Crisi di coppia fisiologica e tradimento

Brunetta

Utente di lunga data
Hai problemi di codifica del testo o semplicemente ti piace non essere d'accordo con nessuno per principio?
Mio padre quando voleva dire a qualcuno che non aveva capito, diceva “forse non mi sono spiegato bene”.
Era una formula educata.
 

omicron

Pigra, irritante e non praticante
Mio padre quando voleva dire a qualcuno che non aveva capito, diceva “forse non mi sono spiegato bene”.
Era una formula educata.
Lo faccio pure io
Ma non so perché la interpretano tutti come “visto che non capisci un cazzo te la rispiego”
 

ivanl

Utente di lunga data
Mio padre quando voleva dire a qualcuno che non aveva capito, diceva “forse non mi sono spiegato bene”.
Era una formula educata.
la uso sempre anche io; fino a poco tempo fa, invece, la formula era 'vedo che non hai capito un cazzo, per cui è inutile anche riprovare'...e poi mia moglie dice che non ho imparato nulla nelle relazioni con le persone...
 

danny

Utente di lunga data
A me sembra che nessuno di voi due fosse alla ricerca delle emozioni dell'innamoramento, né che vi sia successo qualcosa di fisiologico.
Poi, che in altri casi funzioni secondo il meccanismo descritto nel post iniziale, può essere, ma non la vedo come una descrizione così convincente, devo dire.
I meccanismi che ho descritto subentrano, ma ovviamente noi agiamo sulla base di valutazioni che includono percorsi e carattere.
Il concetto di base è che noi tendiamo verso lo stare BENE. E quello stare bene ha ragioni biologiche.
Le nostre scelte sono influenzate da questo.
Ma noi non mangiamo ciò che piace perché vogliamo stimolare la dopamina, anche se il bisogno di certi alimenti è stimolato dalla carenza di sostanze nutritive.
Mangiamo ciò che ci piace per tutta una serie di fattori che riconosciamo come personali.
Approdiamo al tradimento perché nella nostra storia di coppia e personale ci sono situazioni e accadimenti che ci fanno arrivare a un determinato punto.
Ciò che ho descritto è in fin dei conti il percorso psichiatrico.
 

danny

Utente di lunga data
Però è tuttora l'auto più vincente nella storia dei rally, per non parlare della 037 che vinse il mondiale '83 con 2 ruote motrici contro le 4 ruote audi, o prima ancora della Stratos...
Sì, hanno creato un mito, certo.
Non mi fa impazzire lo stesso, ma anche questo ha ragioni personali.
 

patroclo

Utente di lunga data
I meccanismi che ho descritto subentrano, ma ovviamente noi agiamo sulla base di valutazioni che includono percorsi e carattere.
Il concetto di base è che noi tendiamo verso lo stare BENE. E quello stare bene ha ragioni biologiche.
Le nostre scelte sono influenzate da questo.
Ma noi non mangiamo ciò che piace perché vogliamo stimolare la dopamina, anche se il bisogno di certi alimenti è stimolato dalla carenza di sostanze nutritive.
Mangiamo ciò che ci piace per tutta una serie di fattori che riconosciamo come personali.
Approdiamo al tradimento perché nella nostra storia di coppia e personale ci sono situazioni e accadimenti che ci fanno arrivare a un determinato punto.
Ciò che ho descritto è in fin dei conti il percorso psichiatrico.
Psichiatrico, di neurotrasmettitori e sostanze chimiche. Manca tutta la parte psicologica 🤷‍♂️
 

danny

Utente di lunga data
Mio padre quando voleva dire a qualcuno che non aveva capito, diceva “forse non mi sono spiegato bene”.
Era una formula educata.
Sicuramente non mi sono spiegato bene, perché devo rispiegare continuamente lo stesso concetto.
E devo pure giustificarmi.
Probabilmente in un dialogo ci saremmo compresi meglio, ma ho la sensazione che la diffidenza verso ciò che ho esposto sia dovuta
a pregiudizi verso la mia persona, dovuto alla mia storia, che deve restare cristallizzata per sempre non allontanandomi mai da ciò che ero 10 anni fa.
E' una sensazione, non so se dovuta ai neurotrasmettitori o alle sovrastrutture culturali, ma ce l'ho.
 

Nicky

Utente di lunga data
I meccanismi che ho descritto subentrano, ma ovviamente noi agiamo sulla base di valutazioni che includono percorsi e carattere.
Il concetto di base è che noi tendiamo verso lo stare BENE. E quello stare bene ha ragioni biologiche.
E' questo il punto che non mi convince.
Lo stare bene non ha solo ragioni biologiche e l'attenuarsi della risposta chimica dell'innamoramento non genera necessariamente un calo di emozioni positive, perché possono svilupparsi emozioni positive sulla base di fattori non chimici, emozioni che non hanno a che fare solo con la stabilità, ma con il reciproco appagamento di una serie di necessità relazionali o personali, quindi con il senso e il significato della relazione.
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
I meccanismi che ho descritto subentrano, ma ovviamente noi agiamo sulla base di valutazioni che includono percorsi e carattere.
Il concetto di base è che noi tendiamo verso lo stare BENE. E quello stare bene ha ragioni biologiche.
Le nostre scelte sono influenzate da questo.
Ma noi non mangiamo ciò che piace perché vogliamo stimolare la dopamina, anche se il bisogno di certi alimenti è stimolato dalla carenza di sostanze nutritive.
Mangiamo ciò che ci piace per tutta una serie di fattori che riconosciamo come personali.
Approdiamo al tradimento perché nella nostra storia di coppia e personale ci sono situazioni e accadimenti che ci fanno arrivare a un determinato punto.
Ciò che ho descritto è in fin dei conti il percorso psichiatrico.
Certo, nessuno tradisce per "stimolare la dopamina" in modo consapevole, così come nessuno mangia cioccolato dicendo “ho una carenza di magnesio”, ma dietro le scelte, che ci sembrano personalissime, ci sono meccanismi noti, è vero. Il punto è: a che età smettiamo di farci fregare sempre dalle stesse emozioni? Perché a 15 o 20 anni puoi anche permetterti di credere che tutto sia nuovo, che ogni fuoco sia l’inizio di qualcosa, che ogni brivido abbia un futuro. Ma passati i 50, con alle spalle strade, divorzi, notti insonni e sveglie piene di silenzi, dovremmo almeno aver capito che certi fuochi scaldano solo un attimo, e poi magari bruciano tutto il resto. E allora la domanda non è più “perché proviamo quello che proviamo?”, ma: perché ci ostiniamo a sperare che le stesse premesse ci portino, stavolta, a un finale diverso? Sarà pure neurochimica, ma a una certa età dovremmo iniziare a leggere il bugiardino.
 

danny

Utente di lunga data
E' questo il punto che non mi convince.
Lo stare bene non ha solo ragioni biologiche e l'attenuarsi della risposta chimica dell'innamoramento non genera necessariamente un calo di emozioni positive, perché possono svilupparsi emozioni positive sulla base di fattori non chimici, emozioni che non hanno a che fare solo con la stabilità, ma con il reciproco appagamento di una serie di necessità relazionali o personali, quindi con il senso e il significato della relazione.
Sì, è corretto, ma è su un piano diverso da quello funzionale, con cui si incastra.
Come ha detto Patroclo, questa è la parte psichiatrica.
Una componente limitata, ovviamente.
 

danny

Utente di lunga data
Certo, nessuno tradisce per "stimolare la dopamina" in modo consapevole, così come nessuno mangia cioccolato dicendo “ho una carenza di magnesio”, ma dietro le scelte, che ci sembrano personalissime, ci sono meccanismi noti, è vero. Il punto è: a che età smettiamo di farci fregare sempre dalle stesse emozioni? Perché a 15 o 20 anni puoi anche permetterti di credere che tutto sia nuovo, che ogni fuoco sia l’inizio di qualcosa, che ogni brivido abbia un futuro. Ma passati i 50, con alle spalle strade, divorzi, notti insonni e sveglie piene di silenzi, dovremmo almeno aver capito che certi fuochi scaldano solo un attimo, e poi magari bruciano tutto il resto. E allora la domanda non è più “perché proviamo quello che proviamo?”, ma: perché ci ostiniamo a sperare che le stesse premesse ci portino, stavolta, a un finale diverso? Sarà pure neurochimica, ma a una certa età dovremmo iniziare a leggere il bugiardino.
OH, questo è FINALMENTE uno spunto interessante.
Quattro pagine, ma ci siamo riusciti ad arrivare al punto a cui volevo tendere.
Se la chimica funziona così, e funziona così senza metterlo in dubbio, come possiamo comunque capire come gestirla senza fare danni?
Sempre che si possa gestire, ovviamente. Perché la domanda è anche questa.

E che cazzo.:ROFLMAO: Questo è il quesito!
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
OH, questo è FINALMENTE uno spunto interessante.
Quattro pagine, ma ci siamo riusciti ad arrivare al punto a cui volevo tendere.
Se la chimica funziona così, e funziona così senza metterlo in dubbio, come possiamo comunque capire come gestirla senza fare danni?
Sempre che si possa gestire, ovviamente. Perché la domanda è anche questa.
Finalmente parliamo di gestione e non solo di meccanismi! Perché la chimica non si spegne, ma si può ascoltare e a volte anche contraddire. Come si fa a non fare danni? Credo che la risposta stia nella distanza tra impulso e azione: più spazio metti lì in mezzo, più margine di libertà ti lasci. È come quando ti viene voglia di mandare un messaggio a mezzanotte a chi non dovresti: lo scrivi, lo rileggi, poi ti chiedi: domani mattina mi farà stare meglio… o peggio? Gestire la chimica, alla fine, forse significa accettare che non tutto ciò che desideriamo ci fa bene, e non tutto ciò che ci fa bene è giusto da inseguire, serve ascolto, più che analisi, serve memoria, per riconoscere le vecchie trappole che si travestono da nuove possibilità. E serve una certa umiltà, quella che arriva con l’età, quando capisci che non devi per forza vivere ogni emozione fino in fondo per sapere dove porta. A volte il vero atto d’amore, per sé e per l’altro, è scegliere di non inseguire il benessere immediato, ma quello che resta dopo.
 

Lostris

Utente Ludica

ivanl

Utente di lunga data
Certo, nessuno tradisce per "stimolare la dopamina" in modo consapevole, così come nessuno mangia cioccolato dicendo “ho una carenza di magnesio”, ma dietro le scelte, che ci sembrano personalissime, ci sono meccanismi noti, è vero. Il punto è: a che età smettiamo di farci fregare sempre dalle stesse emozioni? Perché a 15 o 20 anni puoi anche permetterti di credere che tutto sia nuovo, che ogni fuoco sia l’inizio di qualcosa, che ogni brivido abbia un futuro. Ma passati i 50, con alle spalle strade, divorzi, notti insonni e sveglie piene di silenzi, dovremmo almeno aver capito che certi fuochi scaldano solo un attimo, e poi magari bruciano tutto il resto. E allora la domanda non è più “perché proviamo quello che proviamo?”, ma: perché ci ostiniamo a sperare che le stesse premesse ci portino, stavolta, a un finale diverso? Sarà pure neurochimica, ma a una certa età dovremmo iniziare a leggere il bugiardino.
Per quel che vedo io, credo che alla base della scontentezza ci sia sempre una irrazionale tendenza al controfattuale: 'se non ti avessi mai incontrato, sarei ricca e felice' et similia; a ciò c'è chi reagisce restando in questo loop negativo incolpando il prossimo (tipo la moglie di @Imheretoo o la mia) e chi tenta il finale diverso, come dici tu; ma, dato che spesso le negatività delle premesse non sono indotte dall'esterno ma da se stessi, ci si ritrova in un altro loop simile. Il giorno della marmotta.
 

danny

Utente di lunga data
Finalmente parliamo di gestione e non solo di meccanismi! Perché la chimica non si spegne, ma si può ascoltare e a volte anche contraddire. Come si fa a non fare danni? Credo che la risposta stia nella distanza tra impulso e azione: più spazio metti lì in mezzo, più margine di libertà ti lasci. È come quando ti viene voglia di mandare un messaggio a mezzanotte a chi non dovresti: lo scrivi, lo rileggi, poi ti chiedi: domani mattina mi farà stare meglio… o peggio? Gestire la chimica, alla fine, forse significa accettare che non tutto ciò che desideriamo ci fa bene, e non tutto ciò che ci fa bene è giusto da inseguire, serve ascolto, più che analisi, serve memoria, per riconoscere le vecchie trappole che si travestono da nuove possibilità. E serve una certa umiltà, quella che arriva con l’età, quando capisci che non devi per forza vivere ogni emozione fino in fondo per sapere dove porta. A volte il vero atto d’amore, per sé e per l’altro, è scegliere di non inseguire il benessere immediato, ma quello che resta dopo.
Maturità ed equilibrio.

Ovvero la capacità di RICONOSCERE le emozioni e saperle gestire.

Perché ho scritto quel post parlando di chimica delle emozioni?
Perché secondo me molte persone non la sanno proprio riconoscere.
E ne ho avuto comunque la prova.
 
Ultima modifica:

danny

Utente di lunga data
Invece @danny la conosce molto bene, almeno mi pareva.
Io sì, ma evidentemente Spleen no, visto quello che ha scritto su cosa avesse tuo marito in testa quando ti ha lasciato (?).
Di certo non racconto io le storie degli altri, però spesso i nuovi, si fa per dire, utenti nulla sanno di noi.
 

Nicky

Utente di lunga data
Sì, è corretto, ma è su un piano diverso da quello funzionale, con cui si incastra.
Come ha detto Patroclo, questa è la parte psichiatrica.
Una componente limitata, ovviamente.
Certo, però non sono convinta che sia la nostra incapacità di gestire le modifiche chimiche la base del tradimento, quantomeno se non in una parte dei casi.
Forse perché questo mi sembra getti, in realtà, un peso ulteriore su chi tradisce, che è forse giustificato dalla chimica, ma anche superficiale a i seguirla, no?
 
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