Bias cognitivo, dissonanza, autoinganno.

Vera

Supermod disturbante
Staff Forum
Sui social ci sono tante cavolate, difatti non baso le mie opinioni su di loro.
Ho ascoltato il dottor Galli, gli interventi di altre persone più esperte in materia nei programmi televisivi e sui quotidiani e quelli delle istituzioni del mio comune. Da lì mi sono fatto la mia opinione, che non può che essere diversa da quella di un mese fa.
Stiamo facendo degli errori. Li abbiamo fatti.
Non lo dico io. Se devo dubitare anche dei giornalisti di Report o Chi l'ha visto, che rischiano querele a differenza mia, posso anche smettere di avere fiducia in tutto il resto del mondo e di avere opinioni e la libertà di esprimerle.
Perché di altro qui non si parla.
Nessuno di noi oggi ha margini di manovra.
Siamo chiusi in casa e non sappiamo fino a quando.
Nel mio stare chiuso in casa considero stupido l'accanimento verso chi fa passeggiate in solitaria e la gogna verso i 4 gatti che vanno in giro senza incontrare nessuno.
È un mese che continuo a lavorare adottando le distanze sociali per ridurre i rischi.
Funziona?
Probabilmente sì.
Occorre ripensare tutto.
Ma per farlo occorre confrontarsi.
Però riflettere anche su come farlo NOI non è solo un'opportunità, è un dovere.
Ripeto quello che ti ho già detto: esci e agisci.
Altro non aggiungo, mi hai rotto le balle😆
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Nemmeno la mia è critica al governo o critica al popolo, soprattutto se inteso come soggetto esclusivamente politico.
A me sembra proprio una dinamica diffusa.
In cui al centro del lamento c'è la frustrazione di quando il "voglio" è negato ma senza che sia minimamente buttato un occhio sulla "contropartita" o tornaconto che in tempi diversi consentono di farsi gratificare dal cosiddetto gelatino.
Ed è una dinamica indipendente dalla politica.
Mi fa chiedere, anche al netto del giudizio: "Ma perché col gelatino, non ti sentivi un bambino?"
E' una dinamica individuale che la politica semmai sfrutta, come la sfrutta il santone o chi per lui.
La posticipazione del rinforzo nella costruzione della motivazione è importante quanto l'anticipazione nella caccia.

E una linea di demarcazione fra buona qualità della vita e malessere.

Il discorso delle goccine, fondamentalmente :)
 

Skorpio

Utente di lunga data
Nemmeno la mia è critica al governo o critica al popolo, soprattutto se inteso come soggetto esclusivamente politico.
A me sembra proprio una dinamica diffusa.
In cui al centro del lamento c'è la frustrazione di quando il "voglio" è negato ma senza che sia minimamente buttato un occhio sulla "contropartita" o tornaconto che in tempi diversi consentono di farsi gratificare dal cosiddetto gelatino.
Ed è una dinamica indipendente dalla politica.
Mi fa chiedere, anche al netto del giudizio: "Ma perché col gelatino, non ti sentivi un bambino?"
E' una dinamica individuale che la politica semmai sfrutta, come la sfrutta il santone o chi per lui.
Si, si, è indipendente dalla politica.. Come dinamica

La credo di notare nel contesto, ecco

E più che legata alla lagna, del NON gelato, legata al FARE per prenderselo (come un po' mi risuonava dal clip che ho messo)

In fondo.. Chi di noi nella sua fanciullezza, non avrà almeno una. Volta incontrato la sua "Via Grosseto" 🤣
 

danny

Utente di lunga data
Ripeto quello che ti ho già detto: esci e agisci.
Altro non aggiungo, mi hai rotto le balle😆
Quello che mi conforta è sentire ora il dott. Gianni Rezza dell'ISS nella conferenza quotidiana di Borrelli dire le stesse cose che senza che nessuno mi cagasse ho scritto qui in questi giorni.
Sarò noioso ma almeno adesso so di non aver scrittto cagate.😏
Dopodiché mi rompo le balle anch'io a non avere contraddittorio, per cui parlerò di altro.
 
Ultima modifica:

isabel

Utente di lunga data
La posticipazione del rinforzo nella costruzione della motivazione è importante quanto l'anticipazione nella caccia.

E una linea di demarcazione fra buona qualità della vita e malessere.

Il discorso delle goccine, fondamentalmente :)
Della posticipazione del rinforzo parlasti, mi pare, tempo fa, in merito al diverso assetto tra chi fa ricerca e chi si occupa di questioni economiche (detta molto molto grossolanamente).
Leggendoti, pensavo.
Ciò che resta invisibile a chi non è disposto ad attraversare quella frustrazione, provando anche ad usarla, sono le risorse che si attivano per sostenersi.
Una pasticca, due gocce, un gelato...tolgono, insieme alla frustrazione, la possibilità di testarsi e testare anche i propri limiti.
E pensavo anche che viviamo in un'epoca davvero strana in cui la questione del rinforzo e della sua posticipazione sono (a naso) parte dell'apprendimento dell'età scolastica.
E tale insegnamento, in qualche caso, viene impartito da genitori e maestri che appunto, si vede bene oggi, ricorrono ad aiutini.

Dove e come è possibile rintracciare autorevolezza?
 

isabel

Utente di lunga data
Si, si, è indipendente dalla politica.. Come dinamica

La credo di notare nel contesto, ecco

E più che legata alla lagna, del NON gelato, legata al FARE per prenderselo (come un po' mi risuonava dal clip che ho messo)

In fondo.. Chi di noi nella sua fanciullezza, non avrà almeno una. Volta incontrato la sua "Via Grosseto" 🤣
Eh, dalla "Via Grosseto" il più dei fanciulli esce con un insegnamento.
Gli adulti (spesso) e gli anziani (per la maggior parte)...rispondono in modo "rigido" a quella "Via Grosseto".
Accampano scuse, cercano di gridare all'ingiustizia oppure banalmente riproducono il comportamento, tomi tomi cacchi cacchi.
Immagino che tutti si sentano protetti dal mantello magico della invisibilità.
E' una scenetta che si produce nella mia mente che se al centro vede adulti fatti e finiti, fa ridere.
Vedremo come se la caveranno quando uscirà Patriot per la Play 😆
 

Brunetta

Utente di lunga data
Mi incuriosiscono quelle parole.

costrizione e liberazione.

Da chi? Da cosa?

Mi incuriosiscono.
Perchè io non percepisco nè l'una nè l'altra in me.
Le percepisco in chi mi circonda. E mi incuriosisco.

tu le senti aderenti al tuo vissuto?
La costrizione è di tutti, perché vi sono ordinanze e limitano gli spostamenti. Significa che tutti i cittadini sono agli arresti domiciliari con libertà di movimento limitata. Questa è costrizione.
Accettare una limitazione non annulla la limitazione.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
La costrizione è di tutti, perché vi sono ordinanze e limitano gli spostamenti. Significa che tutti i cittadini sono agli arresti domiciliari con libertà di movimento limitata. Questa è costrizione.
Accettare una limitazione non annulla la limitazione.
Grazie :)

Mi interessa questa percezione.

Io, e una buona fetta di persone che conosco personalmente, non hanno la percezione che descrivi.
Quel tutti non è tutti, in realtà.
Ci hai pensato?

Non limitazione ma scelta.
Non libertà limitata ma libertà di ricollocare libertà.

Probabilmente riguarda come giustamente scrivi la questione dell'accettazione.

Io non ho accettato un qualcosa che vien dall'alto. (dico io ma è un discorso su cui mi sono confrontata con parecchia gente con cui collaboro quotidianamente proprio per capirci riguardo le emozioni di questo periodo).

Stare a casa se non per questioni di prima necessità è stata una scelta. Che abbiamo attuato ben prima dei decreti.
I decreti hanno solo confermato un qualcosa che sentivamo come necessità fatta la valutazione dello stato di cose.

Quindi la parola che uso, usiamo, al posto di limitazione è collaborazione.

Agli arresti non ci si mette per scelta.
E agli arresti si finisce per aver commesso un reato.

Una malattia non è un reato.
Ma avere una malattia prescrive tutta una serie di attivazioni per renderla "sociale".

Come ai tempi dell'hiv era atto sociale prescrivere l'uso del preservativo.
Cosa che anche allora aveva suscitato parecchie e forti proteste.

Mi ricordo ancora le frasi di rito "ma date i preservativi?????ma in questo modo spingete i ragazzi a fare sesso promiscuo!!!!!"
(e la rabbia, tanta rabbia, che circolava sotto riguardava il fatto che dando il preservativo si obbligava indirettamente a riscrivere lo sguardo sugli adolescenti di allora e sul modo in cui la sessualità era già cambiata anche se si girava lo sguardo da un'altra parte)

Adesso sembrano anacronistiche quelle frasi...eppure allora erano assolutamente sentite e attuali.

Adesso il preservativo è la norma.
Allora era un qualcosa di alieno.

E l'hiv stesso era alieno.
Qualcosa che capita agli altri.

E questo tipo di ragionamento, l'hanno fatto tutti anche in questa situazione.
Dai capi di governo ai cittadini.

Trump è esemplare in questo meccanismo, ci è talmente dentro che sta dispiegando addirittura forze per far cancellare i suoi interventi di quando affermava che l'america no. Loro erano diversi.
Era il resto del mondo sfigato e inadatto.
Lo pensa ancora, che lui è furbo e gli altri imbecilli, ma è più conveniente far finta di non pensarlo...visto che stan scavando le fosse comuni nei parchi. Adesso gli serve esser quello che sa cosa fare e lo sta facendo.

Tanti eterosessuali allora han fatto come Trump. Cancellando.
E collocandosi dalla parte dei non sfigati.
Nel frattempo hanno contagiato le persone a cui volevano bene. Niente esami...son mica un frocio io. Sono mica un drogato io.

E' interessante, non trovi, la tecnica dello spostare fuori il rischio?
Non assumerselo personalmente e individualmente collocandosi in società?
 
Ultima modifica:

Brunetta

Utente di lunga data
Grazie :)

Mi interessa questa percezione.

Io, e una buona fetta di persone che conosco personalmente, non hanno la percezione che descrivi.
Quel tutti non è tutti, in realtà.
Ci hai pensato?

Non limitazione ma scelta.
Non libertà limitata ma libertà di ricollocare libertà.

Probabilmente riguarda come giustamente scrivi la questione dell'accettazione.

Io non ho accettato un qualcosa che vien dall'alto. (dico io ma è un discorso su cui mi sono confrontata con parecchia gente con cui collaboro quotidianamente proprio per capirci riguardo le emozioni di questo periodo).

Stare a casa se non per questioni di prima necessità è stata una scelta. Che abbiamo attuato ben prima dei decreti.
I decreti hanno solo confermato un qualcosa che sentivamo come necessità fatta la valutazione dello stato di cose.

Quindi la parola che uso, usiamo, al posto di limitazione è collaborazione.

Agli arresti non ci si mette per scelta.
E agli arresti si finisce per aver commesso un reato.

Una malattia non è un reato.
Ma avere una malattia prescrive tutta una serie di attivazioni per renderla "sociale".

Come ai tempi dell'hiv era atto sociale prescrivere l'uso del preservativo.
Cosa che anche allora aveva suscitato parecchie e forti proteste.

Mi ricordo ancora le frasi di rito "ma date i preservativi?????ma in questo modo spingete i ragazzi a fare sesso promiscuo!!!!!"
(e la rabbia, tanta rabbia, che circolava sotto riguardava il fatto che dando il preservativo si obbligava indirettamente a riscrivere lo sguardo sugli adolescenti di allora e sul modo in cui la sessualità era già cambiata anche se si girava lo sguardo da un'altra parte)

Adesso sembrano anacronistiche quelle frasi...eppure allora erano assolutamente sentite e attuali.

Adesso il preservativo è la norma.
Allora era un qualcosa di alieno.

E l'hiv stesso era alieno.
Qualcosa che capita agli altri.

E questo tipo di ragionamento, l'hanno fatto tutti anche in questa situazione.
Dai capi di governo ai cittadini.

Trump è esemplare in questo meccanismo, ci è talmente dentro che sta dispiegando addirittura forze per far cancellare i suoi interventi di quando affermava che l'america no. Loro erano diversi.
Era il resto del mondo sfigato e inadatto.
Lo pensa ancora, che lui è furbo e gli altri imbecilli, ma è più conveniente far finta di non pensarlo...visto che stan scavando le fosse comuni nei parchi. Adesso gli serve esser quello che sa cosa fare e lo sta facendo.

Tanti eterosessuali allora han fatto come Trump. Cancellando.
E collocandosi dalla parte dei non sfigati.
Nel frattempo hanno contagiato le persone a cui volevano bene. Niente esami...son mica un frocio io. Sono mica un drogato io.

E' interessante, non trovi, la tecnica dello spostare fuori il rischio?
Non assumerselo personalmente e individualmente collocandosi in società?
La legge stabilisce un obbligo. Questa è costrizione. Se si trattasse di consigli non lo sarebbe.
Questo è. Non è una percezione.
È come per la cintura di sicurezza. Io sono convinta della sua utilità e la indosso sempre, anche quando parcheggio. Mio padre le faceva installare quando sembrava una stranezza, per cui è una mia abitudine da quarant’anni. Resta che, da quando è un obbligo di legge, è una costrizione perché comporta una sanzione.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
La legge stabilisce un obbligo. Questa è costrizione. Se si trattasse di consigli non lo sarebbe.
Questo è. Non è una percezione.
È come per la cintura di sicurezza. Io sono convinta della sua utilità e la indosso sempre, anche quando parcheggio. Mio padre le faceva installare quando sembrava una stranezza, per cui è una mia abitudine da quarant’anni. Resta che, da quando è un obbligo di legge, è una costrizione perché comporta una sanzione.

La legge stabilisce anche l'obbligo di non fumare in ambienti pubblici. :)

Dato oggettivo: non si può fumare in luoghi pubblici.

Dati soggettivi:
- da fumatrice mi gira il cazzo. Rispetto ed evito i luoghi pubblici (uno dei motivi per cui non mi mancano neanche un po'...finalmente posso farmi gli aperitivi fumando come ne ho voglia io comodamente in casa mia)
- da non fumatrice un sollievo. Finalmente posso andare in luoghi pubblici senza essere intossicata dal fumo passivo
- da fumatrice lieve non è cambiato niente. Non ho mai fumato in luoghi pubblici, non fumo nemmeno in casa. Mi sono sempre goduta la mia sigaretta sul terrazzo.
- da ex fumatrice. Oh! finalmente. Non devo più sentire l'odore di sigaretta che mi snausea (e non sono nemmeno più sottoposto al ricordo tentatore)

Mi fermo.
Ma le prospettive sono molteplici.

Detto questo non è il dato oggettivo a fare una valutazione. (regola: si fuma solo in determinati ambienti)
Non è il dato soggettivo a fare la valutazione. (le diverse percezioni, anche emotive, della regola)

Dagli anni '60 la scienza della valutazione ha sempre più sottolineato come in una valutazione seria e valida, siano inclusi dato oggettivi e dati soggettivi e solo attraverso il loro incrocio sia possibile valutare l'efficienza e l'efficacia di un intervento, una situazione, un obiettivo.

E dico questo perchè il conflitto non è fra costrizione e consiglio.

Il conflitto si colloca il significato assoluto di costrizione (con quello che ne discende in termini di vocabolario e quindi mappatura del contesto semantico e poi di vita) e il significato collocato all'interno di una valutazione situazionale (con quello che ne discende in termini di vocabolario e quindi mappatura del contesto semantico e poi di vita).

E la semantica ci permette di mappare il mondo e costruirci dentro le condizioni personali di vita. Compresa la buona o cattiva qualità della vita.

Un po' come usare "guerra" e "pandemia".

Aggiungo una cosa riguardo la sanzione: ho trasgredito a parecchie regole. La sanzione era uno dei rischi che collocavo.
La sanzione pure è piuttosto soggettiva.

La mia percezione di sanzione, per dire, è completamente diversa da quella di un tossico.
O per andare ad esempi meno estremi. Io pago il bollo puntualmente.
La mia amica, quella che usa il suo esser vittima per paracularsi, non lo paga MAI (davvero mai) nei tempi previsti.
Aspetta il richiamo finale, ossia il terzo. E ha funzionato per lei, fra l'altro...con gli ultimi aggiustamenti non ha pagato una botta di soldi.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
E aggiungo una cosa rispetto alla sanzione.

Se si esce da una prospettiva punitiva (ossia "hai fatto il bambino cattivo e adesso castigo) e si entra una prospettiva di costruzione di un sistema di regole condiviso a partire dalla percezione del rischio di un pericolo come prima cosa ci si rapporta necessariamente con il fatto che un pericolo non da tutti è riconosciuto come tale.

Uso me.

Io al 3 marzo ero in allarme rosso.
Altri per niente.

Queste differenti percezioni van bene se stiamo giocando a pallavolo.

Non se si è in una situazione in cui è necessario muoversi velocemente e come un unico corpo.

La sanzione diventa un feticcio mentre si costruisce la percezione del pericolo e dei rischi il più possibile aderente alla realtà oggettiva (una malattia) e il conseguente sistema di regole condivise.

Quindi, detta male, se non riconosci un pericolo, te ne propongo io uno. LA sanzione per l'appunto.
Quindi raggiungo l'obiettivo di gestione situazionale.

Nel frattempo costruisco informazione in modo che la sanzione possa anche esser rimossa.
Ma la terrò ferma fino a quando il sistema di regole non è condiviso.

Uso il tuo esempio delle cinture.
Tu che hai capito a cosa serve la cintura di sicurezza la usi a prescindere dalla sanzione.
La sanzione a te non serve. Conosci il senso e l'utilità della regola.

Io che non ho capito a cosa serve, avrò la sanzione come deterrente e feticcio.

Parte della mia rabbia verso tutta una serie di sanzioni viene dal fatto che per irresponsabilità di chi ha bisogno dei feticci e di un sistema padrone che deve usarli per tutelare anche me, mi pippo le conseguenze non necessarie se ci fosse maggiore consapevolezza e rresponsabilità.
Una maggior autonomia decisionale personale collocata però nella situazione e non ad cazzum.

Ma non ce l'ho con chi sanziona. O con la sanzione (che trovo necessaria).

Ce l'ho con chi per stupidità, irresponsabilità, ignavia rende necessaria la sanzione.
Poi vabbè...mi adeguo.

Ecco perchè non vedo costrizione, anche in presenza di sanzione.

E' la differenza che corre fra chi si incazza per il 5 e ci vede l'ingiustizia e chi nel 5 ci vede un atto educativo.
 

Brunetta

Utente di lunga data
E aggiungo una cosa rispetto alla sanzione.

Se si esce da una prospettiva punitiva (ossia "hai fatto il bambino cattivo e adesso castigo) e si entra una prospettiva di costruzione di un sistema di regole condiviso a partire dalla percezione del rischio di un pericolo come prima cosa ci si rapporta necessariamente con il fatto che un pericolo non da tutti è riconosciuto come tale.

Uso me.

Io al 3 marzo ero in allarme rosso.
Altri per niente.

Queste differenti percezioni van bene se stiamo giocando a pallavolo.

Non se si è in una situazione in cui è necessario muoversi velocemente e come un unico corpo.

La sanzione diventa un feticcio mentre si costruisce la percezione del pericolo e dei rischi il più possibile aderente alla realtà oggettiva (una malattia) e il conseguente sistema di regole condivise.

Quindi, detta male, se non riconosci un pericolo, te ne propongo io uno. LA sanzione per l'appunto.
Quindi raggiungo l'obiettivo di gestione situazionale.

Nel frattempo costruisco informazione in modo che la sanzione possa anche esser rimossa.
Ma la terrò ferma fino a quando il sistema di regole non è condiviso.

Uso il tuo esempio delle cinture.
Tu che hai capito a cosa serve la cintura di sicurezza la usi a prescindere dalla sanzione.
La sanzione a te non serve. Conosci il senso e l'utilità della regola.

Io che non ho capito a cosa serve, avrò la sanzione come deterrente e feticcio.

Parte della mia rabbia verso tutta una serie di sanzioni viene dal fatto che per irresponsabilità di chi ha bisogno dei feticci e di un sistema padrone che deve usarli per tutelare anche me, mi pippo le conseguenze non necessarie se ci fosse maggiore consapevolezza e rresponsabilità.
Una maggior autonomia decisionale personale collocata però nella situazione e non ad cazzum.

Ma non ce l'ho con chi sanziona. O con la sanzione (che trovo necessaria).

Ce l'ho con chi per stupidità, irresponsabilità, ignavia rende necessaria la sanzione.
Poi vabbè...mi adeguo.

Ecco perchè non vedo costrizione, anche in presenza di sanzione.

E' la differenza che corre fra chi si incazza per il 5 e ci vede l'ingiustizia e chi nel 5 ci vede un atto educativo.
Questo spiega perché scrivo pochissimo.
Comunque che tu hai capito tutto prima di tutti l’avevi già detto.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Questo spiega perché scrivo pochissimo.
Comunque che tu hai capito tutto prima di tutti l’avevi già detto.
Cioè?
Sai che non ho capisco cosa intendi. Perchè scrivi pochissimo?

E lo ridirò @Brunetta. (anche se non dico "di tutti". Amici han capito ben prima di me, mi hanno aiutata a capire e io l'ho accettato)

Se avessi sbagliato avrei ripetuto anche quello.

Con la stessa leggerezza. :)

E' bello saper riconoscere quando si ha ragione e quando si ha torto. (levandosi di dosso umiltà pelosa e inutile)

pensa, lo sto dicendo parecchio anche fuori di qui.
E seleziono le persone intelligenti che han saputo dire "cazzo...vero. Mi dispiace per averti detto quello che ti ho detto, ho sbagliato". ;)

(io ho ringraziato chi mi accompagnata a vedere, con cui ho discusso anche in modi cruenti)
 
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abebis

Utente di lunga data
....
Uso il tuo esempio delle cinture.
Tu che hai capito a cosa serve la cintura di sicurezza la usi a prescindere dalla sanzione.
La sanzione a te non serve. Conosci il senso e l'utilità della regola.

Io che non ho capito a cosa serve, avrò la sanzione come deterrente e feticcio.

Parte della mia rabbia verso tutta una serie di sanzioni viene dal fatto che per irresponsabilità di chi ha bisogno dei feticci e di un sistema padrone che deve usarli per tutelare anche me, mi pippo le conseguenze non necessarie se ci fosse maggiore consapevolezza e rresponsabilità.
Una maggior autonomia decisionale personale collocata però nella situazione e non ad cazzum.

Ma non ce l'ho con chi sanziona. O con la sanzione (che trovo necessaria).

Ce l'ho con chi per stupidità, irresponsabilità, ignavia rende necessaria la sanzione.
Poi vabbè...mi adeguo.
...
La necessità delle sanzioni mi ha riportato alla mente questo video.


Comunque, Ipa, la contorsione dei tuoi deliri sta aumentando...:)

È solo l'effetto dell'isolamento o altro? Nel caso, dici per favore al tuo pusher di spedire anche a me un po' di quella roba...?

Grazie.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
La necessità delle sanzioni mi ha riportato alla mente questo video.


Comunque, Ipa, la contorsione dei tuoi deliri sta aumentando...:)

È solo l'effetto dell'isolamento o altro? Nel caso, dici per favore al tuo pusher di spedire anche a me un po' di quella roba...?

Grazie.
Visto il video...mi ha fatta sorridere.

Sai, magari fossi isolata.
giusto adesso stavo dicendo con G. che va a lavoro che lui va a lavoro e poi torna, lasciando sul lavoro quello che è il lavoro.
Lavorando io da casa, si trova ad entrare in un ufficio. Con orari fra l'altro ben più ampi di quando non lavoravo da casa.

Appena l'isolamento sarà finito, finalmente potrò per una settimana spegnere il telefono, il pc e isolarmi davvero per almeno una settimana. :LOL:
(non è una battuta, sia chiaro).

Una cosa che ho imparato lavorando con le sostanze e con chi usa le sostanze, è che le sostanze non creano nulla di nuovo o inesistente.

La roba fa effetto perchè si lega a recettori interni che gestiscono il dolore. (uno dei motivi per cui l'astinenza è così bastarda)
La cocaina fa effetto agendo sul sistema di adrenalina e noradrenalina. (uno dei motivi delle paranoie)
L'mdma va a lavorare con serotonina e endorfine. (uno dei motivi per cui veniva chiamata la droga dell'amore)

Le psicosi slatentizzate dall'uso dell'acido lisergico, sono per l'appunto slatentizzate.
Serviva solo arrivare in quel punto lì. Era già tutto pronto.

Non casualmente l'mdma negli anni 70 veniva usata in terapia per abbassare i freni inibitori dei pazienti.

E la cannabis è particolarmente indicata per il trattamento del parkinson e nella terapia del dolore. Oltre che in caso di nausea. E altre cosette piuttosto utili.

Per dire...non servono sostanze, salvo si voglia proprio volare oltre. Si abbia fretta di arrivare al risultato e costi troppo la fatica e il dolore di un percorso. (che è il motivo per cui le sostanze e le varie dipendenze non sono un problema ma una risposta al problema).

basta farsi un giretto, con calma e in modo mirato per il proprio cervello (non solo mente) e sapere dove andare e cosa stimolare.
Sesso e dopamina, per esempio, sono un connubio particolarmente proficuo per il benessere individuale e ci coppia. (se si sa come stimolare la produzione di dopamina nel sesso). Pensa, la dopamina vien chiamata l'ormone della fedeltà.

Ecco...probabilmente ho più tempo per girovagare ;):D

Ma appartengo anche a quella scuola che sostiene che le nostre percezioni siano oltre che fortemente condizionate fin dalla nascita (pensa, la prima azione SUL neonato è coprirlo) siano anche piuttosto limitate dalle abitudini e dalle zone di comfort.

Mi piace uscire dalle abitudini e dai comfort.
 
Ultima modifica:

danny

Utente di lunga data
Grazie :)

Mi interessa questa percezione.

Io, e una buona fetta di persone che conosco personalmente, non hanno la percezione che descrivi.
Quel tutti non è tutti, in realtà.
Ci hai pensato?

Non limitazione ma scelta.
Non libertà limitata ma libertà di ricollocare libertà.

Probabilmente riguarda come giustamente scrivi la questione dell'accettazione.

Io non ho accettato un qualcosa che vien dall'alto. (dico io ma è un discorso su cui mi sono confrontata con parecchia gente con cui collaboro quotidianamente proprio per capirci riguardo le emozioni di questo periodo).

Stare a casa se non per questioni di prima necessità è stata una scelta. Che abbiamo attuato ben prima dei decreti.
I decreti hanno solo confermato un qualcosa che sentivamo come necessità fatta la valutazione dello stato di cose.

Quindi la parola che uso, usiamo, al posto di limitazione è collaborazione.

Agli arresti non ci si mette per scelta.
E agli arresti si finisce per aver commesso un reato.

Una malattia non è un reato.
Ma avere una malattia prescrive tutta una serie di attivazioni per renderla "sociale".

Come ai tempi dell'hiv era atto sociale prescrivere l'uso del preservativo.
Cosa che anche allora aveva suscitato parecchie e forti proteste.

Mi ricordo ancora le frasi di rito "ma date i preservativi?????ma in questo modo spingete i ragazzi a fare sesso promiscuo!!!!!"
(e la rabbia, tanta rabbia, che circolava sotto riguardava il fatto che dando il preservativo si obbligava indirettamente a riscrivere lo sguardo sugli adolescenti di allora e sul modo in cui la sessualità era già cambiata anche se si girava lo sguardo da un'altra parte)

Adesso sembrano anacronistiche quelle frasi...eppure allora erano assolutamente sentite e attuali.

Adesso il preservativo è la norma.
Allora era un qualcosa di alieno.

E l'hiv stesso era alieno.
Qualcosa che capita agli altri.

E questo tipo di ragionamento, l'hanno fatto tutti anche in questa situazione.
Dai capi di governo ai cittadini.

Trump è esemplare in questo meccanismo, ci è talmente dentro che sta dispiegando addirittura forze per far cancellare i suoi interventi di quando affermava che l'america no. Loro erano diversi.
Era il resto del mondo sfigato e inadatto.
Lo pensa ancora, che lui è furbo e gli altri imbecilli, ma è più conveniente far finta di non pensarlo...visto che stan scavando le fosse comuni nei parchi. Adesso gli serve esser quello che sa cosa fare e lo sta facendo.

Tanti eterosessuali allora han fatto come Trump. Cancellando.
E collocandosi dalla parte dei non sfigati.
Nel frattempo hanno contagiato le persone a cui volevano bene. Niente esami...son mica un frocio io. Sono mica un drogato io.

E' interessante, non trovi, la tecnica dello spostare fuori il rischio?
Non assumerselo personalmente e individualmente collocandosi in società?
Ipa, non sono d'accordo.
Io non posso prendere l'auto, da solo, e andarmene in campagna, dove sarei ugualmente solo, con la certezza assoluta di non contagiare nessuno, come non può andare a pescare mio padre che vive in un posto che è meno abitato del deserto del Sahara ma è pattugliato dalla Forestale.
Non sono più scelte di responsabilità individuali, ma obblighi.
E non parlo di chi ha l'attività ferma per decreto.
 

abebis

Utente di lunga data
Lavorando io da casa, si trova ad entrare in un ufficio. Con orari fra l'altro ben più ampi di quando non lavoravo da casa.
Non parlare di corde in casa dell'impiccato...:cry:

Sesso e dopamina, per esempio, sono un connubio particolarmente proficuo per il benessere individuale e ci coppia. (se si sa come stimolare la produzione di dopamina nel sesso). Pensa, la dopamina vien chiamata l'ormone della fedeltà.
Cazzo!! Ora vien fuori che la mia è solo una disfunzione da troppa produzione ormonale....

Ci dobbiamo fare una trasfusione a vicenda io e @Arcistufo : magari di due disfunzionali ne facciamo due sani.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Ipa, non sono d'accordo.
Io non posso prendere l'auto, da solo, e andarmene in campagna, dove sarei ugualmente solo, con la certezza assoluta di non contagiare nessuno, come non può andare a pescare mio padre che vive in un posto che è meno abitato del deserto del Sahara ma è pattugliato dalla Forestale.
Non sono più scelte di responsabilità individuali, ma obblighi.
E non parlo di chi ha l'attività ferma per decreto.
Hai ragione.

Ma forse la domanda è, come ci si è arrivati qui?

Prima del fermo qui da me c'erano attività che proseguivano nonostante fossimo in preoccupante picco, mantenendo spazi inadeguati. Parlo di spazi con all'interno 200 operai senza distanzamento, senza protezioni, senza neanche disinfettante.
E' un esempio. Potrei fartene letteralmente a centinaia.

Ed è legato alla fame economica che non ha prospettive.

L'azienda di G. ha praticamente mai smesso di lavorare ma.
Il 15 marzo TUTTI (parlo di più di 600 persone fra impiegati e operai) avevano le mascherine (ffps2, non chirurgiche), guanti, disinfettante come se piovesse.
L'azienda ha attivato già allora un contratto con una ditta di sanificazione e ha aumentato i turni di pulizia che durano per tutto l'orario di lavoro e dopo la chiusura.
Ha riadeguato gli spazi, messo separè in plexiglass, ridistribuito uffici e orari di lavoro.

E tutta un'altra serie di interventi.
Compresa la mensa.
Il 15 marzo erano già a regime.

Il rischio è stato gestito. E bene.
E non è opinione personale. Il fatto che nessuno ad oggi sia morto, e che non ci siano casi di contagio rilevati (ossia nessuno è finito in ospedale perchè i tamponi non esistono praticamente) sono fatti.

La vedi la differenza, di organizzazione, lungimiranza, reattività e mezzi?

E il percorso che porta alla necessità di obblighi?

Il discorso degli spazi è piuttosto complesso.
Non si sa come si diffonde il virus. Non si sa quanto resiste sulle superfici. Non si sa nulla del ruolo degli animali domestici.

Io sono dell'idea che fino a quando non saranno chiari questi aspetti un posto isolato non è esattamente un posto isolato.
Concretamente.

Se è vero che il virus resta attivo per tre ore (nella stima minore).
In un posto isolato facciamo che in quelle tre ore passano 10 persone.
Facciamo che fra queste dieci 4 per sbaglio toccano dove qualcun altro ha toccato, starnutito.
Facciamo che di quei 4 per sbaglio 2 si portano la mano alla bocca, al naso o agli occhi.

Fai i tuoi calcoli rapportando un discorso di questo genere (ipotetico ma non ancora escluso) sui vari posti isolati in tutta italia.

Ed è qui che un obbligo oggettivo diviene anche oggetto di valutazione e percezione soggettiva.

Se uno valuta il rischio e il pericolo...l'obbligo è una tutela.
 
Ultima modifica:

danny

Utente di lunga data
Hai ragione.

Ma forse la domanda è, come ci si è arrivati qui?

Prima del fermo qui da me c'erano attività che proseguivano nonostante fossimo in preoccupante picco, mantenendo spazi inadeguati. Parlo di spazi con all'interno 200 operai senza distanzamento, senza protezioni, senza neanche disinfettante.
E' un esempio. Potrei fartene letteralmente a centinaia.

Ed è legato alla fame economica che non ha prospettive.

L'azienda di G. ha praticamente mai smesso di lavorare ma.
Il 15 marzo TUTTI (parlo di più di 600 persone fra impiegati e operai) avevano le mascherine (ffps2, non chirurgiche), guanti, disinfettante come se piovesse.
L'azienda ha attivato già allora un contratto con una ditta di sanificazione e ha aumentato i turni di pulizia che durano per tutto l'orario di lavoro e dopo la chiusura.
Ha riadeguato gli spazi, messo separè in plexiglass, ridistribuito uffici e orari di lavoro.

E tutta un'altra serie di interventi.
Compresa la mensa.
Il 15 marzo erano già a regime.

Il rischio è stato gestito. E bene.
E non è opinione personale. Il fatto che nessuno ad oggi sia morto, e che non ci siano casi di contagio rilevati (ossia nessuno è finito in ospedale perchè i tamponi non esistono praticamente) sono fatti.

La vedi la differenza, di organizzazione, lungimiranza, reattività e mezzi?

E il percorso che porta alla necessità di obblighi?

Il discorso degli spazi è piuttosto complesso.
Non si sa come si diffonde il virus. Non si sa quanto resiste sulle superfici. Non si sa nulla del ruolo degli animali domestici.

Io sono dell'idea che fino a quando non saranno chiari questi aspetti un posto isolato non è esattamente un posto isolato.
Concretamente.

Se è vero che il virus resta attivo per tre ore (nella stima minore).
In un posto isolato facciamo che in quelle tre ore passano 10 persone.
Facciamo che fra queste dieci 4 per sbaglio toccano dove qualcun altro ha toccato, starnutito.
Facciamo che di quei 4 per sbaglio 2 si portano la mano alla bocca, al naso o agli occhi.

Fai i tuoi calcoli rapportando un discorso di questo genere (ipotetico ma non ancora escluso) sui vari posti isolati in tutta italia.

Ed è qui che un obbligo oggettivo diviene anche oggetto di valutazione e percezione soggettiva.

Se uno valuta il rischio e il pericolo...l'obbligo è una tutela.
La seconda parte va relativizzata. Se si è adempiuto alla prima, e sarebbe già tanto, visto che è stato il motore del disastro in Lombardia, si verifica quanto possa essere rischioso convivere con la seconda, posto che se lavori in ospedale sai già che accorgimenti devi adottare per non portare il virus a casa mentre per tutti gli altri casi vale la statistica.
Gli addetti ai supermercati lavorano senza interruzione, se sopravviveranno a questo periodo evidentemente la componente sugli oggetti non è così determinante per il contagio.
 
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