Ho sbagliato

Emanuela

Utente di lunga data
E la psicologa cosa ha detto di te?
ha detto che dobbiamo educarlo secondo poche ma semplici regole che dovevamo decidere io e il mio compagno assieme e che dovevo cercare di essere meno apprensiva nei suoi confronti. Di lasciare piano piano che diventi autonomo e se sbaglia pazienza
@ParmaLetale: ha finito ora l'asilo, a settembre inizia scuola, comunque le sue maestre hanno detto che questo ultimo anno è sbocciato: si è aperto molto con i suoi compagni e con le maestre. Nei disegni e lavoretti che fanno in aula è autonomo, è molto bravo e preciso, attento ai particolari, molto curioso quando spiegano qualcosa di nuovo.
@ologramma: sono anch'io come tua nuora molto severa nei suoi confronti, infatti tante volta mi chiedo come mai preferisca me a suo padre
 

Brunetta

Utente di lunga data
Se ho capito bene dovrebbe aver fatto la prima "elementare".. a scuola come va? è autonomo nei compiti per esempio?
Sai qual è il punto, nella maggior parte dei casi?
Che si pensano i bambini come non sono.
Si immagina un funzionamento adulto “in piccolo”, bisogni di riconoscimento adulto o adolescenziale e, nel contempo, una capacità di giudizio limitata.
Come adulti valutiamo noi stessi anche in base al gradimento che riceviamo dagli altri.
Se andiamo a una festa vogliamo essere notati, gli uomini tendono a mostrare le loro abilità sociali, si mostrano spiritosi o raccontano dei successi lavorativi oppure tendono a mostrare le proprie competenze culturali o lavorative o a suonare uno strumento. Le donne cercano un abito che dona, cercando sguardi maschili e femminili di gradimento, iniziano con una invitata che pare mite per iniziare a non sentirsi sole e creare una prima alleanza, lanciano sguardi all’uomo che trovano appetibile, per ottenere sguardi di conferma ecc.
Per un adulto la cosa importante è non fare tappezzeria. Avete presente quelle che si mettono a ballare da sole in modo sexy e in seguito ottengono attenzioni? Guardate o riguardate “Il segno di Venere” e i comportamenti interpretati dai diversi personaggi. Sono un manuale.
 

Brunetta

Utente di lunga data
ha detto che dobbiamo educarlo secondo poche ma semplici regole che dovevamo decidere io e il mio compagno assieme e che dovevo cercare di essere meno apprensiva nei suoi confronti. Di lasciare piano piano che diventi autonomo e se sbaglia pazienza
@ParmaLetale: ha finito ora l'asilo, a settembre inizia scuola, comunque le sue maestre hanno detto che questo ultimo anno è sbocciato: si è aperto molto con i suoi compagni e con le maestre. Nei disegni e lavoretti che fanno in aula è autonomo, è molto bravo e preciso, attento ai particolari, molto curioso quando spiegano qualcosa di nuovo.
@ologramma: sono anch'io come tua nuora molto severa nei suoi confronti, infatti tante volta mi chiedo come mai preferisca me a suo padre
🤦🏻‍♀️ come mai? Sei la mamma!
 

Brunetta

Utente di lunga data
Sai qual è il punto, nella maggior parte dei casi?
Che si pensano i bambini come non sono.
Si immagina un funzionamento adulto “in piccolo”, bisogni di riconoscimento adulto o adolescenziale e, nel contempo, una capacità di giudizio limitata.
Come adulti valutiamo noi stessi anche in base al gradimento che riceviamo dagli altri.
Se andiamo a una festa vogliamo essere notati, gli uomini tendono a mostrare le loro abilità sociali, si mostrano spiritosi o raccontano dei successi lavorativi oppure tendono a mostrare le proprie competenze culturali o lavorative o a suonare uno strumento. Le donne cercano un abito che dona, cercando sguardi maschili e femminili di gradimento, iniziano con una invitata che pare mite per iniziare a non sentirsi sole e creare una prima alleanza, lanciano sguardi all’uomo che trovano appetibile, per ottenere sguardi di conferma ecc.
Per un adulto la cosa importante è non fare tappezzeria. Avete presente quelle che si mettono a ballare da sole in modo sexy e in seguito ottengono attenzioni? Guardate o riguardate “Il segno di Venere” e i comportamenti interpretati dai diversi personaggi. Sono un manuale.
I bambini fino a una certa età, prevalentemente fino ai 4 anni, ma possono continuare così anche dopo e in alcuni momenti , giocano accanto agli altri, ma non con gli altri.
Guardate in giro i bambini non vostri, vedrete che magari hanno tutti una macchina in mano o un aereo o un oggetto qualsiasi che usano come se fossero i mezzi, ma non giocano con la macchinina, loro sono la macchinina, concentrati su loro stessi, ugualmente come le bambine con la bambola o la macchinina anche loro.
Poi cominciano poi gradualmente a interagire, ma sempre “facciamo che io ero… e tu eri” collocando gli altri nella propria fantasia.
Ma non è la stessa cosa degli adulti.
Non hanno voglia di cercare di inserire sconosciuti nel loro mondo, sconosciuti che non seguirebbero le loro fantasie.
Stanno bene così.
Più avanti, gradualmente hanno bisogno di arricchirsi con le fantasie altrui o per giochi di squadra. Ma lo fanno quando ne hanno bisogno.
Non lo fanno perché ne hanno bisogno gli adulti.
 

cinquanta+uno

Utente di lunga data
lui è molto timido e non riesce immediatamente a fare amicizia con gli altri bimbi, talvolta succede che giochi da solo: io cerco di spronarlo ma tante volte quando vedo un suo rifiuto preferisco giocare con lui piuttosto che rimanga solo.
non mi sono mai intromessa se litiga con i suoi amichetti, anzi!
I denti se li lava da solo ma poi io glieli rilavo perchè so che ancora non li spazzola bene.
Si veste da solo, la doccia gliela faccio io.
Lui mi cerca per qualsiasi cosa, è come se avesse sempre bisogno della mia approvazione. mi fa ridere perchè mi chiede: ti piace questa cosa? in base a quello che dico anche lui dà la stessa risposta
Emanuela, è giusto fare attenzione, ma a quell'età non andrei a cercare quello che poi spesso non c'è.
Ti dico, che una bambina coetania di mio figlio che sono arrivati fino alla fine delle medie insieme, fino a 8/9 anni era veramente chiusa, si relazionava solo con mio figlio, e quando c'erano altri bambini si allontanava.
Già da qualche anno è estremamente solare, farebbe amicizia anche con i muri, ed è più inclusiva di altre ragazze, che non è poco.
 

iosolo

Utente di lunga data
Come dire: prendi le bastonate fino a che non hai fatto il callo alle bastonate ;) :D

Usando l'esempio di brunetta sarebbe utile capire cosa comunica (e quindi cosa implica) quella disorganizzazione per accompagnare a renderla funzionale allo svolgimento delle proprie attività con una buona qualità della vita.
Che significa in soldoni: ok, mostrami come fai a fare il tuo zaino. E partendo dall'osservazione, per tentativi ed errori, trovare insieme la strategia per farlo in modo da raggiungere l'obiettivo dello zaino fatto. "proviamo così, che ne pensi? come ti trovi?"
Certo è un investimento di tempo, energia e risorse.
Ma.
Dietro questo tipo di accompagnamento c'è conoscenza reciproca, dialogo, reciproca compagnia e soprattutto crescita.
Che è molto diverso da: non sai fare lo zaino e allora ti supervisiono dicendoti come lo farei io (che le generazioni sagge si riassume in "lo so io come si fa!! e tutti zitti!!)
Ai bambini non piace nè prendere le note nè aver qualcuno che gli dice cosa e come fare senza ascoltare come e cosa farebbero loro. :)
Partendo sempre dall'esempio dello zaino ma ovviamente essendo grande non parliamo più di questo (o comunque non solo!), il problema non è fare lo zaino ma il disinteresse per farlo "bene".
Mi serve una penna, un quaderno, e un libro... butto tutto dentro ho il necessario e via.
Poi ci si dimentica dizionari (necessari!), non si ha un astuccio e si ritrova la merenda sbriciolata nello zaino. Però me la sono cavata uguale. Dizionario prestato, penna prestata e briciole buttate.
Non è che non sa come farlo, non lo ritiene importante, che forse è il più grande limite. La sua qualità della vita, nel suo modo di ragionare ancora molto immaturo, è questo.
Quindi trovare una strategia vincente, quando non si hanno i stessi obiettivi, diventa ancora più complicato.

Per questo pensavo di rispettare il suo equilibrio, accettando diciamo così il suo obiettivo, sperando che maturando, nel tempo, anche i suoi obiettivi si spostino in modo naturale e pertanto anche il suo modo di raggiungerli.

Sul grassetto, dal mio punto di vista era più che altro: prendi le bastonate, quando cominceranno a farti male, vedrai che la strategia per schivarle sarai tu il primo a trovarla, e se necessario, posso cercare di aiutarti a trovare il modo.
Comunque parliamo di un ragazzo di 15 anni, per farti capire che non è proprio un bimbo ma direi un giovane uomo, immaturo, ma comunque potenzialmente capace di difendersi dalle "bastonate" se vuole, ma per lui qualche rimprovero o nota disciplinare, e la sufficienza un po' tirata non la considera certo una bastonata.

Obiettivamente, lo è? Direi di no. Potrebbe fare meglio per il futuro? Sicuramente si.
Quindi è giusto insistere?
 

Brunetta

Utente di lunga data
Partendo sempre dall'esempio dello zaino ma ovviamente essendo grande non parliamo più di questo (o comunque non solo!), il problema non è fare lo zaino ma il disinteresse per farlo "bene".
Mi serve una penna, un quaderno, e un libro... butto tutto dentro ho il necessario e via.
Poi ci si dimentica dizionari (necessari!), non si ha un astuccio e si ritrova la merenda sbriciolata nello zaino. Però me la sono cavata uguale. Dizionario prestato, penna prestata e briciole buttate.
Non è che non sa come farlo, non lo ritiene importante, che forse è il più grande limite. La sua qualità della vita, nel suo modo di ragionare ancora molto immaturo, è questo.
Quindi trovare una strategia vincente, quando non si hanno i stessi obiettivi, diventa ancora più complicato.

Per questo pensavo di rispettare il suo equilibrio, accettando diciamo così il suo obiettivo, sperando che maturando, nel tempo, anche i suoi obiettivi si spostino in modo naturale e pertanto anche il suo modo di raggiungerli.

Sul grassetto, dal mio punto di vista era più che altro: prendi le bastonate, quando cominceranno a farti male, vedrai che la strategia per schivarle sarai tu il primo a trovarla, e se necessario, posso cercare di aiutarti a trovare il modo.
Comunque parliamo di un ragazzo di 15 anni, per farti capire che non è proprio un bimbo ma direi un giovane uomo, immaturo, ma comunque potenzialmente capace di difendersi dalle "bastonate" se vuole, ma per lui qualche rimprovero o nota disciplinare, e la sufficienza un po' tirata non la considera certo una bastonata.

Obiettivamente, lo è? Direi di no. Potrebbe fare meglio per il futuro? Sicuramente si.
Quindi è giusto insistere?
La cosa difficile da accettare, più che da capire è che è un problema cognitivo.
È difficile perché tendiamo a pensare che se c’è un problema cognitivo si è stupidi.
Ma lo si pensa perché si pensa all’intelligenza come a un patrimonio naturale e che non è modificabile.
Gli studi più recenti dimostrano che è proprio il contrario. L’intelligenza è maggiore di quello che crediamo ed è notevolmente complessa e determinata dalle esperienze, dalla loro elaborazione e dalla capacità di creare connessioni mentali, che sono materialmente costituite da connessioni tra neuroni.
Un adolescente, non è un adulto e non è un adulto maturo.
Nella maggior parte dei casi non è proprio in grado di pensare più cose contemporaneamente (che poi non è proprio così, ma è passaggio rapidissimo da un contenuto a un altro) ma soprattutto restare concentrato su una procedura (come preparare lo zaino, ma anche fare la spesa o risolvere un problema matematico o un ragionamento filosofico) senza essere trasportato in altri ambiti di contenuti, involontariamente, per analogia o per interferenza emotiva.
Acquisire la competenza (non è che il linguaggio scolastico cambia per confondere, ma deriva dalla maggiore consapevolezza del funzionamento mentale) di usare conoscenze, abilità in modo integrato è una cosa che richiede un lungo percorso.
La scuola e l’educazione famigliare, ma anche le attività sportive e qualsiasi esperienza rivolta alle persone in crescita hanno la funzione di guidare questo processo naturale della nostra mente per arrivare a un uso efficace della intelligenza.
Quindi guidare un bambino nella preparazione dello zaino o nel riordino della stanza o nella preparazione del caffè con la moka o dei biscotti ecc hanno la funzione di sviluppare l’intelligenza perché sia adeguata al contesto in cui si vive.
Sappiamo bene che abbiamo competenze tecnologiche enormi rispetto a un indigeno amazzonico. Ma sappiamo bene anche che saremmo morti in 24h nella foresta, incapaci di procurarci cibo, acqua e difenderci dai pericoli naturali.
L’educazione lì serve a quello.
 

iosolo

Utente di lunga data
La cosa difficile da accettare, più che da capire è che è un problema cognitivo.
È difficile perché tendiamo a pensare che se c’è un problema cognitivo si è stupidi.
Ma lo si pensa perché si pensa all’intelligenza come a un patrimonio naturale e che non è modificabile.
Gli studi più recenti dimostrano che è proprio il contrario. L’intelligenza è maggiore di quello che crediamo ed è notevolmente complessa e determinata dalle esperienze, dalla loro elaborazione e dalla capacità di creare connessioni mentali, che sono materialmente costituite da connessioni tra neuroni.
Un adolescente, non è un adulto e non è un adulto maturo.
Nella maggior parte dei casi non è proprio in grado di pensare più cose contemporaneamente (che poi non è proprio così, ma è passaggio rapidissimo da un contenuto a un altro) ma soprattutto restare concentrato su una procedura (come preparare lo zaino, ma anche fare la spesa o risolvere un problema matematico o un ragionamento filosofico) senza essere trasportato in altri ambiti di contenuti, involontariamente, per analogia o per interferenza emotiva.
Acquisire la competenza (non è che il linguaggio scolastico cambia per confondere, ma deriva dalla maggiore consapevolezza del funzionamento mentale) di usare conoscenze, abilità in modo integrato è una cosa che richiede un lungo percorso.
La scuola e l’educazione famigliare, ma anche le attività sportive e qualsiasi esperienza rivolta alle persone in crescita hanno la funzione di guidare questo processo naturale della nostra mente per arrivare a un uso efficace della intelligenza.
Quindi guidare un bambino nella preparazione dello zaino o nel riordino della stanza o nella preparazione del caffè con la moka o dei biscotti ecc hanno la funzione di sviluppare l’intelligenza perché sia adeguata al contesto in cui si vive.
Sappiamo bene che abbiamo competenze tecnologiche enormi rispetto a un indigeno amazzonico. Ma sappiamo bene anche che saremmo morti in 24h nella foresta, incapaci di procurarci cibo, acqua e difenderci dai pericoli naturali.
L’educazione lì serve a quello.
Concordo su quanto hai scritto, ma non ho compreso, se mi consigli di insistere con metodi più incisivi, oltre che persuadere/convincere ovviamente, per risultati migliori oppure no?
 

Brunetta

Utente di lunga data
Concordo su quanto hai scritto, ma non ho compreso, se mi consigli di insistere con metodi più incisivi, oltre che persuadere/convincere ovviamente, per risultati migliori oppure no?
Consiglio di affiancare il figlio (se lo accetta, perché può essere in una fase di crescita personale affettiva che lo porta a rifiutare ogni forma di affiancamento, per non sentirsi piccolo e incapace) nello svolgimento di attività in cui non ha acquisito le procedure.
Non concordo con tuo marito nell’esortare a (mi vengono termini dialettali più efficaci come disciularsi o scantarsi) rendersi autonomo. Ma va benissimo se lo fa il padre che ha un ruolo diverso e che proprio in queste esortazioni dimostra fiducia nelle capacità adulte del figlio.
Però appunto un ragazzino ha estremamente bisogno di sentirsi altro dal bambino che era solo ieri e nella scuola è realmente un altro. Se lo potessi vedere non lo riconosceresti nel suo magari essere provocatorio con gli insegnanti o vessatore o vittima con i compagni.
Se ha questo bisogno di indipendenza, puoi aiutare la formazione della competenza di costruire quelle procedure in altri campi.
Così come un bambino in età da scuola primaria acquisisce procedure e sicurezza facendo il caffè con la moka (pensa a quanto è difficile da descrivere a parole) o ad apparecchiare o a seguire una ricetta. In età adolescenziale può servire anche chiedergli di preparare una lista della spesa o di spiegare alla nonna come usare alcune funzioni dello smartphone o prepararle la lista delle medicine con orari o di fare un carico di lavatrice distinguendo colori e tessuti.
Questi suggerimenti riguardano la formazione mentale attraverso il trasferimento di competenze. Ma devono essere cose realmente utili. Mica è scemo!
 

perplesso

Administrator
Staff Forum
ha detto che dobbiamo educarlo secondo poche ma semplici regole che dovevamo decidere io e il mio compagno assieme e che dovevo cercare di essere meno apprensiva nei suoi confronti. Di lasciare piano piano che diventi autonomo e se sbaglia pazienza
@ParmaLetale: ha finito ora l'asilo, a settembre inizia scuola, comunque le sue maestre hanno detto che questo ultimo anno è sbocciato: si è aperto molto con i suoi compagni e con le maestre. Nei disegni e lavoretti che fanno in aula è autonomo, è molto bravo e preciso, attento ai particolari, molto curioso quando spiegano qualcosa di nuovo.
@ologramma: sono anch'io come tua nuora molto severa nei suoi confronti, infatti tante volta mi chiedo come mai preferisca me a suo padre
mi sembra un bimbo normalissimo. dategli tempo
 

iosolo

Utente di lunga data
Consiglio di affiancare il figlio (se lo accetta, perché può essere in una fase di crescita personale affettiva che lo porta a rifiutare ogni forma di affiancamento, per non sentirsi piccolo e incapace) nello svolgimento di attività in cui non ha acquisito le procedure.
Non concordo con tuo marito nell’esortare a (mi vengono termini dialettali più efficaci come disciularsi o scantarsi) rendersi autonomo. Ma va benissimo se lo fa il padre che ha un ruolo diverso e che proprio in queste esortazioni dimostra fiducia nelle capacità adulte del figlio.
Però appunto un ragazzino ha estremamente bisogno di sentirsi altro dal bambino che era solo ieri e nella scuola è realmente un altro. Se lo potessi vedere non lo riconosceresti nel suo magari essere provocatorio con gli insegnanti o vessatore o vittima con i compagni.
Se ha questo bisogno di indipendenza, puoi aiutare la formazione della competenza di costruire quelle procedure in altri campi.
Così come un bambino in età da scuola primaria acquisisce procedure e sicurezza facendo il caffè con la moka (pensa a quanto è difficile da descrivere a parole) o ad apparecchiare o a seguire una ricetta. In età adolescenziale può servire anche chiedergli di preparare una lista della spesa o di spiegare alla nonna come usare alcune funzioni dello smartphone o prepararle la lista delle medicine con orari o di fare un carico di lavatrice distinguendo colori e tessuti.
Questi suggerimenti riguardano la formazione mentale attraverso il trasferimento di competenze. Ma devono essere cose realmente utili. Mica è scemo!
In realtà sono io che esorto a che sia più autonomo e trovi i suoi equilibri. Il padre vorrebbe essere più incisivo affiancandolo ad una persona esterna (ripetizioni per di più), cosa che io per esempio non condivido, proprio perchè secondo me a 15 anni, ha tutto il tempo per trovare il suo modo e considerato che alla fine la promozione senza debiti l'ha conquistata.
 

Brunetta

Utente di lunga data
In realtà sono io che esorto a che sia più autonomo e trovi i suoi equilibri. Il padre vorrebbe essere più incisivo affiancandolo ad una persona esterna (ripetizioni per di più), cosa che io per esempio non condivido, proprio perchè secondo me a 15 anni, ha tutto il tempo per trovare il suo modo e considerato che alla fine la promozione senza debiti l'ha conquistata.
Io ho capito, ma credo di non essere stata chiara.
Tuo marito è un padre insofferente. Patisce la inettitudine del figlio (secondo il suo giudizio) nel metodo di studio. Metodo di studio genericamente indica risultati insoddisfacenti o scarsa applicazione.
Invece il metodo di studio è la competenza di conoscere più modalità di studio e di memorizzazione che consentono di corrispondere alle richieste della scuola e ottenere buoni voti OPPURE applica le modalità di studio più efficaci per cogliere le opportunità che le varie materie e insegnanti offrono per comprendere il mondo.
Le modalità per ottenere risultati positivi nel senso di voti alti consistono prevalentemente nella memorizzazione.
Ovviamente la memorizzazione è più facile se negli anni precedenti si sono costruite strutture mentali che fanno mettere le nuove conoscenze in ordine.
La mente è come un grande armadio, sempre in fase di montaggio e riordino, in cui si mettono le cose nuove in ripiani e scatoloni e scatoline. Se l’armadio è traballante e le cose precedenti sono state messe a caso, non si sa come mettere in ordine le cose nuove.
Io credo che tuo marito non si sia molto interessato della costruzione dell’armadio e adesso si irriti dei risultati che rivelano che c’è disordine. Per soffrire meno vuole affidarsi a un sostituto che metta in ordine.
È difficile trovare chi possa aiutare a mettere in ordine, perché ci vuole molto tempo e generalmente a chi viene chiamato a svolgere questo compito non viene dato molto tempo, gli si chiede solo di fare migliorare i risultati.
Il lavoro reale di aiuto è quello di guidare a costruire l’armadio e a metterlo in ordine con il metodo adeguato alla singola persona.
Perché il metodo, come è spiegato in modo divulgativo in diversi libri*, deve corrispondere al funzionamento individuale.
Dato che per tutti, da bimbi, ma anche da adulti, è utile passare da una fase concreta (forse qualcuno ricorda i disegni o meglio il ritaglio di triangoli e quadrati per capire il teorema di Pitagora…) ma comunque c’è chi usa immagini mentali (avete presente il medico autistico di The Good doctor?) chi usa mappe (dr House) chi mappe collegate da frecce causa-effetto (gli investigatori di serial killer) chi le immagini, chi le parole ascoltate, chi quelle lette.
Normalmente ognuno usa un mix di questi metodi.
Quindi hai ragione tu, il metodo si acquisisce da soli, attraverso le diverse esperienze scolastiche.
Io ho solo due figli (se ne avessi dieci avrei osservato dieci modalità, ma ne ho viste centinaia attraverso gli alunni) ma hanno metodi completamente differenti. Mia figlia è organizzata e con un metodo accumulativo, mio figlio intuitivo, visivo, apparentemente superficiale, ma con una capacità sorprendente di compiere inferenze e collegamenti.
Quindi hai ragione tu, MA non per questo è inutile un aiuto tuo/vostro o di persone competenti, ma non chi dà lezioni disciplinari (che per molti adolescenti sono una affermazione di incapacità ) ma di esperti dell’apprendimento.
Cerca online nella tua zona:
http://www.cam.rn.it/metodo_feuerstein.php
oppure
Metodo meta cognitivo
qui una sintesi
.

* https://www.organizzatessen.it/lavorare-in-team/i-sei-cappelli-per-pensare-di-edward-de-bono/
 

hammer

Utente di lunga data
Dopo le scuole medie ho cercato di indirizzare i loro studi verso indirizzi che fossero attinenti alla mia professione.
Ma come è stato nel mio caso, ai suoi tempi, molto spesso ai figli non piace fare lo stesso lavoro dei padri.
Ad un certo punto abbiamo preferito che seguissero le loro inclinazioni.
Oggi sono dei professionisti ma in settori lontani dal mio campo.
Credo che sia stata la scelta giusta.
 

CIRCE74

Utente di lunga data
Dopo le scuole medie ho cercato di indirizzare i loro studi verso indirizzi che fossero attinenti alla mia professione.
Ma come è stato nel mio caso, ai suoi tempi, molto spesso ai figli non piace fare lo stesso lavoro dei padri.
Ad un certo punto abbiamo preferito che seguissero le loro inclinazioni.
Oggi sono dei professionisti ma in settori lontani dal mio campo.
Credo che sia stata la scelta giusta.
e certo...i figli li mettiamo al mondo ma poi sono persone completamente diverse e scollegate da noi...ognuno è giusto che decida la sua vita.
 

hammer

Utente di lunga data
Io personalmente non ho ancora capito se ho fatto qualcosa di giusto, penso di si, ma non ne sono del tutto convinto
Ti capisco. Mi auto processo continuamente. Ancora non mi è del tutto chiaro cosa voglia dire essere un "buon padre". Mi è sempre piaciuto giocare con loro da piccoli. Non sai cosa darei affinché tornassero piccoli, solo per un giorno, per poterci giocare ancora e ancora. Sono diventati grandi in un attimo...
 

Pincopallino

Utente di lunga data
Ti capisco. Mi auto processo continuamente. Ancora non mi è del tutto chiaro cosa voglia dire essere un "buon padre". Mi è sempre piaciuto giocare con loro da piccoli. Non sai cosa darei affinché tornassero piccoli, solo per un giorno, per poterci giocare ancora e ancora. Sono diventati grandi in un attimo...
Io ho provato a giocarci ieri sera.
Avro‘ mal di schiena per non meno di due settimane da oggi.
E pure un ginocchio scricchiola da stamattina. 😂😂😂
Partita a padle: io e numero 3 contro numero 1 e numero 2.
Io credo di non aver toccato manco una palla.
Pero‘ ne ho viste tante neh, soprattutto che giravano.
Per un paio di bordate potrei utilizzare la stessa frase di Trump quando ha sentito il proiettile: la più grande zanzara della mia vita. 😂😂😂
 
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