Quindi diventa una sorta di negoziazione.
Io offro X - tu non solo non vuoi X ma vuoi Y - allora rilanci - io potrei rifiutare il rilancio oppure accettare e via così...fino a che non si giunge ad un accordo.
Che va bene eh.
Ma a questo punto siamo fuori dal contesto dell'offrire e dell'accogliere.
Siamo nel contesto della negoziazione.
L'offerta non comprende la negoziazione.
O è sì o è no.
E più che altro comprende - l'offerta- il riconoscimento dell'altro e del piacere dell'altro in me.
Io offro quel che da piacere a me. Rischiando (di un rischio calcolato dalla conoscenza) che quel che da piacere a me lo dia anche a te.
O anche aprendoti squarci sul mio piacere. (che è poi l'essenza di un dono).
In una negoziazione l'obiettivo è trovare una mediazione fra un mio piacere e un tuo piacere.
Poi si può negoziare qualunque cosa
Di mio, molto raramente negozio sulle offerte che faccio.
L'offerta è una offerta. Ha un campo delimitato. E un tempo delimitato.
E' una descrizione di me.
Se negozio sono fuori dal contesto dell'offerta.
Un po' come arrivare ad un compleanno con un dono. Consegnarlo e trovarmi dall'altra parte una persona che mi dice "guarda, grazie ma io desidero quest'altro dono".
Che va benissimo.
Ma a quel punto mi dici quanto costa, ti do i soldi e te lo vai a comprare da sol*.
A quel punto lo scambio diventa la moneta. E io divento un mezzo per farti avere quel che desideri tu.
A quel punto il compromesso non è tanto sul contenuto dell'offerta, ma sul mio ruolo nell'offrire.
E non è detto che quel ruolo mi vada bene.
Lo decido. In relazione a me e con me.
E in riferimento a me.
Questo livello lo gioco, in termini relazionali, solo in un altro gioco. Che presuppone tutt'altro dalla negoziazione. Presuppone un'ampiezza di mia disponibilità che non è assolutamente presente in tutte le mie relazioni.
Lo stesso per me vale quando mi vien fatta una offerta.
O accetto l'offerta (che per me è offerta di una parte dell'altro) o la rifiuto.
Non rilancio praticamente mai.
Anche perchè mi mette molto a disagio rilanciare.
Iniziano ad apparire ombre che riguardano il compiacermi.
A quel punto la libertà dell'altro che mi offre per me si è spostata.
Se G. mi offrisse di leccarmela e io di rilancio gli chiedessi di scoparmi, potrebbe anche essere che lui accetti.
Ma la sua offerta libera, e il piacere della sua offerta a me e per me, non ci sarebbe più.
Mi chiederei per chi lo sta facendo, di scoparmi.
E non gradirei che mi scopasse perchè comunque lo fa godere.
(anzi, inizierei a farmi domande sulla sua autenticità come persona che si relaziona con me).
E non gradirei che mi scopasse per fare piacere a me dopo essere sceso a compromessi con sè.
E mica perchè sono buona. Ma perchè inizierei a pormi domande sulla sua stabilità, sulla sua autenticità, sulla sua lealtà.
Fra l'altro mi perderei il guardarmelo mentre si gode la sua fantasia concretizzata in me e attraverso me.
E questa cosa è per me uno degli ingredienti dell'eccitazione. E dell'affetto che provo per lui.
Non è in questo modo che mi piace vedere realizzati i miei desideri.
Andrebbe bene anche un robot, o un toy che mi fornisce il piacere che immagino io.
In questo modo.
L'altro diventa un mezzo per me.
Ma non ci sarebbe spazio di nutrimento del piacere in condivisione e in compenetrazione.
Non so se mi sto riuscendo a spiegare.