Scusate se arrivo solo adesso...
...ed ovviamente per me sarà un casino rispondere ai commenti più interessanti.
A Ipazia non c'è nemmeno bisogno che risponda alcunchè, ho deciso di quotarla di default di qui alla fine dei tempi!
Secondo me è l'unica ad aver descritto il quadro da una prospettiva sufficientemente ampia, e se andassi a specificare cosa intendo semplicemente ripeterei le sue parole. Leggete bene i suoi interventi.
LDS a me sta simpatico. Sento una specie di empatia nel suo modo di intendere la ricerca personale, ma cercherò di essere più specifico qualche riga sotto (non è vero, le righe saranno molte). Secondo me è stato frainteso parte di ciò che ha scritto, ed è diventato via via più difficile per lui cercare di spiegarsi e per chi lo legge cercare di comprendere fino in fondo. Tra l'altro, io condivido la sua concezione di "pregio". Qui non stiamo parlando di iPhone, o di qualsiasi altro prodotto rivolto a uno specifico target di mercato, che suggerisca uno status e quindi si posizioni per politica commerciale in una fascia di prezzo (ergo, accesso riservato a chi appartiene a una fascia di reddito): perchè in quel caso scegliendo un diverso prodotto ottengo comunque analoga qualità e funzionalità, rinunciando volontariamente a ogni velleità poseristica (vi prego, mi sto già trattenendo: se siete felici possessori di iCose, non rispondetemi nemmeno). Qui parliamo di "prodotti", in senso letterale, di qualità elitaria. Ovvero "cose" che vengono prodotte all'interno di un circuito elitario, in cui chi "produce" lo fa con competenze e risorse enormemente superiori allo standard commerciale, anche di fascia alta. Ragazzi, sono un violinista: avete idea di quanto costi uno strumento artigianale di alta qualità? E uno di qualità sublime? E lasciamo stare i pezzi con alto valore storico, perchè sto proprio parlando di funzionalità, di qualità oggettive ottenute attraverso la ricerca di un livello produttivo davvero vicino alla perfezione. Insomma, io non sono ricco (e nemmeno benestante), eppure ho tre violini, tra cui un italiano del '700 di valore superiore a quello di un'utilitaria. E chi ha intrapreso la professione concertistica praticamente porta nella custodia un miniappartamento. Non stiamo parlando di virtuosi, ma di semplici professionisti di alto livello. La qualità, quella vera, si paga e non certo per blasone.
Questo detto, LDS, io credo sia proprio la tua ricerca, la tua necessità di esplorare sensazioni, esperienze, il modo di essere che hai scelto/trovato, la tua dipendenza. Insomma: il vino, non l'alcol. E non mi sembra questione di stakanovismo, piuttosto che tu abbia "scelto" di escludere arbitrariamente dalle tue possibili esperienze umane ciò che non è legato alla tua instancabile esplorazione. In questo senso è vero quanto ti è stato fatto osservare sulla tendenza di chi usa/abusa sostanze ad allontanare chi non è vicino alla sostanza medesima o ne abbia un giudizio lontano dal tuo: in pratica chi non possa capirti, condividerti e accettarti. E so che è vero perchè io sono stato così per anni. Ma mi riservo un altro post, per le mie esperienze, o stabilirò un nuovo record: il topic è davvero ghiotto, dal mio punto di vista. Quello che voglio dire è che questa scelta di vita non ti rende migliore o peggiore di chiunque altro, ma è comunque un limite, una catena che ti sei scelto da solo. E non sto dicendo che così non si possa vivere, ma solo che questa scelta ti impone una rischiosa immobilità relazionale, il che è di per sè un segnale, e mi sbilancio a identificarla come un meccanismo di difesa semiconsapevole. Ma ripeto, non sentirti giudicato, perchè credo di aver capito molto di ciò che scrivi. E sei pure scacchista!