Costruire una didattica distanza non è scontato.
E mano a mano si scende di età sempre più complesso.
E' una questione di evoluzione cognitiva. Del pensiero.
Fino a circa gli 11- 13 anni (spesso anche oltre, questo tipo di limiti non sono "protocollati e dipendono da innumerevoli variabili) il pensiero è concreto.
Poi si passa alla costruzione del pensiero astratto.
Cosa significa nel concreto?
Significa che nella fase concreta i bambini hanno bisogno non solo di fare. Non solo di ascoltare. Non solo di guardare. Non solo di toccare. O assaggiare.
Hanno anche bisogno, se si vuole una strutturazione ordinata, che queste operazioni siano guidate e ordinate.
E' il motivo per cui ci si è inventati la scuola.
Creare un luogo in cui si andasse a lavorare su due livelli:
quello della costruzione delle basi per un pensiero astratto capace di elaborare e personalizzare gli stimoli provenienti dal mondo e quello di stimolare la socializzazione in condivisione delle regole sociali di quella data società.
Nella fase astratta, se quella precedente si è svolta senza grandi intoppi, inizia il periodo in cui i bambini iniziano a fare metacognizione, ossia ragionamenti sul ragionamento. E' una fase molto lunga questa.
Gradualmente iniziano a sviluppare quelle competenze che permettono non solo di ordinare i saperi, ma anche di connetterli e farli diventare un ragionamento. (le famose competenze)
La didattica distanza richiede di eliminare buon parte dell'accompagnamento necessario.
Se non è stata impostata ben prima di una emergenza è di complessa applicazione sia per gli insegnanti (che non sono abituati a ragionare su un insegnamento non in presenza, che quindi da la possibilità di verificare e vedere non solo il risultato ma anche il percorso che ha portato al risultato) sia per gli alunni che tendono a divenire fruitori passivi (e quindi annoiati e demotivati) smette di essere comunque didattica e divenire semplicemente proposta di contenuto da fruire. (niente di più deleterio per una mente in formazione).
La sto tagliando molto grossa, intendiamoci.
Ci sarebbe da andare a vedere come connettere i diversi stili di apprendimento ai materiali proposti (che in presenza vengono compensati anche inconsapevolmente dal gruppo e dalla comunicazione multilivello) e come renderli in una didattica da fruire tramite video, piuttosto che chat, piuttosto che esercizi interattivi.
Come differenziare una lezione nel suo svolgimento.
Non è roba che si improvvisa dall'oggi al domani. E se non si è formati no lo si sa fare.
Certo, fa effetto la video lezione.
Ma fa effetto a chi non sa come funziona un cervello dal punto di vista evolutivo.
Fa effetto il fare in sè.
Chi sa valutare la qualità di quel fare correlandola all'evoluzione del pensiero...ha a volte i brividi.
Non a caso sono in atto proposte continue di formazione online, scambio di esperienze su siti dedicati, etc etc.
Personalmente trovo illusorio che un paese che non ha praticamente mai sperimentato tutto questo, che non conosce le implicazioni di un mezzo come quello tecnologico dal punto di vista pedagogico e che quindi non lo sa adoperare concretamente da un giorno all'altro abbia una attivazione di un livello anche solo sufficiente.
LA situazione è che siamo in una emergenza.
I figli sono a casa non in vacanza. Sono a casa per una emergenza grave. Come non se ne ricorda negli ultimi 50 anni.
Tutti sono spaventati. Chi lo dice, chi non lo dice, chi nega e si aggrappa alla vita che fu, chi sè già alla fine dell'apocalisse e si sta per buttare nel burrone.
Quello che mi sento di dire è che la didattica a distanza, in questa situazione, non potrà supplire alla presenza a scuola.
Ci sono proposte di variazione dei calendari. Ci sono proposte di ridistribuzione dei programmi (anche avendo l'occhio alla questione dell'inclusività. non se ne parla. Ma tutti quegli alunni che sono disgrafici, dislessici, discalculici, i BES cognitivi piuttosto che ambientali, i disabili, i non verbali...non vado avanti se non la finisco più).
Per ora proposte.
C'è anche da dire che, a differenza dei cinesi, i bambini e i ragazzi italiani non sono abituati alla disciplina. I genitori fanno una fatica immane ad imporla se necessario.
Una scuola senza disciplina, lo studio senza disciplina non sta in piedi.
Ed è un problema serio questo.
L'altro problema è quello della valutazione
Non è un problema da poco.
Cosa si valuta?
Il compito?
La scuola, in genere, non valuta il compito.
Non solo il compito.
Valuta il modo in cui il compito è stato svolto, l'atteggiamento, il superamento di problematiche legate a ansia, timidezza, introversione piuttosto che i contrari.
E come viene valutato un compito svolto a distanza senza sapere se ci sono state interferenze?
Non è un altro problema di poco conto.
Come al solito la questione ha diversi livelli.
certo, può tranquillizzare vedere che gli insegnanti mandano video, applicazioni interattive, etc etc. C'è disponibilità immensa a riguardo.
Ma, di nuovo, credere che in un paese come questo, dove negli ultimi anni era difficile pure fare didattica in presenza, si possa passare fluidamente alla didattica a distanza è una illusione.
Come chiedere ai ragazzi di imparare un modo dell'apprendimento completamente nuovo anche per loro è una illusione.
Sorvolo sulla disponibilità di risorse in generale.
Dai dispositivi alle infrastrutture.
I ragazzi hanno bisogno di essere educati, e questo periodo è una opportunità, alla responsabilità.
Al fare in casa.
Al partecipare alla vita familiare e al rispetto di regole rigide.
non voglio giustificare nessuno. La scuola ha parecchie lacune.
Come in altri ambiti, anche nella scuola, si stanno evidenziando. I nodi vengono al pettine.
Era solo questione di tempo.
Ma prendere questa questione senza considerarne la complessità significa - di nuovo - entrare nell'ottica del nemico esterno.
I ragazzi sono a casa?
LA routine giornaliera. Hanno da alzarsi alla stessa ora tutti i giorni. Non è vacanza. Orario di scuola.
Ci sono parecchi casi, riportati sui giornali di settore, dove gli insegnanti dato l'appuntamento alle 8,00 in chat, non trovano nessuno.
Oppure di compiti dati e svolti dai genitori. O dai nonni.
Lavoro in casa.
Sono più liberi?
Bene. E' il momento che imparino a cucinare per tutti. Cucinare contiene parecchie nozioni di scienze.
Che puliscano per tutti. E anche qui, scienze, italiano, matematica.
Che si lavino i vestiti e imparino a stirarseli. italiano, matematica, scienze, tecnologia, chimica
Che costruiscano fogli di calcolo per le spese di casa.
Che calcolino quanto cibo serve e quale.
Stilino la lista della spesa.
Mappino i supermercati costruendo cartine col buon vecchio lucido e usando le bellissime matite a china (niente di meglio per affinare e consolidare il tratto, il controllo, il coordinamento oculo manuale, la progettazione, lo spostamento dell'attenzione, la concentrazione).
E via dicendo.
La didattica è cosa ben più complessa di una lezione.
Molti che svicolano, a mio parere, semplicemente non sanno tradurre.
E ribadisco non è una giustificazione.
Ma è un dato di realtà.
Di sicuro non può più funzionare il pensiero della divisione degli ambiti.
Gli insegnanti insegnano, i genitori seguono, i ragazzi fanno.
Serve un coordinamento.
Ma gli insegnanti stessi sono senza indicazioni chiare da parte del ministero.
Ogni istituto sta funzionando a sè o quasi.
Quindi è sciocco confrontarsi fra istituti.
Mi fermo qui.