Alphonse02
Utente di lunga data
Figlio frutto del tradimento: disconoscimento o riconoscimento, una decisione difficile
(Avvertenza: in BLU e GRASSETTO è la sintesi, ovvero la parte essenziale del post per capire se interessa; il resto è solo illustrazione facoltativa non necessariamente da leggere se non si vuole perdere tempo)
Il caso di Life is Life del 2017 mi ha richiamato alla mente una serie di vicende, alcune vicine altre lontane nel tempo, di figli nati a causa di tradimento, che ho seguito o delle quali sono venuto a conoscenza.
Avevo seguito, anni fa, il caso di cronaca del vecchio Prof. Giulio Maira (ex primario al Policlinico Gemelli di Roma), che aveva deciso, dopo 38 anni dalla nascita della figlia Francesca, nata da una relazione della moglie prima del matrimonio con lui) che lei non dovesse essere più sua figlia, probabilmente perché si era schierata con la madre nella separazione. E, dopo essersi separato dalla moglie (ed avviato l’annullamento del matrimonio presso la Sacra Rota) aveva promosso il disconoscimento di paternità della figlia (dapprima riconosciuta come propria e poi divenuta figlia legittima con il matrimonio con la di lei madre). Disconoscimento che venne rigettato dal Tribunale e, poi, credo anche in appello.
Alcune sere fa, parlavo a cena con un caro amico di un suo condomino, per tanti anni conosciuto solo come rompiballe alle riunioni condominiali, che incontrato per caso pochi giorni prima nel corso di una passeggiata lo aveva invitato a prendere un gelato insieme e gli aveva detto che prendeva commiato da lui, dal momento che nel giro di un mese si sarebbe recato in Svizzera per porre fine alla propria esistenza (attraverso il suicidio assistito, che è legale colà). Molto tranquillo e sereno, almeno in apparenza.
Alla domanda del mio amico se vi fossero particolari ragioni per commettere suicidio (e in quel modo) la risposta è stata la sua insopportabile mancanza di voglia di vivere. Quell’uomo, divorziato senza figli, non ha raggiunto gli 80 anni, è benestante ma si sente solo. Ha accennato al fatto che non ha avuto prole, salvo il sospetto di avere concepito un figlio in una relazione extra con una donna sposata, ormai oltre un quarto di secolo fa. Ma, all’epoca sia lui che l’amante decisero di troncare la relazione e di non sconvolgere le rispettive famiglie. E non ha mai saputo se il figlio concepito dall’amante fosse suo.
Oggi, forse, sapere che un figlio lo lascerebbe dietro di sé, potrebbe cambiare il suo intendimento ? L’interessato aveva risposto di no, potrebbe essere pure un figlio naturale ma lui non l’ha cresciuto e sarebbe un perfetto sconosciuto.
E allora il discorso con il mio amico (che è nonno) si è spostato sul fatto che avere cresciuto figli contribuisce fortemente a trovare il senso della vita, perché comunque (persino se non siano biologicamente propri) si crea un vincolo (meglio, un legame) che dura per la vita. Ed io sono stato pienamente d’accordo con lui.
Nel caso di @Life is life (che ho riportato su dall'archivio del sito) lui non ha disconosciuto la seconda figlia, concepita dalla moglie con l’amante, pur avendo avuto il sospetto che non fosse sua, sospetto che aveva probabilmente fatto scattare la decisione di allontanarsi per sempre da tutta la propria famiglia. Dopo 17 anni è tornato per conoscere le figlie ed aveva appreso, dalle analisi compiute (soprattutto l’esame del DNA), che la figlia minore non era sua discendente.
Eppure era nel suo diritto di chiedere il disconoscimento della paternità della seconda figlia.
Non l'ha fatto, perché l'ha sentita sua (stando al fatto che ha sempre parlato di sue figlie, al plurale, nei suoi post). Pur inchiodando la moglie alle sue responsabilità per il tradimento, a distanza di tanti anni.
Mi piacerebbe chiedergli, oggi, dopo 7 anni dal suo ritorno in famiglia (con la successiva separazione dalla moglie) come si è relazionato con lei (Alessandra, nome fittizio che ha usato nella narrazione della sua vicenda), che pure aveva appreso (origliando con la sorella maggiore una discussione accesa tra lui e la moglie) di non essere figlia biologica di lui, ma di un uomo che non aveva minimamente pensato di riconoscerla o, comunque, di occuparsi di lei.
(Avvertenza: in BLU e GRASSETTO è la sintesi, ovvero la parte essenziale del post per capire se interessa; il resto è solo illustrazione facoltativa non necessariamente da leggere se non si vuole perdere tempo)
Il caso di Life is Life del 2017 mi ha richiamato alla mente una serie di vicende, alcune vicine altre lontane nel tempo, di figli nati a causa di tradimento, che ho seguito o delle quali sono venuto a conoscenza.
Avevo seguito, anni fa, il caso di cronaca del vecchio Prof. Giulio Maira (ex primario al Policlinico Gemelli di Roma), che aveva deciso, dopo 38 anni dalla nascita della figlia Francesca, nata da una relazione della moglie prima del matrimonio con lui) che lei non dovesse essere più sua figlia, probabilmente perché si era schierata con la madre nella separazione. E, dopo essersi separato dalla moglie (ed avviato l’annullamento del matrimonio presso la Sacra Rota) aveva promosso il disconoscimento di paternità della figlia (dapprima riconosciuta come propria e poi divenuta figlia legittima con il matrimonio con la di lei madre). Disconoscimento che venne rigettato dal Tribunale e, poi, credo anche in appello.
Alcune sere fa, parlavo a cena con un caro amico di un suo condomino, per tanti anni conosciuto solo come rompiballe alle riunioni condominiali, che incontrato per caso pochi giorni prima nel corso di una passeggiata lo aveva invitato a prendere un gelato insieme e gli aveva detto che prendeva commiato da lui, dal momento che nel giro di un mese si sarebbe recato in Svizzera per porre fine alla propria esistenza (attraverso il suicidio assistito, che è legale colà). Molto tranquillo e sereno, almeno in apparenza.
Alla domanda del mio amico se vi fossero particolari ragioni per commettere suicidio (e in quel modo) la risposta è stata la sua insopportabile mancanza di voglia di vivere. Quell’uomo, divorziato senza figli, non ha raggiunto gli 80 anni, è benestante ma si sente solo. Ha accennato al fatto che non ha avuto prole, salvo il sospetto di avere concepito un figlio in una relazione extra con una donna sposata, ormai oltre un quarto di secolo fa. Ma, all’epoca sia lui che l’amante decisero di troncare la relazione e di non sconvolgere le rispettive famiglie. E non ha mai saputo se il figlio concepito dall’amante fosse suo.
Oggi, forse, sapere che un figlio lo lascerebbe dietro di sé, potrebbe cambiare il suo intendimento ? L’interessato aveva risposto di no, potrebbe essere pure un figlio naturale ma lui non l’ha cresciuto e sarebbe un perfetto sconosciuto.
E allora il discorso con il mio amico (che è nonno) si è spostato sul fatto che avere cresciuto figli contribuisce fortemente a trovare il senso della vita, perché comunque (persino se non siano biologicamente propri) si crea un vincolo (meglio, un legame) che dura per la vita. Ed io sono stato pienamente d’accordo con lui.
Nel caso di @Life is life (che ho riportato su dall'archivio del sito) lui non ha disconosciuto la seconda figlia, concepita dalla moglie con l’amante, pur avendo avuto il sospetto che non fosse sua, sospetto che aveva probabilmente fatto scattare la decisione di allontanarsi per sempre da tutta la propria famiglia. Dopo 17 anni è tornato per conoscere le figlie ed aveva appreso, dalle analisi compiute (soprattutto l’esame del DNA), che la figlia minore non era sua discendente.
Eppure era nel suo diritto di chiedere il disconoscimento della paternità della seconda figlia.
Non l'ha fatto, perché l'ha sentita sua (stando al fatto che ha sempre parlato di sue figlie, al plurale, nei suoi post). Pur inchiodando la moglie alle sue responsabilità per il tradimento, a distanza di tanti anni.
Mi piacerebbe chiedergli, oggi, dopo 7 anni dal suo ritorno in famiglia (con la successiva separazione dalla moglie) come si è relazionato con lei (Alessandra, nome fittizio che ha usato nella narrazione della sua vicenda), che pure aveva appreso (origliando con la sorella maggiore una discussione accesa tra lui e la moglie) di non essere figlia biologica di lui, ma di un uomo che non aveva minimamente pensato di riconoscerla o, comunque, di occuparsi di lei.