Questa è una finezza che andava isolata per darle il giusto risalto.
Condivido tutto, per una volta. Anche la questione della valuta: ho detto di uso comune, ma sottintendevo che puo' essere condivisa anche solo da un ristrettissimo gruppo. Ma certo non puoi scambiartela da solo, ecco.
Grazie
E' una finezza ma è anche un fulcro fondamentale a mio parere.
Non saper riconoscere quella linea sottile significa non essere per sè ma essere cercando compiacimento e conferme dall'esterno.
Il mio amante storico, mi aveva detto "se vuoi essere troia, siilo. Ma bada bene bambina, se sei troia è per te non per nessun altro!"
Puoi anche scambiartela da solo, io l'ho fatto...ma sei un tantinino dissociato

Fra le varie opzioni, io preferisco il gruppo ristretto.
La vita è troppo breve per allinearsi, se non ci si riconosce nel farlo.
estremista che non sei altro. Scoparsi qualcuno per benino, anche se in termini di scambio l'altra si diverte più di te, può risultare molto utile in termini di pace sociale.

è che sono una bimba ubbidiente e rispettosa dei dettami che mi sono stati tramandati
Dal mio punto di vista va bene tutto, anche la scopata sbilanciata, se l'obiettivo è chiaro e se sono chiari i termini dello scambio.
Non necessariamente chiari ad entrambi, ma di sicuro a me lo devono essere.
Non credo che il problema sia questo.
Qualsiasi definizione è una gabbia, anche quella di troia.
Avere voglia di relazioni di solo sesso è una scelta, corretta come altre.
Riportare tutte le relazioni a un ambito progettuale o valutare la scelta di relazioni sessuali come un favore fatto agli uomini sono altre gabbie.
Ladyred non vuole un impegno costante, ma la compagnia, anche fisica, di uomini. Il suo problema è che questo desiderio viene frustrato dal non essere riconosciuto dai partner con cui interagisce.
Forse perché traspare il fatto che li usa e loro rispondono alla stessa maniera?
O che altro?
Si dovrebbe, qui, trovare una risposta a questo quesito, non assolvere una scelta che è comunque soggettiva e indiscutibile, al di là delle definizioni.
Tutto è una gabbia.
La vita è una gabbia.
Il punto è se ci si ricorda oppure no che le chiavi le si ha in mano.
Non è un punto la correttezza delle scelte.
Nel momento in cui si fa una scelta, o non la si fa, si sta semplicemente seguendo la via che pare più funzionale.
Io non so cosa vuole
@ladyred e ho il forte sospetto che non lo sappia neppure lei.
Se lo sapesse non sarebbe così asincrona fra il dire e il fare.
Il problema spesso e volentieri è che si vuole (e si persegue quel volere) qualcosa che però non è quello di cui si ha bisogno.
E poi nasce frustrazione e compagnia cantante.
In questo caso la valuta e' "rivediamoci. Prossimamente su questi schermi pompino con ingoio, poi anal e a seguire sempre più porca". Il che va benissimo. Ma non è la gggggente da fuori che giudica, il problema. Laddove tutto questo è accompagnato da una domanda: "cosa mi devo aspettare?". Cosa ti devi aspettare? E' un modo assai singolare usare l'anal come valuta (non come transfert, come valuta) e poi (questa volta si) farsi le menate se magari uno valuta (nel senso di valutare) che non vale la pena farsi centinaia di chilometri per un pompino con ingoio. O che tutto sommato il programma "più porcaggine" può pure attendere.
non mi voglio intestardire.
Ma nel momento in cui le aspettative sono tarate su come la gente pensa a cosa sia giusto o sbagliato...qualche domandina sul giudizio della gente me lo farei.
Compreso il giudizio riguardo le proprie prestazioni sessuali eh.
Che se il mio grado di troiaggine dipende da quello che io penso la gente ritenga da troia...vabbè...è finito il divertimento ed è solo noia
Anche il cosa mi devo aspettare è un giudizio.
A priori e basato su un sentire comune che denota semplicemente una cosa banalissima e scontatissima: ossia che non conosci chi ti sta di fronte, e più che altro non sei consapevole del fatto che non conoscendo non puoi sapere in anticipo cosa aspettarti faccia l'altro.
Puoi però sapere cosa tu ti aspetti dall'altro per il TUO appagamento. E sulla base della vicinanza o lontananza da questo decidere che fine far fare all'altro.
Aggiungo che di mio costruire un qualunque pensiero sulla previsione dell'altro è una cazzata.
Io faccio, dico, penso, decido per me.
A seconda di come si muove l'altro lo classifico nelle mie tassonomie.
L'altro viene dopo. Sempre.
E se sta nella mia vita è perchè mi porta benessere.
In caso contrario, come dico spesso, sto meglio da sola.
Per me chiunque oltre me è comunque già una fatica e un impegno.
Se non porta benessere, non esiste valuta.
io sono molto fiera di essere una figa di legno e ,secondo me, è molto più faticoso farsi accettare rispetto alle stimatissime e più simpatiche troie.
forse mi apro un canale e faccio l'influencer delle wooden pussy
Il grassetto è il fulcro che evidenziavo affermando la fierezza del mio esser troia.
Credo conti molto poco cosa si mette vicino all'affermazione "io sono fiera di essere ...", per me ci si può mettere suora, santa, cagna, puttana...quel che si vuole. Non è quello a cambiare il peso del piatto della bilancia.
Il peso del piatto è tutto nel "io sono fiera di essere".
Il sottolineato è invece il conflitto che vivevo fra i 20 e 30 anni quando ancora avevo rivalsa e spinta ad affermare me stessa attraverso il dover dimostrare qualcosa attraverso il confronto con.
Io dicevo "secondo me è molto più faticoso farsi accettare rispetto alle stimatissime e più simpatiche fighe di legno"
Dopo i 30 ho capito che l'unica cosa che conta è il grassetto.
Il resto...beh, non mi definisco a partire dalla definizione altrui. Io sono io. (e non chiudo con "e voi non siete un cazzo", da brava egocentrica dopo io ci metto il punto fermo).
Valuto chi ho desiderio di aver nelle mie cerchie e chi no.
E di sicuro non lo valuto a seconda dei costumi riguardanti la loro sessualità.
Una delle valutazioni che faccio riguarda il grado di inclusività dell'altro.
E sono sempre più intollerante verso chi non è in grado di essere inclusivo.
Mi infastidiscono e mi infastidiscono l'ansia e la paura che si portano appresso di identificarsi o differenziarsi.
Sono invece molto attratta da chi si individua e usa identificazione e differenziazione sapendo di farlo, facendolo con cognizione di causa e con il chiaro intento di imparare unendo i puntini fatti di identificazione e differenziazione che costituiscono la distanza fra individui.