Marjanna
Utente di lunga data
Anche da me. I falò del 5 gennaio mi avevano sempre affascinato. Adesso stanno sostituendo con giochi di luce e musiche epiche. Comprendo le motivazioni, ma in effetti non è la stessa cosa.Probabilmente nulla. Un tempo era normale parlare di "usi e costumi tradizionali" che semplicemente tramandavano usanze talvolta secolari, adesso è presochè indifferente.
Tuttavia alcuni resistono. Dalle mie parti, la notte del 5 gennaio si accendevano i falò. Poi è stato proibito per questioni di igiene dell'aria, lasciando il permesso solo per misure ridotte e comunitarie. Questa cosa si tramenda probabilmente da millenni e non è mai morta, perchè è una festa comunitaria, di radici pagane, di passaggio sul solstizio. L'occasione per mangiare dolci particolari.
Lasciando da parte il sincretismo cristiano (tutte le religioni sono sincretiste in qualche modo) sono sopravissute e si sono aggiunte, e resistono, solo quelle che hanno un risvolto economico-consumistico sempre più spiccato.
La società è in cambiamento da sempre, è la direzione del cambiamento che talvolta mi sconcerta, non perchè sia aprioristicamente refrattario, sullo pseudo contenuto.
Concordo con te che si tende a salvare ciò che ha risvolto economico-consumistico. Anche in alcune "sagre" alimentari, dove permane la parola tradizione, è spesso solo una parola, perchè di fatto è un mercato (se una tradizione non la spieghi, specie ad un bambino).
Tentavo di capire. Perchè mi pare che la questione sollevata riguardi i lavoretti scolastici per la festa del papà e della mamma.Infatti.
Quindi i riti pagani più antichi non li consideriamo tradizionali, mentre il modo in cui sono stati assimilati nel cristianesimo sì, poi ?
E’ qualcosa che ai miei tempi non era considerata una tradizione, o almeno non se ne parlava come tale, direi che era e basta.
Non ho ricordi particolari della costruzione di questi lavoretti scolastici, che nel mio caso non era solo letterine, ma vasi, ricordo un grembiule, oggetti dove dipingevamo qualcosa. Il più era lo sbattimento della maestra, che in effetti contattava vari fornitori, si occupava del materiale, chiedeva un prezzo agevolato. Immagino ora sia diverso, ma ai tempi era proprio lei che si gestiva il tutto. Infine c’era il non farci produrre delle ciofeche orrende.
Però tutti quei pensierini, venivano conservati. Alcuni persino esposti in casa, nonostante non fossero opere d’arte. Forse è un puttanata di per se, ma quello che torna al bambino direi che è il sorriso dei genitori, il vederli contenti quando gli veniva consegnato il dono creato.
Mi sono chiesta quanto diffuse siano, ad oggi, le richieste di coppie omosessuali di eliminare certi usi, però anche qui qualcuno ne ha sentito parlare. Se si vuol parlare della sofferenza dei bambini, potrebbe essere anche quella di chi il regalino lo nasconde subito dentro un armadio, per poi cestinarlo qualche tempo dopo.