@ParmaLetale il problema di fondo è che spesso, analizzando queste dinamiche, si commette l’errore di vedere l’assegnazione del figlio come un premio. I figli non vengono dati a chi se li è meritati, ma a chi è maggiormente in grado di garantire di non stravolgere il ménage degli stessi. Se sono sempre io che porto avanti e indietro mia figlia, che conosco le questioni relative alla scuola, le minuzie delle problematiche mediche, e tutto quello che riguarda l’accudimento quotidiano, la figlia la daranno a me, e non perché mio marito sia uno stronzo fuori di casa da mattina a sera, magari è fuori casa per guadagnare i soldi per la famiglia, però fuori di dubbio che la bambina è meno stravolta continuando a vivere con me anziché col padre.
Mio marito è sempre stato un ottimo padre, si è occupato di tanti aspetti della vita di nostra figlia, ma non con la mia assiduità. Diciamo che lo ha fatto proprio quando io ero completamente impossibilitata o quando lui era libero. Quando stavamo portando a crescere le nostre rispettive aziende, quella che ha fatto un passo indietro sono stata io. Non sono un’eroina, l’ho fatto perché non volevo rinunciare a tanta parte della sua vita, stare fuori giorni e giorni etc… (che poi di fatto il problema che forse avrebbe potuto farlo lui il passo indietro non è mai nemmeno stato preso in considerazione, e questo dipende da una mentalità molto radicata nelle famiglie italiane)
In sostanza mio marito ha investito più tempo di me a guadagnare soldi per la famiglia, io ho investito più tempo di lui a portare avanti la crescita della bambina. L’ affidamento a me sarebbe stata solo una naturale prosecuzione di scelte condivise da entrambi in passato.
Non devi vederla come punizione che non lo abbiano dato a te marito.