Da una storia di corna come tante, un’analisi psicologica convincente, raccontatami pochi giorni fa.

hammer

Utente di lunga data
Io lo uso sempre, essendolo pure io si esclude intento denigratorio/offensivo, e preferisco usarlo perchè in questo caso usare termini edulcorati mi darebbe l'idea del compatimento, che forse è peggio dell'offesa in sè
Abbiamo semplicemente percezioni diverse.
Dare del "cornuto" lo trovo irrispettoso: è come definire "sfigato" o "incapace" chi subisce una rapina.
Chi viene tradito non ha nulla per cui essere compatito.
Semmai, se c’è qualcuno da compatire, è chi tradisce.
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Abbiamo semplicemente percezioni diverse.
Dare del "cornuto" lo trovo irrispettoso: è come definire "sfigato" o "incapace" chi subisce una rapina.
Chi viene tradito non ha nulla per cui essere compatito.
Semmai, se c’è qualcuno da compatire, è chi tradisce.
Certo, dare direttamente del cornuto ad un interlocutore non è quanto meno educato, specie se non mi conosce e non può sapere che siamo della stessa specie. Però se si parla in generale, come spesso qui capita, è un altro discorso
 

Etta

Utente di lunga data
Abbiamo semplicemente percezioni diverse.
Dare del "cornuto" lo trovo irrispettoso: è come definire "sfigato" o "incapace" chi subisce una rapina.
Chi viene tradito non ha nulla per cui essere compatito.
Semmai, se c’è qualcuno da compatire, è chi tradisce.
Concordo anche se ho letto insulti peggiori di questo.
 

Brunetta

Utente di lunga data

hammer

Utente di lunga data
Certo, dare direttamente del cornuto ad un interlocutore non è quanto meno educato, specie se non mi conosce e non può sapere che siamo della stessa specie. Però se si parla in generale, come spesso qui capita, è un altro discorso
Scherzosamente e parlando in generale possiamo anche essere definiti figli di puttana. Figurati cornuti.
Quando una donna mi ha dato del figlio di puttana non mi sono certo offeso.
Ho sorriso e via..
Sono le circostanze a definire quando un insulto è realmente offensivo.
 

hammer

Utente di lunga data
In che senso pensi che abbia delle peculiarità, in quanto tra donne?
Rispondo in ritardo, ma mi era sfuggito il "quote".
Il Marocco non è l'Afghanistan ma è sempre un paese mussulmano.
Sarebbe interessante sapere come viene interpretato (il paese) da un gruppo di donne che viaggiano da sole e come questo gruppo viene interpretato dai locali.
Tranne che il viaggio non sia un viaggio organizzato.
 

danny

Utente di lunga data
(Avvertenza: in blu e grassetto è la parte essenziale del post iniziale per capire se interessa; il resto è solo illustrazione facoltativa non necessariamente da leggere se non si vuole perdere tempo)


Un marito tradito, che ha accettato di rimanere con la moglie dopo un anno dalla scoperta della di lei infedeltà (che si era protratta per circa 9 mesi con un collega di lavoro) si interroga del perché non riesca a superare la sfiducia nei suoi confronti, nonostante costei si sia professata pentita per la “sbandata”, assicurando di essersi resa conto di amare solo lui (marito) e di voler rimanere con lui e trascorrere la vecchiaia insieme con figli e, auspicabilmente, i futuri nipotini. Entrambi marito e moglie sono ultra quarantenni, con due figli, uno dei quali maggiorenne e l’altro di circa 14 anni. Lei ha chiuso ogni rapporto con l’amante e spergiura che non commetterà più lo stesso errore. E lui, nel suo cervello, non le riesce a credere.

Ne discute con un amico psicologo e gli racconta di essersi aspettato dalla moglie infedele un gesto “forte” che gli consentisse veramente di superare il tradimento subito. Invece, nulla, la moglie si comporta dopo qualche settimana come se il tradimento fosse ormai relegato nel passato da dimenticare per concentrarsi nel futuro da costruire (o continuare a costruire insieme). Fa programmi e lui non riesce a condividerne l’entusiasmo.

Lui non riesce a dimenticare e ritiene che non possa superare la crisi senza questo gesto “forte”, che però – invitato dall’amico a precisare in cosa consista - non riesce a definire.

L’amico psicologo gli dice che è del tutto normale, la soluzione “definitiva" per superare il tradimento subìto … in realtà sarebbe non aver commesso il fatto. In altri termini, il gesto che l'inconscio del tradito si aspetta per "riparare" al tradimento è un gesto che doveva avvenire prima di tradire: ovvero non farlo.

E gli spiega che tale aspettativa nasce nella mente del tradito perché l'inconscio non concepisce il tempo come un elemento lineare: crede di vivere sempre nel "giorno X", ovvero: tutti i giorni sono il “giorno X", perché la mente lo riporta lì (di default).
Questo è il motivo per cui determinati tipi di esperienze relazionali generano traumi dall'aspetto e dalla forma irreversibili. Non si può "tornare come prima" si può solo vivere un'altra storia, un'altra vita, che sarà diversa da quella precedente sia se avvenga con la moglie accanto o, se la si lascia, con un’altra donna.

Ed è molto più facile la seconda alternativa, perché si acquisisce più rapidamente la consapevolezza che quello che è andato perso non può tornare più, dal momento che ci si confronta con una nuova realtà affettiva e nuovamente progettuale.

Con la moglie ex infedele non riesce quasi mai, a meno di perdere la memoria e con essa il trauma, ovvero forzandosi a concentrarsi solo sul proprio IO (che comprende il rapporto con i figli) mentre si destruttura progressivamente quanto rimaneva a livello emotivo della relazione di coppia (allontanandosi emotivamente dal partner infedele), sino ad arrivare all’indifferenza (considerare alla fine la moglie una perfetta estranea). Ovviamente, salvo rari casi, nei quali il rapporto di coppia si rinnova grazie alla condivisione del progetto di vita, su basi diverse., e l'esperienza del tradimento si scolora nel tempo.

Questo spiegherebbe il numero elevato di separazioni e divorzi che avvengono anche a distanza di dieci, quindici ed anche più anni dalla scoperta del tradimento, quando i figli si sono allontanati e si è consolidata la distanza emotiva con il partner. A meno del permanere di ragioni di convenienza ed abitudine che consentano di rimanere in una relazione abbondantemente "rattoppata", che pure esistono.

Ho ascoltato il racconto di questo marito qualche giorno fa ed ho trovato convincente l’analisi dello psicologo. A lui (marito) ho consigliato di consultare un buon matrimonialista per valutare serenamente la separazione ed il divorzio, che ritengo la soluzione meno penosa, visto l'asimmetrico approccio alla re-impostazione della coppia.
Non ce la si fa perché ogni gesto "dopo" viene interpretato in maniera diversa rispetto a prima.
Inoltre tendenzialmente si ha memoria della sofferenza subita e pertanto si cercano "soluzioni" affinché la si possa tollerare maglio nel caso accadesse ancora.
Perché ogni trauma subito porta con sè l'evidenza che ciò che abbiamo subito non sia impossibile che accada, ovvero ci rendiamo conto di non essere immuni alla sofferenza.
E questo porta a proteggerci, a trovare alternative, a costruire qualcosa di indipendente.
A aumentare le distanze.
Il traditore non può capire perché non subisce nessun trauma, vive in una dimensione che non è diversa da quella precedente, la sua esperienza si limita alla storia che ha volutamente intrapreso, resta quindi alla fine comunque una persona che ha deciso e non subìto, quindi tutto sommato aspettarsi un cambiamento da lui è irrealistico.
 

danny

Utente di lunga data
Inoltre se una persona tradisce, evidentemente ha delle motivazioni che non svaniscono dopo la scoperta del tradimento.
Chi si aspetta un "gesto forte" sbaglia a sua volta, perché vede la cosa solo dal suo punto di vista "alterato", senza arrivare a comprendere che anche dall'altra parte sicuramente ci sono delle motivazioni che andrebbero affrontate e che vengono ulteriormente messe in secondo piano dalla scoperta.
In pratica il ruolo di vittima del tradito oscura anche l'eventualità di un confronto reale. Ci si aspetta dal traditore solo pentimento e non spiegazioni.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Rispondo in ritardo, ma mi era sfuggito il "quote".
Il Marocco non è l'Afghanistan ma è sempre un paese mussulmano.
Sarebbe interessante sapere come viene interpretato (il paese) da un gruppo di donne che viaggiano da sole e come questo gruppo viene interpretato dai locali.
Tranne che il viaggio non sia un viaggio organizzato.
Sai che continuo a non capire?
Cosa penso io di chi vedo passare per Milano sarà quello che pensi tu o le altre migliaia di persone?
 

hammer

Utente di lunga data
Sai che continuo a non capire?
Cosa penso io di chi vedo passare per Milano sarà quello che pensi tu o le altre migliaia di persone?
Non sono stato chiaro.
Quando viaggio all'estero più che il vedere monumenti e musei mi interessa cercare di capire come vive la gente e, per quanto possibile, interagire.
Questa necessità è stata probabilmente stimolata da contatti avuti con donne straniere dove "senti" la differenza tra una svedese e una argentina.
Nel sud della Spagna sia per i paesaggi che per il carattere della gente ho come avuto la sensazione di trovarmi in Sicilia.
Sensazione che magari non proverei nel Canton Ticino.
Intendevo qualcosa del genere. :unsure:
 

danny

Utente di lunga data
Sai che continuo a non capire?
Cosa penso io di chi vedo passare per Milano sarà quello che pensi tu o le altre migliaia di persone?
Tornando anni fa da Formentera o dalle Canarie, ricordo un vecchietto, sui sessant'anni, (😭😭), che commentava sbalordito, ma non del tutto compiaciuto, della quantità di persone nude sulle spiagge.
A me sembrava una presenza normale, il nudismo non è mai stato vietato in Spagna ed è molto frequente in certe aree.
Per gli italiani ovviamente era una cosa strana, non sempre apprezzata, con cui venivano in contatto andando all'estero in certe aree per la prima volta.
Ci si stupisce sempre dei costumi altrui diversi, e a volta, se ne rimane anche infastiditi.
Io stesso mi infastidisco a vedere sotto casa mia tutte le donne intabarrate e soprattutto lo sguardo tra lo spaventato e il disgustato dei loro figli quando passo col cane.
Possibile che lo guardino in quella maniera diversa rispetto ai nostri bambini?
Eppure sì, è così.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Non sono stato chiaro.
Quando viaggio all'estero più che il vedere monumenti e musei mi interessa cercare di capire come vive la gente e, per quanto possibile, interagire.
Questa necessità è stata probabilmente stimolata da contatti avuti con donne straniere dove "senti" la differenza tra una svedese e una argentina.
Nel sud della Spagna sia per i paesaggi che per il carattere della gente ho come avuto la sensazione di trovarmi in Sicilia.
Sensazione che magari non proverei nel Canton Ticino.
Intendevo qualcosa del genere. :unsure:
Mi racconterà.
Ma continuo a non capire bene.
Abbiamo fatto insieme viaggi (oltre che ovviamente tutte le vacanze da quando era piccola e molte vacanze dopo. Si tiene sempre una settimana con me) all’estero in paesi totalmente diversi: Parigi, New York, Egitto.
Abbiamo condiviso osservazioni sui luoghi e le persone tanti luoghi e persone, quindi molteplici persone e luoghi.
Mi racconterà.
 
Ultima modifica:

Brunetta

Utente di lunga data
Tornando anni fa da Formentera o dalle Canarie, ricordo un vecchietto, sui sessant'anni, (😭😭), che commentava sbalordito, ma non del tutto compiaciuto, della quantità di persone nude sulle spiagge.
A me sembrava una presenza normale, il nudismo non è mai stato vietato in Spagna ed è molto frequente in certe aree.
Per gli italiani ovviamente era una cosa strana, non sempre apprezzata, con cui venivano in contatto andando all'estero in certe aree per la prima volta.
Ci si stupisce sempre dei costumi altrui diversi, e a volta, se ne rimane anche infastiditi.
Io stesso mi infastidisco a vedere sotto casa mia tutte le donne intabarrate e soprattutto lo sguardo tra lo spaventato e il disgustato dei loro figli quando passo col cane.
Possibile che lo guardino in quella maniera diversa rispetto ai nostri bambini?
Eppure sì, è così.
Questo non mi aiuta a capire.
 

danny

Utente di lunga data
Questo non mi aiuta a capire.
Non c'è niente da capire, ma solo da prendere atto.
Ci sono comportamenti personali che non ci appartengono, e riguardano anche noi italiani, nati nello stesso luogo, addirittura con esperienze simili, come il fatto che io sono nudista e tu no, per fare un esempio banale.
E ci sono comportamenti identitari, che sono comuni a un gruppo di persone e che ne rappresentano le condizioni di base per l'appartentenza a una comunità.
Se vai nel quartiere ebraico di New York, Williamsburg, probabilmente incrocerai tante persone diverse come carattere ed esperienza, perfettamente distinguibili tra loro, anche se tu vedrai solamente un gruppo omogeneo di persone vestite allo stesso modo, e di donne rasate con la parrucca.
E questa cosa ti sembrerà strana, perché non ti assomiglia nell'aspetto identitario.
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Brunetta

Utente di lunga data
Non c'è niente da capire, ma solo da prendere atto.
Ci sono comportamenti personali che non ci appartengono, e riguardano anche noi italiani, nati nello stesso luogo, addirittura con esperienze simili, come il fatto che io sono nudista e tu no, per fare un esempio banale.
E ci sono comportamenti identitari, che sono comuni a un gruppo di persone e che ne rappresentano le condizioni di base per l'appartentenza a una comunità.
Se vai nel quartiere ebraico di New York, Williamsburg, probabilmente incrocerai tante persone diverse come carattere ed esperienza, perfettamente distinguibili tra loro, anche se tu vedrai solamente un gruppo omogeneo di persone vestite allo stesso modo, e di donne rasate con la parrucca.
E questa cosa ti sembrerà strana, perché non ti assomiglia nell'aspetto identitario.
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Benché io non sia giovanissima, ho visto di persona una grande quantità di persone diverse, ma soprattutto ho visto documentari, film, ho letto libri e ho visto i cambiamenti tra gli abitanti a me vicino e ho avuto rapporti con tanti.
A New York ho visto gli ebrei ortodossi, come donne musulmane con il burqa.
Non provo mai stupore, ma semmai desiderio di capire e trovare più somiglianze che differenze.
Ho già raccontato quando in Egitto, stanca, avevo evitato di vedere l’ennesima tomba e avevo conversato con una donna in burqa, facendo ridere i miei figli che mi hanno accusata di attaccare bottone con tutti! 😂
Mica devo andare altrove per conoscere persone di culture diverse.
 

danny

Utente di lunga data
Benché io non sia giovanissima, ho visto di persona una grande quantità di persone diverse, ma soprattutto ho visto documentari, film, ho letto libri e ho visto i cambiamenti tra gli abitanti a me vicino e ho avuto rapporti con tanti.
A New York ho visto gli ebrei ortodossi, come donne musulmane con il burqa.
Non provo mai stupore, ma semmai desiderio di capire e trovare più somiglianze che differenze.
Ho già raccontato quando in Egitto, stanca, avevo evitato di vedere l’ennesima tomba e avevo conversato con una donna in burqa, facendo ridere i miei figli che mi hanno accusata di attaccare bottone con tutti! 😂
Mica devo andare altrove per conoscere persone di culture diverse.
Già il fatto che le definisci "donne col burqa" e ne sei incuriosita conferma l'importanza dell'aspetto identitario, che travalica l'identità personale.
Noi siamo bianchi e italiani, ma per molti americani siamo solo italiani, perché non siamo molto bianchi.
Siamo fatti così, abbiamo bisogno di riconoscerci in qualcosa che non sia solo noi stessi.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Già il fatto che le definisci "donne col burqa" e ne sei incuriosita conferma l'importanza dell'aspetto identitario, che travalica l'identità personale.
Noi siamo bianchi e italiani, ma per molti americani siamo solo italiani, perché non siamo molto bianchi.
Siamo fatti così, abbiamo bisogno di riconoscerci in qualcosa che non sia solo noi stessi.
Ho detto dei viaggi.
Ma nella mia scuola ci sono molteplici nazionalità. Mi sono relazionata con mamme, padre e fratelli e zii di tutto il mondo. Li ho trovati più simili di quanto si possa immaginare e diversi come individui.
Per statistiche ministeriali viene periodicamente richiesto il numero degli stranieri in classe. Ogni volta devo rifare i conti perché non mi ricordo. Non c’è la differenza che pensa che ci sia chi ha esperienze diverse. Ho fatto anche volontariato con i bambini e con le mamme.
 

danny

Utente di lunga data
Ho detto dei viaggi.
Ma nella mia scuola ci sono molteplici nazionalità. Mi sono relazionata con mamme, padre e fratelli e zii di tutto il mondo. Li ho trovati più simili di quanto si possa immaginare e diversi come individui.
Per statistiche ministeriali viene periodicamente richiesto il numero degli stranieri in classe. Ogni volta devo rifare i conti perché non mi ricordo. Non c’è la differenza che pensa che ci sia chi ha esperienze diverse. Ho fatto anche volontariato con i bambini e con le mamme.
Avevano bisogno di te, come insegnante.
L'opportunismo rende necessari rapporti che invece possono non esistere se svincolati dalla necessità.
Me ne sono reso conto parecchie volte e alla fine ho smesso di essere funzionale agli interessi altrui.
Da me ormai percepisco il fatto di essere visto come "italiano", e pertanto giudicato negativamente a priori, da persone che non hanno nemmeno voglia di parlare in una lingua diversa dalla loro.
Non credo più a rapporti sbilanciati.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Avevano bisogno di te, come insegnante.
L'opportunismo rende necessari rapporti che invece possono non esistere se svincolati dalla necessità.
Me ne sono reso conto parecchie volte e alla fine ho smesso di essere funzionale agli interessi altrui.
Da me ormai percepisco il fatto di essere visto come "italiano", e pertanto giudicato negativamente a priori, da persone che non hanno nemmeno voglia di parlare in una lingua diversa dalla loro.
Non credo più a rapporti sbilanciati.
Nella intervista a Belve, Isabella Rossellini ha raccontato che una volta ha visto in un negozio una tizia, vagamente somigliante a sua mamma, che la guardava con aria sulle sue, poi ha capito che era uno specchio e quindi ha pensato che gli altri la vedessero così.
Mi ha fatto tanto ridere, perché è successo anche a me.
Vedevo sta tizia con uno sguardo tra l’indagatore e lo sfidante, vagamente simile a quello di mia madre, poi ho capito che ero io 😂.
Ne ho parlato con una mia amica che ha detto che non è vero, non è vero che ho una espressione da stronza, ma molto accogliente.
Ecco non mi ero riconosciuta con l’espressione da stronza perché io mi sento molto accogliente.
 
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