Non è il cambiamento a preoccuparmi.
E' la fatica e l'inerzia e la passività e l'ignavia l'accidia.
Prima del cambiamento.
Sono le reazioni incontrollate di chi non vuole attraversare il cambiamento.
Non serve andare al virus eh.
Basta dare un'occhiata alle reazioni che si hanno di fronte ad un tradimento.
Senso di irrealtà.
Dissonanza.
Attacchi di ansia.
Panico.
Rabbia.
Ne puoi parlare meglio tu.
E tutto per una microfrattura.
Che questo è un tradimento rapportato a quello che stiamo iniziando ad attraversare.
Una microfrattura.
Pensa a come ha fatto male una microfrattura.
A come ci sia gente che dice che due mesi di dolore sono troppi e giustifica comportamenti e azioni che sono in sè vergognosi.
A come si scrive dentro una microfrattura.
A come la rabbia e il rancore restano lì per anni.
A quanto tempo serve per ritrovarsi.
E vale per tutti.
Crolla una vita e gli immaginari correlati, qualunque decisione si prenda.
Ecco.
Fai le proporzioni.
Pensa alla forza che ci hai dovuto mettere. All'impegno. Alla resistenza.
In questa situazione ci sarà da pensare al creare reti sociali. Allo stringere alleanze affettive solide.
Allo scegliere chi tenersi vicino e chi lontano.
Imparare ad essere attenti perchè il nemico è aria
(e non mi riferisco al virus. A me non preoccupa strettamente il virus, se non per il fatto che mi sto preparando al contagio di mio padre e al fatto che non lo cureranno.)
Certo. Sono d'accordo.
Su praticamente tutto.
E so, come lo sai tu, che fino a quando non saremo oltre il limite dei disordini sociali, questo non avverrà.
non abbiamo semplicemente nè le risorse nè le competenze.
E' una campagna di russia. E abbiamo le scarpe di cartone.
Questo è.
Io credo sia meglio prendere atto della realtà.
Poi ci saranno gli eroi, quelli che combatteranno, quelli che si sacrificheranno.
Si costruirà l'epica di questa epidemia.
Stiam scrivendo un capitolo che farà storia.
Ma non siamo cambiati dalla campagna di russia.
Mio nonno è tornato con le scarpe di cartone portando a spalle il fratello di sua moglie che aveva perso una gamba e un piede. Congelati.
affrontare una guerra prevede una capacità di rispettare gli ordini, ma anche una capacità di ascoltare ciò che chi riceve gli ordini ha da dirti.
perchè un vero generale sa dare anche retta al caporale che segnala che dietro la collina c'è una batteria di cannoni e che quindi devi ripiegare e cambiare direzione oppure ti falciano come mosche col Raid.
vieniamo da quasi un ventennio in cui ci si è fatti vanto di non avere più la leva. ed ora dobbiamo chiedere alle persone di obbedire senza avere la credibilità di un capitano dell'artiglieria alpina che dorme all'addiaccio come te.
sui racconti dei reduci di Russia, sai che sono preparato. qui la questione non è tanto che ci abbiano mandato al fronte con le divise e le scarpe da deserto. è che non sanno neanche di averci mandato in guerra ed ora ci chiedono di serrare i ranghi.
ma come dicevo ieri altrove, occorre preservare la memoria anche e soprattutto di chi, di fronte alla nostra crisi, invece di mandare mascherine o anche solo chiedere di che avevamo bisogno, facevano i mattacchioni scatarrando sulla pizza. o chiedendo di mettere il bollino del virusfree sul granapadano.
o bloccando qualsiasi possibilità di accesso per gli italiani. è vero quello che dici sul capire nei momenti difficili chi ci è veramente vicino e chi no. al momento, abbiamo capito che le Alpi sono un confine moooolto più netto di quanto immaginavamo.