Le tre parole che ho evidenziato mi danno l’orticaria.
Ma non dubito che sia un problema mio di interpretazione.
La parola attenzioni mi sembra che si riferisca a coccole dovute, studiate per far contento e non come moti spontanei che, mi sembrava fosse evidente dalla mia premessa, dovrebbero scaturire spontaneamente dalla gioia di quello che si vive.
Femmina lo uso per cani, gatti, leoni. Per gli esseri umani lo trovo limitante, come quando nasce e un neonato e dicono che è una femmina o un maschio, poi si è bambine e bambini e in seguito donne e uomini.
Aiutandola pure mi irrita grandemente perché sembra che ci siano compiti da femmina e compiti da maschio, appunto, e lui sarà premuroso se guarderà i figli suoi o se laverà i piatti che anche lui ha sporcato.
Ovviamente la famiglia è una scelta di entrambi, gioie e fatiche, e dovrebbe nascere dal desiderio di crearla.
Non dubito che i fastidi possano essere solo miei.
Sì, è un problema nostro di interpretazione.
E' solo una questione di buon senso, alla fine, e non di termini usati, come puntualizzi in questo caso.
Io, Danny sposo Sandy. Scelgo
lei come donna che mi stia al fianco per tutto la vita, lei sceglie
me.
Stiamo insieme trovando il nostro equilibrio per due o tre anni.
Un equilibrio che soddisfa
entrambi e sulla base del quale decidiamo
insieme di di avere un figlio.
L'equilibrio alla nascita del figlio ovviamente cambia: siamo tutti e due proiettati verso di lui, come è gusto.
Ha bisogno di noi per sopravvivere, crescere, diventare grande.
Questo nuovo equilibrio per funzionare però non deve escludere nessuno di noi e deve soddisfare
entrambi, esattamente come prima. E' un "entrambi" diverso, certo, perché include un figlio e introduce nuovi ruoli ma segue le stesse regole di prima nella condivisione.
Quando non funziona?
Quando uno dei due elementi della coppia sposta l'equilibrio attribuendosi un peso maggiore rispetto all'altro, che si sente escluso.
Dalle decisioni, dalla sfera affettiva, dall'interesse dell'altro.
La situazione peggiore si crea quando il coniuge non solo non ti vede più come un uomo o come una donna, ma ti svaluta pure come genitore, come padre, come madre, negando il valore parentale.
Fare figli richiede grande umiltà e disponibilità al confronto, doti rare.