Scrive Alessandra Kustermann, ginecologa della Mangiagalli di Milano, ora in pensione, che ha creato la prima unità per l’intervento per donne abusate, ha individuato i punti importanti.
”
Ne ho individuati nove, un elenco che porto in ogni incontro nelle scuole e che spiego ai ragazzi e alle ragazze».
Il primo campanello, dunque.
«L’
indifferenza. Se la donna “sgarra”, l’uomo finge di perdere interesse nei suoi confronti. Si lega al secondo concetto, il
ricatto: se non fai quello che dico, ti lascio. Ed emerge già la spinta al predominio, al possesso dell’altra persona che ritroviamo nell’
umiliazione. Lui la fa sentire deprezzabile e si erge a unico eroe».
La vittima viene manipolata.
«La donna come oggetto, privata delle libertà».
La gelosia emerge quasi in ogni caso di femminicidio.
«Non esiste una dose minima di gelosia accettabile, è una mancanza di fiducia nei confronti dell’altro. Non è mai un segnale d’amore, semmai di narcisismo. E ovviamente presuppone il desiderio di controllo. Il partner monitora le spese, ma anche gli spostamenti della compagna, spesso con app di geolocalizzazione, poi la chiama per chiedere spiegazioni».
Intrusione.
«Fisica, ma anche della privacy sui social. Alcune giovanissime considerano una prova d’amore dare la password dei propri account al fidanzato».
Isolamento.
«Un processo progressivo, che porta all’allontanamento da amici e familiari».
Intimidazione.
«La frase classica, “Se mi lasci ti uccido”, come è accaduto a quest’ultima vittima. Ecco, di fronte a questi segnali dico alle donne di denunciare, di venire ai centri antiviolenza che possono aiutarle a leggere la pericolosità di questi atteggiamenti».”
Controllo, isolamento, intimidazione: c’erano almeno tre campanelli d’allarme nella relazione tra Pamela Genini e Gianluca Soncin. I consigli della ginecologa e presidente dell’associazione Svs Donna Aiuta Donna
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