Allora, prima che la discussione degeneri ulteriormente. Ci conoscemmo a Mantova, a palazzo Ducale, al tempo delle mostre dedicate a Mantegna per il cinquecentenario della sua scomparsa. Lei mi chiese alcune spiegazioni, in ottimo italiano (niente a che vedere col mio tedesco zoppicante), così quel pomeriggio lo passammo insieme tra Palazzo Te e una cena in un locale gradevole di piazza Sordello che io conoscevo da tanto, avendo collaborato in Banca Agricola al tempo degli adeguamenti delle procedure di gruppo. Da lì, poi venne lei a Viareggio con i suoi due ragazzi, uno aveva otto-nove anni, l'altro adolescente. Io avevo, al tempo, una casa con quattro camere, ma vivevo con mia figlia: visto che una delle quattro camere era adibita a stireria, per evitarle di dormire in tre in una stanza fissai per loro due camere in un albergo di un amico. Niente di particolarmente lussuoso ma insomma, sul lungomare. Da lì, cominciammo a vederci e sentirci, il primo bacio a Villa Valmarana, Vicenza. Devo dire che nei primi tempi cercai di non farmi coinvolgere più di tanto, per le stesse ragioni di lei, vale a dire - come fosse un horror vacui - la distanza. Poi negli anni, tra alti e bassi, continuammo a vederci e sentirci a intervalli regolari. Ci fu, come detto, un momento in cui pensammo di mettere in piedi una relazione più solida. Ma poi, per le perplessità di lei, che vive in una grande casa di campagna tra le Alpi Bavaresi, la cosa si affievolì. Il suo figlio minore aveva (ha) una leggera forma di dislessia e comunque non era ancora il momento di lasciarlo da solo. Per me, d'altra parte, era impensabile allontanarmi da mia figlia in quegli anni, pena perderla definitivamente. Capii allora che lei aveva un problema di solitudine e la necessità di avere qualche "solida" relazione perché la sua casa enorme, il giardino ecc. ecc. le davano più di un pensiero. Continuammo a frequentarci, e più per la volontà di lei che per la mia, il nostro affetto reciproco iniziò a trasformarsi in un'amicizia solida, basata sulla reciproca stima. Devo confessarvi che ci fu un momento in cui pensai di comprarmi un appartamento dalle sue parti, niente di particolarmente lussuoso, ma un buen retiro da utilizzare almeno sei mesi all'anno, soprattutto quando qui il mondo impazzisce e il caldo degli ultimi anni spacca teste e #coglioxx. Del resto lei ha avuto per anni le chiavi di casa mia. Poi mi trovai, mio malgrado, coinvolto nel fallimento di un ristorante nel quale ero socio di minoranza ma fideiussore (già, fesso: ma chi si sarebbe immaginato l'epidemia, le chiusure, i lockdown prolungati), attività che aveva anche dato delle belle soddisfazioni ma che poi decadde ai tempi del Covid. Nel momento topico in cui si doveva rientrare dall'investimento, le chiusure forzate ci diedero due colpi dai quali non fu possibile rialzarsi. Questo era, con il gentleman/woman agreement prevedeva che se uno di noi avesse trovato un compagno/a meno distante, ci saremmo salutati senza intaccare stima e amicizia. Non crediate per un attimo che io, in questo ambito, non abbia avuto nessuna relazione qui nella mia zona. È stato solo che per me, alla prova dei fatti, nessuna di queste ha mai retto il confronto con quella che avevo intrecciato con Lei. Era questo il pezzo mancante della narrazione? Care signore che non risparmiate mai le vostre critiche, dovete sapere che questa donna io l'ho sempre rispettata, adeguandomi ogni volta alle sue decisioni. Molte volte avrei voluto abbracciarla, accarezzarle il viso, i capelli, spingerla a fare l'amore con me, non sarebbe stato poi così difficile... è questo che volevate sapere? eccovi accontentate. Ma dopo sarebbe stato ogni volta più complicato rispettare il nostro patto. Voi eludete sempre la domanda originale del thread, vale a dire: se si doveva chiudere, che bisogno c'era di tutto questo patetico teatrino? No, non sono uno zerbino, cari maschietti. L'affetto è qualcosa che si distacca dal contatto sessuale. È il piacere di regalare dei bei momenti a qualcuno che ci ha a sua volta regalato la possibilità di condividerli. Qui si è fatto strame del rispetto e dell'empatia in favore di una relazione della quale, come ha scritto saggiamente qualcuno, non si capiscono i fondamenti: Tinder, forse... e poco più di una settimana, quando per davvero non bastano due vite per conoscere una persona.