Danny ed il ponte della Ghisolfa

hammer

Utente di lunga data
Sono slogan.
Non potresti farlo.
Legalmente.
Ci mancherebbe. 😃
Tuttavia c'è una corrente di pensiero politico (centri sociali, movimenti anarchici, PD, magistratura) che lavora giorno e notte per sabotare qualunque soluzione ragionevole per il contrasto all'immigrazione clandestina.
 

Nicky

Utente di lunga data
Certamente c'è il problema demografico, e l'ordine pubblico da gestire, ma se il sistema non regge contabilmente vai sempre e comunque poco lontano
Certo.
Ma io credo che non regga perché è proprio sbagliato alla base, alla fine mi rendo conto di essere contraria al modello di edilizia residenziale pubblica che è stato adottato negli anni. E' costoso, inefficiente, conduce alla creazione di ghetti, non è sostenibile né economicamente, né socialmente.
 

danny

Utente di lunga data
Ci mancherebbe. 😃
Tuttavia c'è una corrente di pensiero politico (centri sociali, movimenti anarchici, PD, magistratura) che lavora giorno e notte per sabotare qualunque soluzione ragionevole per il contrasto all'immigrazione clandestina.
Sono posizioni ideologiche.
Guarda chi stava al fianco di Ramy.
Martire solo perché inseguito dalla polizia.
Quando è morto un amico di mia figlia, africano, silenzio totale.
 

cipolino

Utente di lunga data
A parte che sulle case popolari ci sarebbe da dire, anche sugli italiani, perché ho seguito il tema da vicino e ci sono degli abusi indecenti. In ogni caso l'assegnazione viene data a chi lavora, non ai clandestini senza documenti. E lavorano perché c'è necessità di quella forza lavoratrice.
Pensa a tutte le rsa, senza gli stranieri.
Sono discorsi che ho già affrontato decine di volte durante le cene e me ne ero stancato: li rinverdisco una tantum, giusto per rinnovare la stanchezza che mi eviterà di parlarne per altri 10 anni...;)

Quando è nata la nostra prima figlia, agli inizi degli anni 2000, la narrativa era già questa: gli immigrati ci rubano i posti e ci passano avanti nelle graduatorie. Allora l'immigrazione era principalmente dai paesi dell'est, che si stavano affacciando all'UE.

Ho sentito questi discorsi ripetuti da tutti in modo martellante, mentre cercavamo il nido. La nostra città è per fortuna ben servita: ce ne sono abbastanza. Il problema era quale scegliere, perché se non entrava da qualche parte per noi erano dolori, quindi dovevamo scegliere in modo da essere sicuri di entrare.

C'era un nido a due passi da casa. Il "sentire comune" era: non ci provare neanche, tanto lì entrano solo gli immigrati, che ci passano davanti nelle graduatorie. Allora abbiamo scelto un nido piuttosto lontano, in un quartiere di periferia, considerato "disagiato".
Fortunatamente, nostra figlia è entrata.
L'anno dopo l'abbiamo spostata nel nido vicino casa: essendo già dentro, il trasferimento era in priorità, quindi non c'erano problemi.
Ah, giusto per la cronaca: l'abbiamo spostata esclusivamente per motivi logistici, perché in quel nido si era trovata benissimo, era una bella struttura e sulle maestre niente da eccepire.

Siamo andati nel nido vicino casa e... indovina un po'... surprise surprise! I bimbi erano tutti italiani di buona famiglia! Come era possibile? Eppure i punteggi che formavano le graduatorie erano chiari: c'erano i figli, c'era il reddito, c'era il lavoro di entrambi i genitori, c'era il non avere una casa di proprietà... tutte quelle cose condivisibili (secondo me) che fotografano la necessità per una famiglia di un posto al nido.
Eppure, in quel nido c'erano figli unici di avvocati, architetti, che vivevano in case grandi e belle....
Poi, piano piano, conoscendo le persone ho capito: questi qui vivevano in case di famiglia, di cui non erano proprietari, quindi ufficialmente non avevano una casa. Convivevano, non erano sposati, quindi ufficialmente si trattava di ragazze madri. Erano liberi professionisti, che puoi tradurre liberamente in "evasori fiscali orgogliosi di esserlo", quindi avevano un reddito bassissimo.

Queste persone passavano tranquillamente avanti in graduatoria anche agli immigrati che per poter fare domanda dovevano: essere in regola col lavoro (quindi con uno stipendio certificato che, per quanto basso, era superiore a quello di un architetto!), avere uno straccio di contratto per una casa (seppur in affitto). E, tipicamente, non convivevano ma si sposavano, quindi risultavano sempre due genitori invece di uno!
E se passavano davanti agli immigrati, figurati se non passavano davanti a noi, due dipendenti di profilo medio-alto, sposati e con casa di proprietà!

Ma fare queste osservazioni mi ha sempre inimicato la gente, un po' perché mettono le persone davanti ad uno specchio nel quale vedono riflessa la propria ipocrisia (e se tanti sono orgogliosamente evasori, pochi sono anche orgogliosamente ipocriti... ;) ) e un po' perché rompe la narrativa della politica qualunquista e della televisione nazional-popolare che ormai ha preso il controllo della società. Quindi, ad una certa, mi sono rotto le palle di fare questi discorsi e, semplicemente, ho smesso di frequentare queste persone che rappresentavano quella società che ho conosciuto nei nidi: meglio passarmi una serata a farmi una sega su youporn che una cena con quelli lì!:ROFLMAO:
Tanto, le loro convinzioni non gliele cambio: sono troppo radicate dalla narrativa che ci martella ogni giorno. :(

PS e NB: se qualcuno in tutto questo legge un'apologia ad un'immigrazione totalmente aperta e incontrollata, è un problema tutto suo non solo di lettura selettiva, ma anche di interpretazione selettiva! :)

Ho capito, ma non si può spostare sempre il tema.
Stiamo discutendo su una cosa diversa, sul fatto che nelle assegnazioni regolari, secondo alcuni, le persone straniere sono avvantaggiati e questo vantaggio danneggia le famiglie italiane bisognose. E' così? Io non lo credo, perché questo vuol dire dimenticare che esiste un terreno produttivo normale, in cui la presenza di lavoratori stranieri è necessaria. E non lo dico io, lo dicono i datori di lavoro.
ahahahahah!
 

danny

Utente di lunga data
Sono discorsi che ho già affrontato decine di volte durante le cene e me ne ero stancato: li rinverdisco una tantum, giusto per rinnovare la stanchezza che mi eviterà di parlarne per altri 10 anni...;)

Quando è nata la nostra prima figlia, agli inizi degli anni 2000, la narrativa era già questa: gli immigrati ci rubano i posti e ci passano avanti nelle graduatorie. Allora l'immigrazione era principalmente dai paesi dell'est, che si stavano affacciando all'UE.

Ho sentito questi discorsi ripetuti da tutti in modo martellante, mentre cercavamo il nido. La nostra città è per fortuna ben servita: ce ne sono abbastanza. Il problema era quale scegliere, perché se non entrava da qualche parte per noi erano dolori, quindi dovevamo scegliere in modo da essere sicuri di entrare.

C'era un nido a due passi da casa. Il "sentire comune" era: non ci provare neanche, tanto lì entrano solo gli immigrati, che ci passano davanti nelle graduatorie. Allora abbiamo scelto un nido piuttosto lontano, in un quartiere di periferia, considerato "disagiato".
Fortunatamente, nostra figlia è entrata.
L'anno dopo l'abbiamo spostata nel nido vicino casa: essendo già dentro, il trasferimento era in priorità, quindi non c'erano problemi.
Ah, giusto per la cronaca: l'abbiamo spostata esclusivamente per motivi logistici, perché in quel nido si era trovata benissimo, era una bella struttura e sulle maestre niente da eccepire.

Siamo andati nel nido vicino casa e... indovina un po'... surprise surprise! I bimbi erano tutti italiani di buona famiglia! Come era possibile? Eppure i punteggi che formavano le graduatorie erano chiari: c'erano i figli, c'era il reddito, c'era il lavoro di entrambi i genitori, c'era il non avere una casa di proprietà... tutte quelle cose condivisibili (secondo me) che fotografano la necessità per una famiglia di un posto al nido.
Eppure, in quel nido c'erano figli unici di avvocati, architetti, che vivevano in case grandi e belle....
Poi, piano piano, conoscendo le persone ho capito: questi qui vivevano in case di famiglia, di cui non erano proprietari, quindi ufficialmente non avevano una casa. Convivevano, non erano sposati, quindi ufficialmente si trattava di ragazze madri. Erano liberi professionisti, che puoi tradurre liberamente in "evasori fiscali orgogliosi di esserlo", quindi avevano un reddito bassissimo.

Queste persone passavano tranquillamente avanti in graduatoria anche agli immigrati che per poter fare domanda dovevano: essere in regola col lavoro (quindi con uno stipendio certificato che, per quanto basso, era superiore a quello di un architetto!), avere uno straccio di contratto per una casa (seppur in affitto). E, tipicamente, non convivevano ma si sposavano, quindi risultavano sempre due genitori invece di uno!
E se passavano davanti agli immigrati, figurati se non passavano davanti a noi, due dipendenti di profilo medio-alto, sposati e con casa di proprietà!

Ma fare queste osservazioni mi ha sempre inimicato la gente, un po' perché mettono le persone davanti ad uno specchio nel quale vedono riflessa la propria ipocrisia (e se tanti sono orgogliosamente evasori, pochi sono anche orgogliosamente ipocriti... ;) ) e un po' perché rompe la narrativa della politica qualunquista e della televisione nazional-popolare che ormai ha preso il controllo della società. Quindi, ad una certa, mi sono rotto le palle di fare questi discorsi e, semplicemente, ho smesso di frequentare queste persone che rappresentavano quella società che ho conosciuto nei nidi: meglio passarmi una serata a farmi una sega su youporn che una cena con quelli lì!:ROFLMAO:
Tanto, le loro convinzioni non gliele cambio: sono troppo radicate dalla narrativa che ci martella ogni giorno. :(

PS e NB: se qualcuno in tutto questo legge un'apologia ad un'immigrazione totalmente aperta e incontrollata, è un problema tutto suo non solo di lettura selettiva, ma anche di interpretazione selettiva! :)



ahahahahah!
C'è anche questo, ovviamente, in certe aree.
E fa parte dello stesso problema.
Le graduatorie sono aggirabili.

Ma poi gli stranieri dove li mandavano al nido i figli?
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Certo.
Ma io credo che non regga perché è proprio sbagliato alla base, alla fine mi rendo conto di essere contraria al modello di edilizia residenziale pubblica che è stato adottato negli anni. E' costoso, inefficiente, conduce alla creazione di ghetti, non è sostenibile né economicamente, né socialmente.
Credo siano decenni che sono state abbandonate politiche di edilizia residenziale pubblica degna di tale nome, ammesso che prima lo fosse, degna. Facessero fare ai privati tanto per cominciare: io metto a disposizione il mio appartamento a prezzo concordato (ovviamente decente, frutto di trattativa fra associazione proprietari e sindacati inquilini, come già avviene), tu stato però mi togli irpef, imu e ogni altro carico fiscale e mi garantisci se uno non paga o rompe qualcosa con opportuna copertura assicurativa. Per cui se lo vuoi sfrattare ci pensi tu in caso, io al massimo se voglio tornarci ad abitare.
 
Ultima modifica:

danny

Utente di lunga data
Credo siano decenni che sono state abbandonate politiche di edilizia residenziale pubblica degna di tale nome, ammesso che prima lo fosse, degna. Facessero fare ai privati tanto per cominciare: io metto a disposizione il mio appartamento a prezzo concordato (ovviamente decente, frutto di trattativa fra associazione proprietari e sindacati inquilini, come già avviene), tu stato però mi togli irpef, imu e ogni altro carico fiscale e mi garantisci se uno non paga o rompe con opportuna copertura assicurativa. Per cui se lo vuoi sfrattare ci pensi tu in caso, io al massimo se voglio tornarci ad abitare.
C'è una forma di affitto concordato.
Non lo abbiamo scelto perché non ci siamo fidati.
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
C'è anche questo, ovviamente, in certe aree.
E fa parte dello stesso problema.
Le graduatorie sono aggirabili.

Ma poi gli stranieri dove li mandavano al nido i figli?
Dove mia mamma ha mandato me: in casa visto che lei non lavorava
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
C'è una forma di affitto concordato.
Non lo abbiamo scelto perché non ci siamo fidati.
Ovvio, così com'è non è per nulla conveniente. Hai un minimo sconto Irpef sulla cedolare, e qualcosa su IMU, ma poi se ad esempio lavori dipendente il reddito da affitto si somma comunque a quello da dipendente per le detrazioni (anche con cedolare) e solo di detrazioni lavoro dipendente perdi sui 1500 euro/anno secchi, il tutto per affittare a cifre piuttosto inferiori a quelle di mercato, senza nessuna tutela in caso di insolvenza
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Sono discorsi che ho già affrontato decine di volte durante le cene e me ne ero stancato: li rinverdisco una tantum, giusto per rinnovare la stanchezza che mi eviterà di parlarne per altri 10 anni...;)

Quando è nata la nostra prima figlia, agli inizi degli anni 2000, la narrativa era già questa: gli immigrati ci rubano i posti e ci passano avanti nelle graduatorie. Allora l'immigrazione era principalmente dai paesi dell'est, che si stavano affacciando all'UE.

Ho sentito questi discorsi ripetuti da tutti in modo martellante, mentre cercavamo il nido. La nostra città è per fortuna ben servita: ce ne sono abbastanza. Il problema era quale scegliere, perché se non entrava da qualche parte per noi erano dolori, quindi dovevamo scegliere in modo da essere sicuri di entrare.

C'era un nido a due passi da casa. Il "sentire comune" era: non ci provare neanche, tanto lì entrano solo gli immigrati, che ci passano davanti nelle graduatorie. Allora abbiamo scelto un nido piuttosto lontano, in un quartiere di periferia, considerato "disagiato".
Fortunatamente, nostra figlia è entrata.
L'anno dopo l'abbiamo spostata nel nido vicino casa: essendo già dentro, il trasferimento era in priorità, quindi non c'erano problemi.
Ah, giusto per la cronaca: l'abbiamo spostata esclusivamente per motivi logistici, perché in quel nido si era trovata benissimo, era una bella struttura e sulle maestre niente da eccepire.

Siamo andati nel nido vicino casa e... indovina un po'... surprise surprise! I bimbi erano tutti italiani di buona famiglia! Come era possibile? Eppure i punteggi che formavano le graduatorie erano chiari: c'erano i figli, c'era il reddito, c'era il lavoro di entrambi i genitori, c'era il non avere una casa di proprietà... tutte quelle cose condivisibili (secondo me) che fotografano la necessità per una famiglia di un posto al nido.
Eppure, in quel nido c'erano figli unici di avvocati, architetti, che vivevano in case grandi e belle....
Poi, piano piano, conoscendo le persone ho capito: questi qui vivevano in case di famiglia, di cui non erano proprietari, quindi ufficialmente non avevano una casa. Convivevano, non erano sposati, quindi ufficialmente si trattava di ragazze madri. Erano liberi professionisti, che puoi tradurre liberamente in "evasori fiscali orgogliosi di esserlo", quindi avevano un reddito bassissimo.

Queste persone passavano tranquillamente avanti in graduatoria anche agli immigrati che per poter fare domanda dovevano: essere in regola col lavoro (quindi con uno stipendio certificato che, per quanto basso, era superiore a quello di un architetto!), avere uno straccio di contratto per una casa (seppur in affitto). E, tipicamente, non convivevano ma si sposavano, quindi risultavano sempre due genitori invece di uno!
E se passavano davanti agli immigrati, figurati se non passavano davanti a noi, due dipendenti di profilo medio-alto, sposati e con casa di proprietà!

Ma fare queste osservazioni mi ha sempre inimicato la gente, un po' perché mettono le persone davanti ad uno specchio nel quale vedono riflessa la propria ipocrisia (e se tanti sono orgogliosamente evasori, pochi sono anche orgogliosamente ipocriti... ;) ) e un po' perché rompe la narrativa della politica qualunquista e della televisione nazional-popolare che ormai ha preso il controllo della società. Quindi, ad una certa, mi sono rotto le palle di fare questi discorsi e, semplicemente, ho smesso di frequentare queste persone che rappresentavano quella società che ho conosciuto nei nidi: meglio passarmi una serata a farmi una sega su youporn che una cena con quelli lì!:ROFLMAO:
Tanto, le loro convinzioni non gliele cambio: sono troppo radicate dalla narrativa che ci martella ogni giorno. :(

PS e NB: se qualcuno in tutto questo legge un'apologia ad un'immigrazione totalmente aperta e incontrollata, è un problema tutto suo non solo di lettura selettiva, ma anche di interpretazione selettiva! :)



ahahahahah!
Se tu sei terzo in coda, eliminando il primo passi secondo, ma non arrivi comunque. Tutto il resto concordo, ovviamente
 

danny

Utente di lunga data
Dove mia mamma ha mandato me: in casa visto che lei non lavorava
Dalla mia poca esperienza, il problema sorge col primo e fino alla scuola dell'infanzia.
Poi i bambini restano in casa da soli più spesso o con i fratelli più grandi e quindi anche la mamma può lavorare se necessario oppure se ne fa carico una mamma che non lavora per tutte.
Escluso le donne musulmane, che non lavorano e gestiscono da sole i figli.
Ho visto bambini soli in casa a sei anni.
 

Nicky

Utente di lunga data
Credo siano decenni che sono state abbandonate politiche di edilizia residenziale pubblica degna di tale nome, ammesso che prima lo fosse, degna. Facessero fare ai privati tanto per cominciare: io metto a disposizione il mio appartamento a prezzo concordato (ovviamente decente, frutto di trattativa fra associazione proprietari e sindacati inquilini, come già avviene), tu stato però mi togli irpef, imu e ogni altro carico fiscale e mi garantisci se uno non paga o rompe con opportuna copertura assicurativa. Per cui se lo vuoi sfrattare ci pensi tu in caso, io al massimo se voglio tornarci ad abitare.
Sì, ci possono essere soluzioni alternative di vari genere, con il coinvolgimento di proprietari privati e di enti pubblici.
Ovviamente bisogna poi capire se su larga scala possono funzionare, quali promuovere. Ma almeno qui da noi ogni cosa penso che sarebbe migliore di questo sistema, che alla fine porta solo chi ha davvero bisogno a vivere in posti osceni, senza manutenzione, a fianco di abusivi o di gente parassitaria che non dichiara nulla e non paga neppure quel tanto che dovrebbe e potrebbe pagare.
 

Arcistufo

Papero Talvolta Posseduto
Sono discorsi che ho già affrontato decine di volte durante le cene e me ne ero stancato: li rinverdisco una tantum, giusto per rinnovare la stanchezza che mi eviterà di parlarne per altri 10 anni...;)

Quando è nata la nostra prima figlia, agli inizi degli anni 2000, la narrativa era già questa: gli immigrati ci rubano i posti e ci passano avanti nelle graduatorie. Allora l'immigrazione era principalmente dai paesi dell'est, che si stavano affacciando all'UE.

Ho sentito questi discorsi ripetuti da tutti in modo martellante, mentre cercavamo il nido. La nostra città è per fortuna ben servita: ce ne sono abbastanza. Il problema era quale scegliere, perché se non entrava da qualche parte per noi erano dolori, quindi dovevamo scegliere in modo da essere sicuri di entrare.

C'era un nido a due passi da casa. Il "sentire comune" era: non ci provare neanche, tanto lì entrano solo gli immigrati, che ci passano davanti nelle graduatorie. Allora abbiamo scelto un nido piuttosto lontano, in un quartiere di periferia, considerato "disagiato".
Fortunatamente, nostra figlia è entrata.
L'anno dopo l'abbiamo spostata nel nido vicino casa: essendo già dentro, il trasferimento era in priorità, quindi non c'erano problemi.
Ah, giusto per la cronaca: l'abbiamo spostata esclusivamente per motivi logistici, perché in quel nido si era trovata benissimo, era una bella struttura e sulle maestre niente da eccepire.

Siamo andati nel nido vicino casa e... indovina un po'... surprise surprise! I bimbi erano tutti italiani di buona famiglia! Come era possibile? Eppure i punteggi che formavano le graduatorie erano chiari: c'erano i figli, c'era il reddito, c'era il lavoro di entrambi i genitori, c'era il non avere una casa di proprietà... tutte quelle cose condivisibili (secondo me) che fotografano la necessità per una famiglia di un posto al nido.
Eppure, in quel nido c'erano figli unici di avvocati, architetti, che vivevano in case grandi e belle....
Poi, piano piano, conoscendo le persone ho capito: questi qui vivevano in case di famiglia, di cui non erano proprietari, quindi ufficialmente non avevano una casa. Convivevano, non erano sposati, quindi ufficialmente si trattava di ragazze madri. Erano liberi professionisti, che puoi tradurre liberamente in "evasori fiscali orgogliosi di esserlo", quindi avevano un reddito bassissimo.

Queste persone passavano tranquillamente avanti in graduatoria anche agli immigrati che per poter fare domanda dovevano: essere in regola col lavoro (quindi con uno stipendio certificato che, per quanto basso, era superiore a quello di un architetto!), avere uno straccio di contratto per una casa (seppur in affitto). E, tipicamente, non convivevano ma si sposavano, quindi risultavano sempre due genitori invece di uno!
E se passavano davanti agli immigrati, figurati se non passavano davanti a noi, due dipendenti di profilo medio-alto, sposati e con casa di proprietà!

Ma fare queste osservazioni mi ha sempre inimicato la gente, un po' perché mettono le persone davanti ad uno specchio nel quale vedono riflessa la propria ipocrisia (e se tanti sono orgogliosamente evasori, pochi sono anche orgogliosamente ipocriti... ;) ) e un po' perché rompe la narrativa della politica qualunquista e della televisione nazional-popolare che ormai ha preso il controllo della società. Quindi, ad una certa, mi sono rotto le palle di fare questi discorsi e, semplicemente, ho smesso di frequentare queste persone che rappresentavano quella società che ho conosciuto nei nidi: meglio passarmi una serata a farmi una sega su youporn che una cena con quelli lì!:ROFLMAO:
Tanto, le loro convinzioni non gliele cambio: sono troppo radicate dalla narrativa che ci martella ogni giorno. :(

PS e NB: se qualcuno in tutto questo legge un'apologia ad un'immigrazione totalmente aperta e incontrollata, è un problema tutto suo non solo di lettura selettiva, ma anche di interpretazione selettiva! :)



ahahahahah!
Quindi siccome tu non sai usare il sistema a tuo vantaggio, sono gli altri ad essere bruttir e cattivi? :LOL:
 

Brunetta

Utente di lunga data
Dipende. Da siciliano mi commuovo ancora oggi quando penso alla vittoria di Siracusa su Atene nel 413 a.c.
Può esserci una conoscenza profonda di un periodo storico e trovare affascinante come si è svolto, senza sentirsene eredi di sangue 🤦🏻‍♀️ perché è avvenuto sul territorio dove ora si abita. Non esiste presupporre un legame genetico, possibile, ma non sicuro, né significativo.
Mi può affascinare pure la storia del Giappone, come affascina tanti (non capisco perché) in quanto interesse, senza necessariamente un immaginario legame genetico.
 

Nicky

Utente di lunga data
Quindi siccome tu non sai usare il sistema a tuo vantaggio, sono gli altri ad essere bruttir e cattivi? :LOL:
Non credo sia questo il punto.
E' che, se si riconosce il diritto di dare patenti di brutti e cattivi ad alcuni (ad esempio, gli stranieri per l'uso che fanno del nostro sistema di welfare), allora bisogna lasciare che per altri i brutti e cattivi siano altri, che se ne servono in modo altrettanto discutibile.
Se per me è legittimo violare le regole, non mi salta in mente di discutere se lo fanno gli altri. Ognuno, a quel punto, trae i suoi vantaggi alla meglio, no?
 

Brunetta

Utente di lunga data
Perchè non ce n'è abbastanza per tutti? Ho cercato di spiegare che la caratteristica epidermica non c'entra una fava, in quanto i criteri si basano su stato di bisogno oggettivo (che poi oggettivo vorrei verificare bene, per fortuna io non ho bisogno, perchè vicino a casa mia c'è proprio una casa popolare con 1 Jaguar e 1 Range Rover nemmeno vecchie parcheggiate lustre in bella mostra in cortile, così come coppie dove i figli non si vedono mai, però evidentemente da qualche parte sono scritti....). Ma la domanda è: se arrivano nuovi più bisognosi da soddisfare, quelli appena meno bisognosi che passano dietro, diventano improvvisamente più ricchi?
Ecco la guerra tra poveri (nel tuo caso immaginario) che si irrita per un presunto abuso, quando ciò che dovrebbe irritare è la mancanza di allocazione per costruire alloggi, la mancanza di provvedimenti legislativi e la mancanza di controlli.
È come prendersela con i muratori che cadono dai ponteggi.
 

Brunetta

Utente di lunga data
A parte che sulle case popolari ci sarebbe da dire, anche sugli italiani, perché ho seguito il tema da vicino e ci sono degli abusi indecenti. In ogni caso l'assegnazione viene data a chi lavora, non ai clandestini senza documenti. E lavorano perché c'è necessità di quella forza lavoratrice.
Pensa a tutte le rsa, senza gli stranieri.
Avevano fatto un film su un ipotetico sciopero degli stranieri in tutti i settori.
Si fermava l’Italia.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Bravo.
Le case popolari di un tempo erano piene di coppie e famiglie monoreddito, italiane ovviamente. Anche persone da sole.
Ce n'erano abbastanza per soddisfare più criteri e calmierare il mercato degli affitti.
Il risultato era che comunque viverci era più che soddisfacente.
Le stesse case dove noi abitavamo ora sono una casbah quasi totalmente occupata da Musulmani.
Gli italiani residui vivono male, la situazione è diventata più pesante di quello che già veniva stigmatizzato negli anni 90.
Il risultato è che se prima era un quartiere la cui differenza rispetto ad altri era il reddito, ora è la razza e la lingua.
Non è la stessa cosa.
Ma è evidente che vanno diversificate le assegnazioni.
Si può.
Come a scuola si stabiliscono criteri per la formazione delle classi.
Non so come si possa, ma certamente si può.
Nel video che ho già suggerito sulla Biblioteca di New York, tra le altre iniziative del comune, vi è l’esperienza di distribuzione delle persone con difficoltà in tutti i condomini. Magari è utile per ripristinare Downton Abbey, ma se funziona per evitare ghetti. Si può provare. I quartieri delle case popolari non hanno mai avuto buona fama.
 

cipolino

Utente di lunga data
Quindi siccome tu non sai usare il sistema a tuo vantaggio, sono gli altri ad essere bruttir e cattivi? :LOL:
Non credo sia questo il punto.
E' che, se si riconosce il diritto di dare patenti di brutti e cattivi ad alcuni (ad esempio, gli stranieri per l'uso che fanno del nostro sistema di welfare), allora bisogna lasciare che per altri i brutti e cattivi siano altri, che se ne servono in modo altrettanto discutibile.
Se per me è legittimo violare le regole, non mi salta in mente di discutere se lo fanno gli altri. Ognuno, a quel punto, trae i suoi vantaggi alla meglio, no?
Non solo non è il punto, ma è anche l'esatto contrario: io ho saputo sfruttare al meglio il sistema e sono riuscito comunque a far entrare mia figlia, nonostante gli altri siano brutti e cattivi... :)
 

Brunetta

Utente di lunga data
Questo è reale ma sconfina nell'illegalità. Vorrei capire come può reggere un sistema dove le entrate da contribuenti netti sono sempre in calo (vuoi per evasione, ma anche e temo soprattutto per situazione economica di merda) mentre i beneficiari netti sono continuamente in aumento (per gli stessi motivi)
Eheee sì le entrate sono scarse per onesti poveri 🤦🏻‍♀️
 
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