Ci hanno insegnato che l'amore è eterno e ora ...

iosolo

Utente di lunga data
Grazie!

Io la chiamo "essenza" per me.
E' la mia Casa naturale.

Anche io, come te, la associo, al trovarmi e al perdermi.
Quella che è nuda anche se indosso il cappotto.

La stessa in cui entra soltanto chi sa entrarci come se fosse una preghiera.

Tutte le volte che ho tradito, era un modo, storto quanto si vuole, per tornare a casa. :)
Mi piace come chiave di lettura.
Il mio tradimento, mi ha dato molti elementi su cui riflettere, oltre a rivelare una parte di me. Forse era il solo modo di tornare a casa.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
La mia è molto ritrosa e difficilmente si fa scorgere. E' in tutto quello che faccio e sono, ma come di luce riflessa, vederla però è qualcosa di diverso.

Sai io anche ho sempre visto il mio IO come stanze di una casa.
Difficilmente le persone possono entrare oltre l'ingresso o il salone.
Mi sembra il minimo.
Serve quantomeno siano degne, quelle persone. Come minimo sindacale proprio.

Degne. Non meritevoli.


E non è una valutazione che si conferma in se stessa.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Mi piace come chiave di lettura.
Il mio tradimento, mi ha dato molti elementi su cui riflettere, oltre a rivelare una parte di me. Forse era il solo modo di tornare a casa.
Il tradimento...ha diverse funzioni.

Una domanda che mi era stata posta "quando, non chi, hai tradito davvero?"
Cercare la risposta non è stato banale.

Stai tornando a casa adesso? :)
 

ologramma

Utente di lunga data
meglio Bruni che lei un taglio netto e via , ce pensate troppo e come dice il proverbio :chi ci pensa troppo nun cesa fa
 

iosolo

Utente di lunga data
Il tradimento...ha diverse funzioni.

Una domanda che mi era stata posta era "quando, non chi, hai tradito davvero?"
Cercare la risposta non è stato banale.

Stai tronando a casa adesso? :)
Ci sto provando!
Mi sembra che devo ancora scavare e scavare prima di trovarla sotto le macerie che io ho fatto.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
meglio Bruni che lei un taglio netto e via , ce pensate troppo e come dice il proverbio :chi ci pensa troppo nun cesa fa
Mi sembra una evidenza globale, visti i risultati, che il pensare non sia obbligatorio per legge e neppure per morale corrente.

Poi, sempre rimanendo fermi ai risultati visibili e rilevabili, non mi sembra una genialiata non farlo.
Ma in effetti, è un pensiero ben sostenuto, anche politicamente, il "non pensare!". :)
 
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spleen

utente ?
Ti sei spiegato e posso essere in quota parte d'accordo con te.
Secondo te perché si parla tanto di diritti e non di doveri?
Soprattutto qual è il dovere primario che secondo te si viene meno in questo momento?
La famiglia?

Prima tu parlavi di famiglie del passato ma io non ho questa visione edulcorata. Nelle grandi biografie del passato, difficilmente si trovano matrimoni tradizionali, esenti da qualche figlio illegittimo e o qualche scappatella.
Probabile che magari era la minoranza ma anche nel mio personale confronto del mio passato, tra corna, figli abbandonati, vizio del gioco o dell'alcol non mi sembra di vedere un esperienza "tradizionale" come ce la vogliamo raccontare.

Questa cosa che il passato era moralmente migliore del tempo presente non lo condivido minimamente.
Io non ho detto che il passato era moralmente superiore al presente, ho detto un'altra cosa, che c'erano anche persone buone, intelligenti e in gamba. Questo perchè io credo alla sostanziale uguaglianza della condizione umana, in ogni epoca, in ogni luogo, in ogni frangente a prescindere.
Le biografie del passato sono in linea con questo, tenendo conto in ogni caso della loro connotazione letteraria e del fatto che la letteratura scandalistica è sempre esistita, da Aspasia (e anche da prima) in poi.
Poi bisogna sempre calare quello che sappiamo all' interno dei contesti, del passato io credo si sappia poco assai. (E non mi metto a divagare poi sul fatto che qualcuno oggi, il passato voglia processarlo con gli occhi del presente, abattendo statue e altro...)

La famiglia non è un dovere, è uno stato naturale delle associazioni umane. Nessuno ha il dovere di formarsi una famiglia, nondimeno quella è la nostra provenienza, che ci piaccia o meno.

Non so se sia utile definire dei doveri più importanti degli altri, basta capire che per ciascuno di essi essi corrisponde il diritto associato.
Rispettare per pretendere di essere rispettati, dare per ricevere.
E' quella cosa che si direbbe -responsabilità- Verso gli altri e anche verso se stessi.

Io non sono contrario alle separazioni ed ai divorzi, ma queste devono essere filtrate attraverso la consapevolezza di cosa abbiamo avuto e di cosa diamo in cambio. E vedo che purtroppo, la maggior parte dei disfacimenti a cui assisto non porta con se nè la consapevolezza nè un briciolo di impegno nel capirne i motivi.
Se il male di cui soffre la società è il narcisismo, io ci vedo anche associata tanta poca voglia di capire per progredire in quello che individualmente siamo.

Preciso che queste cose io non le sto dicendo per dare addosso a nessuno, men che meno a te, non conosco minimamente la tua situazione e in ogni caso la rispetto, ti leggo attentamente in quello che scrivi e mi piace anche il modo in cui lo fai, sia charo, trovo utile parlare di queste cose perchè i medium, ad esempio, si fermano odiosamente su posizioni molto, troppo, superficiali.
 

perplesso

Administrator
Staff Forum
sì grosso modo così, a parte l'accordare le orecchie
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Ci sto provando!
Mi sembra che devo ancora scavare e scavare prima di trovarla sotto le macerie che io ho fatto.
La stessa persona che mi ha suggerito quella domanda, mi aveva anche suggerito di guardare fra le macerie con lo stesso sguardo con cui si va per funghi...senza fretta e senza "ossessione". Non tutto può esser trovato quando ci si aspetta di trovarlo.

A volte le macerie tendono a trasformarsi in modi per rimanere legati al fare la guardia ad una lapide.
Le lapidi non hanno bisogno di guardiani, però :)
 

iosolo

Utente di lunga data
Io non ho detto che il passato era moralmente superiore al presente, ho detto un'altra cosa, che c'erano anche persone buone, intelligenti e in gamba. Questo perchè io credo alla sostanziale uguaglianza della condizione umana, in ogni epoca, in ogni luogo, in ogni frangente a prescindere.
Le biografie del passato sono in linea con questo, tenendo conto in ogni caso della loro connotazione letteraria e del fatto che la letteratura scandalistica è sempre esistita, da Aspasia (e anche da prima) in poi.
Poi bisogna sempre calare quello che sappiamo all' interno dei contesti, del passato io credo si sappia poco assai. (E non mi metto a divagare poi sul fatto che qualcuno oggi, il passato voglia processarlo con gli occhi del presente, abattendo statue e altro...)

La famiglia non è un dovere, è uno stato naturale delle associazioni umane. Nessuno ha il dovere di formarsi una famiglia, nondimeno quella è la nostra provenienza, che ci piaccia o meno.

Non so se sia utile definire dei doveri più importanti degli altri, basta capire che per ciascuno di essi essi corrisponde il diritto associato.
Rispettare per pretendere di essere rispettati, dare per ricevere.
E' quella cosa che si direbbe -responsabilità- Verso gli altri e anche verso se stessi.

Io non sono contrario alle separazioni ed ai divorzi, ma queste devono essere filtrate attraverso la consapevolezza di cosa abbiamo avuto e di cosa diamo in cambio. E vedo che purtroppo, la maggior parte dei disfacimenti a cui assisto non porta con se nè la consapevolezza nè un briciolo di impegno nel capirne i motivi.
Se il male di cui soffre la società è il narcisismo, io ci vedo anche associata tanta poca voglia di capire per progredire in quello che individualmente siamo.

Preciso che queste cose io non le sto dicendo per dare addosso a nessuno, men che meno a te, non conosco minimamente la tua situazione e in ogni caso la rispetto, ti leggo attentamente in quello che scrivi e mi piace anche il modo in cui lo fai, sia charo, trovo utile parlare di queste cose perchè i medium, ad esempio, si fermano odiosamente su posizioni molto, troppo, superficiali.
Si avevo capito che non era direttamente riferito a me, e mi ha fatto piacere quanto hai scritto nel grassetto perchè ci ho letto un bel complimento.
Credo che il confronto, soprattutto con persone come te, che portano il proprio pensiero in modo sempre così ponderato sia una grande risorsa, soprattutto per me che le leggo.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Lo sto facendo, con @iosolo :)

In aggettivi la mia aggressività è avvolgente, sensuale, calda, rassicurante.
colori tutti, meno vividi ma più lucidi, come in una fotografia e contorni delle figure intorno a me nitide.
La luce si abbassa e diventa fredda.

Cosa che mi piace moltissimo, perchè una delle sensazioni fisiche che sento immediatamente già dalla prima scossa al sacro è calore liquido che si diffonde e la luce fredda mi bilancia.

Mi cambia la percezione del tempo. Mi sembra più lento, come se ci fosse "più tempo" fra una cosa e l'altra e cambia ovviamente anche la percezione dello spazio che mi sembra più ampio intorno a me, come spazio personale, ma al contempo come se oggetti e persone fossero raggiungibili in meno lunghezza.

E come attraversare una soglia ed entrare in una dimensione leggermente spostata da quella in cui sono abitualmente.

Conosco molto bene la scossa iniziale...che mi piace da impazzire.
Parte dal sacro e si allarga nei muscoli pelvici diffondendosi velocemente fino alla punta delle dita di mani e piedi. Anche i capelli mi sembrano più "vivi". Li sento nella cute.

Questo per darne una descrizione superficiale. Appena sotto la punta dell'iceberg e rimanendo a oscillare mollemente fra fisico e spirituale. Poi ci sarebbe tutta la parte di attivazione emotiva. :)
Ho fatto la domanda mentre facevo altro ed è risultata pubblicata dopo gli altri tuoi post.
Vedo che è una cosa con cui hai confidenza.
Parlavo oggi con una amica ansiosa. Io non provo quasi mai ansia. Forse proprio quando il termine del check in è alle 15 e sono le 14,59 😂
Anche la rabbia è una cosa rara per me.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Il problema, secondo me, è che il passo tra individualismo e narcisismo è così corto che la stragrande maggioranza delle persone non se ne accorge.
E tutto in questa società incita al narcisismo.
Io la TV la guardo poco assai, ma non mi sfugge, il continuo richiamo, sempre, in qualsiasi contesto, ai diritti individuali. Lasciando perdere il fatto che recentemente qualsiasi forma di desiderio sia diventata un diritto, non sento mai parlare nessuno di doveri.
Ma nessuno nessuno.
Ora, essendo ben consapevoli che in passato il richiamo a qualsiasi dovere fosse funzionale a reclutare carne da cannone, non è che debba passare il concetto che esistano diritti senza il rovescio della medaglia che sono i doveri connessi.
Non so se mi sono spiegato.
Se qualcuno ne parlasse verrebbe richiamato ai propri.
 

Marjanna

Utente di lunga data
Dai racconti delle persone anziane che ho conosciuto, provenienti da più parti d'Italia, ho ricavato l'impressione che, specie in Italia, i rapporti familiari erano strutturati in modo molto diverso a seconda delle classi sociali e delle zone d'Italia, dove, oltre all'ignoranza diffusa, ad una condizione femminile disagiata, ad una diffusa ignoranza, pure la presenza della religione cattolica nell'insieme condizionavano pesantemente la formazione della famiglia.

Il controllo sociale era forte sulle donne, alimentato spesso da loro stesse (con una specie di vizioso effetto moltiplicatore), mentre gli uomini, specie di medio-alta condizione sociale godevano di una autorevolezza sproporzionata ed una indipendenza comportamentale per noi impensabile.

Per fare capire, i miei nonni maschi erano nati nell'ultimo ventennio del 1800, avevano entrambi combattuto la 1° guerra mondiale, perdendo ciascuno un fratello, ed avevano sposato donne più giovani, avendo ciascuno tre figli/e.
Quello paterno era commerciante e quello materno era imprenditore agricolo. Il primo, nato nel 1889 non credo avesse completato gli studi superiori e forse sì il secondo, nato nel 1882, ma hanno lavorato tutta la vita e non hanno mai avuto una pensione da incassare.
Per sposarsi, le donne dovevano avere una "dote", ed erano in una condizione di sostanziale sottomissione al marito. La loro condizione era determinata dal loro rapporto che instauravano con il marito e dal carattere di lui.

So che il nonno paterno era autoritario e l'ha esercitata la sua autorità sulla moglie e sui figli. Lo appresi dalla voce della mia cara nonna, quando ero solo con lei (avevo 13 anni al massimo) ed il suo fratello minore ci portava in auto per andare in chiesa a celebrare il 50° anniversario di matrimonio. Mi disse di non guardare all'apparenza di quell'anniversario gioioso, che il marito le aveva fatto passare le pene dell'inferno e si augurava che non fossi prepotente come lui con le donne da grande.
Sono parole che non si dimenticano e che ti educano per la vita.

L'altra nonna, che era insegnante della scuola materna (aveva seguito i corsi con Maria Montessori) era criticata dal parroco del paese perché leggeva i libri e le poesie di D'Annunzio. Bastava poco per passare per donne scostumate ... Ma mio nonno materno era innamorato di lei e la considerava come una principessa, ed aveva un carattere forte ma dolcissimo con consorte e figlie.
Io racconti ne ho sentiti pochi dalle mie nonne (i nonni uno era già morto alla mia nascita, l’altro è morto pochi anni dopo). Quella materna -famiglia di contadini- aveva un marito classificato buono, che in casa si privava del cibo per far mangiare i figli, magrissimo e che lavorava sempre, che tentava di mediare alle risse tra fratelli e altri familiari, e che non trattava in modo autoritario le donne, ne moglie, ne figlia. Mia madre mi aveva parlato di suo padre sempre come di una persona molto dolce, un uomo che in casa non alzava la voce. Quelli autoritari erano altri, ma considera che mia madre era nata in una grande famiglia contadina, che includeva quelli che oggi si considerano nuclei distinti. Tra questi alcuni facevano battute spiacevoli alle giovani, che evitavano non senza difficoltà di trovarsi sole con queste persone. Ma nonostante questo mi ha trasmesso il senso di donne che vigilavano sulle altre donne più giovani, non che le vedevano come rivali.
Quella paterna era sarta. Tanta fame e povertà, si erano trasferiti in città e salvo poche galline, non avere bestie era una privazione di cibo, un marito che lavorava ma tornava molto spesso a casa ubriaco. Ma purtroppo anche di lei so davvero poco, intendo per racconti diretti. Mio padre aveva sofferto tantissimo. La vedeva piangere e si sentiva impotente. In tutti i piccoli racconti di famiglia di mio padre, sparsi nel tempo, il padre non è mai presente, non lo nominava proprio.
Quello che è arrivato a me, è che alla fine mio nonno paterno era un alcolista, mentre i riferimenti a certi personaggi (non il padre), del casato contadino dei tempi della mezzadria di mia madre, diciamo che potevano favorire forme di abuso, anche su minori, ma il clima predominante era quello che si vede nel film L'albero degli zoccoli di Ermanno Olmi.
 
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Brunetta

Utente di lunga data
E tu @Brunetta, come descriveresti la tua?

O anche altre emozioni?

Perchè, tornando IT, concordo con te, senza autoconsapevolezza è complicato trovare la congiunzione fra emozioni, regolazione emozioni e sentimenti.

No?
Io sto leggendo le vostre descrizioni con interesse, come raccontaste gli effetti di uno stupefacente.
La rabbia io posso averla vissuta come possessione aliena. Mentre ero arrabbiata mi vedevo dall’esterno.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Ho fatto la domanda mentre facevo altro ed è risultata pubblicata dopo gli altri tuoi post.
Vedo che è una cosa con cui hai confidenza.
Parlavo oggi con una amica ansiosa. Io non provo quasi mai ansia. Forse proprio quando il termine del check in è alle 15 e sono le 14,59 😂
Anche la rabbia è una cosa rara per me.
Ho confidenza con quasi tutte le mie emozioni.
Qualche difficoltà in più a raggiungerle se si tratta della tenerezza e della dolcezza.

Ma le raggiungo.

Il punto non è provare o non provare emozioni.
Salvo severi disturbi di personalità, si prova tutti tutto lo spettro emozionale.

La domanda implicita in tutto il mio discorso è semplicissima: come uso in modo funzionale le mie emozioni, tutte, con me stesso e in relazione al mondo e poi in particolare in coppia? Come condivido questo mio mondo interiore con chi, in coppia, ho preteso di scegliere come compagno/a per la vita? E promettere pure un per sempre?

Ho usato l'esempio dell'aggressività perchè, tolta l'esplosione o la repressione o peggio ancora l'evitamento delle situazioni che so potrebbero provocarmela, non se ne parla apertamente. Men che meno in coppia.

Le emozioni sono funzioni dell'essere.
E compongono l'Essere.

Come le si mette in gioco?

E no, non vale escluderne alcune.
E tenere solo quelle che si pensa vadano bene con l'amore.

Il risultato è piuttosto prevedibile, oggi come oggi.
 
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ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Io sto leggendo le vostre descrizioni con interesse, come raccontaste gli effetti di uno stupefacente.
La rabbia io posso averla vissuta come possessione aliena. Mentre ero arrabbiata mi vedevo dall’esterno.
Beh...è stupefacente la chimica del nostro organismo. :)

Le sostanze non farebbero effetto e men che meno farebbero effetto stupefacente se non si agganciassero nei loro effetti rilevabili ad una chimica preesistente nell'organismo che a sua volta poi si aggancia alla parte cognitiva.

La cocaina per esempio lavora sul circuito di adrenalina e noradrenalina (lo stesso di rabbia e aggressività). L'mdma sul circuito di serotonina e dopamina (lo stesso degli abbracci e dell'orgasmo per intenderci) etc etc ;)

Prendevi distanza dalla tua rabbia?

A me succedeva con la mia dolcezza :)
 

Brunetta

Utente di lunga data
Ho confidenza con quasi tutte le mie emozioni.
Qualche difficoltà in più a raggiungerle se si tratta della tenerezza e della dolcezza.

Ma le raggiungo.

Il punto non è provare o non provare emozioni.
Salvo severi disturbi di personalità, si prova tutti tutto lo spettro emozionale.

La domanda implicita in tutto il mio discorso è semplicissima: come uso in modo funzionale le mie emozioni, tutte, con me stesso e in relazione al mondo e poi in particolare in coppia? Come condivido questo mio mondo interiore con chi, in coppia, ho preteso di scegliere come compagno/a per la vita? E promettere pure un per sempre?

Ho usato l'esempio dell'aggressività perchè, tolta l'esplosione o la repressione o peggio ancora l'evitamento delle situazioni che so potrebbero provocarmela, non se ne parla apertamente. Men che meno in coppia.

Le emozioni sono funzioni dell'essere.
E compongono l'Essere.

Come le si mette in gioco?

E no, non vale escluderne alcune.
E tenere solo quelle che si pensa vadano bene con l'amore.

Il risultato è piuttosto prevedibile, oggi come oggi.
Veramente io non vedo che parlare di emozioni, fanno cartoni animati e libri per bambini in età prescolare!
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Non è una questione lessicale.
Non semplicemente.

Tanto che se io e te diamo allo stesso significante un significato diverso, potremmo discutere per giorni arrivando a mandarci a fare in culo senza neanche aver ben compreso cosa sia successo. :)

Iato fra emozione e sentimento significa la frattura che porta a considerare in senso lineare la comunicazione fra emozioni e sentimenti.
cosa che non è.
Se non ricordo male una volta hai scritto, un po' a metà strada fra Ikea e Barilla, che per te G è Casa o qualcosa del genere.. Io direi questo come attribuzione di significato: la tua convinzione maturata nel tempo, presumo anche grazie alle emozioni che hai provato nel percorso, che per te G è Casa, ovvero il significato che tu hai dato alle emozioni che hai provato nel percorso stesso.
 
Ultima modifica:

Brunetta

Utente di lunga data
Beh...è stupefacente la chimica del nostro organismo. :)

Le sostanze non farebbero effetto e men che meno farebbero effetto stupefacente se non si agganciassero nei loro effetti rilevabili ad una chimica preesistente nell'organismo che a sua volta poi si aggancia alla parte cognitiva.

La cocaina per esempio lavora sul circuito di adrenalina e noradrenalina (lo stesso di rabbia e aggressività). L'mdma sul circuito di serotonina e dopamina (lo stesso degli abbracci e dell'orgasmo per intenderci) etc etc ;)

Prendevi distanza dalla tua rabbia?

A me succedeva con la mia dolcezza :)
Non prendevo distanza. Proprio mi vedevo deficiente.
Ma vale per la rabbia, non per altre emozioni.
Io sono sempre pervasa da dolcezza e tenerezza.
Ma ognuno ha la sua storia attraverso la quale ha acquisito una modalità di rapporto con il mondo. Io avevo una mamma che si bloccava, mentre camminavamo di fretta, per ammirare i fiori o i fili d’erba tra l’asfalto.
Era molto combattiva, ma non rabbiosa, era assertiva.
Mio padre un uomo affascinante e autorevole, aveva più esplosioni di rabbia per impulsività che rientravano subito, ma mi ha capito e amata nel profondo.
Tutte le volte che avrei potuto aspettarmi rabbia nei miei confronti, ho sempre trovato dolcezza e comprensione.
 
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