L'età

Varlam

Utente di lunga data
Come in tutte le cose non c'è mai un'unica causa, pensare che la causa sia il regolatore non mi sembra sufficiente, il motore della faccenda è stata la propensione a contrarre debiti ben oltre le capacità di solvibilità e questa è una faccenda che riguarda le aspettative pompate che stavano nella testa della gente, dei consumatori, degli operatori economici e politici.

La faccenda della globalizzazione è un altro aspetto di questa euforia verso il facile ottimismo, verso la ricerca di nuovi mercati da un lato, verso la ricerca di manodopera a basso costo da un altro.
Le multinazionali (tutte) ci hanno marciato per un ventennio su questo paradigma, basti solo pensare a cosa abbia significato il mercato del lusso per le imprese che vendono in Cina, o come la stessa sia diventata la base produttiva di colossi come Apple.
Prima che un risultato politico (da parte di una politica che conta sempre meno difronte alla economia di mercato) la globalizzazione è stata forzata da chi ha fatto affari. Colossali affari.
Che poi la cosa sia in parte rientrata a causa del nazionalismo (guarda caso) di Cina e Russia è un'altra faccenda, è attualità, ci siamo messi nella miope condizione di dover uscire dalla dipendenza da fornitura di materie prime e produzioni a costi vantaggiosi da paesi tutt'altro che assoggettati e assogettabili a logiche come le nostre, occidentali.

Sinteticamente queste cose non le dico solo io, sia ben chiaro, per esempio basta leggersi i libri che Rampini, giornalista che in Cina e Usa ci ha vissuto ha scritto ultimamente.
Sono lontani i tempi in cui un Dalema in visita in Cina predicava che si sarebbe dovuto andare a produrre là e che noi ci saremmo dovuti nutrire di economia virtuale.
:) Virtuale stocazzo.
Chiaro che le cause sono sempre molteplici, ma distinguiamo tra un prima e un dopo.
E il prima e il dopo sono i regolamenti che hanno concesso a clienti non affidabili ( subprime , cioè con pregressi di morosità)
di aprire un mutuo , spesso garantito da da Fannie Mae e Freddie Mac, di fatto sotto il controllo pubblico , infatti ripianate.

Per me la globalizzazione è una cosa innanzitutto positiva , visto che ha permesso a milioni di persone di non morire di fame.
Chiaro che le aziende hanno visto un’ opportunità , ma anche noi di acquistare merci a prezzo più basso.
Sai quanto saresti più povero se dovessi acquistare solo prodotti costruiti in occidente ?

Le multinazionali hanno potere di lobby e vanno seguite da vicino.
Ma di che marca è il tuo cellulare ? La tua automobile ?
La macchina per la TAC e le sue parti, pensi le possa produrre un artigiano ?

La miope condizione di avere forniture di materie prime e produzioni a costi vantaggiosi si chiama progresso, non sai quanto sarà doloroso
dovessimo tornare indietro.

Rampini no , ti prego

 

Varlam

Utente di lunga data
Per questo tutti i modi che tendono a trasmettere la cultura si mobilitano.
Ma non si tratta di una mobilitazione manipolatoria volontaria, se non in parte, prevalentemente chi lo fa ci crede.
I faraoni credevano di avere origini divine e il popolo era convinto.
Avendo qualche possibilità in più per ragionarci, ora potremmo farlo.
Basta che si mobilitino con le idee e soprattutto con le motivazioni giuste, evitando di buttare il bambino con l’ acqua sporca.

Altre volte è andata male.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Basta che si mobilitino con le idee e soprattutto con le motivazioni giuste, evitando di buttare il bambino con l’ acqua sporca.

Altre volte è andata male.
Sei più fiducioso di me.
Io osservo.
Sono spariti fenomeni che parevano inarrestabili.
Anche Baggio non gioca più…
 

danny

Utente di lunga data
a) 1 su 10 ha invecchiamento di successo. 9/10 no 🤷🏻‍♀️
Stiamo parlando di ultra ottantenni che fanno sesso. 1 su 10 è un ottimo risultato.
Qui abbiamo coppie sposate di 50enni che non lo fanno.
Se andiamo a prendere per buona una ricerca del Kinsey Institute la frequenza maschile dei rapporti sessuali con tutti i partner disponibili over 50 é:



Screenshot_20240405_185459.jpg
 

spleen

utente ?
Chiaro che le cause sono sempre molteplici, ma distinguiamo tra un prima e un dopo.
E il prima e il dopo sono i regolamenti che hanno concesso a clienti non affidabili ( subprime , cioè con pregressi di morosità)
di aprire un mutuo , spesso garantito da da Fannie Mae e Freddie Mac, di fatto sotto il controllo pubblico , infatti ripianate.

Per me la globalizzazione è una cosa innanzitutto positiva , visto che ha permesso a milioni di persone di non morire di fame.
Chiaro che le aziende hanno visto un’ opportunità , ma anche noi di acquistare merci a prezzo più basso.
Sai quanto saresti più povero se dovessi acquistare solo prodotti costruiti in occidente ?

Le multinazionali hanno potere di lobby e vanno seguite da vicino.
Ma di che marca è il tuo cellulare ? La tua automobile ?
La macchina per la TAC e le sue parti, pensi le possa produrre un artigiano ?

La miope condizione di avere forniture di materie prime e produzioni a costi vantaggiosi si chiama progresso, non sai quanto sarà doloroso
dovessimo tornare indietro.

Rampini no , ti prego

Ho citato Rampini, potrei citarne altri. Rampini, checchè se ne dica, è persona perlomeno informata sui fatti di cui scrive. Sta faccenda di criticare le fonti altrui sminuendone l'importanza non l'ho mai capita.

Dare la colpa della crisi subprime a mancati controlli è come guardare il dito di chi indica la luna. Il problema dei controlli, pur esistendo, era solo un dettaglio del fatto che milioni di persone (milioni) si indebitassero al di là della loro capacità solutiva.
Sarebbe come dare la colpa a pochi, quando invece un intero sistema, drogato di un falso ottimismo, era da rivedere in profondità, a cominciare, si giustamente, da quelle agenzie di rating che fino a giorni prima dei fallimenti davano per buone aziende marce fino all'osso.
L'economia si basa sulla fiducia, vogliamo chaiamarla ecessiva fiducia? A me è sembrato un ubriacamento collettivo del quale si sapevano fin troppo bene le conseguenze.

La globalizzazione come fatto positivo, meglio aspettare un po, per dirlo. Ad oggi è fallita sull'onda di crisi (Ucraina - Taiwan) Gli effetti poi che vedo io, nel settore in cui lavoro, positivi manco pel c...o, senza parlare di settori come il tessile, certa meccanica, l'elettronica che sono completamente spariti da noi causa delocalizzazioni e concorrenza sleale (ripeto, sleale).
Se gli USA hanno pensato di finaziare con cifre mostruose il loro settore dei semiconduttori e di alzare barriere daziali evidentemente un problema lo abbiamo, non solo noi, del resto.

Far passare la globalizzazione come una soluzione dei problemi del mondo, inclusa la fame, direi anche no. Primariamente perchè mangiavano anche prima, secondariamente perchè secondo me è una favola.
La globalizzazione è servita prima di tutto al sistema del capitale. Libera circolazione di merci, capitali e persone è il comandamento di chi deve garantire agli azionisti un congruo dividendo, non di una associazione caritatevole per far mangiare i cinesi o gli africani.
Del resto, crescendo, cosa hanno fatto i simpatici cinesi in Africa? Si sono acaparrati tutto quello che fosse possibile comprare, land grabbing, terre rare, mercati, ponendo un serio ostacolo mica a noi occidentali, agli africani stessi.

Ma tutto questo non è il punto principale del ragionamento. Il punto è chiamare progresso quanto sopra.
Confondere sviluppo (e bisogna vedere di chi) con progresso, a mio avviso è uno degli errori più grossolani che si possano fare.
Il mondo pseudo globalizzato non è migliore di quello di prima, ci sono tre conflitti che ci interessano direttamente, aperti ed insoluti, l'agressività che l'occidente non ha saputo nè prevenire nè curare del nazionalismo di Cina e Russia, i problemi ambientali insoluti che ci attanagliano, meriterebbero tutt'altra considerazione, il nostro impoverimento economico, morale e spirituale è un dato di fatto.

Sono pessimista? Ok. Non intendo intavolare nè con te, nè con nessun altro un confronto che potrebbe protrarsi all' infinito, i problemi sopra esposti sono attualità, non storia.
Comunque una macchina cinese manco se me la regalano. :)
 
Ultima modifica:

Pincopallino

Utente di lunga data
Non comprendo questo sì sì ironico.
Non vivo nello star system, né ho parlato di gente che cambia vita e apre un redditizio chiringuito in Sudamerica.
Sono esperienze di persone comuni, che dopo un divorzio o la chiusura di un'azienda si sono trovate ad affrontare nuove fasi della loro vita.
E' vero che è difficile trovare un'occupazione o un partner a cinquant'anni, ma fortunatamente non si è allungata solo la vecchiaia, siamo in genere in condizioni di salute fisica e mentale migliore di cento anni fa.
In generale, non penso che la nostra vita a cinquant'anni sia finita e chiusa in ciò che abbiamo già fatto e sperimentato e non trovo ridicolo continuare ad avere apertura verso ciò che può ancora accaderci.
Stasera ho visto una dopo l’ufficio. 67 anni. Mi vorrebbe chiavare mercoledì. Ha tutte le sere impegnate con un maschio diverso ogni sera. Non fa la escort, fa la pensionata ed utilizza app di dating come noi vegani utilizziamo la quinoa.
 

Marjanna

Utente di lunga data
Non è mai esistito un tempo privo di contraddizioni, sono le contraddizioni che portano alla necessità di trovare soluzioni, anche senza scomodare Hegel.
Quindi la società consumista richiede consumatori e ne richiede sempre di più. Questo comporta guadagni per pochi, sempre più avidi, e spese per chi è tra i tanti consumatori.
Per ottenere una spesa crescente bisogna che i consumatori ritengano i consumi necessari.
Si propone quindi come “ideale“ una eterna giovinezza, ottenuta attraverso gli acquisti. Anche fare una costante attività fisica diventa frequentare palestre o comunque acquistare abbigliamento specifico. Ma poiché l’attività fisica, tanto spontanea da bambini e giovani, dipende dalla volontà che deve essere stimolata con l’idea di un ringiovanimento.
L’apprezzamento per la giovinezza è umano. È spontaneo apprezzare di essere giovani, belli, in buona salute, con capelli folti e lucenti, pelle radiosa e con tanta energia. Quello che non è spontaneo è trovare innaturale ciò che è naturale ovvero che tutte queste cose diminuiscono nel tempo. Diminuiscono gradualmente e si può fare finta che le differenze siano impercettibili o che addirittura per alcuni aspetti vi sia un miglioramento, ma non certo per tutti.
Questa tendenza, usata dalle esigenze aziendali, però comporta tanti altri effetti a cascata che hanno effetti negativi.
Non credo che sia possibile combattere gli effetti negativi, conservando gli obiettivi irrealistici.
 

Marjanna

Utente di lunga data
L'età media in Italia delle separazioni è 48 anni. Tenendo conto di persone che si separano prima (mettendo insieme anche le convivenze con prole), come Etta, non mi stupisce che ci sia chi lo fa a 60 anni.
10 anni fa a un mio amico fece sorridere l'età dell'amante di mia moglie, 53 anni. Una volta era l'età di un nonno, e c'è chi ancora lo pensa.
Impensabile abbinare un nonno al sesso, ma oggi abbiamo pornostar, anche note, di 80 anni, ancora in attività.
Ora lui si sta avviando verso la separazione. A 45 anni, e non certo per voler suo.
Mettere dei paletti nella vita basati su parametri che sono straordinariamente cambiati, e pertanto risultano obsoleti, distoglie dalla visione del reale.
Che è fatto di persone come me che hanno davanti a sé tanti anni di lavoro ancora prima di andare in pensione, pur avendo un'età in cui una certa parte della generazione precedente aveva già abbandonato il lavoro.
Se vieni considerato abile al mercato del lavoro anche a 70 anni, lo sei assolutamente per tutto il resto.
Perché a 60 anni non puoi permetterti di sembrare vecchio, se devi lavorare ancora per tanti anni.
Ma d'altronde, chi a 60 anni può dichiararsi di essere già nonno?
Qui ci sono adulti che a 35 o 40 anni si considerano ancora troppo giovani per avere un compagno fisso e soprattutto per fare figli.
Ma è anche vero che a quell'età alcuni di loro sono ancora precari, o hanno da poco iniziato a vedere i frutti di anni di studio applicati al lavoro, e non vogliono certo vederli compromessi da una maternità.
Se si diventa genitori per la prima volta a 32,2 anni (mamme, i papà qualche anno di più), secondo le statistiche, e non più a 22, è giocoforza pensare che ci siano persone di 50, 60, 70 anni che vivono come i 40enni degli anni 70.
D'altronde, negli anni 80 topless e nudisti erano giovani su tutte le spiagge d'Europa (Grecia, Spagna, Iugoslavia, Germania, Olanda), Italia esclusa.
Oggi sono in gran parte over 50, ovvero gli stessi di allora, di quel tempo in cui sarebbe stato impensabile un sessantenne nudo in spiaggia.
Come d'altronde nei privé la presenza di adulti maturi è diffusa e l'età media dei musicisti rock è decisamente elevata.
L'età quindi è diventata per tutto un fattore relativo.
Possa piacere o meno, questo è quello che offre la società oggi. Chi si ferma è perduto, aggiungerei.
A me pare che stai un poco farneticando.
Certe cose valgono fino ad un certo punto, e non servono le statistiche, basta guardarsi intorno. Va bene che le generazioni dei nativi del dopoguerra sono le prime arrivate alla terza età, con un "fondo cassa" da ritenerle ancora valide per qualsiasi cosa, senza che una guerra o una grande carestia le abbia spazzate via, e per quanto lo stato di salute si possa considerare "discreto", non puoi guardare a una persona anziana levandogli 30 o 40 anni, associare alla parola rsa un tempo per una nuova storia d’amore, a me pare una visione totalmente irrealistica.
Se nei posti dove vai trovi nudisti over 50, non ti pare sia perchè chi è giovane va altrove? Tu vorresti andare in un privè di vecchi e trovarti una ventenne, una trentenne? Ma dai... dici chi si ferma è perduto, ma è comunque è diffuso il crearsi un legame con i tempi in cui si è stati giovani. Io mi sentivo giovane quando non sapevo di esserlo, perchè non avevo vissuto il dopo (paradossalmente sentendomi più grande, più vecchia), e come tanti miei coetanei mi sono evidenti i riferimenti temporali in cui ho vissuto la mia giovinezza, ciò che era nuovo, brillante, da scoprire, esplorare, ma di fatto ero io "nuova".
Vai avanti da anni a parlare di combattere la denatalità, e parli di carne da macello da importare, però le cose sono già cambiate @danny, è già passato. Io vivo in un posto con una comunità moldava altissima. Tutto quello che viene organizzato dal comune a livello famiglie (che è una buona percentuale della proposta) ha adesione almeno alla metà di famiglie non con origini italiane. Tipo i carri di Carnevale o cose simili, a cui portavano me, amiche e cugini da piccola. Il mio medico di base è andato in pensione, il medico a cui sono stata assegnata non è nato in Italia.
Quando ho modo di farmi una passeggiata passo vicino dei palazzoni che hanno iniziato a costruire negli anni 80, negli ultimi anni è facile vedere gruppi di uomini fuori nel piazzale/parcheggio. Sono sempre tutti uomini, di origine africana o araba credo, li riconosci perchè sono sempre in gruppo che parlano e si spostano in branco anche se non sono giovani. Non si vede MAI una donna tra loro, che so una bambina che gioca vicino al papà, una moglie. E’ già avvenuto, capisci? Quello che sarà dopo sarà inevitabilmente intriso da altre culture.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Saranno stronzate o qualcosa di vero in fondo c'è?
Sono convinta che sia vero. A parte patologie che arrivano tra capo e collo e su cui non ci si può fare niente.
Ma, ripeto, si parla di continuità, non di diventare improvvisamente giovani.
 

danny

Utente di lunga data
A me pare che stai un poco farneticando.
Certe cose valgono fino ad un certo punto, e non servono le statistiche, basta guardarsi intorno. Va bene che le generazioni dei nativi del dopoguerra sono le prime arrivate alla terza età, con un "fondo cassa" da ritenerle ancora valide per qualsiasi cosa, senza che una guerra o una grande carestia le abbia spazzate via, e per quanto lo stato di salute si possa considerare "discreto", non puoi guardare a una persona anziana levandogli 30 o 40 anni, associare alla parola rsa un tempo per una nuova storia d’amore, a me pare una visione totalmente irrealistica.
Se nei posti dove vai trovi nudisti over 50, non ti pare sia perchè chi è giovane va altrove? Tu vorresti andare in un privè di vecchi e trovarti una ventenne, una trentenne? Ma dai... dici chi si ferma è perduto, ma è comunque è diffuso il crearsi un legame con i tempi in cui si è stati giovani. Io mi sentivo giovane quando non sapevo di esserlo, perchè non avevo vissuto il dopo (paradossalmente sentendomi più grande, più vecchia), e come tanti miei coetanei mi sono evidenti i riferimenti temporali in cui ho vissuto la mia giovinezza, ciò che era nuovo, brillante, da scoprire, esplorare, ma di fatto ero io "nuova".
Vai avanti da anni a parlare di combattere la denatalità, e parli di carne da macello da importare, però le cose sono già cambiate @danny, è già passato. Io vivo in un posto con una comunità moldava altissima. Tutto quello che viene organizzato dal comune a livello famiglie (che è una buona percentuale della proposta) ha adesione almeno alla metà di famiglie non con origini italiane. Tipo i carri di Carnevale o cose simili, a cui portavano me, amiche e cugini da piccola. Il mio medico di base è andato in pensione, il medico a cui sono stata assegnata non è nato in Italia.
Quando ho modo di farmi una passeggiata passo vicino dei palazzoni che hanno iniziato a costruire negli anni 80, negli ultimi anni è facile vedere gruppi di uomini fuori nel piazzale/parcheggio. Sono sempre tutti uomini, di origine africana o araba credo, li riconosci perchè sono sempre in gruppo che parlano e si spostano in branco anche se non sono giovani. Non si vede MAI una donna tra loro, che so una bambina che gioca vicino al papà, una moglie. E’ già avvenuto, capisci? Quello che sarà dopo sarà inevitabilmente intriso da altre culture.
Con tutti i problemi che già ci sono e che vivo da quando ero ragazzo.
A te capita di camminare vicino ai palazzoni.
Io ci sono nato.
Mia figlia ha avuto ed ha amici sudamericani, marocchini, tunisini, egiziani, romeni, albanesi, nigeriani.
Mio padre è stato fidanzato con una cinese, una filippina, ora con una Ucraina.
I miei vicini di casa sono peruviani, romeni, nigeriani...


Posso dire con cognizione di causa che la società che stiano portando avanti non è gestibile su piccola scala e non si può sperare in alcun modo che lo diventi su grande scala perché presenta criticità che vengono totalmente ignorate da chi vede le cose da lontano? Aggiungi anche che l'italiano si riempie la bocca di concetti come integrazione e cose così senza avere la minima idea di chi dovrebbe integrarsi e a cosa esattamente. Perché se nella classe di mia figlia, già all'epoca unica milanese tra tutti, ora sono in maggioranza egiziani, chi si deve integrare in realtà?

Dei tempi della mia gioventù non me ne frega niente. Sono passati. Andati.
Non contano più se non per rassicurarmi sul trascorrere del tempo.
Non sono minimamente legato ai ricordi di allora, ovvero vivo il mio presente, che è ciò che è più prezioso.
E lo vivrò cercando di pretendere il meglio che potrò permettermi.
Vedi, si parla di età. Ma l'età è solo l'indicatore del tempo utile che ho a disposizione.
Mia moglie ha come sai avuto un tumore.
Nel giro di qualche mese è cambiata.
Tanto.
L'operazione, le cure, i dolori...
Non è la stessa di agosto con cui sono andato a NY.
Non è più la stessa.
E parla di sentirsi più vicino alla morte, e non è facile cercare di portarle ottimismo il più possibile senza venire risucchiato nel vortice di un cambiamento doloroso.
La vita è semplicemente questa cosa qui: finché puoi godertela, goditeia.
Fai quello che ti senti di fare, che desideri fare, non mettere paletti, non procrastinare, perchè non hai alcun potere reale su una buona parte del tuo destino.
Sono cambiato perché trovo non abbia alcun senso non vivere finché c'è la possibilità di farlo, definirsi giovani, vecchi, adulti, mettere paletti. E di questa possibilità sembra che noi non ci si curi mai così tanto, come se non fosse la cosa più importante che abbiamo.
E se non si comprende cosa intendo dire, non ha senso nemmeno interrogarsi sulle ragioni per cui lo affermo.

Nella realtà il confronto generazionale è quanto di più arricchente possa esistere.
 
Ultima modifica:

danny

Utente di lunga data
Sono convinta che sia vero. A parte patologie che arrivano tra capo e collo e su cui non ci si può fare niente.
Ma, ripeto, si parla di continuità, non di diventare improvvisamente giovani.
Sì parla di vivere ancora quel che ci si può permettere di vivere anche da vecchi.
O da non più giovani.
Se la salute ci assiste, ovviamente.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Con tutti i problemi che già ci sono e che vivo da quando ero ragazzo.
A te capita di camminare vicino ai palazzoni.
Io ci sono nato.
Mia figlia ha avuto ed ha amici sudamericani, marocchini, tunisini, egiziani, romeni, albanesi, nigeriani.
Mio padre è stato fidanzato con una cinese, una filippina, ora con una Ucraina.
I miei vicini di casa sono peruviani, romeni, nigeriani...


Posso dire con cognizione di causa che la società che stiano portando avanti non è gestibile su piccola scala e non si può sperare in alcun modo che lo diventi su grande scala perché presenta criticità che vengono totalmente ignorate da chi vede le cose da lontano?

Dei tempi della mia gioventù non me ne frega niente. Sono passati. Andati.
Non contano più se non per rassicurarmi sul trascorrere del tempo.
Non sono minimamente legato ai ricordi di allora, ovvero vivo il mio presente, che è ciò che è più prezioso.
E lo vivrò cercando di pretendere il meglio che potrò permettermi.
Vedi, si parla di età. Ma l'età è solo l'indicatore del tempo utile che hai a disposizione.
Mia moglie ha come sai avuto un tumore.
Nel giro di qualche mese è cambiata.
Tanto.
L'operazione, le cure, i dolori...
Non è la stessa di agosto con cui sono andato a NY.
Non è più la stessa.
E parla di sentirsi più vicino alla morte, e non è facile cercare di portarle ottimismo il più possibile senza venire risucchiato nel vortice.
La vita è semplicemente questa cosa qui: finché puoi godertela, goditeia.
Fai quello che ti senti di fare, che desideri fare, non mettere paletti, non procrastinare, perchè non hai alcun potere reale su una buona parte del tuo destino.
Sono cambiato perché trovo non abbia alcun senso non vivere finché c'è la possibilità di farlo. E di questa possibilità sembra che noi non ci si curi mai così tanto, come se non fosse la cosa più importante che abbiamo.
E se non si comprende cosa intendo dire, non ha senso nemmeno interrogarsi sulle ragioni per cui lo affermo.
Credo che il disaccordo stia nel cosa si intenda per vivere.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Sì parla di vivere ancora quel che ci si può permettere di vivere anche da vecchi.
O da non più giovani.
Se la salute ci assiste, ovviamente.
Appunto. Abbiamo scritto in contemporanea.
Si vive quello che c’è a venti o a ottant’anni senza frenesia.
 

danny

Utente di lunga data
Credo che il disaccordo stia nel cosa si intenda per vivere.
Questo è assolutamente soggettivo.
Per il mio amico 95enne è sciare, andare in giro in auto, fare passeggiate.
Può permetterselo perché sta ancora bene.
Per il mio ex capo morto a 98 anni era scrivere un libro.
Per mio padre 80enne pescare e vedersi con la fidanzata, comprare l'auto nuova o viaggiare.
Per il professore di mia figlia, colpito da un ictus da cinquantenne, tornare a camminare.
Vivere è potersi permettere di esaudire ancora i propri desideri prima che diventino rimpianti.
 

Marjanna

Utente di lunga data
Con tutti i problemi che già ci sono e che vivo da quando ero ragazzo.
A te capita di camminare vicino ai palazzoni.
Io ci sono nato.
Mia figlia ha avuto ed ha amici sudamericani, marocchini, tunisini, egiziani, romeni, albanesi, nigeriani.
Mio padre è stato fidanzato con una cinese, una filippina, ora con una Ucraina.
I miei vicini di casa sono peruviani, romeni, nigeriani...

Posso dire con cognizione di causa che la società che stiano portando avanti non è gestibile su piccola scala e non si può sperare in alcun modo che lo diventi su grande scala perché presenta criticità che vengono totalmente ignorate da chi vede le cose da lontano? Aggiungi anche che l'italiano si riempie la bocca di concetti come integrazione e cose così senza avere la minima idea di chi dovrebbe integrarsi e a cosa esattamente. Perché se nella classe di mia figlia, già all'epoca unica milanese tra tutti, ora sono in maggioranza egiziani, chi si deve integrare in realtà?
Lo so, ne avevamo già discusso in passato. Ma poi partono le accuse di razzismo.

Dei tempi della mia gioventù non me ne frega niente. Sono passati. Andati.
Non contano più se non per rassicurarmi sul trascorrere del tempo.
Non sono minimamente legato ai ricordi di allora, ovvero vivo il mio presente, che è ciò che è più prezioso.
E lo vivrò cercando di pretendere il meglio che potrò permettermi.
Vedi, si parla di età. Ma l'età è solo l'indicatore del tempo utile che ho a disposizione.
Mia moglie ha come sai avuto un tumore.
Nel giro di qualche mese è cambiata.
Tanto.
L'operazione, le cure, i dolori...
Non è la stessa di agosto con cui sono andato a NY.
Non è più la stessa.
E parla di sentirsi più vicino alla morte, e non è facile cercare di portarle ottimismo il più possibile senza venire risucchiato nel vortice di un cambiamento doloroso.
La vita è semplicemente questa cosa qui: finché puoi godertela, goditeia.
Fai quello che ti senti di fare, che desideri fare, non mettere paletti, non procrastinare, perchè non hai alcun potere reale su una buona parte del tuo destino.
Sono cambiato perché trovo non abbia alcun senso non vivere finché c'è la possibilità di farlo, definirsi giovani, vecchi, adulti, mettere paletti. E di questa possibilità sembra che noi non ci si curi mai così tanto, come se non fosse la cosa più importante che abbiamo.
E se non si comprende cosa intendo dire, non ha senso nemmeno interrogarsi sulle ragioni per cui lo affermo.

Nella realtà il confronto generazionale è quanto di più arricchente possa esistere.
Lo so anche questo ☹
Però la vita è vita finchè si può chiamare tale, perchè poi c'è niente.
So che il pensiero comune, come quello che hai espresso tu, è che la vita sia potersi permettere di esaudire ancora i propri desideri, e quanto possa essere difficile sorridere a fronte di gravi malattie. Non credere non capisca. Quando mio padre stava male mi graffiavo il braccio senza farmi vedere, o mi tiravo pizzicotti per non scoppiare a piangere. So che nel tuo caso è un poco diverso, perchè è tua moglie, e forse senti un qualcosa che ti pesa, che ti schiaccia, che non ti permette più di vivere come prima, di organizzare il vostro futuro assieme. Ma non devi aumentare questo, perlomeno nella tua mente, altrimenti ti soffochi da solo, ti strozzi.
 

danny

Utente di lunga data
Lo so, ne avevamo già discusso in passato. Ma poi partono le accuse di razzismo.



Lo so anche questo ☹
Però la vita è vita finchè si può chiamare tale, perchè poi c'è niente.
So che il pensiero comune, come quello che hai espresso tu, è che la vita sia potersi permettere di esaudire ancora i propri desideri, e quanto possa essere difficile sorridere a fronte di gravi malattie. Non credere non capisca. Quando mio padre stava male mi graffiavo il braccio senza farmi vedere, o mi tiravo pizzicotti per non scoppiare a piangere. So che nel tuo caso è un poco diverso, perchè è tua moglie, e forse senti un qualcosa che ti pesa, che ti schiaccia, che non ti permette più di vivere come prima, di organizzare il vostro futuro assieme. Ma non devi aumentare questo, perlomeno nella tua mente, altrimenti ti soffochi da solo, ti strozzi.
Da un po' canto.
Certe sere che devo provare sono stanco, o magari ho il raffreddore, o mi sento poco in forma.
Ma non mi fermo.
Vado lo stesso.
Poi tutto passa.
Ecco, la mia filosofia è questa.
 

Marjanna

Utente di lunga data
Da un po' canto.
Certe sere che devo provare sono stanco, o magari ho il raffreddore, o mi sento poco in forma.
Ma non mi fermo.
Vado lo stesso.
Poi tutto passa.
Ecco, la mia filosofia è questa.
E fai bene.
Però ogni tanto, forse è solo uno sfogo che lasci qui, mi sembra come tu senta per un motivo o un altro che ti è stato levato qualcosa.
 
Top