Bias cognitivo, dissonanza, autoinganno.

Skorpio

Utente di lunga data
Personalmente diffido dei pastori e dei messia.
E diffido anche di chi cerca quell'"atomo divino che è conficcato in ogni cuore umano" (della canzone che citavo), fuori da se', affidandosi ad un altro, delegando in un certo senso all'esterno.

La tensione al divino è una questione interiore e spirituale, è un afflato, la "tendenza a" che muove da dentro e spinge all'azione concreta, nel rispetto e nella consapevolezza del "chi sono", "dove sono", "cosa faccio".
Le religioni canalizzano e a volte sfruttano bisogni e tensioni interiori umane, come questa, ma non sono il contesto unico in cui si muovono o l'unico schema in cui possano essere vissute.

Chi cerca un messia o un buon pastore, per me, non sta soddisfacendo la tensione al divino, ma ben altri bisogni.
Soprattutto, stando al tuo esempio, il bisogno di affidarsi, seguire abbandonandosi e abbandonando il senso critico.
E le religioni, quella cattolica senza dubbio, cavalcano l'onda di questo bisogno (come di diversi altri).
Ti faccio un esempio molto faceto :)
Anche comprare abiti perché di moda asseconda un bisogno molto simile per certi versi, perché libera da una posizione critica su di se'.
Abito di moda: bello. Compro abito di moda senza vedere che mi sta male. Sorvolo su quindi su "chi sono", "cosa faccio".
Insomma, serve una pandemia per innesscare questo meccanismo? Non credo, no? :)

Per il mio carattere è davvero difficile aderire ad una religione, come anche alle tendenze di gruppo, alle mode e alle fazioni.
Non fa parte dei miei bisogni e non fa parte del bisogno di tutti, per fortuna. :)
Ma per mettere insieme le parole che ti dicevo nel messaggio più su, non serve a tutti una religione, non serve un messia, non serve una "propaganda".
Sono d'accordo ma..
Io però spaziavo da una prospettiva iniziale "laica" (paradiso terrestre laico) per muovermi a ricercare un "Dio Laico" .. (paradiso/Dio) che mettesse tutti d'accordo (paradiso)

Non necessariamente un Dio "carnificato" (es. Trump, oppure Salvini, oppure il prof Galli, o che so io)

Temo di intendermi da solo :)
 

isabel

Utente di lunga data
Mi riferisco ai social.
Io sono il riferimento di molti depressi, così come i miei figli che hanno lo stesso modo fiducioso di vedere la vita.
Sì, immaginavo fossero i social.
Io me ne tengo abbastanza fuori, sono una persona abbastanza schiva relativamente ai social, anche solo per il fatto che, secondo me non agevolano il dialogo.
Sono contesti fatti per "mostrare" più che per "scambiare".
A me interessa lo scambio, la mostra mi repelle in ogni ambito da quando ero una bambina.
 

isabel

Utente di lunga data
Sono d'accordo ma..
Io però spaziavo da una prospettiva iniziale "laica" (paradiso terrestre laico) per muovermi a ricercare un "Dio Laico" .. (paradiso/Dio) che mettesse tutti d'accordo (paradiso)

Non necessariamente un Dio "carnificato" (es. Trump, oppure Salvini, oppure il prof Galli, o che so io)

Temo di intendermi da solo :)
Che non parlavi di un dio carnificato lo avevo inteso.
Ho fatto l'esempio (sciocco) della "moda" proprio per escludere "la figura umana centrale" o incarnata, se vuoi.
Ho cercato di esemplificare una parte del moto interiore che spinge a "seguire una religione", parte del bisogno che si soddisfa affidandosi a qualcosa di ritenuto superiore, secondo me.
Non so se ti intendi da solo.
Nel cercare la figura di un dio laico ho difficoltà, ma è perché è proprio inserire il divino nella società che a me risulta indigesto.
La questione del divino è, dovrebbe essere, intima
Se va "fuori" diventa in qualche modo pericolosa, deviante.

Mi hai riportato alla mente una canzone bellissima.
La canzone e sotto il testo. :)


Quando ero piccolo m'innamoravo di tutto
Correvo dietro ai cani
E da marzo a febbraio mio nonno vegliava
Sulla corrente di cavalli e di buoi
Sui fatti miei, sui fatti tuoi
E al Dio degli inglesi non credere mai
E quando avevo duecento lune e forse qualcuna è di troppo
Rubai il primo cavallo e mi fecero uomo
Cambiai il mio nome in "coda di lupo"
Cambiai il mio pony con un cavallo muto
E al loro Dio perdente non credere mai
E fu nella notte della lunga stella con la coda
Che trovammo mio nonno crocifisso sulla chiesa
Crocifisso con forchette che si usano a cena
Era sporco e pulito di sangue e di crema
E al loro Dio goloso non credere mai
E forse avevo diciott'anni e non puzzavo più di serpente
Possedevo una spranga un cappello e una fionda
E una notte di gala con un sasso a punta
Uccisi uno smoking e glielo rubai
E al Dio della scala non credere mai
Poi tornammo in Brianza per l'apertura della caccia al bisonte
Ci fecero l'esame dell'alito e delle urine
Ci spiegò il meccanismo un poeta andaluso
"Per la caccia al bisonte" disse "il numero è chiuso"
E a un Dio a lieto fine non credere mai
Ed ero già vecchio quando vicino a Roma a Little Big Horn
Capelli corti generale ci parlò all'università
Dei fratelli tute blu che seppellirono le asce
Ma non fumammo con lui, non era venuto in pace
E a un Dio "fatti il culo" non credere mai
E adesso che ho bruciato venti figli sul mio letto di sposo
Che ho scaricato la mia rabbia in un teatro di posa
Che ho imparato a pescare con le bombe a mano
Che mi hanno scolpito in lacrime sull'arco di Traiano
Con un cucchiaio di vetro scavo nella mia storia
Ma colpisco un po' a casaccio perché non ho più memoria
E a un Dio
E a un Dio
E a un Dio
E a un Dio
E a un Dio senza fiato non credere mai
 

Skorpio

Utente di lunga data
Nel cercare la figura di un dio laico ho difficoltà, ma è perché è proprio inserire il divino nella società che a me risulta indigesto.
Eeeh... In questo caso rispetto la tua domanda di speranza di un mondo senza guardie ne ladri, temo che.. Senza uno straccio di "Dio".. Nun se poffà :LOL:

A meno che (a questo punto si) tu volga il tuo sguardo altrove :LOL:

Ps e quoto De André :)

Papa_Francesco_2.jpg
 

isabel

Utente di lunga data
Eeeh... In questo caso rispetto la tua domanda di speranza di un mondo senza guardie ne ladri, temo che.. Senza uno straccio di "Dio".. Nun se poffà :LOL:

A meno che (a questo punto si) tu volga il tuo sguardo altrove :LOL:

Ps e quoto De André :)

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Papa Francesco mi è decisamente indigesto, non apprezzo la sua figura.
Mi sembra un Papa d'effetto, al di là della sua posizione rispetto ai tempi che viviamo.

De André invece è una fonte quasi inesauribile di spunti :)

Lo sguardo ti dicevo, lo rivolgo all'interno.
Non ho bisogno di una figura centrale e carismatica o un ideale a cui aggrapparmi.
Tutto il mio discorrere è rivolto al quotidiano, al fare e al cooperare ognuno a modo suo per star meglio tutti.
Con la consapevolezza che ognuno di noi è l'altro per un altro.
A me sembra soltanto un dato di fatto da assumere come tale e comportarsi di conseguenza.
Serve un fantoccio o un feticcio per veicolare questo messaggio?
Se è così, siamo messi peggio di quanto pensassi. :D
 

Brunetta

Utente di lunga data
Sì, immaginavo fossero i social.
Io me ne tengo abbastanza fuori, sono una persona abbastanza schiva relativamente ai social, anche solo per il fatto che, secondo me non agevolano il dialogo.
Sono contesti fatti per "mostrare" più che per "scambiare".
A me interessa lo scambio, la mostra mi repelle in ogni ambito da quando ero una bambina.
Ogni spazio può essere usato in modi diversi.
 

Skorpio

Utente di lunga data
Papa Francesco mi è decisamente indigesto, non apprezzo la sua figura.
Mi sembra un Papa d'effetto, al di là della sua posizione rispetto ai tempi che viviamo.

De André invece è una fonte quasi inesauribile di spunti :)

Lo sguardo ti dicevo, lo rivolgo all'interno.
Non ho bisogno di una figura centrale e carismatica o un ideale a cui aggrapparmi.
Tutto il mio discorrere è rivolto al quotidiano, al fare e al cooperare ognuno a modo suo per star meglio tutti.
Con la consapevolezza che ognuno di noi è l'altro per un altro.
A me sembra soltanto un dato di fatto da assumere come tale e comportarsi di conseguenza.
Serve un fantoccio o un feticcio per veicolare questo messaggio?
Se è così, siamo messi peggio di quanto pensassi. :D
:LOL: io l'ho capito benissimo ti assicuro, o almeno credo

Un "fare" interno che è come inserito in una "strada" che è speranza che un giorno sarà un "fare" collettivo, senza bisogno di guardie né ladri

Un fare che assume quasi le forme di "preghiera" e per questo mi richiamava appunto al discorso del "Dio" e della speranza del "paradiso"

Una preghiera (tradotta in un fare) quasi come quella dei frati nel convento, molto concreta ecco

"con la" preghiera" un giorno il "paradiso" si determinerà " una strada così, ecco

Che è anche un bel modo di fare, placido, sereno, quasi incurante di quel che sta fuori dalla ropria" strada"

Giuro che non voglio prendere in giro..
e nemmeno arrivare a dire di pregare Dio, o di religione in senso stretto :LOL:

Ma solo della sensazione provocata
 

isabel

Utente di lunga data
Ogni spazio può essere usato in modi diversi.
È possibile, certo. :)
Così come è possibile trovarsi in discoteca a fare un discorso intimo, o imbattersi in persone interessanti alla sagra del vino.
E nelle frutterie dei pakistani si trova anche il pane.
Ma c'è tanto, troppo da scremare quando il contesto non agevola quello che è il mio interesse. E il pane dal pakistano lo compro solo se è indispensabile e impossibile reperirlo altrimenti.

I social media come Twitter, Instagram e Facebook sono progettati per la condivisione di contenuti multimediali accompagnati da brevi, a volte brevissimi, commenti. Vi si condividono in forma stringata opinioni, con scarso approfondimento. Al centro è il contenuto multimediale (mini video, foto, meme) non lo scambio su ciò che suscitano (a meno che lo scambio non venga confuso col plauso di dei like con lo starnazzare delle "risse") infatti questi contenuti prevedono reazioni pseudo emotive (le faccine) e ulteriori brevi commenti a sostegno oppure a sfavore.

Strumenti informaticamente progettati con questo scopo possono essere usati anche in altro modo, è chiaro (basta vedere cosa circola su WhatsApp o Telegram per capire che tutto può essere usato per tutto) ma non favoriscono modalità, registri, contenuti simili ai forum. Questo avviene anche perché sono pensati per scopi differenti e user experience ad hoc. Questa è una questione di progettazione, non una sensazione.

Poi sì, il contesto non lo fa il mezzo (il principio general generico, in via teorica, è condivisibile), ma se esistono contesti con modalità, registri e, passami il termine, "setting" più inclini alla mia natura, io preferisco accomodarmi lì e leggere una rivista, discorrere su un forum.
Dove lo spirito non è "guarda che figa la mia foto, il mio piatto di spaghetti, il ristorante stellato" e in coro : "Wow, che figo". Poi certo, questo si può fare anche nei forum ma non me costituisce lo scopo principale.
Alcuni mezzi favoriscono un certo genere di comunicazione e quindi un contesto, altri mezzi ne favoriscono un altro. No?
Giacché esistono molti mezzi, non vedo perché non utilizzarli adeguatamente e assecondando i propri bisogni.
 

isabel

Utente di lunga data
:LOL: io l'ho capito benissimo ti assicuro, o almeno credo

Un "fare" interno che è come inserito in una "strada" che è speranza che un giorno sarà un "fare" collettivo, senza bisogno di guardie né ladri

Un fare che assume quasi le forme di "preghiera" e per questo mi richiamava appunto al discorso del "Dio" e della speranza del "paradiso"

Una preghiera (tradotta in un fare) quasi come quella dei frati nel convento, molto concreta ecco

"con la" preghiera" un giorno il "paradiso" si determinerà " una strada così, ecco

Che è anche un bel modo di fare, placido, sereno, quasi incurante di quel che sta fuori dalla ropria" strada"

Giuro che non voglio prendere in giro..
e nemmeno arrivare a dire di pregare Dio, o di religione in senso stretto :LOL:

Ma solo della sensazione provocata
Non occorre che giuri, non ho pensato che mi prendessi in giro. :)
 

Brunetta

Utente di lunga data
È possibile, certo. :)
Così come è possibile trovarsi in discoteca a fare un discorso intimo, o imbattersi in persone interessanti alla sagra del vino.
E nelle frutterie dei pakistani si trova anche il pane.
Ma c'è tanto, troppo da scremare quando il contesto non agevola quello che è il mio interesse. E il pane dal pakistano lo compro solo se è indispensabile e impossibile reperirlo altrimenti.

I social media come Twitter, Instagram e Facebook sono progettati per la condivisione di contenuti multimediali accompagnati da brevi, a volte brevissimi, commenti. Vi si condividono in forma stringata opinioni, con scarso approfondimento. Al centro è il contenuto multimediale (mini video, foto, meme) non lo scambio su ciò che suscitano (a meno che lo scambio non venga confuso col plauso di dei like con lo starnazzare delle "risse") infatti questi contenuti prevedono reazioni pseudo emotive (le faccine) e ulteriori brevi commenti a sostegno oppure a sfavore.

Strumenti informaticamente progettati con questo scopo possono essere usati anche in altro modo, è chiaro (basta vedere cosa circola su WhatsApp o Telegram per capire che tutto può essere usato per tutto) ma non favoriscono modalità, registri, contenuti simili ai forum. Questo avviene anche perché sono pensati per scopi differenti e user experience ad hoc. Questa è una questione di progettazione, non una sensazione.

Poi sì, il contesto non lo fa il mezzo (il principio general generico, in via teorica, è condivisibile), ma se esistono contesti con modalità, registri e, passami il termine, "setting" più inclini alla mia natura, io preferisco accomodarmi lì e leggere una rivista, discorrere su un forum.
Dove lo spirito non è "guarda che figa la mia foto, il mio piatto di spaghetti, il ristorante stellato" e in coro : "Wow, che figo". Poi certo, questo si può fare anche nei forum ma non me costituisce lo scopo principale.
Alcuni mezzi favoriscono un certo genere di comunicazione e quindi un contesto, altri mezzi ne favoriscono un altro. No?
Giacché esistono molti mezzi, non vedo perché non utilizzarli adeguatamente e assecondando i propri bisogni.
Il mezzo indubbiamente condiziona il messaggio, non lo abbiamo scoperto noi.
Ma quello che dici dei social, descrivendoli tutti uguali, non corrisponde alla realtà dell’uso che se ne può fare.
Anche un forum può essere usato nello stesso modo.
In effetti io ho più volte espresso l’opinione che siano i frequentatori a determinare l’ambiente, più dell’ambiente stesso. Del resto un bar può essere il ritrovo di ubriaconi o un caffè letterario, con in mezzo tutte le varianti.
Ad esempio fb permette di selezionare i contatti e la visibilità di ogni contenuto. Si può scegliere di rendere pubbliche foto in costume da bagno o pubblicare racconti o confrontarsi su qualunque argomento con pochi.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Ovviamente ognuno poi va dove si trova bene.
 

isabel

Utente di lunga data
Il mezzo indubbiamente condiziona il messaggio, non lo abbiamo scoperto noi.
Ma quello che dici dei social, descrivendoli tutti uguali, non corrisponde alla realtà dell’uso che se ne può fare.
Anche un forum può essere usato nello stesso modo.
In effetti io ho più volte espresso l’opinione che siano i frequentatori a determinare l’ambiente, più dell’ambiente stesso. Del resto un bar può essere il ritrovo di ubriaconi o un caffè letterario, con in mezzo tutte le varianti.
Ad esempio fb permette di selezionare i contatti e la visibilità di ogni contenuto. Si può scegliere di rendere pubbliche foto in costume da bagno o pubblicare racconti o confrontarsi su qualunque argomento con pochi.
I social non sono tutti uguali.
E non sono proprio pensati per esserlo, anche solo a livello di bacino d'utenza che desiderano attirare.
E' un fatto tecnico e di marketing, non una sensazione.
Ed è proprio quello che sostenevo, dicendo che sono progettati per usi e scopi differenti. :)
I tre social che ho menzionato condividono però la medesima caratteristica che ho indicato e descritto.
Che poi "tutto possa essere usato per tutto" è pacifico, ma altrettanto ovvio è che il "core" dei social menzionati non sia il dialogo, lo scambio di idee, l'approfondimento.

I frequentatori.
Io ho amiche con cui mi sento spesso e a lungo, alla cui vita sono interessatissima; ma non mi interessa la modalità relazionale che si innesca nel "posto" e quindi non desidero interagirci lì, fermo restando che le apprezzo, ho interesse per i loro stati d'animo e alta stima di loro come persone. Sono persone selezionatissime in un certo senso, persone legate intensamente da più di un trentennio. :)
Quindi, secondo me, il punto non è la selezione dei contatti bensì proprio "cosa" in determinati è più diffuso esprimere e come lo si fa.
 

danny

Utente di lunga data
Ah, non saprei.
Leggo raramente forum diversi da questo e non bazzico facebook, quindi non ho questa percezione.
I vicini che incontro nel far la spesa non hanno un'aria eroica.
Gli anziani mi sembrano preoccupati e i giovani abbastanza "affranti".
Nelle parole che mi è capitato di scambiare in quelle occasioni, la domanda più gettonata è stata "ma quando finirà?".

Gli amici che sento idem, circola un po' di sgomento perché sembra che questo tempo non finirà mai e dispiace non potersi abbracciare.
Non è una guerra. È una condizione di arresti domiciliari generalizzata. Adesso in Tv stanno dicendo che questo virus non ha una cura, non andrà via a breve, e anche se ci fosse un vaccino occorreranno anni.
Come si può pensare che sia realistico resistere mesi in questa situazione?
Cosa è cambiato in un mese e mezzo?
Nulla.
Siamo nella nostra fortezza Bastiani.
 

isabel

Utente di lunga data
Non è una guerra. È una condizione di arresti domiciliari generalizzata. Adesso in Tv stanno dicendo che questo virus non ha una cura, non andrà via a breve, e anche se ci fosse un vaccino occorreranno anni.
Come si può pensare che sia realistico resistere mesi in questa situazione?
Cosa è cambiato in un mese e mezzo?
Nulla.
Siamo nella nostra fortezza Bastiani.
Mi spiace tu e molti come te, si sentano nella Fortezza Bastian e credo anche di immaginare i vari perché, ma non mi sento di poterne parlare io.
Ti offro quel che io vivo, come prospettiva personale, senza alcuna pretesa.
Un po' come fosse un racconto, di pessima qualità rispetto a Buzzati. 😄
Io sento risuonare in me l'infanzia.
Il mondo "piccolo".
Far la spesa impiegando ore con una delle mie nonne, che comprava tutto in posti differenti e aborriva il supermercato.
Le sembrava un posto senza scelta (in prima battuta sembra paradossale, ma non lo è) e a ben pensarci credo non abbia mai messo piede in un supermercato.
La giornata scandita dalle necessità della giornata: preparare il pranzo, la pasta e il pane, lavorare (lei a macchina io, oggi, al PC), un paio d'ore dedicate al movimento (viveva in città e il moto lo praticava in casa).
La sostenibilità, per lei, significava vivere "un gradino sotto la disponibilità del momento" ben sapendo che gli imprevisti sono da tenere in conto sempre. Lo sapeva sulla pelle e nel grembo, come la vita cambia anche senza che tu lo abbia potuto mettere in conto. Conosceva la fallibilità. :)
Gli imprevisti e gli errori si contemplano non pensando di poterli prevedere in modo elencativo, ma assumendo che potranno esserci e saranno.
Ma non era comunque una vita cupa, era frugale e attiva.
I primi quattro anni della mia infanzia, ecco, questo sento io. La parte migliore di un periodo che a tratti mi è invece sembrato un incubo.
Ho ben in mente quando e da cosa normalmente tento la fuga, cosa mi fa sentire oppressa.
E so che ora io non ho voglia di fuggire.
Non ho l'affanno di prevedere, sopratutto perché mi sembra non esista questa possibilità.
Ho voglia di stare, pur sentendo tutte le nostalgie del caso verso gli affetti.


Le dirette Conte le ha trasmesse su FB.
Già.
Del resto i social sono utilizzati da tempo, dai politici, per twittare o rimbalzare hashtag (slogan in fin dei conti) in un regime di propaganda continua che da la falsa percezione di vicinanza tra comuni cittadini ed establishment politico.
La falsa percezione di dibattito.
Percezione appunto, falsa.
La propaganda politica, non è il dibattito politico, ma pare che basti cinguettare o starnazzare su un social per farci credere che la politica esiste.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Ho risposto a @Skorpio prima di leggerti.
E sì, l'ultimo grassetto è una considerazione, per me, fondamentale che avevo tralasciato.
Grazie :)

Ho potuto leggere l'articolo solo ora.
Ecco, quello che sta avvenendo nella comunità scientifica è notevole.
Ho sempre pensato che in qualche maniera, in ambito scientifico, resti il ricordo della cicatrice perfettamente disegnata da Oppenheimer:
"I fisici hanno conosciuto il peccato e questa è una conoscenza che non potranno perdere."
Grazie a te :)

Sì, lo penso anche io.
Una delle cose che temevo all'inizio di tutto era che la comunità scientifica non avesse la forza di attivarsi ritornando per certi versi alle origini.
Quando internet era sto pensato come luogo accademico dello scambio della conoscenza per un obiettivo comune, la Conoscenza stessa.

Vederli muovere...mi ha commossa e mi commuove.

Temevo avessero dimenticato quella cicatrice, che con qualche plastica l'avessero definitivamente nascosta....e invece no.
Non tutti.

E' una cosa bella.

L'altra cosa bella è che in questa attivazione, si stanno scoprendo parecchie cose, come al solito per serendipità.
Mi pacifica da sempre la serendipità, mi comunica ordine :)
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Mi spiace tu e molti come te, si sentano nella Fortezza Bastian e credo anche di immaginare i vari perché, ma non mi sento di poterne parlare io.
Ti offro quel che io vivo, come prospettiva personale, senza alcuna pretesa.
Un po' come fosse un racconto, di pessima qualità rispetto a Buzzati. 😄
Io sento risuonare in me l'infanzia.
Il mondo "piccolo".
Far la spesa impiegando ore con una delle mie nonne, che comprava tutto in posti differenti e aborriva il supermercato.
Le sembrava un posto senza scelta (in prima battuta sembra paradossale, ma non lo è) e a ben pensarci credo non abbia mai messo piede in un supermercato.
La giornata scandita dalle necessità della giornata: preparare il pranzo, la pasta e il pane, lavorare (lei a macchina io, oggi, al PC), un paio d'ore dedicate al movimento (viveva in città e il moto lo praticava in casa).
La sostenibilità, per lei, significava vivere "un gradino sotto la disponibilità del momento" ben sapendo che gli imprevisti sono da tenere in conto sempre. Lo sapeva sulla pelle e nel grembo, come la vita cambia anche senza che tu lo abbia potuto mettere in conto. Conosceva la fallibilità. :)
Gli imprevisti e gli errori si contemplano non pensando di poterli prevedere in modo elencativo, ma assumendo che potranno esserci e saranno.
Ma non era comunque una vita cupa, era frugale e attiva.
I primi quattro anni della mia infanzia, ecco, questo sento io. La parte migliore di un periodo che a tratti mi è invece sembrato un incubo.
Ho ben in mente quando e da cosa normalmente tento la fuga, cosa mi fa sentire oppressa.
E so che ora io non ho voglia di fuggire.
Non ho l'affanno di prevedere, sopratutto perché mi sembra non esista questa possibilità.
Ho voglia di stare, pur sentendo tutte le nostalgie del caso verso gli affetti.




Già.
Del resto i social sono utilizzati da tempo, dai politici, per twittare o rimbalzare hashtag (slogan in fin dei conti) in un regime di propaganda continua che da la falsa percezione di vicinanza tra comuni cittadini ed establishment politico.
La falsa percezione di dibattito.
Percezione appunto, falsa.
La propaganda politica, non è il dibattito politico, ma pare che basti cinguettare o starnazzare su un social per farci credere che la politica esiste.
Mi piace molto quello che hai condiviso, grazie per averlo fatto :)

Mi ritrovo, sono tornata anche io a quell'età della frugalità, anche per me coincidente con la nonna e ancor di più una zia che veniva scambiata per la mia nonna.
Le storie, pagane, la natura, le erbe, le piante.
Il metter oggi investendo nel domani, piano piano un passo per volta, come crescono gli esseri viventi.

In tutta questa situazione sto ritrovando il tempo e lo scorrere del tempo. Il ritmo che frena e offre spazi di ascolto "non strappati" alla frenesia del fare.
Pace e generosità.

Una forma della vicinanza che sembra quasi fatta su misura per me.
Probabilmente i miei vissuti influiscono potentemente su questo tipo di percezione.

E già...anche io non ho voglia di fuggire.
Ho desiderio di stare. Di essere.
Mi sento libera.

Anche con il carico di preoccupazioni, timori, incertezze. Forse grazie a.

...forse, l'impermanenza fatta realtà tangibile..forse somiglia molto a quella Casa che non riuscivo a rintracciare in un mondo di stabilità (apparente).

quanto al dibattito politico, non sempre ho avuto in simpatia Gino Strada...in questo passaggio mi piace molto.
Agganciato alla realtà, che cammina sul ponte fra passato presente. E che descrive con precisione come questo presente non sia dovuto al caso ma ad una lenta costruzione avvenuta negli ultimi almeno 20 anni. Opera politica, certo, ma anche frutto del silenzio assordante del senso civico e di corresponsabilità (coperto dal poverino questo e quello) della cittadinanza.
Un piccolo spicchio quello della sanità lombarda, ma molto rappresentativo del processo generale.

E capisco lo stupore generale (anche se tende a farmi innervosire)...di botto in giardino l'erba è alta.
Ma non è successo in una notte...semplicemente non si vede l'erba crescere.
Questo non significa però che non stia crescendo.

https://video.lastampa.it/cronaca/c...tata-in-difficolta-a-farlo-cosi/112907/112920
 

giorgiocan

Utente prolisso
Non è una guerra. È una condizione di arresti domiciliari generalizzata. Adesso in Tv stanno dicendo che questo virus non ha una cura, non andrà via a breve, e anche se ci fosse un vaccino occorreranno anni.
Come si può pensare che sia realistico resistere mesi in questa situazione?
Cosa è cambiato in un mese e mezzo?
Nulla.
Siamo nella nostra fortezza Bastiani.
Oh, ma insomma. Prima è una guerra, poi non è una guerra. Prima i giornali, poi la TV. Prima #andratuttobene, poi #viverealfronte. Sono tutte cose che sappiamo dai primi giorni di lockdown. Certe considerazioni sono diventate ripetitive, noiose e vuote.

Siamo partecipi di un evento epocale, questo sì. Ma questo detto, i più (voi compresi, mi sembra) non hanno troppi problemi a mettere insieme due pasti al giorno, tutti i servizi necessari sono erogati senza interruzioni, addirittura lo svago è garantito nella misura in cui è possibile.

L'età media, qui, mi sembra superiore alla mia. E della mia infanzia ricordo lo spettro dell'atomica. E mio padre mi portava a boschi a esplorare vecchie trincee, mi insegnava a leggere le tracce degli obici e delle mitragliatrici. A scovare tra la vegetazione schegge di bomba, pezzi di elmetto, frammenti di armi e divise, ossa. Ad ascoltare il silenzio dei morti. I miei nonni mi raccontavano uno di come si nascondeva dietro le paratie d'acciaio che sul ponte servivano a ripararsi dalle raffiche dei caccia, l'altro di anni di pestaggi subiti in prigionia tedesca. Le nonne della fame e degli espedienti per portare qualcosa a casa, quando era vietato, di ritorno dalla risaia o dal fiume. I loro genitori hanno vissuto l'inferno della guerra più violenta e inumana che il mondo occidentale abbia mai visto. Perchè ricordiamoci che non più di 4 generazioni fa quell'abiezione che oggi associamo alla violenza terrorista - che sgozza, stupra, annichilisce uomini e donne - era semplicemente la vita che toccava.

Dove cazzo siete stati finora?
 

ologramma

Utente di lunga data
Le dirette Conte le ha trasmesse su FB.
il cazzaro verde invece che fa , sta sempre li mattina e sera , l'ho tolto così non sento più le sue cazzate come quando lo vedo in tv giro mi da la nausea
 

isabel

Utente di lunga data
Mi piace molto quello che hai condiviso, grazie per averlo fatto :)

Mi ritrovo, sono tornata anche io a quell'età della frugalità, anche per me coincidente con la nonna e ancor di più una zia che veniva scambiata per la mia nonna.
Le storie, pagane, la natura, le erbe, le piante.
Il metter oggi investendo nel domani, piano piano un passo per volta, come crescono gli esseri viventi.

In tutta questa situazione sto ritrovando il tempo e lo scorrere del tempo. Il ritmo che frena e offre spazi di ascolto "non strappati" alla frenesia del fare.
Pace e generosità.

Una forma della vicinanza che sembra quasi fatta su misura per me.
Probabilmente i miei vissuti influiscono potentemente su questo tipo di percezione.

E già...anche io non ho voglia di fuggire.
Ho desiderio di stare. Di essere.
Mi sento libera.

Anche con il carico di preoccupazioni, timori, incertezze. Forse grazie a.

...forse, l'impermanenza fatta realtà tangibile..forse somiglia molto a quella Casa che non riuscivo a rintracciare in un mondo di stabilità (apparente).

quanto al dibattito politico, non sempre ho avuto in simpatia Gino Strada...in questo passaggio mi piace molto.
Agganciato alla realtà, che cammina sul ponte fra passato presente. E che descrive con precisione come questo presente non sia dovuto al caso ma ad una lenta costruzione avvenuta negli ultimi almeno 20 anni. Opera politica, certo, ma anche frutto del silenzio assordante del senso civico e di corresponsabilità (coperto dal poverino questo e quello) della cittadinanza.
Un piccolo spicchio quello della sanità lombarda, ma molto rappresentativo del processo generale.

E capisco lo stupore generale (anche se tende a farmi innervosire)...di botto in giardino l'erba è alta.
Ma non è successo in una notte...semplicemente non si vede l'erba crescere.
Questo non significa però che non stia crescendo.

https://video.lastampa.it/cronaca/c...tata-in-difficolta-a-farlo-cosi/112907/112920
Le anziane della mia vita sono tutte un piccolo patrimonio per me.
Tra noi si è chiuso un cerchio in un certo senso.
Le ho accompagnate alla morte che ero già abbondantemente adulta, ben oltre la metà dei miei anni, e ho restituito loro la presenza emotiva e le "braccia" che che loro avevano offerto a me.
Poterne parlare è, per certi versi, farle rivivere al mondo oltre che in me. :)

Eh, Gino Strada è lucidissimo in quello stralcio.
Ma a me sembra invece che si parli più diffusamente di "patentini" e "fase 2" che di realtà concreta, di responsabilità, di cosa ha determinato cosa o concorso a determinarlo.
Si vuole che l'erba possa ancora crescere senza essere obbligati ad accorgersene.
Da qualche altra parte parlavi di benzodiazepine, un accenno...ecco, in alcuni casi che conosco, secondo me, succede qualcosa di simile.
Persone che senza una ventina di gocce non si sentono a posto e che delle volte diventano quaranta.
Come siano passate da dieci a venti, poi a quaranta...non lo sanno. Sanno che alle volte hanno avuto "attacchi di panico" e hanno ritenuto la cosa insostenibile. Punto. Fine.
Come se la smazzeranno nel tempo? Boh.
Io non ho alcuna competenza per muovere ipotesi. Posso limitarmi a constatare.
Alcuni funzionano così.
Quel che conta è poter non vedere l'erba che cresce, alle volte non vedere l'erba in toto.
E guai anche solo a menzionarla l'erba.
Gino Strada sta indicando l'erba.
Mi chiedo quanta risonanza avranno le sue parole.
 
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