di prima, ma ripeto, la sensazione che ho, che molti eventi sono più alla portata di tutti di quando io ero più piccola, in cui solo alcuni avevano accesso a tale manifestazioni, indirizzate a un gruppo scelto e limitato di persone, tutte proveniente magari dal medesimo ambiente, ma considerato che io mi sento un po' parte di quel "tutti" non me ne dispiaccio.
non so cosa tu intenda per informazione. i giornali non li legge più nessuno manco online. anche perchè quelli un tempo considerati autorevoli, sono di proprietà di 2-3 gruppi al massino e sono praticamente indistinguibili se non per la cronaca locale e sportiva. è per questo che le edicole chiudono
 

Brunetta

Utente di lunga data
Di fatto è proprio quell'avere a disposizione in maniera apparentemente gratuita 'tanto' che crea il problema.
È negli spazi limitati che si approfondisce.
È come avere tante donne o una sola.
In quale delle due situazioni il rapporto può diventare più profondo?
Altra valutazione è che la cultura non può essere gratuita.
È un prodotto, per cui giornalisti, scrittori, musicisti, sceneggiatori, disegnatori etc. devono essere ben pagati.
Il web ha limitato molto quest'ultima componente, di fatto la qualità di ciò che si produce.
Quantità e scarsa remunerazione sono importanti limiti.
Altri fattore, è la durata nel tempo.
Tutto ciò che c'è on line non è nostro.
Io ho riviste anche di 100 anni fa. Accedo a un archivio diretto personale tramandabile, mentre sono scomparse tantissime fonti di informazione in rete negli anni.
Vero anche questo.
Ma non è che avere in mano fonti dirette (esistono però le biblioteche centrali) sia garanzia delle stesse.
So che non è necessario postare i giornali e le trasmissioni televisive nei giorni e mesi seguenti la strage di Piazza Fontana.
 

iosolo

Utente di lunga data
non so cosa tu intenda per informazione. i giornali non li legge più nessuno manco online. anche perchè quelli un tempo considerati autorevoli, sono di proprietà di 2-3 gruppi al massino e sono praticamente indistinguibili se non per la cronaca locale e sportiva. è per questo che le edicole chiudono
Qualcosa online e non a pagamento ancora si trova. Poco ma se si cerca si trova.
Tutte le persone che conosco, almeno il giornale lo leggono e se ne discute, fosse solo che la notizia ti arriva come un post facebook.
 
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danny

Utente di lunga data
Qualcosa online e non ha pagamento ancora si trova. Poco ma se si cerca si trova.
Tutte le persone che conosco, almeno il giornale lo leggono e se ne discute, fosse solo che la notizia ti arriva come un post facebook.
Ti arriva quello che ti deve arrivare.
Facebook non è assolutamente imparziale.
Vero anche questo.
Ma non è che avere in mano fonti dirette (esistono però le biblioteche centrali) sia garanzia delle stesse.
So che non è necessario postare i giornali e le trasmissioni televisive nei giorni e mesi seguenti la strage di Piazza Fontana.
Prova a leggere un CdS degli anni '50 e uno di adesso.
Il confronto, ti assicuro, è molto interessante.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Qualcosa online e non a pagamento ancora si trova. Poco ma se si cerca si trova.
Tutte le persone che conosco, almeno il giornale lo leggono e se ne discute, fosse solo che la notizia ti arriva come un post facebook.
Quello di cui si sente la mancanza non sono le notizie, ma la riflessione sui fatti.
Ma vi sono molte risorse in questo ambito. Bisogna cercarsele.
Meglio di quando si dovevano fare chilometri per raggiungere una biblioteca e impiegare ore per trovare documenti.
Per cercare la notizia di Chernobyl su i quotidiani d’epoca ero andata in centro e avevo fatto ricerca su microfilm e poi richiesta di stampa.
Adesso ci ho messo un minuto.
 
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