Domanda Esistenziale

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
E quindi torniamo alla libertà di prendersi il piacere per sè, apertamente.
Affermando serenamente esigenze, fantasie, preferenze, paure, tabù, fragilità.

O no?
In certi casi si, patti chiari amicizia lunga, ma patti chiari da subito, non che cominci con un patto poi cambi le regole unilateralmente in corso d'opera come le banche che almeno ti mandano quelle simpaticissime lettere con tante paroline piccolissime per avvisarti
 

spleen

utente ?
In certi casi si, patti chiari amicizia lunga, ma patti chiari da subito, non che cominci con un patto poi cambi le regole unilateralmente in corso d'opera come le banche che almeno ti mandano quelle simpaticissime lettere con tante paroline piccolissime per avvisarti
Si può cambiare anche in corso.
-Ma non pretendere di farlo senza avvisare.
-E non pretendere che l'interessato sia comunque d'accordo. :)
 

Brunetta

Utente di lunga data
In certi casi si, patti chiari amicizia lunga, ma patti chiari da subito, non che cominci con un patto poi cambi le regole unilateralmente in corso d'opera come le banche che almeno ti mandano quelle simpaticissime lettere con tante paroline piccolissime per avvisarti
Però sei abile a riportare il discorso su punti condivisi.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
In certi casi si, patti chiari amicizia lunga, ma patti chiari da subito, non che cominci con un patto poi cambi le regole unilateralmente in corso d'opera come le banche che almeno ti mandano quelle simpaticissime lettere con tante paroline piccolissime per avvisarti
I patti si fanno per avere una base condivisa da cui partire. Su cui fondare.

Penso che un patto che non si trasforma seguendo le trasformazioni di chi l'ha sottoscritto (io preferisco scritto) sia morto alla nascita.
Sia un simulacro e nulla più.

E ributto la domanda inziale, quali sono le condizioni di fondo per cui si crea nel patto la possibilità intrinseca di trasformazione in fieri?

Mantenendo fedeltà non al simulacro ma al vissuto condiviso (che quindi comprende esigenze, necessità, bisogni, fantasie, preferenze, tabù, paure, fragilità accolte in campo neutro e oserei dire amorevole e non giudicante)?
 

Skorpio

Utente di lunga data
Io non ce la faccio a dire "poverine" a queste....tutti sappiamo che nel momento che hai un rapporto non protetto rischi la gravidanza....per me sono responsabili loro quanto l'uomo che chiede il rapporto senza preservativo ...non possiamo sempre lavarci la coscienza con il discorso che questi uomini brutti e cattivi ci mettono incinte e poi se ne vanno...conosco una donna che si è tenuta 2 gemelli e li ha cresciuti da sola....nel momento che si concepisce un figlio siamo entrambi responsabili...se decido di abortire lo faccio solo per me stessa...inutile nascondersi dietro ad un dito...io da sempre sono contraria all'aborto ma non giudico chi lo pratica...trovo assurde le motivazioni...il voler dare la colpa al maschio di turno che ci abbandona è un po' come quando le donne danno la colpa del tradire al marito che a casa non si comporta bene...riprendo il discorso fatto l'altro giorno....dovremmo iniziare a prenderci le responsabilità delle nostre scelte senza andare sempre a cercare attenuanti nel comportamento di altri.
No, dai.. non cominciamo a fare questi discorsi qui, siamo nel 2023 ragazzi
Dai, poverine..
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
I patti si fanno per avere una base condivisa da cui partire. Su cui fondare.

Penso che un patto che non si trasforma seguendo le trasformazioni di chi l'ha sottoscritto (io preferisco scritto) sia morto alla nascita.
Sia un simulacro e nulla più.

E ributto la domanda inziale, quali sono le condizioni di fondo per cui si crea nel patto la possibilità intrinseca di trasformazione in fieri?

Mantenendo fedeltà non al simulacro ma al vissuto condiviso (che quindi comprende esigenze, necessità, bisogni, fantasie, preferenze, tabù, paure, fragilità accolte in campo neutro e oserei dire amorevole e non giudicante)?
@spleen ha completato il mio pensiero: patti chiari all'inizio, e modifiche possibili purché condivise.

"mantenendo fedeltà non al simulacro ma al vissuto condiviso?" questa è un'arte che purtroppo non ho ancora appreso
 

Skorpio

Utente di lunga data
Infatti il mio post era in risposta a @bravagiulia75 che parlava di sofferenza della donna.
Non è necessario richiamarsi alla sofferenza per riconoscere un diritto. È un diritto, nei limiti di legge, non è argomento di discussione se chi vi ricorre soffre o no.
È un diritto, e io riconosco il diritto.

Come il mio vicino ha diritto di tenere il suo cane chiuso in 3x1 senza farlo mai uscire e portarlo in giro.
Serve a fare la guardia, il cane.

Il cane è suo.. sul libretto c'è il suo nome, i vaccini li paga lui, e lui gli dà da mangiare.

Io passo dal cancello e guardo il (suo) cane e riconosco il (suo) diritto a tenerlo dietro al cancello senza mai portarlo fuori.

Però.. i diritti sono reciproci, c'è un dare e un avere, me lo spiegavano sempre a scuola.

Quindi io riconosco il SUO diritto. Io sono moderno.
Però.. lo riconosco se lui riconosce il MIO diritto di sperare che un giorno lui crepi legato a un letto in un ospizio, dove se chiedi un bicchiere d'acqua ti gonfiano come un tamburo.

È un mio diritto.

Il ragionamento fila?

O devo fare l'inchino riverente e faRso, verso chi tiene incarcerato il SUO cane (o sopprime una vita che sboccia nel suo grembo)?

Chi vuole l'inchino lo dica
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
E' perchè sei una cattiva ragazza.
Anch'io lo ero, anzi ero un selvaggio. Poi a sei anni mi hanno catturato per mandarmi a scuola.
Grazie, mi piace! ☺

Io ho passato la vita a provare a togliermi il collare di allora e anche prima...poi ho capito che non è il collare in sè, ma come si sceglie di indossarlo :sneaky::D
 

perplesso

Administrator
Staff Forum
I patti si fanno per avere una base condivisa da cui partire. Su cui fondare.

Penso che un patto che non si trasforma seguendo le trasformazioni di chi l'ha sottoscritto (io preferisco scritto) sia morto alla nascita.
Sia un simulacro e nulla più.

E ributto la domanda inziale, quali sono le condizioni di fondo per cui si crea nel patto la possibilità intrinseca di trasformazione in fieri?

Mantenendo fedeltà non al simulacro ma al vissuto condiviso (che quindi comprende esigenze, necessità, bisogni, fantasie, preferenze, tabù, paure, fragilità accolte in campo neutro e oserei dire amorevole e non giudicante)?
le varianti in corso d'opera sono sempre possibili, fino a che non snaturano del tutto il patto iniziale. si tratta di definire anche i paletti. sapendo che oltrepassati i quali, il patto iniziale si da per sciolto
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
le varianti in corso d'opera sono sempre possibili, fino a che non snaturano del tutto il patto iniziale. si tratta di definire anche i paletti. sapendo che oltrepassati i quali, il patto iniziale si da per sciolto
Anche questo riguarda chi è coinvolto nella scrittura del patto.
Esistono limiti oggettivi e limiti soggettivi.

SE il contesto è quello del consenso.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
È un diritto, e io riconosco il diritto.

Come il mio vicino ha diritto di tenere il suo cane chiuso in 3x1 senza farlo mai uscire e portarlo in giro.
Serve a fare la guardia, il cane.

Il cane è suo.. sul libretto c'è il suo nome, i vaccini li paga lui, e lui gli dà da mangiare.

Io passo dal cancello e guardo il (suo) cane e riconosco il (suo) diritto a tenerlo dietro al cancello senza mai portarlo fuori.

Però.. i diritti sono reciproci, c'è un dare e un avere, me lo spiegavano sempre a scuola.

Quindi io riconosco il SUO diritto. Io sono moderno.
Però.. lo riconosco se lui riconosce il MIO diritto di sperare che un giorno lui crepi legato a un letto in un ospizio, dove se chiedi un bicchiere d'acqua ti gonfiano come un tamburo.

È un mio diritto.

Il ragionamento fila?

O devo fare l'inchino riverente e faRso, verso chi tiene incarcerato il SUO cane (o sopprime una vita che sboccia nel suo grembo)?

Chi vuole l'inchino lo dica
Fila solo ed esclusivamente fino a quando un essere vivente, che sia un cane o una donna o un uomo, è considerato una proprietà di altri e non di se stesso. :)

E fino a quando la vita è considerata un Dono...da cui discende anche il suo rovescio, ossia una Offerta.
 
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perplesso

Administrator
Staff Forum
Anche questo riguarda chi è coinvolto nella scrittura del patto.
Esistono limiti oggettivi e limiti soggettivi.

SE il contesto è quello del consenso.
presuppongo sempre che il contesto sia quello. anche se stavo rivalutando l'ipotesi di spedirvi tutti al confino all'Asinara
 
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