Violenza
La famiglia è, da sempre, la forma di rappresentazione più importante dell'ordine sociale, una sorta di Santuario simbolico dei valori e dell’onore. L'ordine familiare è assicurato in genere dal maschio, che ha la responsabilità di salvare almeno le apparenze.
Per fare un esempio di questa situazione: se una moglie tradisce il marito, gli epiteti più pesanti (‘cornuto e mazziato’, ‘becco’ ecc.) non vanno a lei, ma al marito...
Perché quell'uomo non vale nulla, dal momento che non è riuscito a mantenere 'ordine' nella sua famiglia. Cosa potrebbe fare per la società una persona del genere?
Un altro esempio: l’incesto. E' reato solo quando costituisce scandalo pubblico, quando si viene a sapere. Se nessuno sa, per la legge, tutto sommato, va bene così. La doppia morale sottostante all'ordine familiare sembra dunque essere una sorta di ‘Fate quello che volete, purché non si sappia, purché vi teniate al riparo della visibilità sociale’.
E' così che nelle famiglie la violenza è stata legittimata ed anche tollerata. Oggi se ne parla di più ed i tanti casi di 'violenza intraconiugale' di cui veniamo a sapere non dipendono dai tempi moderni, ma da una maggiore visibilità. (In ogni caso si stima che diventi di pubblico dominio solo un caso di violenza familiare ogni quattro).
La violenza può essere di vari tipi. Analizziamone alcuni. La violenza psicologica è quella che porta la persona alla disistima più totale, al punto di non riuscire più con le parole a spiegare che cosa veramente prova, il suo profondo stato di umiliazione.
Spesso la violenza psicologica non è verbale: il marito non dice delle cose umilianti alla moglie, ma mette in atto dei comportamenti che sono altrettanto eloquenti. Ciò porta la donna alla depressione, ma anche, paradossalmente, ad una sorta di giustificazione del marito violento, a causa dei forti sentimenti autosvalutativi che man mano si sono andati formando in lei.
La violenza economica invece si basa sul ricatto: il marito non manda a lavorare la moglie per non farle avere del denaro in mano, il che poi significa non avere autonomia e possibilità di gestirsi.
Se lei decide comunque di trovarsi un lavoro, lui le crea tali e tanti disturbi sul posto di lavoro, che la moglie, per non sentirsi umiliata in pubblico, finisce per licenziarsi.
La sessualità è anch'essa uno strumento di dominio e di sottomissione. In genere le donne sono considerate dall’uomo ‘porto franco’, anche sul vecchio assioma che ‘sotto le coperte passa tutto’.
Di solito tuttavia, nelle famiglie 'violente' non è mai presente una sola forma di viol enza, ma un po' di tutte quelle che abbiamo elencate (ed anche di altre).
Spesso passano degli anni prima che accada qualcosa che interrompa questa spirale e se la moglie decide di denunciare il marito violento può anche succederle di dover poi continuare a convivere con lui, spesso anche in presenza di una condanna.
La strada giuridica dunque non sempre è risolutiva: spesso è perfino dannosa, se si pensa che nel 50% dei casi ci sia remissione di querela e che, nell’altro 50%, solo il 15% dei soggetti denunciati venga condannato. E' vero anche che oggi vi sono anche molti mariti succubi e oggetto di violenza domestica da parte delle mogli...
Ma il loro problema è assai meno grave e rilevante, dal momento che non sono state create ancora 'case di accoglienza' per maschi violentati dalle mogli o 'telefoni celesti'... E questo deve farci pensare.