Forme residuali del matrimonio nella realtà di coppia moderna

E' ancora valido il matrimonio come istituzione ancora valida per la realizzazione della coppia?

  • Sí, sia per la coppia che per la famiglia

    Voti: 11 57,9%
  • Sí, ma solo per la famiglia

    Voti: 5 26,3%
  • No, non è una soluzione valida né per coppia né per famiglia moderna

    Voti: 1 5,3%
  • Potrebbe essere riformato ed avere divorzio più facile

    Voti: 3 15,8%
  • Non desidero rispondere o non mi interessa

    Voti: 0 0,0%
  • Sono per il libero amore senza vincoli

    Voti: 2 10,5%

  • Votatori totali
    19
  • Sondaggio chiuso .

Alphonse02

Utente di lunga data
(Avvertenza: in blu e grassetto è la parte essenziale del post; il resto è solo illustrazione facoltativa non necessariamente da leggere)

Propongo di sollecitare delle riflessioni in relazione al generale timore o diffidenza della formalizzazione del vincolo di coppia che sembra prevalere nelle coppie giovani ma anche in quelle più attempate, con alle spalle esperienze concluse di matrimonio o convivenza.

A partire dall’osservazione del fenomeno tra i giovani concernente la “gamofobia” (termine la cui etimologia viene dal greco e letteralmente vuol dire “fobia del matrimonio”), vista la preferenza crescente per le libere unioni di celibi e nubili.

Una diffusa analisi, basata sull'osservazione dei dati statistici, è che si tenderebbe a formalizzare:

- il primo il vincolo di coppia (matrimoniale o di convivenza stabile) tardi e con una certa leggerezza, ad un certo punto della frequentazione o convivenza, situazione nella quale del matrimonio affascinano soprattutto gli aspetti consumistici (tipo la famosa “Scavolini” di @Brunetta) e di ipocrisia sociale, mentre il “contenuto” sostanziale del rapporto (comprese le regole in tema di fedeltà ed esclusività) rimane ambiguo ed aperto ad interpretazioni individuali;

- dopo il fallimento delle prime unioni, i successivi vincoli di coppia (specie in forma matrimoniale) si formano “a suggello” della nuova relazione impostata, intendo dire quando questa si è abbastanza consolidata nella convivenza e la fase realizzativa è progredita, traendo insegnamento dal/i fallimento/i delle precedenti relazioni di coppia.

Per gli umani che ancora mostrano interesse per il progetto di coppia, sembra occorrere un lungo lasso di tempo e molteplici prove di relazioni per poter trovare il partner “buono”. Infatti, intravedo, nonostante le diffuse e frequenti esperienze sessuali giovanili dall’adolescenza sino ai 30 e passa anni, una certa difficoltà nella individuazione del partner “giusto” per formare la coppia (sotto forma di matrimonio o convivenza stabile). Nonostante i tempi lunghi, sta di fatto che circa una metà delle coppie comunque formate “salta” entro un arco di tempo, direi, ormai inferiore ai 10 anni, estrapolando i dati statistici dei matrimoni, separazioni e divorzi.

Da qui l'esigenza di utilizzare una seconda (o terza, ecc.) opportunità di tornare in coppia per non finire l'esistenza in solitudine.

Non a caso, nel diritto di famiglia, dopo la riduzione dei tempi per divorziare, si sta avvicinando rapidamente la scomparsa della separazione per passare direttamente al divorzio come rimedio per sancire la fine dell’esperienza matrimoniale andata in crisi. Ed il diritto di famiglia rincorre, come è noto, le tendenze che si consolidano nella realtà delle relazioni interpersonali.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Prima una precisazione: la Scavolini rappresenta (come ben scrivi poi, fuori moda) uno status di chi ha “tutte stelle nella vita”.
Ovvero, come si diceva un tempo, si è sistemato/a.
Il cambiamento è proprio qui.
Non vi è la ricerca di un ruolo sociale tradizionale (ormai dí tradizionale c’è solo la cacio e pepe) ma una collocazione individuale di benessere mentale e di gratificazione narcisistica, nei casi migliori a due.
Infatti i figli, che richiedono di uscire da sé per lasciare che siano altri dai genitori, non si fanno più e chi li fa è spesso impegnato a renderli specchi di sé stesso.
 

Alphonse02

Utente di lunga data
Prima una precisazione: la Scavolini rappresenta (come ben scrivi poi, fuori moda) uno status di chi ha “tutte stelle nella vita”.
Ovvero, come si diceva un tempo, si è sistemato/a.
Il cambiamento è proprio qui.
Non vi è la ricerca di un ruolo sociale tradizionale (ormai dí tradizionale c’è solo la cacio e pepe) ma una collocazione individuale di benessere mentale e di gratificazione narcisistica, nei casi migliori a due.
Infatti i figli, che richiedono di uscire da sé per lasciare che siano altri dai genitori, non si fanno più e chi li fa è spesso impegnato a renderli specchi di sé stesso.
Sono d'accordo sulla diversa concezione individuale di benessere mentale e di soddisfazione egoistica dei coniugi (che tu chiami gratificazione narcisistica), dove si è ampliato l'IO di ciascun partner sino a ridurre al lumicino il NOI della coppia, con conseguente riflesso pure sull'andamento demografico al ribasso (anche per altre concause, ovvio) e soprattutto sull'educazione della prole (assorbita nell'ambiente familiare).
Meno figli che sono caricati di maggiori aspettative ed ansie dei genitori (un esempio del fenomeno potrebbe essere il contenuto intercettato del colloquio dei genitori di Chiara Petrolini con la figlia, accusata del doppio infanticidio di Traversetolo, che ho ascoltato nella ricostruzione effettuata nella trasmissione "Quarto Grado" su Rete4 venerdì scorso in prima serata).
 

Arcistufo

Papero Talvolta Posseduto
(Avvertenza: in blu e grassetto è la parte essenziale del post; il resto è solo illustrazione facoltativa non necessariamente da leggere)

Propongo di sollecitare delle riflessioni in relazione al generale timore o diffidenza della formalizzazione del vincolo di coppia che sembra prevalere nelle coppie giovani ma anche in quelle più attempate, con alle spalle esperienze concluse di matrimonio o convivenza.

A partire dall’osservazione del fenomeno tra i giovani concernente la “gamofobia” (termine la cui etimologia viene dal greco e letteralmente vuol dire “fobia del matrimonio”), vista la preferenza crescente per le libere unioni di celibi e nubili.

Una diffusa analisi, basata sull'osservazione dei dati statistici, è che si tenderebbe a formalizzare:

- il primo il vincolo di coppia (matrimoniale o di convivenza stabile) tardi e con una certa leggerezza, ad un certo punto della frequentazione o convivenza, situazione nella quale del matrimonio affascinano soprattutto gli aspetti consumistici (tipo la famosa “Scavolini” di @Brunetta) e di ipocrisia sociale, mentre il “contenuto” sostanziale del rapporto (comprese le regole in tema di fedeltà ed esclusività) rimane ambiguo ed aperto ad interpretazioni individuali;

- dopo il fallimento delle prime unioni, i successivi vincoli di coppia (specie in forma matrimoniale) si formano “a suggello” della nuova relazione impostata, intendo dire quando questa si è abbastanza consolidata nella convivenza e la fase realizzativa è progredita, traendo insegnamento dal/i fallimento/i delle precedenti relazioni di coppia.

Per gli umani che ancora mostrano interesse per il progetto di coppia, sembra occorrere un lungo lasso di tempo e molteplici prove di relazioni per poter trovare il partner “buono”. Infatti, intravedo, nonostante le diffuse e frequenti esperienze sessuali giovanili dall’adolescenza sino ai 30 e passa anni, una certa difficoltà nella individuazione del partner “giusto” per formare la coppia (sotto forma di matrimonio o convivenza stabile). Nonostante i tempi lunghi, sta di fatto che circa una metà delle coppie comunque formate “salta” entro un arco di tempo, direi, ormai inferiore ai 10 anni, estrapolando i dati statistici dei matrimoni, separazioni e divorzi.

Da qui l'esigenza di utilizzare una seconda (o terza, ecc.) opportunità di tornare in coppia per non finire l'esistenza in solitudine.

Non a caso, nel diritto di famiglia, dopo la riduzione dei tempi per divorziare, si sta avvicinando rapidamente la scomparsa della separazione per passare direttamente al divorzio come rimedio per sancire la fine dell’esperienza matrimoniale andata in crisi. Ed il diritto di famiglia rincorre, come è noto, le tendenze che si consolidano nella realtà delle relazioni interpersonali.
Che vuoi sapere?
 

Alphonse02

Utente di lunga data
Non vi è la ricerca di un ruolo sociale tradizionale (ormai dí tradizionale c’è solo la cacio e pepe) ma una collocazione individuale di benessere mentale e di gratificazione narcisistica, nei casi migliori a due.
In questo scenario sociologico complessivo, mi sto convincendo che ci sono sempre più persone (adulte e diversamente tali) che si invaghiscono della condizione di innamoramento (eccitazione dell'infatuazione) che tendono a replicare, senza più provare/trovare le motivazioni stabilizzanti dell’amore di coppia. Nel senso che - fermo il valore di comfort zone della relazione di coppia - si trascinano in una specie di loop (circolo vizioso) delle repliche dell’innamoramento (soddisfazione dell’IO), sia con la testa che con il fisico, e non si decidono ad intraprendere la strada dell’amore (costruzione del NOI), della stabilità di un progetto di vita.
In alternativa, quando pensano di avere raggiunto la relazione della coppia ed avere impostato il progetto di vita, la superano per soddisfare la periodica necessità di ritrovare l’eccitazione emozionale dell’innamoramento. In una sorta di celebrazione dell'eterna giovinezza ...

Faccio salvi, ovviamente, i vari casi (testimoniati anche su questo forum) nei quali si sostiene di avere egregiamente contemperato la stabilità del proprio assetto familiare (progetto di vita condiviso con il partner) con il libero arbitrio di provare innamoramenti o semplici passioni sessuali come e quando si vuole. Quasi sempre senza averlo concordalo con il partner (più o meno inconsapevole), poche volte trasformando in aperta la coppia, magari nel convincimento di mantenere la protezione della istituzione famiglia dopo la scoperta del tradimento di uno dei partners e la fine della coppia.

L’unica remora che sta frenando (non so per quanto ancora) questa trasformazione sociologica di superamento della stabilità della coppia sembra essere, a mio avviso, solo il timore della solitudine in età avanzata (come condizione definitiva e conclusiva), ma sta cedendo pure questa remora, come ha già ceduto la tradizionale priorità dell’esigenza di preservare la prole dalla instabilità familiare conseguente a separazione personale dei coniugi. Da tempo i figli crescono in ambienti familiari “scoppiati” o decisamente allargati e sviluppano una certa immunità in proposito (quando va bene).
 

Brunetta

Utente di lunga data
Sono d'accordo sulla diversa concezione individuale di benessere mentale e di soddisfazione egoistica dei coniugi (che tu chiami gratificazione narcisistica), dove si è ampliato l'IO di ciascun partner sino a ridurre al lumicino il NOI della coppia, con conseguente riflesso pure sull'andamento demografico al ribasso (anche per altre concause, ovvio) e soprattutto sull'educazione della prole (assorbita nell'ambiente familiare).
Meno figli che sono caricati di maggiori aspettative ed ansie dei genitori (un esempio del fenomeno potrebbe essere il contenuto intercettato del colloquio dei genitori di Chiara Petrolini con la figlia, accusata del doppio infanticidio di Traversetolo, che ho ascoltato nella ricostruzione effettuata nella trasmissione "Quarto Grado" su Rete4 venerdì scorso in prima serata).
Non ho visto. Puoi sintetizzare?
 

Alphonse02

Utente di lunga data
Non ho visto. Puoi sintetizzare?
Trovi l'intercettazione di 1.52 minuti su Neonati uccisi, l'intercettazione di Chiara. Cosa sapevano i genitori

Mi hanno colpito alcuni passaggi della trascrizione, delle frasi che riporto, che, a mio parere di padre, danno un'immagine avvilente del rapporto genitoriale, dal punto di vista educativo:
(...)
Madre: Chiara, qua andiamo in prigione, eh …
(…)
Madre: Ma cosa hai fatto ? Chiara, andiamo in galera !
(…)
Madre; Chiara siamo rovinati
Madre: Chiara, qua andiamo in prigione tutti, eh
Chiara: Io ci vado, voi no, ho fatto tutto da sola
Madre: No Chiara … Chiara, eh… stiamo scherzando, si parla di omicidio, eh
(…)
Padre: E’ di una gravità …
Madre: E’ da manicomio è …
(…)
Madre: il sangue che ho trovato in casa, era suo ?
Chiara: Eh…
(…)
Padre: te stai coprendo qualcuno, stai coprendo
Chiara: No no, mi sto assumendo le mie responsabilità
Madre: No ma Chiara, non si tratta di responsabilità, oh!
Noi che eravamo così tranquilli, a destra e a sinistra, dicevamo le cose così, tu eri così a New York, tranquilla.

(…)
Chiara: non sapevo cosa fare …
Madre: Ma ci sono i genitori, oh, ma sei deficiente …
Padre: Ci hai rovinato la vita, così …
Madre: Questo qui è un omicidio, hai presente adesso che dobbiamo andare via di casa ....
 

Alphonse02

Utente di lunga data
Di fronte all'enormità dell'accaduto (due neonati sepolti nel giardino della casa) i due genitori sono prevalentemente storditi, nella mia lettura, dal fatto che viene loro sottratto il "giocattolo" che utilizzavano ...

Loro non andranno in prigione, ci andrà la figlia. Se ci andrà, alla fine.
Magari saranno in condizione di difenderla al meglio, con fior di avvocati penalisti e perizie che cercheranno almeno di prospettare una semi-infermità di mente, qualora non riescano a fare leva sulla incertezza del fatto che i due feti fossero nati morti.
Nel qual caso dall'omicidio si passerebbe all'occultamento di cadaveri (dipende pure dallo stato di vitalità e crescita dei due corpicini).

Però, per come la vedo io, da una prospettiva educativa e morale, quei genitori mi fanno una pena infinita, innocenti per la umana giustizia solo perché la figlia non li ha coinvolti, informandoli prima di seppellire due figli ...
Due gravidanze ... A distanza di tempo l'una dall'altra.

Due volte all'insaputa dei genitori conviventi con la figlia nella stessa casa ...

E' una sensazione terribile, la prospettiva di un deserto etico ed educativo in quella famiglia del Mulino Bianco, un fallimento esistenziale nel quale non si salva nessuno.
Moralmente.
Per chi ancora ci crede nei principi, ovviamente, ed in una moralità che è alta, non è modellata da ciascuno secondo il proprio capriccio e comodo...
 

Brunetta

Utente di lunga data
Di fronte all'enormità dell'accaduto (due neonati sepolti nel giardino della casa) i due genitori sono prevalentemente storditi, nella mia lettura, dal fatto che viene loro sottratto il "giocattolo" che utilizzavano ...

Loro non andranno in prigione, ci andrà la figlia. Se ci andrà, alla fine.
Magari saranno in condizione di difenderla al meglio, con fior di avvocati penalisti e perizie che cercheranno almeno di prospettare una semi-infermità di mente, qualora non riescano a fare leva sulla incertezza del fatto che i due feti fossero nati morti.
Nel qual caso dall'omicidio si passerebbe all'occultamento di cadaveri (dipende pure dallo stato di vitalità e crescita dei due corpicini).

Però, per come la vedo io, da una prospettiva educativa e morale, quei genitori mi fanno una pena infinita, innocenti per la umana giustizia solo perché la figlia non li ha coinvolti, informandoli prima di seppellire due figli ...
Due gravidanze ... A distanza di tempo l'una dall'altra.

Due volte all'insaputa dei genitori conviventi con la figlia nella stessa casa ...

E' una sensazione terribile, la prospettiva di un deserto etico ed educativo in quella famiglia del Mulino Bianco, un fallimento esistenziale nel quale non si salva nessuno.
Moralmente.
Per chi ancora ci crede nei principi, ovviamente, ed in una moralità che è alta, non è modellata da ciascuno secondo il proprio capriccio e comodo...
Sarà una intercettazione parziale (sono irriducibilmente ottimista) che non riporta come si sono interrogati e come hanno chiesto a lei perché non si è confidata.
Mi hanno ricordato un episodio. Una alunna inciampa sui suoi piedi e cade di faccia e si scheggia un incisivo.
La soccorro e la consolo. Arriva la mamma e urla dall’inizio dell’atrio “Cosa hai combinato?! Chissà adesso cosa ci costa il dentista?!” Senza un abbraccio.
 

Alphonse02

Utente di lunga data
Una precisazione metodologica OT.

Ognuno interpreta fatti, comportamenti e parole a modo suo. Direi sempre attraverso il filtro della propria educazione ed esperienza.
Lo trovo perfettamente naturale, ad una condizione, cioè che si accetti di considerare, accanto al proprio, punti di vista diversi, senza prevenzioni, per capire e formarsi - nei limiti della imperfezione umana - un proprio convincimento più obiettivo.

Quindi, il confronto delle opinioni è non utile in astratto ma necessario per qualsiasi decisione.

Questa, a mio modesto avviso, è una funzionalità cognitiva che la tanto entusiasmante AI (intelligenza artificiale) non riesce a svolgere. Si ferma ad una analisi compilativa e probabilistica, secondo le istruzioni dell' algoritmo che permette lo svolgimento della funzionalità.

Chiudo la divagazione OT.
 

Nicky

Utente di lunga data
Secondo me è sbagliato il paragone con il passato.
Il matrimonio è sempre stato un sistema di organizzazione sociale, funzionale al tipo di società che si voleva costruire.
Non so se oggi il matrimonio monogamico sia ancora funzionale alla nostra società.
In ogni caso, in passato il matrimonio monogamico era, in genere, indissolubile, ma restava un legame tra persone con spesso non si amavano, in cui c'erano violenza , oppressione, tradimenti, perché le persone sono così.
 

Jim Cain

Utente di lunga data
l'esigenza di utilizzare una seconda (o terza, ecc.) opportunità di tornare in coppia per non finire l'esistenza in solitudine.
Personalmente (ma penso di interpretare il pensiero di parecchi uomini perché sono uomo e ragiono da uomo) non sento assolutamente l'esigenza di 'tornare in coppia', salvo dovesse capitare un'occasionissima capace di farmi girare la testa.
Ma, superati i cinquanta, con due lunghe unioni alle spalle, mi pare più sensato prendere esempio da chi ci è passato prima di me, e godermi una beata solitudine costellata da rapporti casuali e non impegnativi.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Secondo me è sbagliato il paragone con il passato.
Il matrimonio è sempre stato un sistema di organizzazione sociale, funzionale al tipo di società che si voleva costruire.
Non so se oggi il matrimonio monogamico sia ancora funzionale alla nostra società.
In ogni caso, in passato il matrimonio monogamico era, in genere, indissolubile, ma restava un legame tra persone con spesso non si amavano, in cui c'erano violenza , oppressione, tradimenti, perché le persone sono così.
Ma è anche rispetto agli impegni che si è andato via via prendendo distanza.
Con la separazione dei beni, con la diminuzione delle nascite e con il consumo dei beni senza idea di lasciarli ai figli, anche quando ci sono, si dimostra che la vita viene vissuta non solo materialmente, ma nel qui e ora senza alcun interesse per il futuro.
Sono i giovani che cercano il futuro nelle sorti del pianeta, per cercare una prospettiva che non hanno avuto in …eredità.
 

Alphonse02

Utente di lunga data
Sarà una intercettazione parziale (sono irriducibilmente ottimista) che non riporta come si sono interrogati e come hanno chiesto a lei perché non si è confidata.
Nei due video seguenti a quello della conversazione intercettata tra la ragazza ed i genitori (sempre nello stesso link) ci sono le risposte dei genitori e poi di Chiara agli inquirenti.

Il quadro complessivo degli avvenimenti prende una forma più comprensibile, che, a prescindere dalla vicenda penale, secondo me consente di farsi un'idea di quale sia una evoluzione dei costumi moderni, nel concreto. E quella non è una famiglia particolarmente disfunzionale, per quello che ho osservato ed osservo in giro.

Mi hanno ricordato un episodio. Una alunna inciampa sui suoi piedi e cade di faccia e si scheggia un incisivo.
La soccorro e la consolo. Arriva la mamma e urla dall’inizio dell’atrio “Cosa hai combinato?! Chissà adesso cosa ci costa il dentista?!” Senza un abbraccio.
Tu mostri di interpretare la vicenda come una mamma che si è comportata nei confronti della prole in modo tutto sommato equilibrato, anche facendo uso dell'esperienza da insegnante, che ho sempre considerato uno dei mestieri più difficili ed affascinanti.
Sul piano dell'esperienze tu hai avuto la sorte di osservare la realtà da un osservatorio privilegiato e, inevitabilmente, parziale focalizzato sulla formazione della conoscenza e della personalità negli alunni.
Di fondo, sembri ottimista, come deve essere una educatrice che crede nel proprio lavoro.

Il mio osservatorio (senza merito, ma solo per l'esistenza vissuta) è meno privilegiato e (permettimi) asettico, si è affacciato su relazioni di forza, di potere, di arroganza e violenza, di sofferenza e pure di crudeltà, che sono presenti nella realtà che il pubblico quasi sempre non vede.
Realtà che viene rappresentata nella letteratura e filmografia, non sempre nella sua essenzialità, perché è prodotto di una operazione "consumistica" (in senso lato) di adattamento, che deve privilegiare l'attrazione della curiosità del pubblico.

Un dente scheggiato è un evento di dimensione comportamentale poco significativo, sempre secondo me, rispetto alla prospettiva di una ragazza che rischia di essere etichettata come una omicida seriale (laddove ci siano gli estremi di due infanticidi). Capisci che la ripetitività tende ad escludere la occasionalità.
Chiara è una ragazza, che mostra una dose di inconsapevolezza (al limite della stupidità) mescolata con una certa insolita determinazione e freddezza nell'agire, rischia conseguenze pesantissime che renderanno la sua esistenza comunque difficile, per il resto della vita, a prescindere dall'esito della vicenda processuale che la riguarda.

E' facile etichettare la ragazza come una personalità con forti problemi psichici. Anche Filippo Turetta aveva serissimi problemi psichici, mi sembra evidente dal suo interrogatorio. Però, entrambi probabilmente saranno considerati non infermi di mente e, quindi, punibili.

Mi fermo, perché stiamo dilagando nell'OT.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Nei due video seguenti a quello della conversazione intercettata tra la ragazza ed i genitori (sempre nello stesso link) ci sono le risposte dei genitori e poi di Chiara agli inquirenti.

Il quadro complessivo degli avvenimenti prende una forma più comprensibile, che, a prescindere dalla vicenda penale, secondo me consente di farsi un'idea di quale sia una evoluzione dei costumi moderni, nel concreto. E quella non è una famiglia particolarmente disfunzionale, per quello che ho osservato ed osservo in giro.


Tu mostri di interpretare la vicenda come una mamma che si è comportata nei confronti della prole in modo tutto sommato equilibrato, anche facendo uso dell'esperienza da insegnante, che ho sempre considerato uno dei mestieri più difficili ed affascinanti.
Sul piano dell'esperienze tu hai avuto la sorte di osservare la realtà da un osservatorio privilegiato e, inevitabilmente, parziale focalizzato sulla formazione della conoscenza e della personalità negli alunni.
Di fondo, sembri ottimista, come deve essere una educatrice che crede nel proprio lavoro.

Il mio osservatorio (senza merito, ma solo per l'esistenza vissuta) è meno privilegiato e (permettimi) asettico, si è affacciato su relazioni di forza, di potere, di arroganza e violenza, di sofferenza e pure di crudeltà, che sono presenti nella realtà che il pubblico quasi sempre non vede.
Realtà che viene rappresentata nella letteratura e filmografia, non sempre nella sua essenzialità, perché è prodotto di una operazione "consumistica" (in senso lato) di adattamento, che deve privilegiare l'attrazione della curiosità del pubblico.

Un dente scheggiato è un evento di dimensione comportamentale poco significativo, sempre secondo me, rispetto alla prospettiva di una ragazza che rischia di essere etichettata come una omicida seriale (laddove ci siano gli estremi di due infanticidi). Capisci che la ripetitività tende ad escludere la occasionalità.
Chiara è una ragazza, che mostra una dose di inconsapevolezza (al limite della stupidità) mescolata con una certa insolita determinazione e freddezza nell'agire, rischia conseguenze pesantissime che renderanno la sua esistenza comunque difficile, per il resto della vita, a prescindere dall'esito della vicenda processuale che la riguarda.

E' facile etichettare la ragazza come una personalità con forti problemi psichici. Anche Filippo Turetta aveva serissimi problemi psichici, mi sembra evidente dal suo interrogatorio. Però, entrambi probabilmente saranno considerati non infermi di mente e, quindi, punibili.

Mi fermo, perché stiamo dilagando nell'OT.
No. Io ho citato quell’episodio proprio perché la madre della mia alunna non era stata per nulla equilibrata e non aveva in alcun modo consolato e rassicurata. Il danno era della bambina, poi ragazza e donna, per sempre, non economico, anche perché c’è l‘assicurazione.
Mi cito: “Arriva la mamma e urla dall’inizio dell’atrio “Cosa hai combinato?! Chissà adesso cosa ci costa il dentista?!” Senza un abbraccio.”
Vi ho visto lo stesso spostamento su di sé della madre del dialogo riportato.
 

Alphonse02

Utente di lunga data
Personalmente (ma penso di interpretare il pensiero di parecchi uomini perché sono uomo e ragiono da uomo) non sento assolutamente l'esigenza di 'tornare in coppia', salvo dovesse capitare un'occasionissima capace di farmi girare la testa.
Ma, superati i cinquanta, con due lunghe unioni alle spalle, mi pare più sensato prendere esempio da chi ci è passato prima di me, e godermi una beata solitudine costellata da rapporti casuali e non impegnativi.
Lo capisco, per la tua esperienza di vita e la formazione culturale che caratterizza il tuo mestiere (che, diciamolo, è stato ed è anche il mio, in gran parte).
Il tradimento, senza voler compiere una valutazione etica, è un evento traumatico a livello comportamentale, per chi lo subisce e per chi lo mette in atto.
Cambia la vita ed influisce sull'orientamento che si forma in ciascuno nell'affrontare le vicende della vita. Nel bene e nel male.

Però ti posso dire che, sin dagli albori della mia esperienza lavorativa, mi sono reso conto che ogni stagione della vita ha le sue esigenze, frutto della variabilità dei comportamenti e, non poco, dall'andamento delle condizioni fisiche. E dalle mutazioni dell'ambiente nel quale si è immersi, che pure "contaminano" l'orientamento al quale ho fatto cenno in precedenza.

Non siamo tutti uguali e non siamo sempre gli stessi nel corso della vita.
La coppia è in un certo senso una gabbia, fatemi passare il paragone.

Se la porta della gabbia la lasci aperta (privandola della serratura) e, quindi, sei libero di uscire e rientrare a volontà, pensi di essere in una condizione invidiabile.
Se però l'ambiente esterno ti diventa ostile (es. l'arrivo di malintenzionati) rimpiangi di non avere più la serratura e poterti chiudere dentro per proteggerti.
 
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