contepinceton
Escluso
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Posto volentieri e sottopongo a vostra riflessione un articolo di un psichiatra dal nome Signorato.
Cosa serve ad un bambino per crescere emotivatamente sicuro e con un’identità sessuale solida, forte, armoniosa? Una base affettiva sicura e modelli adulti su cui formare la propria identità. La base sicura è fornita innanzitutto dal rapporto costante e profondo con la madre (no quindi al tourbillon di baby-sitter che ripropongono ogni volta al bambino il dramma dell’attaccamento e della separazione).
Lo sviluppo psicosessuale armonioso richiede poi che il bambino possa identificarsi con un adulto dello stesso sesso e vivere una relazione complementare con un adulto del sesso opposto. Nella nostra società, strutturata con famiglie mononucleari, i modelli adulti di riferimento sono di fatto costituiti dalla coppia genitoriale, anche per la scarsa possibilità di trovare figure parentali sostitutive stabili in un clan familiare allargato come succedeva in passato. Grazie all’identificazione con il genitore del proprio sesso e alla complementazione con il genitore di sesso opposto, il bambino ha modo di strutturare un’identità che sia solida in sé e capace di stabilire relazioni soddisfacenti con i membri dell’altro sesso.
Cosa può succedere per i figli di separati, soprattutto della prima infanzia? Un’overdose di “gestalt" materna, ossia un’eccessiva impregnazione di forme e modelli - comportamentali, linguistici, affettivi, relazionali esistenziali - femminili ed una carenza di modelli maschili. Squilibrio questo dannoso, in particolare per i maschi in cui la presenza di una figura paterna emotivamente significativa è essenziale per maturare una solida identità. Il rischio? Maschi deboli, fragili, ipersensibili, vulnerabili, poco affermativi, fino ai giovani affetti da severi disturbi di identità, guarda caso in nettissimo aumento in tutto il mondo occidentale: un fenomeno che si sviluppa in parallelo all’incremento delle famiglie a genitore unico.
“Too much mother, too little father", troppa madre e troppo poco padre: è questa l’asimmetria genitoriale che fa la differenza e penalizza selettivamente lo sviluppo psicosessuale dei maschietti.
Certo, i padri sono spesso emotivamente assenti anche nelle coppie conviventi. Questa latitanza è tuttavia più probabile e facilitata - per ovvie ragioni logistiche, di tempo e di organizzazione - nelle coppie separate. Convergenti inchieste italiane confermano che la stragrande maggioranza dei padri separati viene giudicata emotivamente assente.
Una seconda conseguenza della “pochezza paterna" è la carenza di una figura genitoriale che svolga un ruolo normativo, che educhi al rispetto delle regole della convivenza civile, sociale e familiare. In assenza di padre anche questo ruolo normativo viene di necessità assunto dalla madre spesso “lavorativa" oberata a questo punto dalle molte responsabilità del genitore unico e con il rischio di oscillare tra il modello di madre ipermorbida e lassista e quello di una madre rigida, ipernormativa, che rischia di abdicare alla propria componente accuditiva e affettuosa.
Si consideri che anche la scuola primaria presenta una netta prevalenza di insegnanti donne con persistenza di quella dominanza di codici femminili già sottolineata. È sempre più probabile che il ragazzino il cui padre sia latitante - in famiglia e, ancora più facilmente, dopo una separazione - arrivi alle superiori prima di poter incontrare figure maschili significative adulte con cui stabilire quei rapporti di amicizia, fiducia, stima e imitazione che rappresentano le radici sociali sulle quali fondare la propria identità.
E le femmine? Ci sono conseguenze psicosessuali anche per loro, ma di minore entità. L’identità resta solida perché l’identificazione prolungata con figure femminili può semmai rafforzarla. I disturbi compaiono più tardi nel rapporto con gli uomini, nella capacità di entrare in una relazione di fiducia ed intimità profonda. Il padre “che ti ha abbandonato" resta il paradigma di una ferita sulla fiducia che può essere rinnovata da un altro uomo.
Morale? Separazione sì, purché i genitori, ed i padri soprattutto, si rendano conto che questo significa un aumento della responsabilità educativa non tanto e non solo economica ma emotiva, affettiva, dialettica
Posto volentieri e sottopongo a vostra riflessione un articolo di un psichiatra dal nome Signorato.
Cosa serve ad un bambino per crescere emotivatamente sicuro e con un’identità sessuale solida, forte, armoniosa? Una base affettiva sicura e modelli adulti su cui formare la propria identità. La base sicura è fornita innanzitutto dal rapporto costante e profondo con la madre (no quindi al tourbillon di baby-sitter che ripropongono ogni volta al bambino il dramma dell’attaccamento e della separazione).
Lo sviluppo psicosessuale armonioso richiede poi che il bambino possa identificarsi con un adulto dello stesso sesso e vivere una relazione complementare con un adulto del sesso opposto. Nella nostra società, strutturata con famiglie mononucleari, i modelli adulti di riferimento sono di fatto costituiti dalla coppia genitoriale, anche per la scarsa possibilità di trovare figure parentali sostitutive stabili in un clan familiare allargato come succedeva in passato. Grazie all’identificazione con il genitore del proprio sesso e alla complementazione con il genitore di sesso opposto, il bambino ha modo di strutturare un’identità che sia solida in sé e capace di stabilire relazioni soddisfacenti con i membri dell’altro sesso.
Cosa può succedere per i figli di separati, soprattutto della prima infanzia? Un’overdose di “gestalt" materna, ossia un’eccessiva impregnazione di forme e modelli - comportamentali, linguistici, affettivi, relazionali esistenziali - femminili ed una carenza di modelli maschili. Squilibrio questo dannoso, in particolare per i maschi in cui la presenza di una figura paterna emotivamente significativa è essenziale per maturare una solida identità. Il rischio? Maschi deboli, fragili, ipersensibili, vulnerabili, poco affermativi, fino ai giovani affetti da severi disturbi di identità, guarda caso in nettissimo aumento in tutto il mondo occidentale: un fenomeno che si sviluppa in parallelo all’incremento delle famiglie a genitore unico.
“Too much mother, too little father", troppa madre e troppo poco padre: è questa l’asimmetria genitoriale che fa la differenza e penalizza selettivamente lo sviluppo psicosessuale dei maschietti.
Certo, i padri sono spesso emotivamente assenti anche nelle coppie conviventi. Questa latitanza è tuttavia più probabile e facilitata - per ovvie ragioni logistiche, di tempo e di organizzazione - nelle coppie separate. Convergenti inchieste italiane confermano che la stragrande maggioranza dei padri separati viene giudicata emotivamente assente.
Una seconda conseguenza della “pochezza paterna" è la carenza di una figura genitoriale che svolga un ruolo normativo, che educhi al rispetto delle regole della convivenza civile, sociale e familiare. In assenza di padre anche questo ruolo normativo viene di necessità assunto dalla madre spesso “lavorativa" oberata a questo punto dalle molte responsabilità del genitore unico e con il rischio di oscillare tra il modello di madre ipermorbida e lassista e quello di una madre rigida, ipernormativa, che rischia di abdicare alla propria componente accuditiva e affettuosa.
Si consideri che anche la scuola primaria presenta una netta prevalenza di insegnanti donne con persistenza di quella dominanza di codici femminili già sottolineata. È sempre più probabile che il ragazzino il cui padre sia latitante - in famiglia e, ancora più facilmente, dopo una separazione - arrivi alle superiori prima di poter incontrare figure maschili significative adulte con cui stabilire quei rapporti di amicizia, fiducia, stima e imitazione che rappresentano le radici sociali sulle quali fondare la propria identità.
E le femmine? Ci sono conseguenze psicosessuali anche per loro, ma di minore entità. L’identità resta solida perché l’identificazione prolungata con figure femminili può semmai rafforzarla. I disturbi compaiono più tardi nel rapporto con gli uomini, nella capacità di entrare in una relazione di fiducia ed intimità profonda. Il padre “che ti ha abbandonato" resta il paradigma di una ferita sulla fiducia che può essere rinnovata da un altro uomo.
Morale? Separazione sì, purché i genitori, ed i padri soprattutto, si rendano conto che questo significa un aumento della responsabilità educativa non tanto e non solo economica ma emotiva, affettiva, dialettica