Grazie per il "ragazzo".
Tempi passati, però...
Non vorrei essere frainteso, la mia era una riflessione principalmente volta alla prevenzione.
Feci fare un tour educativo a due nipoti maggiorenni di mia moglie, partendo da una visita ad un' aula della corte d'assise (reati più gravi) all' inizio dell' udienza, quando per prime vengono trattate le cause con imputati detenuti, che entravano in aula con manette o schiavettoni. Ne furono molto impressionati.
A distanza di molti anni, mi ringraziano per quella esperienza.
Per un breve periodo, quando ho studiato in California, sono stato "visiting associate" in gruppo di avvocati che difendevano pro bono i condannati a morte o ergastolani che erano indigenti. Così ho visitato il 'braccio della morte" di alcuni penitenziari di alta sicurezza. Ed ho assistito a colloqui con loro.
Sono anche entrato in istituti carcerari italiani e posso assicurare che stare in prigione è vissuta come una brutta esperienza. In qualche modo, i delinquenti che sono recuperabili imparano in prigione, la restrizione è parte iniziale della rieducazione. Poi ci sono i laboratori per imparare un mestiere, le biblioteche per studiare, le palestre,ecc.
Per dire che è una illusione che possano essere salvati tutti i delinquenti, ma una certa parte è possibile che si redima.
Mutatis mutandis, è come per i traditori. Una certa parte è recuperabile. Ogni caso è a se stante.
Prima di compiere il mio percorso formativo,(tuttora in corso, spero sino alla naturale fine dell' esistenza) fui molto impressionato dalla lettura di scritti di Caryl Chessman ("Cella 2455", "Il volto della giustizia"), un assassino che negli anni '50 era chiamato "il bandito della luce rossa", catturato e condannato a morte (la sua esecuzione avvenne il 2 maggio 1960 dopo otto rinvii in circa 12 anni). È stato tratto un film sulla sua vicenda, credo intorno al 1968.
Era un tipico caso di delinquente che era verosimilmente recuperato, diventato un' altra persona. La persona che era diventato meritava di vivere, secondo me.