Mi sembra banale, l’amore ridotto a una questione di chimica.
Anzi, di neurochimica. Ti innamori? È la dopamina. Vuoi stare con qualcuno? Ossitocina. Poi ti passa? È solo che il tuo cervello è tornato “alla normalità”. Crisi di coppia? Colpa della serotonina che scende sotto la soglia di sicurezza. Tradisci? Eh beh, stai cercando stimolazioni neurochimiche alternative. Roba da laboratorio, più che da romanzo.
Ora, va bene tutto, ma forse stiamo un po’ esagerando con questo riduzionismo biologico. Nessuno nega che i neurotrasmettitori giochino un ruolo nell’innamoramento. Ma ridurre l’amore, le relazioni, le crisi, i tradimenti e perfino il “restare insieme per stabilità” a una sequenza di reazioni chimiche… è come spiegare una sinfonia dicendo che è solo una vibrazione dell’aria.
Le relazioni umane sono un casino affascinante di emozioni, esperienze, comunicazione, proiezioni, aspettative, ferite personali, ruoli sociali e memoria affettiva. Se bastasse alzare la serotonina per risolvere una crisi, saremmo tutti felici con un blister di antidepressivi in tasca. Ma guarda caso non funziona così.
E poi questa storia che il tradimento è una reazione chimica alla noia neurotrasmettitoriale… suona un po’ come una scusa elegante per dire “mi sono fatto prendere dall’entusiasmo e non ho saputo gestirlo”. Il che, va benissimo, succede. Ma almeno chiamiamolo con il suo nome, non “squilibrio ossitocinico”.
La neurochimica non può spiegare tutto quello che ci succede quando amiamo, cambiamo, litighiamo o ci perdiamo. Se bastasse guardare il cervello per capire l’amore, Freud avrebbe fatto il neurologo.
Inoltre, questa visione finisce per avere un effetto quasi deterministico, come se le nostre scelte (anche quelle gravi, come il tradimento) fossero guidate da reazioni chimiche e non da una responsabilità individuale, da un contesto relazionale, da emozioni complesse o da una mancanza di consapevolezza su ciò che davvero cerchiamo.
Anche il concetto di “stabilità” come motivo per restare nella coppia non dice molto, se non si approfondisce. La “stabilità” può significare amore maturo, ma anche paura del cambiamento, dipendenza affettiva, vincoli pratici o economici. Dare a questo termine un’aura positiva per default rischia di occultare dinamiche che possono essere problematiche.
Quindi supercazzola.