E di loro: i figli parliamo poco!

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Posto volentieri e sottopongo a vostra riflessione un articolo di un psichiatra dal nome Signorato.


Cosa serve ad un bambino per crescere emotivatamente sicuro e con un’identità sessuale solida, forte, armoniosa? Una base affettiva sicura e modelli adulti su cui formare la propria identità. La base sicura è fornita innanzitutto dal rapporto costante e profondo con la madre (no quindi al tourbillon di baby-sitter che ripropongono ogni volta al bambino il dramma dell’attaccamento e della separazione).
Lo sviluppo psicosessuale armonioso richiede poi che il bambino possa identificarsi con un adulto dello stesso sesso e vivere una relazione complementare con un adulto del sesso opposto. Nella nostra società, strutturata con famiglie mononucleari, i modelli adulti di riferimento sono di fatto costituiti dalla coppia genitoriale, anche per la scarsa possibilità di trovare figure parentali sostitutive stabili in un clan familiare allargato come succedeva in passato. Grazie all’identificazione con il genitore del proprio sesso e alla complementazione con il genitore di sesso opposto, il bambino ha modo di strutturare un’identità che sia solida in sé e capace di stabilire relazioni soddisfacenti con i membri dell’altro sesso.
Cosa può succedere per i figli di separati, soprattutto della prima infanzia? Un’overdose di “gestalt" materna, ossia un’eccessiva impregnazione di forme e modelli - comportamentali, linguistici, affettivi, relazionali esistenziali - femminili ed una carenza di modelli maschili. Squilibrio questo dannoso, in particolare per i maschi in cui la presenza di una figura paterna emotivamente significativa è essenziale per maturare una solida identità. Il rischio? Maschi deboli, fragili, ipersensibili, vulnerabili, poco affermativi, fino ai giovani affetti da severi disturbi di identità, guarda caso in nettissimo aumento in tutto il mondo occidentale: un fenomeno che si sviluppa in parallelo all’incremento delle famiglie a genitore unico.
“Too much mother, too little father", troppa madre e troppo poco padre: è questa l’asimmetria genitoriale che fa la differenza e penalizza selettivamente lo sviluppo psicosessuale dei maschietti.
Certo, i padri sono spesso emotivamente assenti anche nelle coppie conviventi. Questa latitanza è tuttavia più probabile e facilitata - per ovvie ragioni logistiche, di tempo e di organizzazione - nelle coppie separate. Convergenti inchieste italiane confermano che la stragrande maggioranza dei padri separati viene giudicata emotivamente assente.
Una seconda conseguenza della “pochezza paterna" è la carenza di una figura genitoriale che svolga un ruolo normativo, che educhi al rispetto delle regole della convivenza civile, sociale e familiare. In assenza di padre anche questo ruolo normativo viene di necessità assunto dalla madre spesso “lavorativa" oberata a questo punto dalle molte responsabilità del genitore unico e con il rischio di oscillare tra il modello di madre ipermorbida e lassista e quello di una madre rigida, ipernormativa, che rischia di abdicare alla propria componente accuditiva e affettuosa.
Si consideri che anche la scuola primaria presenta una netta prevalenza di insegnanti donne con persistenza di quella dominanza di codici femminili già sottolineata. È sempre più probabile che il ragazzino il cui padre sia latitante - in famiglia e, ancora più facilmente, dopo una separazione - arrivi alle superiori prima di poter incontrare figure maschili significative adulte con cui stabilire quei rapporti di amicizia, fiducia, stima e imitazione che rappresentano le radici sociali sulle quali fondare la propria identità.
E le femmine? Ci sono conseguenze psicosessuali anche per loro, ma di minore entità. L’identità resta solida perché l’identificazione prolungata con figure femminili può semmai rafforzarla. I disturbi compaiono più tardi nel rapporto con gli uomini, nella capacità di entrare in una relazione di fiducia ed intimità profonda. Il padre “che ti ha abbandonato" resta il paradigma di una ferita sulla fiducia che può essere rinnovata da un altro uomo.
Morale? Separazione sì, purché i genitori, ed i padri soprattutto, si rendano conto che questo significa un aumento della responsabilità educativa non tanto e non solo economica ma emotiva, affettiva, dialettica
 

MK

Utente di lunga data
Morale? Separazione sì, purché i genitori, ed i padri soprattutto, si rendano conto che questo significa un aumento della responsabilità educativa non tanto e non solo economica ma emotiva, affettiva, dialettica
Bella riflessione.
 

Bruja

Utente di lunga data
humm...

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Posto volentieri e sottopongo a vostra riflessione un articolo di un psichiatra dal nome Signorato.


Cosa serve ad un bambino per crescere emotivatamente sicuro e con un’identità sessuale solida, forte, armoniosa? Una base affettiva sicura e modelli adulti su cui formare la propria identità. La base sicura è fornita innanzitutto dal rapporto costante e profondo con la madre (no quindi al tourbillon di baby-sitter che ripropongono ogni volta al bambino il dramma dell’attaccamento e della separazione).
Lo sviluppo psicosessuale armonioso richiede poi che il bambino possa identificarsi con un adulto dello stesso sesso e vivere una relazione complementare con un adulto del sesso opposto. Nella nostra società, strutturata con famiglie mononucleari, i modelli adulti di riferimento sono di fatto costituiti dalla coppia genitoriale, anche per la scarsa possibilità di trovare figure parentali sostitutive stabili in un clan familiare allargato come succedeva in passato. Grazie all’identificazione con il genitore del proprio sesso e alla complementazione con il genitore di sesso opposto, il bambino ha modo di strutturare un’identità che sia solida in sé e capace di stabilire relazioni soddisfacenti con i membri dell’altro sesso.
Cosa può succedere per i figli di separati, soprattutto della prima infanzia? Un’overdose di “gestalt" materna, ossia un’eccessiva impregnazione di forme e modelli - comportamentali, linguistici, affettivi, relazionali esistenziali - femminili ed una carenza di modelli maschili. Squilibrio questo dannoso, in particolare per i maschi in cui la presenza di una figura paterna emotivamente significativa è essenziale per maturare una solida identità. Il rischio? Maschi deboli, fragili, ipersensibili, vulnerabili, poco affermativi, fino ai giovani affetti da severi disturbi di identità, guarda caso in nettissimo aumento in tutto il mondo occidentale: un fenomeno che si sviluppa in parallelo all’incremento delle famiglie a genitore unico.
“Too much mother, too little father", troppa madre e troppo poco padre: è questa l’asimmetria genitoriale che fa la differenza e penalizza selettivamente lo sviluppo psicosessuale dei maschietti.
Certo, i padri sono spesso emotivamente assenti anche nelle coppie conviventi. Questa latitanza è tuttavia più probabile e facilitata - per ovvie ragioni logistiche, di tempo e di organizzazione - nelle coppie separate. Convergenti inchieste italiane confermano che la stragrande maggioranza dei padri separati viene giudicata emotivamente assente.
Una seconda conseguenza della “pochezza paterna" è la carenza di una figura genitoriale che svolga un ruolo normativo, che educhi al rispetto delle regole della convivenza civile, sociale e familiare. In assenza di padre anche questo ruolo normativo viene di necessità assunto dalla madre spesso “lavorativa" oberata a questo punto dalle molte responsabilità del genitore unico e con il rischio di oscillare tra il modello di madre ipermorbida e lassista e quello di una madre rigida, ipernormativa, che rischia di abdicare alla propria componente accuditiva e affettuosa.
Si consideri che anche la scuola primaria presenta una netta prevalenza di insegnanti donne con persistenza di quella dominanza di codici femminili già sottolineata. È sempre più probabile che il ragazzino il cui padre sia latitante - in famiglia e, ancora più facilmente, dopo una separazione - arrivi alle superiori prima di poter incontrare figure maschili significative adulte con cui stabilire quei rapporti di amicizia, fiducia, stima e imitazione che rappresentano le radici sociali sulle quali fondare la propria identità.
E le femmine? Ci sono conseguenze psicosessuali anche per loro, ma di minore entità. L’identità resta solida perché l’identificazione prolungata con figure femminili può semmai rafforzarla. I disturbi compaiono più tardi nel rapporto con gli uomini, nella capacità di entrare in una relazione di fiducia ed intimità profonda. Il padre “che ti ha abbandonato" resta il paradigma di una ferita sulla fiducia che può essere rinnovata da un altro uomo.
Morale? Separazione sì, purché i genitori, ed i padri soprattutto, si rendano conto che questo significa un aumento della responsabilità educativa non tanto e non solo economica ma emotiva, affettiva, dialettica
Questo di cose ne ha capite parecchie...
Bruja
 

lele51

Utente di lunga data
...loro

…in questa guerra loro sono il “danno collaterale”, li usiamo solo come strumento di vendetta o per lo più per negoziare le briciole di tempo che le sono concesse dai magistrati e dimentichiamo che quando tutto sarà passato e le nostre pulsioni non saranno altro che un ricordo, loro saranno lì per ricordarci che stupidi e superficiali siamo stati e ci domanderanno se tutto quel sfacelo ne valeva la pena...
:(
 

Alce Veloce

Utente di lunga data
…in questa guerra loro sono il “danno collaterale”, li usiamo solo come strumento di vendetta o per lo più per negoziare le briciole di tempo che le sono concesse dai magistrati e dimentichiamo che quando tutto sarà passato e le nostre pulsioni non saranno altro che un ricordo, loro saranno lì per ricordarci che stupidi e superficiali siamo stati e ci domanderanno se tutto quel sfacelo ne valeva la pena...
:(
Nel mio caso specifico, come ho già raccontato più volte, il mio tentativo di evitare di andarmene da casa è anche dovuta al fatto che so con relativa certezza che mio figlio interpreterebbe il gesto come un esempio di fuga, prendendo, come ha già preso in passato, pure questo gesto "estremo" come un metodo per affrontare i problemi.
Al culmine di alcuni piccoli litigi (nella norma famigliare) mi sono trovato a volte ad uscire dalla stanza abbandonando la discussione. Beh, mi sono accorto in seguito che nostro figlio, quando si trova alle strette magari su questioni di scuola, tende ad andarsene nella sua cameretta, abbandonando il confronto in atto proprio come ho fatto io. Non gli posso concedere questo comportamento, né tantomeno posso dargli ulteriore e più forte esempio con il mio allontanamento da casa (difficile per molti altri versi, comunque). Mi sono controllato di più, quindi, soprattutto in sua presenza.
Sento fortemente la responsabilità dell'esempio che do a mio figlio, sento che la mia presenza per lui è molto importante, e quindi, pur coi dovuti modi, tento di farlo partecipe di una situazione oggettivamente non di ostilità ma quantomeno di difficoltà con la madre. Importante quindi penso sia da parte mia ricordargli il rispetto per la madre (pur rappresentando il mio "avversario"), ed ammettere tanto le difficoltà (senza entrare nello specifico, s'intende) quanto il desiderio di superarle con impegno ed onestà, ma soprattutto disponibilità al confronto.
Sembra assorbire bene questa cosa, e negli ultimi tempi mi ha dato l'impressione di essere più "solido" allorchè io e sua madre lo affrontiamo sulle questioni più varie.
Pure mia moglie è molto attenta, anche se chiaramente a modo suo.

Se le necessità particolari di una coppia impongono l'assenza di un genitore (ho l'esempio di una compagna di mio figlio affidata al padre perchè la madre è una zoccola fuori di testa) si tratta di far buon viso a cattivo gioco, altrimenti credo che l'impegno di entrambi i genitori sia in qualsiasi condizione di offrire la propria presenza in termini tanto affettivi quanto, e forse soprattutto, esemplari. Anche da separati: non esiste giustificazione alcuna che possa affrancare dai doveri di un genitore.
 

Bruja

Utente di lunga data
....

Resta che se tutti ci imprimessimo in testa o magari mettessimo sullo specchio del bagno (in modo da leggerla tutte le mattine) questa frase:

"Morale? Separazione sì, purché i genitori, ed i padri soprattutto, si rendano conto che questo significa un aumento della responsabilità educativa non tanto e non solo economica ma emotiva, affettiva, dialettica"

molti problemi sarebbero risolti in partenza, ma ci sono le solite rivendicazioni, grettezze, utilitarismi e manipolazioni applicate sui figli, spesso perfino inconsapevolmente, che impediscono troppo spesso di essere come si dovrebbe.
Bruja
 
Nel mio caso specifico, come ho già raccontato più volte, il mio tentativo di evitare di andarmene da casa è anche dovuta al fatto che so con relativa certezza che mio figlio interpreterebbe il gesto come un esempio di fuga, prendendo, come ha già preso in passato, pure questo gesto "estremo" come un metodo per affrontare i problemi.
Al culmine di alcuni piccoli litigi (nella norma famigliare) mi sono trovato a volte ad uscire dalla stanza abbandonando la discussione. Beh, mi sono accorto in seguito che nostro figlio, quando si trova alle strette magari su questioni di scuola, tende ad andarsene nella sua cameretta, abbandonando il confronto in atto proprio come ho fatto io. Non gli posso concedere questo comportamento, né tantomeno posso dargli ulteriore e più forte esempio con il mio allontanamento da casa (difficile per molti altri versi, comunque). Mi sono controllato di più, quindi, soprattutto in sua presenza.
Sento fortemente la responsabilità dell'esempio che do a mio figlio, sento che la mia presenza per lui è molto importante, e quindi, pur coi dovuti modi, tento di farlo partecipe di una situazione oggettivamente non di ostilità ma quantomeno di difficoltà con la madre. Importante quindi penso sia da parte mia ricordargli il rispetto per la madre (pur rappresentando il mio "avversario"), ed ammettere tanto le difficoltà (senza entrare nello specifico, s'intende) quanto il desiderio di superarle con impegno ed onestà, ma soprattutto disponibilità al confronto.
Sembra assorbire bene questa cosa, e negli ultimi tempi mi ha dato l'impressione di essere più "solido" allorchè io e sua madre lo affrontiamo sulle questioni più varie.
Pure mia moglie è molto attenta, anche se chiaramente a modo suo.

Se le necessità particolari di una coppia impongono l'assenza di un genitore (ho l'esempio di una compagna di mio figlio affidata al padre perchè la madre è una zoccola fuori di testa) si tratta di far buon viso a cattivo gioco, altrimenti credo che l'impegno di entrambi i genitori sia in qualsiasi condizione di offrire la propria presenza in termini tanto affettivi quanto, e forse soprattutto, esemplari. Anche da separati: non esiste giustificazione alcuna che possa affrancare dai doveri di un genitore.
Alce hai fatto bene ad accorgerti di tuo figlio. Il motivo principale per cui me ne sono andato di casa, erano le liti dei miei. Ancora oggi, io non tollero che nessuno alzi la voce con me. Chi si rivolge a me con modi inurbani mi fa tanto soffrire. Per cui a casa mia non è concesso a nessuno di alzare la voce, pena il venir rigorosamente messo alla porta.
Da quel che ho esperito, invece capita che con la separazione uno si accolla tutta la responsabilità e l'altro se ne fotte altamente. Peggio, uno diventa il grillo parlante e l'altro lucignolo, vanificando in men che non si dica il progetto educativo dell'altro. Le madri che devono fare anche da padre, hanno veramente una vita dura...cchecchesenedica qui dentro, a volte, scusatemi, con una superficialità da brividi. Del resto è sempre facile educare i figli degli altri.
 

Alce Veloce

Utente di lunga data
Alce hai fatto bene ad accorgerti di tuo figlio. Il motivo principale per cui me ne sono andato di casa, erano le liti dei miei. Ancora oggi, io non tollero che nessuno alzi la voce con me. Chi si rivolge a me con modi inurbani mi fa tanto soffrire. Per cui a casa mia non è concesso a nessuno di alzare la voce, pena il venir rigorosamente messo alla porta.
Da quel che ho esperito, invece capita che con la separazione uno si accolla tutta la responsabilità e l'altro se ne fotte altamente. Peggio, uno diventa il grillo parlante e l'altro lucignolo, vanificando in men che non si dica il progetto educativo dell'altro. Le madri che devono fare anche da padre, hanno veramente una vita dura...cchecchesenedica qui dentro, a volte, scusatemi, con una superficialità da brividi. Del resto è sempre facile educare i figli degli altri.
Io nel ristretto cerchio delle mie conoscenze di separati ho avuto modo di vedere una cosa: prevalentemente le donne, sia che siano affidatarie dei figli, sia che lo sia il marito, tendono sempre ad usare i figli stessi come strumento contro quest'ultimo. Lasciamo per un momento stare i motivi della separazione. Al di là di questi, a meno che non si parli di delinquenti, tossici/alcolisti, violenti o psicolabili tutti i genitori devono avere lo stesso diritto a frequentare i figli, e l'altro non si può assolutamente permettere di usarli come arma contro l'avversario. Le donne invece mi sembrano piuttosto portate a questo atteggiamento. Non nego che l'impressione può essere generata dal campione ridotto a mia disposizione (qualche decina).
 

Bruja

Utente di lunga data
Alce Veloce

Ho usato un avverbio, leggilo.
Per certi versi hai ragione ma vedila sotto questo aspetto... anche se si dice che non ci si separa da genitori, spesso il padre, magari inconsapevolmente, tende a sentirsi a posto se rispetta le visite e se crede di essere presente con i figli, ma la realtà é che i figli NON vivono più in un ambiente domestico con entrambi i genitori... se poi aggiungi che spesso questi si fanno nuovi compagni che entrano giocoforza nell'equilibro dei rapporti, capirai che i figli, che spesso non hanno ancora le pulsioni degli adulti vedono nella separazione un doppio tradimento, verso la madre e verso la famiglia.
Non sto dicendo cosa sia giusto o sbagliato, ma cosa comunque viene caricato sui figli nelle separazioni... si fanno corsi prematrimoniali... io istituirei dei corsi obbligatori pre-separazione per sapere come gestire gli ovvi disagi dei figli.
Bruja
 

Alce Veloce

Utente di lunga data
Per certi versi hai ragione ma vedila sotto questo aspetto... anche se si dice che non ci si separa da genitori, spesso il padre, magari inconsapevolmente, tende a sentirsi a posto se rispetta le visite e se crede di essere presente con i figli, ma la realtà é che i figli NON vivono più in un ambiente domestico con entrambi i genitori... se poi aggiungi che spesso questi si fanno nuovi compagni che entrano giocoforza nell'equilibro dei rapporti, capirai che i figli, che spesso non hanno ancora le pulsioni degli adulti vedono nella separazione un doppio tradimento, verso la madre e verso la famiglia.
Non sto dicendo cosa sia giusto o sbagliato, ma cosa comunque viene caricato sui figli nelle separazioni... si fanno corsi prematrimoniali... io istituirei dei corsi obbligatori pre-separazione per sapere come gestire gli ovvi disagi dei figli.
Bruja
Ok, certo non si può fare di tutto un fascio, ma se ci sono situazioni tipo quella terribile della nostra Ellina, ci sono anche quelle in cui 'ex marito viene, con il benestare di un tribunale, oltretutto, assurdamente salassato e limitato nei contatti con i figli. La moglie, poi, in molti casi di cui ho sentito limitano ulteriormente questi contatti, con scuse le più varie, spesso facendo attenzione a restare entro i limiti di richiamo del tribunale, il tutto solo per gusto di ripicca (anche se magari la fedifraga è la moglie). Ai figli questi padri vengono dipinti come carogne, sfigati, bastardi in genere senza alcuna remora. Il carico degli alimenti porta poi spesso questi malcapitati a dover fare orari assurdi di lavoro ed ecco che la loro disponibilità nei confronti dei figli si riduce ulteriormente.
In tutta sincerità non ho ancora conosciuto alcun uomo separato che abbia l'abitudine di sparlare pubblicamente della moglie, fare carognate di ripicca o coinvolgere così spudoratamente i figli. PIù volte ho assistito a scene di madri che inveivano in presenza dei figli contro il
padre e.... di padri (presenti e paganti) che sgridavano i figli perchè non rispettavano la madre (notoriamente zoccola anche ai figli).
Come la mettiamo? Li ho beccati tutti io questi casi?
 

Bruja

Utente di lunga data
Alce

Quando parlavo di corso pre-separazione a questo mi riferivo.
Entrambi i genitori se non sanno comportarsi possono essere carnefici o vittime di una separazione, e naturalmente i problemi ricadono sui figli.
Bruja
 

Lettrice

Utente di lunga data
Non so che dire, noi ce la siamo sbrigata molto decorosamente, anche grazie allo strizza devo ammettere.
Secondo me i casini si creano quando si serba rancore tra ex, bisognerebbe fregarsene a un certo punto
 
Io nel ristretto cerchio delle mie conoscenze di separati ho avuto modo di vedere una cosa: prevalentemente le donne, sia che siano affidatarie dei figli, sia che lo sia il marito, tendono sempre ad usare i figli stessi come strumento contro quest'ultimo. Lasciamo per un momento stare i motivi della separazione. Al di là di questi, a meno che non si parli di delinquenti, tossici/alcolisti, violenti o psicolabili tutti i genitori devono avere lo stesso diritto a frequentare i figli, e l'altro non si può assolutamente permettere di usarli come arma contro l'avversario. Le donne invece mi sembrano piuttosto portate a questo atteggiamento. Non nego che l'impressione può essere generata dal campione ridotto a mia disposizione (qualche decina).
Nelle mie conoscenze, purtroppo, ho padri che se ne strafottono dei figli. Pensano a loro come a degli obblighi da sbrigare. Ho visto donne sclerare per i comportamenti anti educativi dei padri. Per esempio, la mamma se lo cucca tutta la settimana, al weekend, sta col padre, e là ci si diverte e basta. Il figlio torna a casa alla domenica sera, sporco, trasandato con tutti i compiti da fare. Le donne napoletane dicono che i figli sono pezzi di cuore. Uhm...ehm, sai una cosa Alce, quando io sono stato davvero male, in un ospedale, mia moglie non ha battuto ciglio, ma quando era nostra figlia a entrare in sala operatoria, io non sapevo più che santo chiamare per calmare quella povera donna. La madre " insegna" ad un figlio ad amare un padre. Ma se lei non lo ama, insegnerà solo a compatirlo. Noi Alce non abbiamo partorito. Tanti di noi, in famiglia, sono stati solo dei fuchi. Poi quando arriva la separazion, allora e solo allora, diventa di estrema importanza vedere i figli.
Ma se li ami, devi pensarci prima.
Una delle cose che io non perdonerò mai a mia moglie, è quella di essersi dimenticata di essere anche mia moglie e non solo una mamma.
Là lei mi ha perso.
 
Per certi versi hai ragione ma vedila sotto questo aspetto... anche se si dice che non ci si separa da genitori, spesso il padre, magari inconsapevolmente, tende a sentirsi a posto se rispetta le visite e se crede di essere presente con i figli, ma la realtà é che i figli NON vivono più in un ambiente domestico con entrambi i genitori... se poi aggiungi che spesso questi si fanno nuovi compagni che entrano giocoforza nell'equilibro dei rapporti, capirai che i figli, che spesso non hanno ancora le pulsioni degli adulti vedono nella separazione un doppio tradimento, verso la madre e verso la famiglia.
Non sto dicendo cosa sia giusto o sbagliato, ma cosa comunque viene caricato sui figli nelle separazioni... si fanno corsi prematrimoniali... io istituirei dei corsi obbligatori pre-separazione per sapere come gestire gli ovvi disagi dei figli.
Bruja
Da quello che ho reperito da mia figlia, dice che bisogna immaginarsi di avere due case e di abitare un po' qua e un po' là.
 
Ok, certo non si può fare di tutto un fascio, ma se ci sono situazioni tipo quella terribile della nostra Ellina, ci sono anche quelle in cui 'ex marito viene, con il benestare di un tribunale, oltretutto, assurdamente salassato e limitato nei contatti con i figli. La moglie, poi, in molti casi di cui ho sentito limitano ulteriormente questi contatti, con scuse le più varie, spesso facendo attenzione a restare entro i limiti di richiamo del tribunale, il tutto solo per gusto di ripicca (anche se magari la fedifraga è la moglie). Ai figli questi padri vengono dipinti come carogne, sfigati, bastardi in genere senza alcuna remora. Il carico degli alimenti porta poi spesso questi malcapitati a dover fare orari assurdi di lavoro ed ecco che la loro disponibilità nei confronti dei figli si riduce ulteriormente.
In tutta sincerità non ho ancora conosciuto alcun uomo separato che abbia l'abitudine di sparlare pubblicamente della moglie, fare carognate di ripicca o coinvolgere così spudoratamente i figli. PIù volte ho assistito a scene di madri che inveivano in presenza dei figli contro il
padre e.... di padri (presenti e paganti) che sgridavano i figli perchè non rispettavano la madre (notoriamente zoccola anche ai figli).
Come la mettiamo? Li ho beccati tutti io questi casi?
Mah...senti Alce, nei casi che io conosco, sono le donne a prendere il coraggio a due mani. Dicono basta e decidono per la separazione. Sono tutti casi, in cui, esattamente come accade a me, ci si dice, tanto lei non farà mai nulla. E invece fanno. Non ho mai conosciuto però una madre zoccola. Sono sincero. Casomai, madri, che aprono una parentesi di libertinaggio...come dirsi, ma cavoli sono pur sempre una donna. Ma stai certo che io non conosco madri che trascurano i figli pur di vedersi con degli uomini. Forse io vivo in un altro pianeta. Dai Alce, perfino le peggiori puttane della terra, sognano un figlio. E là si riscattano.
Poi ci sono rapporti e rapporti: un conto è se il figlio è maschio un conto se è una femmina. Il rapporto madre e figlia, è quello più perverso che io conosca. Già più volte io sono dovuto intervenire pesantemente contro mia figlia, che si è permessa certi giudizi su sua madre. GUAI, se lei si permette di mancare di rispetto a sua madre, guai!!!!

Conosco uomini che abbandonano la famiglia.
Donne no.
Anzi, nella nostra testa maschia, c'è un detto che viene dalla mamma, la mamma che ti dice..." Mettila incinta, che non ti scappa più"...
 

Persa/Ritrovata

Utente di lunga data
Non è detto che i padri presenti siano valide figure normative di riferimento.
Penso al tizio che avevo in casa io che pretendeva correttezza, impegno, coerenza... :rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl:
 

aristocat

Utente iperlogica
Una domanda, a chi di voi è separato o in crisi con il proprio compagno/coniuge e...ha figli. (Alce - Conte - Lettrice a parte, che si sono già aperti su questo)
Premettendo che è un'esperienza che non vorrei vivere mai; voi, con i vostri compagni di vita che ormai non stimate più... siete certi di aver fatto tutto il possibile per non metterlo/a in ombra anche involontariamente agli occhi dei vostri figli?
è stato difficile, ma fattibile? oppure, è cosa impossibile?
 
Stato
Discussione chiusa ad ulteriori risposte.
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