Ecco qui non sono assolutamente d'accordo con te.
"hai anche specificato che chi abortisce perché il figlio potrebbe nascere disabile sceglie la via più facile", io ho specificato che sopprimere un potenziale disabile è una pratica assolutamente legale, ma che io non condivido perchè mi puzza di eugenetica nazista, e ho anche specificato che è importante e più onesto chiamare le cose col loro nome: chi fa questa scelta è come se dicesse "meglio un aborto che un figlio disabile", io dico NO e lo dico da padre di un figlio disabile.
Poi siamo tutti d'accordo che ci sono vite la cui qualità è talmente pessima da meritare di non essere vissute, ma il punto è: chi ha il diritto di decidere questo per un altro? vale per l'aborto, e vale per l'eutanasia
Le cose purtroppo non sono mai semplici.
Conosco disabili gravissimi (parlo di mancanza totale di arti o di tetraparesi) felicissimi di vivere con tutte le difficoltà. E tutti conosciamo Bebe Vio (e altri atleti disabili) che ci fa dimenticare le sue disabilità. Il fatto che la disabilità sia arrivata in seguito a malattia è un altro discorso, ma ci ricorda che la salute e l’efficienza non sono per sempre garantite.
Però forse non tutti ricordano che la legge è stata approvata sull’onda emotiva del panico generato dall’incidente della Icmesa. Gli abitanti e le donne in gravidanza della zona erano state prese dal terrore.
Ed è comprensibile che ciò che si fa per amore e con entusiasmo non si possa poi pensare che venga affrontato con freddezza e raziocinio.
Anche chi pensa di abortire lo fa in una situazione di emotività.
Certo è facile dire che bisogna pensarci prima o che durante ci vogliono buoni consigli o che dopo ci vorrebbe assistenza. Ma la realtà è un casino e la legge cerca di mettere ordine.
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