Ci hanno insegnato che l'amore è eterno e ora ...

spleen

utente ?
Sì, concordo, autoconsapevolezza.

La mia domanda era proprio basica basica, come "ti procuri" il materiale di cui essere consapevole?
Come costruisci la tua consapevolezza e poi la valutazione.

Per esempio...aggressività.
Come ne sei autoconsapevole?
Non certo con una fuga perpetua...
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Ma io non ci vedo frattura fra emozione intesa come rabbia, paura, tristezza, gioia ecc e sentimento come attribuzione di significato a questo, ad esempio odio da rabbia
Spiega attribuzione di significato.

Poi aggiungo. E' che non so se stiamo usando gli stessi significati :)
 

spleen

utente ?
Non solo dai sentimenti ma anche dai sentimenti.
Se non ci fossero loro probabilmente sarebbe meglio non sposarsi e non avere figli.
L'impegno, secondo me, può accompagnare i sentimenti ma non può sostituirli senza snaturare l'essenza stessa della relazione.

Libertà è la possibilità di scegliere nel nostro agire. Scegliere anche tra due sentimenti diversi, entrambi parte del nostro sentire ad esempio, che non per questo può essere definita fuga.
Perchè ti risulta che qualcuno oggi come oggi lo faccia a prescindere da quelli?
O non è forse il caso che più spesso si stia insieme con qualcuno -solo- per quelli?
Chiedo eh.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Non certo con una fuga perpetua...
Eh...quanto dolore porta osservarsi nella propria aggressività?
Stare lì, viversi quelle "scariche", guardarsi e ascoltarsi?

Non ho scelto a caso aggressività.
Nelle relazioni è una delle emozioni più negate, nascoste, bistrattate, umiliate, svergognate.

...se fosse una persona, l'aggressività, la abbraccerei...
 

iosolo

Utente di lunga data
Il primo post è una "spiegazione", la tua spiegazione a te di te.

Ma non è il percepito.
E', potremmo dire, qualche passaggio più distante dall'emozione "pura".

Iniziare dalle emozioni fisiche è un inizio.
Il corpo è abbastanza facile. Abbastanza.

Ma se pensi ad un iceberg, sulla punta ci potremmo metter il corpo, visibile e tendenzialmente chiaramente percepibile.
Se si prova a scendere un pochino più in profondità?

Tipo...descrivere l'aggressività (non ho preso a caso questa eh, lo sai, è fra le più "difficili" per i correlati anche sociali di cui è ricoperta) solo con aggettivi, colori, tonalità di luce.
La mia aggressività è assenza di colore credo.
E' puro istinto, vedo solo nero.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
La mia aggressività è assenza di colore credo.
E' puro istinto, vedo solo nero.
E pensare che è il bianco l'assenza di colore. :)
Il nero è la somma dei colori...

se non parlo di luce.

Ci hai mai pensato?

EDIT: è una piccola provocazione, sul bianco e nero come colore ci sono parecchie questioni aperte.
 

spleen

utente ?
Libertà è la possibilità di scegliere nel nostro agire. Scegliere anche tra due sentimenti diversi, entrambi parte del nostro sentire ad esempio, che non per questo può essere definita fuga.
Io invece vedo che sono circondato da persone perennemente in fuga, dalle proprie responsabilità per sfrenato individualismo più che altro.
E la ragione di fondo è che ci hanno fatto credere di essere al centro di tutto, senza do ver mai niente a nessuno sia esso un coniuge, un figlio, la società stessa.
Invece non siamo al centro proprio di nulla che non sia la propensione e l'attitudine al consumo.
Per me, sia chiaro, che poi a fare una analisi dei mali, li vediamo tutti, a prescindere dalle soluzioni individuali che paventiamo.
 

iosolo

Utente di lunga data
E pensare che è il bianco l'assenza di colore. :)
Il nero è la somma dei colori...

se non parlo di luce.

Ci hai mai pensato?
Ma mi sembra una buona cosa pensarci su!
 

Alphonse02

Utente di lunga data
Io invece penso che non è che in passato ci fosse tutta sta totale ignoranza, detti, proverbi, espressioni locali creavano delle forme di sapere.
Le canzoni raccontavano gli amori.
La vita più dura, i periodi di guerra, falciavano inesorabilmente chi era più fragile, o chi poteva avere momenti di fragilità, ma nel momento decisamente sbagliato.

Viviamo credendo che il presente sia il futuro, e che non possa seguire altro futuro a quello che viviamo noi. E mentre crediamo questo, diventa passato...
Io non escludo che la durata delle vita e il benessere possa aver inciso nei rapporti. Tanti dei scriventi qui, hanno genitori anziani in vita, ma basta uscire per strada per vedere quante coppie di anziani ci sono. Dunque le nuove generazioni hanno quel parametro.

Nel 1863 l’età mediana di morte non arrivava ai 50 anni, fermandosi a 49,29. Negli anni a seguire ci sono aumenti e flessioni, ma con un complessivo trend in crescita che fa registrare come età media di morte 54 anni nel 1881, quasi 60 nel 1891, 62,46 nel 1901, fino ai 71,11 del 1951. Oggi, la speranza di vita per un bambino che nasce in Italia è di 78,67 anni, mentre una bambina può sperare in 84,04 anni da vivere (dati Istat 2007).

Ora so che al massimo si tende a tornare indietro al dopoguerra, ma la nostra formazione avviene -a livello culturale, che siano detti, proverbi, o libri- considerando molti più anni. Percui pensa a dover parlare di amore, con il limite di vita di 50 anni.
Dai racconti delle persone anziane che ho conosciuto, provenienti da più parti d'Italia, ho ricavato l'impressione che, specie in Italia, i rapporti familiari erano strutturati in modo molto diverso a seconda delle classi sociali e delle zone d'Italia, dove, oltre all'ignoranza diffusa, ad una condizione femminile disagiata, ad una diffusa ignoranza, pure la presenza della religione cattolica nell'insieme condizionavano pesantemente la formazione della famiglia.

Il controllo sociale era forte sulle donne, alimentato spesso da loro stesse (con una specie di vizioso effetto moltiplicatore), mentre gli uomini, specie di medio-alta condizione sociale godevano di una autorevolezza sproporzionata ed una indipendenza comportamentale per noi impensabile.

Per fare capire, i miei nonni maschi erano nati nell'ultimo ventennio del 1800, avevano entrambi combattuto la 1° guerra mondiale, perdendo ciascuno un fratello, ed avevano sposato donne più giovani, avendo ciascuno tre figli/e.
Quello paterno era commerciante e quello materno era imprenditore agricolo. Il primo, nato nel 1889 non credo avesse completato gli studi superiori e forse sì il secondo, nato nel 1882, ma hanno lavorato tutta la vita e non hanno mai avuto una pensione da incassare.
Per sposarsi, le donne dovevano avere una "dote", ed erano in una condizione di sostanziale sottomissione al marito. La loro condizione era determinata dal loro rapporto che instauravano con il marito e dal carattere di lui.

So che il nonno paterno era autoritario e l'ha esercitata la sua autorità sulla moglie e sui figli. Lo appresi dalla voce della mia cara nonna, quando ero solo con lei (avevo 13 anni al massimo) ed il suo fratello minore ci portava in auto per andare in chiesa a celebrare il 50° anniversario di matrimonio. Mi disse di non guardare all'apparenza di quell'anniversario gioioso, che il marito le aveva fatto passare le pene dell'inferno e si augurava che non fossi prepotente come lui con le donne da grande.
Sono parole che non si dimenticano e che ti educano per la vita.

L'altra nonna, che era insegnante della scuola materna (aveva seguito i corsi con Maria Montessori) era criticata dal parroco del paese perché leggeva i libri e le poesie di D'Annunzio. Bastava poco per passare per donne scostumate ... Ma mio nonno materno era innamorato di lei e la considerava come una principessa, ed aveva un carattere forte ma dolcissimo con consorte e figlie.
 

spleen

utente ?
Eh...quanto dolore porta osservarsi nella propria aggressività?
Stare lì, viversi quelle "scariche", guardarsi e ascoltarsi?

Non ho scelto a caso aggressività.
Nelle relazioni è una delle emozioni più negate, nascoste, bistrattate, umiliate, svergognate.

...se fosse una persona, l'aggressività, la abbraccerei...
Io combatto in continuazione contro me stesso, talmente tanto che ho finito per amare i miei nemici amici interiori. :) che ti credi.

Se tu mi conoscessi di persona penseresti all'istante: -Che brutto ceffo-......:ROFLMAO::cool:😁
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Ma mi sembra una buona cosa pensarci su!
Io non la so benissimo, ma mi ero ritrovata a riflettere sul nero e sul bianco e avevo iniziato a leggerne.
E avevo trovato parecchie declinazioni della cosa.

Per me, poi, che coi colori ho un pessimo rapporto, e ne sa qualcosa G. che impazzisce quando si tratta di mostrarmi un colore, è affascinante.

C'è chi nella aggressività vede rosso.

Io, se sono immersa nella mia aggressività, per esempio, vedo tutto più "lucido".
Proprio fisicamente ho una visione diversa del mondo.
Colori meno brillanti e contorni più nitidi.
Mi cambia leggermente la percezione del tempo e dello spazio.
Cambia la percezione del mio corpo nello spazio.
Mi cambia la voce.

A te cosa succede? Ci hai mai fatto caso?
 
Ultima modifica:

iosolo

Utente di lunga data
Io invece vedo che sono circondato da persone perennemente in fuga, dalle proprie responsabilità per sfrenato individualismo più che altro.
E la ragione di fondo è che ci hanno fatto credere di essere al centro di tutto, senza do ver mai niente a nessuno sia esso un coniuge, un figlio, la società stessa.
Invece non siamo al centro proprio di nulla che non sia la propensione e l'attitudine al consumo.
Per me, sia chiaro, che poi a fare una analisi dei mali, li vediamo tutti, a prescindere dalle soluzioni individuali che paventiamo.
E' un modo un po' pessimista per vedere il mondo.
Per quanto possa credere che c'è menefreghismo in giro non lo scambierei con l'individualismo.
Noi siamo al centro di tutto. Ma in questo centro ci sono anche gli affetti e le relazioni che intessiamo con loro, il nostro senso civico e il nostro bisogno di altruismo ed egoismo.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Io combatto in continuazione contro me stesso, talmente tanto che ho finito per amare i miei nemici amici interiori. :) che ti credi.

Se tu mi conoscessi di persona penseresti all'istante: -Che brutto ceffo-......:ROFLMAO::cool:😁
Anche io ancora combatto. Meno di qualche anno fa.
Tanto che ogni tanto mi sento spersa, senza quel combattere a cui mi ero abituata e sui cui avevo costruito l'immagine di me in me e con me.

La mia aggressività mi intenerisce parecchio. Adesso. E mi fido di Lei.
Mi ha protetta...so che mi sa proteggere.
Ci faccio affidamento.

Soffrirei moltissimo senza i miei demoni ora come ora.

Se conoscessi me diresti "ma guardala che tenerina che è" :cool::D😂


EDIT: i brutti ceffi mi piacciono da sempre...occhio! ;) 😇
 

iosolo

Utente di lunga data
Io non la so benissimo, ma mi ero ritrovata a riflettere sul nero e sul bianco e avevo iniziato a leggerne.
E avevo trovato parecchie declinazioni della cosa.

Per me, poi, che coi colori ho un pessimo rapporto, e ne sa qualcosa G. che impazzisce quando si tratta di mostrarmi un colore è affascinante.

C'è chi nella aggressività vede rosso.

Io, se sono immersa nella mia aggressività, per esempio, vedo tutto più "lucido".
Proprio fisicamente ho una visione diversa del mondo.
Colori meno brillanti e contorni più nitidi.
Mi cambia leggermente la percezione del tempo e dello spazio.
Cambia la percezione del mio corpo nello spazio.
Mi cambia la voce.

A te cosa succede? Ci hai mai fatto caso?
Ho consapevolezza del mio corpo in modo differente.
Come se i piedi fossero molto più pesanti ma anche più forti e il mio stomaco si annoda.
Sembra l'istinto di chi va in battaglia quasi.
La sensazione del nero però è forte è come se nell'oscurità, in assenza di percezione reale, posso affidarmi a qualcosa di meno reale. Più incosciente.
 

omicron

Pigra, irritante e non praticante
Scusate io ho mal di testa… sunto?
 

spleen

utente ?
Dai racconti delle persone anziane che ho conosciuto, provenienti da più parti d'Italia, ho ricavato l'impressione che, specie in Italia, i rapporti familiari erano strutturati in modo molto diverso a seconda delle classi sociali e delle zone d'Italia, dove, oltre all'ignoranza diffusa, ad una condizione femminile disagiata, ad una diffusa ignoranza, pure la presenza della religione cattolica nell'insieme condizionavano pesantemente la formazione della famiglia.

Il controllo sociale era forte sulle donne, alimentato spesso da loro stesse (con una specie di vizioso effetto moltiplicatore), mentre gli uomini, specie di medio-alta condizione sociale godevano di una autorevolezza sproporzionata ed una indipendenza comportamentale per noi impensabile.

Per fare capire, i miei nonni maschi erano nati nell'ultimo ventennio del 1800, avevano entrambi combattuto la 1° guerra mondiale, perdendo ciascuno un fratello, ed avevano sposato donne più giovani, avendo ciascuno tre figli/e.
Quello paterno era commerciante e quello materno era imprenditore agricolo. Il primo, nato nel 1889 non credo avesse completato gli studi superiori e forse sì il secondo, nato nel 1882, ma hanno lavorato tutta la vita e non hanno mai avuto una pensione da incassare.
Per sposarsi, le donne dovevano avere una "dote", ed erano in una condizione di sostanziale sottomissione al marito. La loro condizione era determinata dal loro rapporto che instauravano con il marito e dal carattere di lui.

So che il nonno paterno era autoritario e l'ha esercitata la sua autorità sulla moglie e sui figli. Lo appresi dalla voce della mia cara nonna, quando ero solo con lei (avevo 13 anni al massimo) ed il suo fratello minore ci portava in auto per andare in chiesa a celebrare il 50° anniversario di matrimonio. Mi disse di non guardare all'apparenza di quell'anniversario gioioso, che il marito le aveva fatto passare le pene dell'inferno e si augurava che non fossi prepotente come lui con le donne da grande.
Sono parole che non si dimenticano e che ti educano per la vita.

L'altra nonna, che era insegnante della scuola materna (aveva seguito i corsi con Maria Montessori) era criticata dal parroco del paese perché leggeva i libri e le poesie di D'Annunzio. Bastava poco per passare per donne scostumate ... Ma mio nonno materno era innamorato di lei e la considerava come una principessa, ed aveva un carattere forte ma dolcissimo con consorte e figlie.
Si ma un passato descritto unicamente come sangue, merda, patriarcato, padri padroni a me sembra surreale. (E spesso anche funzionale a farci ingoiare un presente esso stesso lacerato da contraddizioni).
C' erano anche (anche) padri e madri affettuose, coniugi fedeli per convinzione, persone in gamba, umili o istruite che fossero.
Non vi è mai passato per la mente che se il passato fosse stato quella sentina di vizi e disperazioni che qualcuno descrive, il nostro presente, che ne è l'eredita, sarebbe stato privo di qualsiasi aspetto positivo?
 

ologramma

Utente di lunga data
Io credo che il mio ruolo per lui sia di "famiglia", importante senza ombra di dubbio, perché accoglie in sè affetto e progettualità. Però il ruolo passionale, di moglie, compagna, amica è andato perso sempre di più negli anni.
Io volevo però anche quel ruolo lì, moglie compagna, amica, ma negli anni dopo il tradimento secondo me non sono riuscita ad ottenerlo.
Oggi dopo il nostro vissuto, sarà ancora più difficile, per lui ma anche per me. Quindi la domanda che mi pongo e mi sto ponendo da subito è:
posso vivere una relazione senza questi sentimenti? Io credo di no.
Il rischio è che faccia esattamente quello che ho fatto negli ultimi anni, cercare di ficcare una forma rotonda in una quadrata sperando di non notare la differenza, ma che ha portato a quel senso di insoddisfazione e al successivo disastro.
ce ragioni troppo dovevi divorziare , nelle cose sentimentali voi donne ci facete un film , tu ora vivi quello che ha vissuto tuo marito il tradimento , lui è rimasto e tu pensi che hai fatto un errore stare o rimanere per aggiustare le cose tra di voi , per cui ora che hai anche tu scavalcato il confine ti chiedi cosa fare anzi credo che tu stia spettando un qualcosa per far saltare la vostra coppia
Se è così fai il gran passo ma non ti chiedere che sentimento ha avuto tuo marito nel rimanere , non puoi capirlo dopo anni dovevi capirlo subito .
Hi visto qui ci sono stati casi di tradimento che anche dopo anni non hanno perdonato il coniuge traditore , che cosa vuoi una spintarella o una buona parola sempre a te rimane la parola definitiva.
Ci doveva stare un distacco da subito sia per far capire il suo errore e ora il tuo perchè sei al pari di lui
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Ho consapevolezza del mio corpo in modo differente.
Come se i piedi fossero molto più pesanti ma anche più forti e il mio stomaco si annoda.
Sembra l'istinto di chi va in battaglia quasi.
La sensazione del nero però è forte è come se nell'oscurità, in assenza di percezione reale, posso affidarmi a qualcosa di meno reale. Più incosciente.
Più radicati?
Io mi sento più "stabile" e più pronta a muovermi.
Percepisco proprio anticipazione, nel senso predatorio del termine. E mi piace.
Prende una sfumatura di sensualità.

Compreso lo stomaco.
Ascoltandomi ho scoperto che in me la sensazione di annodamento, deriva da un cambio di respirazione. Diventa diaframmatica.

E' interessante quel nero, ti impedisce di vedere...o vedi lo stesso?
 

Brunetta

Utente di lunga data
Il primo post è una "spiegazione", la tua spiegazione a te di te.

Ma non è il percepito.
E', potremmo dire, qualche passaggio più distante dall'emozione "pura".

Iniziare dalle emozioni fisiche è un inizio.
Il corpo è abbastanza facile. Abbastanza.

Ma se pensi ad un iceberg, sulla punta ci potremmo metter il corpo, visibile e tendenzialmente chiaramente percepibile.
Se si prova a scendere un pochino più in profondità?

Tipo...descrivere l'aggressività (non ho preso a caso questa eh, lo sai, è fra le più "difficili" per i correlati anche sociali di cui è ricoperta) solo con aggettivi, colori, tonalità di luce.
Descrivi la tua.
 
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