Certo, nessuno tradisce per "stimolare la dopamina" in modo consapevole, così come nessuno mangia cioccolato dicendo “ho una carenza di magnesio”, ma dietro le scelte, che ci sembrano personalissime, ci sono meccanismi noti, è vero. Il punto è: a che età smettiamo di farci fregare sempre dalle stesse emozioni? Perché a 15 o 20 anni puoi anche permetterti di credere che tutto sia nuovo, che ogni fuoco sia l’inizio di qualcosa, che ogni brivido abbia un futuro. Ma passati i 50, con alle spalle strade, divorzi, notti insonni e sveglie piene di silenzi, dovremmo almeno aver capito che certi fuochi scaldano solo un attimo, e poi magari bruciano tutto il resto. E allora la domanda non è più “perché proviamo quello che proviamo?”, ma: perché ci ostiniamo a sperare che le stesse premesse ci portino, stavolta, a un finale diverso? Sarà pure neurochimica, ma a una certa età dovremmo iniziare a leggere il bugiardino.