Alphonse02
Utente di lunga data
(Avvertenza: in blu e grassetto è la parte essenziale del post; il resto è solo illustrazione facoltativa non necessariamente da leggere)
Propongo di sollecitare delle riflessioni in relazione al generale timore o diffidenza della formalizzazione del vincolo di coppia che sembra prevalere nelle coppie giovani ma anche in quelle più attempate, con alle spalle esperienze concluse di matrimonio o convivenza.
A partire dall’osservazione del fenomeno tra i giovani concernente la “gamofobia” (termine la cui etimologia viene dal greco e letteralmente vuol dire “fobia del matrimonio”), vista la preferenza crescente per le libere unioni di celibi e nubili.
Una diffusa analisi, basata sull'osservazione dei dati statistici, è che si tenderebbe a formalizzare:
- il primo il vincolo di coppia (matrimoniale o di convivenza stabile) tardi e con una certa leggerezza, ad un certo punto della frequentazione o convivenza, situazione nella quale del matrimonio affascinano soprattutto gli aspetti consumistici (tipo la famosa “Scavolini” di @Brunetta) e di ipocrisia sociale, mentre il “contenuto” sostanziale del rapporto (comprese le regole in tema di fedeltà ed esclusività) rimane ambiguo ed aperto ad interpretazioni individuali;
- dopo il fallimento delle prime unioni, i successivi vincoli di coppia (specie in forma matrimoniale) si formano “a suggello” della nuova relazione impostata, intendo dire quando questa si è abbastanza consolidata nella convivenza e la fase realizzativa è progredita, traendo insegnamento dal/i fallimento/i delle precedenti relazioni di coppia.
Per gli umani che ancora mostrano interesse per il progetto di coppia, sembra occorrere un lungo lasso di tempo e molteplici prove di relazioni per poter trovare il partner “buono”. Infatti, intravedo, nonostante le diffuse e frequenti esperienze sessuali giovanili dall’adolescenza sino ai 30 e passa anni, una certa difficoltà nella individuazione del partner “giusto” per formare la coppia (sotto forma di matrimonio o convivenza stabile). Nonostante i tempi lunghi, sta di fatto che circa una metà delle coppie comunque formate “salta” entro un arco di tempo, direi, ormai inferiore ai 10 anni, estrapolando i dati statistici dei matrimoni, separazioni e divorzi.
Da qui l'esigenza di utilizzare una seconda (o terza, ecc.) opportunità di tornare in coppia per non finire l'esistenza in solitudine.
Non a caso, nel diritto di famiglia, dopo la riduzione dei tempi per divorziare, si sta avvicinando rapidamente la scomparsa della separazione per passare direttamente al divorzio come rimedio per sancire la fine dell’esperienza matrimoniale andata in crisi. Ed il diritto di famiglia rincorre, come è noto, le tendenze che si consolidano nella realtà delle relazioni interpersonali.