La "velocità" con la quale ho elaborato il tutto è stata motivo di discussione (in alcuni casi costruttiva, in altri meno) con diversi amici.
Chi mi dava una pacca sulla spalla sorridendo sinceramente felice per la velocità con la quale ho superato l'accaduto... E chi mi dava del bugiardo senza mezzi termini e mi accusava di aver indossato l'ennesima maschera per far finta che andasse tutto bene. Che fossi superiore. Che avessi un pene di 62cm. Che fossi l'Übermensch nietzschano.
Io ho una spiegazione più umana. Non sono l'oltreuomo. Semplicemente i mesi precedenti la rottura, erano già l'elaborazione stessa. Quelli fatti di insoddisfazione, accuse, sbuffi, indolenza e corna da parte sua. Dubbio, pena, miseria e senso di inadeguatezza da parte mia. Una volta scoperta la verità, tutto è stato chiaro. Quei mesi hanno assunto un significato profondo. Liberatorio. Dovevo solo mettere al loro posto le tessere del puzzle.
Poi è iniziata la vita da single. Quella fatta di amici, di momenti di condivisione, di nuovi incontri, di scelte prese in funzione di me stesso e nessun altro.
Io non mi sono mai identificato con la mia relazione. Era parte della mia vita, ma non la mia vita. Una parte importante che mi sono vissuto pienamente, alla quale ho dato tutto quello che volevo dare senza mai lesinare su nulla, chiariamoci.
E poi, onestamente, io vedevo davanti a me un oceano di possibilità.
Per quanto riguarda la mia nuova relazione, non ne parlo semplicemente perché è molto "giovane". Agli albori. Io sto conoscendo lei e lei sta conoscendo me. La vivo pienamente, giorno per giorno. Serenamente. Fatte le mie valutazioni, le ho teso una mano nel caso volesse iniziare a camminare con me. Lei l'ha presa. La destinazione non la conosco, ma so che se un giorno dovesse ripetersi il copione della precedente, io sono sereno.