...un abbraccio .... Compagna mia ...
Come spesso capita, ultimamente tutti i giorni, ieri mattina ero in ospedale ed ero seduta in DH mentre mi somministravano la mia terapia.
una compagna di sventura entra e resta ad aspettare l'infermiera, l'accompagna una donna più adulta.
ci salutiamo con un sorriso, non l'ho mai vista e capisco dalle poche parole concitate che dice che deve esser una delle prime volte che è qui.
è quasi intimidita nel parlare, mi chiede da quanto tempo vengo qui, io rispondo circa due anni, sbianca e dice " oddio"
mi fa tanta tenerezza memtre mi racconta della sua recente scoperta della malattia, che si sente tremare tutta, la voce, le mani, E si sente strana come emozionata, ha paura di affrontare cure che non conosce, che sa saranno temibili ma che dovra' necessariamente fare, ha paura di non sapere cosa le accadrà
la rassicuro, le mie cure stanno facendo il loro buon lavoro, c'è tanta speranza e serenità, in fondo.
questa frase la sblocca è come se cercasse disperatamente qualcuno come lei, nelle stesse condizioni, quando l'ago è infilato e le gocce lentamente entrano nel tuo corpo.
Prosegue come un fiume in piena, mi parla di se, delle persone che conosce e che in questi giorni la cercano e le danno tanto coraggio, del suo sgomento, dell'emozione di affrontare questa nuova vita e della paura di cedere allo sconforto
la lascio sfogare, non la interrompo, le sorrido e annuisco quando mi dice che si capisce che la comprendo.
alla fine tace, come svuotata, e comincia a piangere, sommessamente e pudicamente si asciuga con le mani le lacrime che scendono
le offro un fazzoletto e le parlo di me in generale, non solo della malattia, non le dico "non piangere" perché non avrebbe senso, non in quel momento, le racconto anche del Natale che verrà dei preparativi che faccio, la faccio ridere un po' con gli aneddoti del mio passato.
la vedo così fragile e spaventata ma al tempo stesso desiderosa di confrontarsi per capire e affrontare al meglio.
la parole continuano e riusciamo a sdrammatizzare un po', lei sorride e la sua amica le dice " vedi che bella gente incontri qui "
la mia terapia è finita Annalisa ( l'infermiera ) viene a staccarmi il tubicino che mi lega alla macchina della terapia, mi alzo e mi giro per salutare la compagna accanto a me
lei tira su col naso, e si affretta ad asciugare altre lacrime, mi avvicino e la abbraccio, quando mi scosto lei sorride e mi accarezza la guancia, sussurra " buon Natale"
buon natale a te, cara compagna.
Come spesso capita, ultimamente tutti i giorni, ieri mattina ero in ospedale ed ero seduta in DH mentre mi somministravano la mia terapia.
una compagna di sventura entra e resta ad aspettare l'infermiera, l'accompagna una donna più adulta.
ci salutiamo con un sorriso, non l'ho mai vista e capisco dalle poche parole concitate che dice che deve esser una delle prime volte che è qui.
è quasi intimidita nel parlare, mi chiede da quanto tempo vengo qui, io rispondo circa due anni, sbianca e dice " oddio"
mi fa tanta tenerezza memtre mi racconta della sua recente scoperta della malattia, che si sente tremare tutta, la voce, le mani, E si sente strana come emozionata, ha paura di affrontare cure che non conosce, che sa saranno temibili ma che dovra' necessariamente fare, ha paura di non sapere cosa le accadrà
la rassicuro, le mie cure stanno facendo il loro buon lavoro, c'è tanta speranza e serenità, in fondo.
questa frase la sblocca è come se cercasse disperatamente qualcuno come lei, nelle stesse condizioni, quando l'ago è infilato e le gocce lentamente entrano nel tuo corpo.
Prosegue come un fiume in piena, mi parla di se, delle persone che conosce e che in questi giorni la cercano e le danno tanto coraggio, del suo sgomento, dell'emozione di affrontare questa nuova vita e della paura di cedere allo sconforto
la lascio sfogare, non la interrompo, le sorrido e annuisco quando mi dice che si capisce che la comprendo.
alla fine tace, come svuotata, e comincia a piangere, sommessamente e pudicamente si asciuga con le mani le lacrime che scendono
le offro un fazzoletto e le parlo di me in generale, non solo della malattia, non le dico "non piangere" perché non avrebbe senso, non in quel momento, le racconto anche del Natale che verrà dei preparativi che faccio, la faccio ridere un po' con gli aneddoti del mio passato.
la vedo così fragile e spaventata ma al tempo stesso desiderosa di confrontarsi per capire e affrontare al meglio.
la parole continuano e riusciamo a sdrammatizzare un po', lei sorride e la sua amica le dice " vedi che bella gente incontri qui "
la mia terapia è finita Annalisa ( l'infermiera ) viene a staccarmi il tubicino che mi lega alla macchina della terapia, mi alzo e mi giro per salutare la compagna accanto a me
lei tira su col naso, e si affretta ad asciugare altre lacrime, mi avvicino e la abbraccio, quando mi scosto lei sorride e mi accarezza la guancia, sussurra " buon Natale"
buon natale a te, cara compagna.