Beh, visto che qualcun altro sta facendo il punto, provo a farlo pure io.
Sto tentando di salvare la baracca, di tenere insieme la situazione con accettazione e rassegnazione, tentando di smussare gli spigoli di quei moti istintivi di rancore che mi vengono a galla di continuo.
Lei ondeggia tra lo zerbinismo dovuto ai sensi di colpa ed il comportamento che aveva prima del tradimento (estraneità, conflitto, isolamento).
Da parte mia ondeggio a mia volta tra l'entusiasmo di certi momenti nei quali mi sembra di non leggere più nulla sulla lavagna, di essere riuscito a cancellare del tutto i fatti recenti, e lo sconforto di quando mi rendo conto che lei, comunque, non è ancora riuscita a riprendere contatto con il resto del mondo, e quindi con me.
La mia mente continua a pensare a cosa c'è stato tra loro, e l'invidia per quel sentimento così passionale quale io non provo da troppo tempo mi rode il fegato, mi fa maturare quel rancore sordo (sentimento che in lucidità aborro) che mi porta a non sopportarla più quando si mostra ostile, quando la quotidianità torna ad essere vissuta da lei come un tempo: lei da una parte, tutto il resto - me e nostro figlio compresi - dall'altra.
Ci telefoniamo tutti i giorni all'ora di pranzo, aspetto sempre quel momento seppure mi rendo conto che, in definitiva, non abbiamo nulla da dirci. La sera, cena, mestieri di casa, tv o amenità senza sostanza e nulla di più.
A letto io vivo costantemente la presenza del ricordo di quell'altro: il lato più idiota del mio essere maschio viene sempre a galla, ed ecco che mi ritrovo a comportarmi come se il sesso fosse una sorta di punizione per lei. Lo faccio con forza, con quel po' di violenza che a lei piace tanto, ma che per me non è più un gioco. E' rancore, sordo, lancinante. Lei se ne accorge, mi guarda negli occhi e pur godendo tantissimo, a volte scoppia a piangere, per poi farsi ancora coinvolgere dal piacere. Tutto questo mi fa sentire una merda.
Se non ci fosse nostro figlio la lascerei, e forse sarebbe proprio questo che ci permetterebbe di ricominciare, magari più in la nel tempo. Siamo entrambi costretti a stare insieme, e non riesco a capire quale sia il vero legame che ci tiene così. Forse solo nostro figlio.
Non ho desiderio di un'altra, non me ne frega nulla, ma temo che il caso un giorno possa farmi fare un incontro importante. Vivo questo pensiero con paura.
Quando sto bene, non riesco a passarle vicino senza baciarla o accarezzarla, ma poi la mente vola ai pensieri peggiori, e la sensazione è sempre quella di un pugno nello stomaco.
Lei dice di amarmi, io vorrei dirglielo a mia volta, ma non ci riesco, non lo sento. Vorrei tanto poterlo dire, ne ho quasi un bisogno fisico, ma non posso.