Oppure basta trovare una persona con lo stesso atteggiamento che in sè non è nocivo. Lo diventa se incontri un altro di ben diverso avviso, da cui la domanda: ma se io mi sento di fare così perchè dovrei forzarmi di fare cosà per compiacere uno che comunque ha uno "scopo" diverso dal mio?
Tra l'altro dire a una persona che si ritiene responsabile in tutto e per tutto degli esiti di ogni sua relazione: "se avessi fatto questo sarebbe andata meglio" è più o meno come buttare una granata in un cesto di granate
Vero.
Però siamo qui tutti per ragionare, non per fare terapia o per usare le delicatezze che magari usa un’amica.
Nelle relazioni non è mai tutta responsabilità di uno dei due, ma ognuno contribuisce a far sentire l’altro accettato e compreso.
È giusto esprimere sé stessi, le proprie aspirazioni relazionali, ma senza esagerare. Soprattutto non si può stare in una relazione come al casinò con continue puntate di tutte le fiches sul rosso e sul nero. Perché è certamente bello vincere e raddoppiare, ma si può anche perdere tutto.
A volte mi capita di leggere persone, prevalentemente donne, che criticano il coniuge perché non fa il regalo azzeccato, perché non fa in casa le attività desiderate, perché non organizza la cena romantica o le vacanze. Su questo poi si trova solidarietà e ognuna ha da raccontare aneddoti in cui, se non avesse organizzato lei, non sarebbero andati a cena fuori da decenni, oppure lui che manifesta scontento per la vacanza organizzata da lei.
Temo che queste rivendicazioni abbiano una base di aspettative legittime, ma ho anche la sensazione che costituiscano una forma di gioco d’azzardo. Una modalità per mettere in gioco la relazione o l’altro nel desiderio di ottenere una “prova d’amore“ che non fa che aumentare i nodi al dito.
SE lui farà questo, vuol dire che mi ama, che tiene a me, che mi ascolta.
Per cui “SE ho detto mille volte che mi piace la borsa di quella bancarella da cui siamo passati due mesi fa, perché mi ha regalato quella borsa costosa che non mi piace?”
Questo per dire che le modalità relazionali di Rosetta non sono solo sue.
Questo “poveretto” è un uomo di quasi sessant’anni , con tutti i suoi bagagli di relazioni finite, i traumi non li avrà solo lei, con la responsabilità di tre figli (sarà stato un bel trauma la fine di una relazione in cui si è investito, no?) e ha un suo modo di vivere con un lavoro, con del tempo libero, ma anche un modo di esprimersi ecc. Si possono esprimere i propri desideri, ma si può pretendere che uno faccia “i salti mortali“ per adeguarsi, se no è uno stronzo?