Non so, ma prima di tutto, non mi pare di avere in mente un quadro drammatico.
A me sembra che, in realtà, ci sia una specie di timore di parlare del fatto che cambiamo, fisicamente, di testa, e non sempre in meglio.
Ma io non ho chissà quale timore, per questo ne parlo con tranquillità e per questo penso di avere la testa impostata decentemente, per accettare il cambiamento.
Anche perché forse si pensa che chi scrive non abbia una storia, ma pensare che a cinquant'anni non mi sia già ampiamente rapportata con l'invecchiamento o la morte delle persone di fianco a me, mi stupisce.
Anche a me.
Ho la sensazione che per molti prevalga la negazione di un fatto naturale come l'invecchiamento e la morte, cosa che ha come conseguenza anche la mancata capacità di comprendere chi in quella fase c'è già.
La vecchiaia è brutta perché toglie, è essenzialmente questo il problema.
Non ho mai sentito nessuno gioire per ciò che aveva perso.
Fa paura?
Certo, e non vedo nemmeno quale sia il problema di avere paura.
Tutta la storia umana è dominata dalla paura della morte, cosa che ha portato a costruire ed immaginare anche altre vite dopo di essa.
È una constatazione ma anche un avvertimento.
Oggi si vive tutti come se ogni cosa fosse eterna.
Col cazzo.
Ogni fase va goduta proprio per la sua temporaneità, vanno godute le persone, l'amore, il corpo finché è sano.
Comprendere l'esistenza della morte ti fa amare di più la vita.
Necessariamente.
Ho visto piangere un vedovo anche perché gli mancava il sesso con sua moglie.
È straziante, ma averne goduto per decenni insieme è qualcosa che ti fa capire come quell'atto fosse una parte delle emozioni belle della vita.
Irripetibili.