Ciò che non si fa da giovani lo si rimpiange a una certa età.
C'è un tempo per ogni esperienza e forse le cazzate a livello esperienzale è meglio farle da giovani.
Io non ho mai rimpianto di non aver fatto una cazzata.
Il controllo sui figli (l’ho spiegato più volte e anche in questo thread) non deve essere costituito prevalentemente da NO e proibizioni, anche se pure quelle devono esserci, ma sul contenimento. Il contenimento è evidente con i bimbetti ai quali si insegna con varie metodologie (alcune più valide, altre meno) a non toccare il forno, a non cercare di rovesciare le pentole, ad attraversare la strada ecc. Ci si impegna appena iniziano a gattonare e poi a camminare per molti anni a rapportarsi con la realtà e con le persone (indubbiamente con fatica e responsabilità) e li si guida verso l’autonomia, consentendo le esperienze gradualmente, mettendo limiti.
Ci sono pure persone che non solo diventano adulte e brave, nonostante la mancanza di limiti e controllo, attraversando esperienze di tutti i tipi senza limiti. Sono i sopravvissuti. Non consideriamo i “caduti“. Il fatto che ci siano i sopravvissuti non significa che buttarli nel mare del mondo senza salvagente sia un buon metodo.
Io sono sostenitrice da sempre che la cosa più importante per ognuno (tutti noi siamo stati figli) è avere percepito amore, accettazione per la nostra individualità e fiducia. Ma la fiducia a cui penso è il fare sentire che sarà in grado di affrontare la vita. Ma le esperienze vanno limitate dai genitori, finché non si valuta che il figlio è in grado di affrontarle e di evitare le situazioni dannose.
So bene che c’è chi ha frequentato tossici senza nemmeno fumare una canna e anche che ci sono persone che sono uscite dall’eroina. Ma forse è meglio porre i limiti ed evitare che possano trovarsi in certe situazioni prima che abbiano raggiunto una maturità sufficiente per affrontarle. Non mandiamo un bimbo di tre anni in giro da solo confidando che imparerà ad attraversare la strada.
Il punto su cui nasce il dissenso è il QUANDO. Quando si può considerare un bambino in grado di attraversare da solo? Questo è meno difficile di altre cose. Lo si fa insieme centinaia, migliaia di volte e poi si chiede a lui di valutare e, verificato che sa considerare tutti i fattori, si lascia che lo faccia da solo. Io ricordo bene quando mio figlio cercava di liberare la manina che gli tenevo, urlando “solo!” Ma non la lasciavo. Ed è così per ogni cosa. Il figlio vuole andare e il genitore lo tiene e lo contiene. Contiene anche la voglia di autonomia che si trasforma in rabbia quando si sente limitato. Lo si fa non per paura (anche se la paura c’è) ma per amore e responsabilità.
Qualche volta si può sbagliare per eccesso di limiti? Certo. Si deve accettare questo rischio. Forse è meglio del credere che chi ha appena imparato ad allacciarsi le scarpe, sia in grado di fare sesso sicuro o che sia in grado di valutare la maturità o la sanità mentale di chi magari ancora non sa allacciarsi le scarpe e le compra col velcro. (È una metafora)