io mi vergogno, a scrivere di me. e per questo ho deciso di scrivere le cose che più mi fanno vergognare. poi prendo una piccola vacanza, perchè bisogna fare così, ogni tanto.
io lo amo.
più di me stesso.
e il momento in cui l'ho amato di più è stato quando ho deciso di restare con lui, fedele a lui, nel momento in cui lui non mi emozionava più.
era un amore nudo, scarno, povero. era l'amore più vero. quello tagliente, quello che fa male. era come contare i passi, buttare un piede dopo l'altro, sentire la fatica di ogni respiro, quando sali in alto, in montagna e ti sembra di non farcela più. non senti più niente di buono. solo la fatica. e la convinzione testarda di andare avanti.
l'ho amato come sono salito in montagna, tante volte. anche con lui.
e con la stessa determinazione lui ha sopportato, pazientato, atteso.
ma soprattutto ha camminato con me, nel silenzio e nella fatica.
senza nulla di buono, neppure per lui.
poi i giorni sono cambiati, sarà stato il sole, o il vento, non lo so.
e ora lo amo di nuovo nell'emozione, lo amo nella passione, lo amo nell'entusiasmo.
ora stare con lui è di nuovo la mia gioia.
eppure ora lo so, non è questo il momento dell'amore più vero. ora è troppo facile, ora è troppo bello.
la prima sera che ti ho visto ho pensato "wow".
poi ho passato giorni a guardarti.
ricordi quel giorno sul lago? io lanciavo sassi e tu parlavi.
parlavi del tuo ex.
"non mi ha mai amato"
e io ti rispondevo "chi lo sa, magari a modo suo"... ma in cuor mio pensavo "Dio come deve essere bello essere amati da una persona come lui, essere amati da lui".
poi lo sai che cosa hai fatto alla mia vita: ci sei entrato dentro e l'hai stravolta.
ti sento dentro la mia pelle, non so più capire dove sei tu e dove sono io. nè lo voglio capire. so solo che sei il mio amore, la mia vita. quando te ne sei andato sono morto in un momento solo. mi sentivo come se mi avessero strappato il cuore dal petto. sai la prima fitta di dolore l'ho provata aprendo lo sportello in cucina, il mattino dopo: c'erano i tuoi cereali e io ho pensato solo "come fa oggi a fare colazione?". poi la coltellata nello sterno. e tutte quelle lacrime che sembravano non esaurirsi mai.
a volte ti guardo e mi dispiace perchè so di non riuscire a dirti che cosa sei tu. la persona che mi fa sentire chi sono io. che mi fa scoprire chi sono io, e desiderare di diventarlo sempre di più. la persona con cui sono a casa, sempre e comunque. la persona con cui mi confronto, in cui cerco conforto. la persona per i cui occhi vale la pena vivere e anche morire.
solo una volta ti ho dato un bacio in aeroporto, dopo uno dei miei tanti viaggi. e poi ho deciso di non volere più viaggiare. non sei venuto alle mie cene aziendali. non ti ho mai accompagnato a trovare la tua famiglia. ci siamo tenuti le mani sotto la tovaglia, al ristorante. toccati con le ginocchia a teatro. eravamo in spiaggia quando mi hai detto "ho voglia di abbracciarti" e per farlo siamo dovuti tornare a casa. ma non importa. importa che abbiamo una casa. importa che tu sei la mia casa e io la tua.
per sempre.