Non mi stupisce più di tanto. Non la interpreto come stupidità di massa. Siamo proprio fatti così. E' uno dei motivi per cui DOPO si trasecola delle conseguenze, quando l'evidenza dell'oggettivo si manifesta deflagrando: alcuni riescono, almeno, a riconoscere il proprio errore di giudizio. Altri si illudono (ancora) di un fato ostile, incapaci sistematicamente di un processo deduttivo.
A Milano ci sono i dati, a Napoli le immagini, a Piacenza le parole del sindaco, in tutta Italia una sensazione avvalorata dalle denunce delle forze dell’ordine: il numero di persone che decide di uscire di casa non rispettando le misure imposte dal governo è in aumento, il tutto in barba alle...
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Non è un caso se siamo diventati il soggetto di numerosi interessanti documentari.
I bias sono funzionali al trovare scorciatoie nel conosciuto.
Sono utili.
Ma diventano zavorra nello sconosciuto. Perchè impediscono di innovare i parametri di lettura.
E quindi ogni situazione nuova viene immediatamente, e inconsapevolmente, riportata a ciò che si conosce.
Con il trasecolamento conseguente quando non è più possibile sfuggire alla realtà.
E in quel momento, cambiare i parametri è semplice ritardo.
A cui si possono trovare risposte di vario genere.
Lavorare sui bias non è un processo autonomo. Nel senso che non è possibile svolgere in autoreferenzialità. E non è possibile neppure svolgerlo se come presupposto non c'è la volontà di smontare il proprio sistema di riferimento.
Lo si vede nelle reazioni al tradimento e nel tradimento stesso.
Il tradito che si vede il mondo smontato e il traditore che prova a rimontarlo come era prima. (o a non smontarlo creandosi la bolla)
Usando entrambi parametri ormai morti.
E' uguale in questa situazione.
Che essendo però talmente fuori portata, è soggetta ad un numero ancora maggiore di autoinganni e restringimento del campo.
E' che siamo proprio fatti così.