Mi intrometto perché intravedo il rischio di confusione tra il rispetto delle regole e la psicologia individuale. La dicotomia tra "giusto o sbagliato" vale in relazione alle regole sociali di comportamento. L'interpretazione o convincimento individuale su cosa soddisfi il proprio ego-ismo è una questione che va affrontata sul piano psicologico da ciascuno, per capire se stessi (che è l'interrogativo della filosofia più antica) e, magari, risolvere qualche senso di colpa che sopravviene..
Se si porta il ragionamento sulle peculiarità individuali alle conseguenze estreme si giunge a negare qualsiasi regola del vivere civile. Ogni regola non piace ad un certo numero di persone o in certe situazioni, è un dato di fatto.
Non è però che ciascuno può riscrivere le regole come meglio crede.
Anche il rispetto degli altri può essere oggetto di diversa interpretazione, ma alcuni principi di base non possono essere messi in discussione. Ad esempio, che la libertà individuale di comportarsi trova il limite costituito dalle libertà degli altri consociati, sempre.
Se scegli di sposarti, dovresti essere consapevole che il matrimonio comporta una serie di diritti e di doveri. Se non credi alla esclusività della relazione coniugale o lo fai presente prima di sposarti (e quindi concordi una deroga con il partner, anche successivamente) o rispetti quella regola fino a quando non ti separi/divorzi e ri-acquisisci la tua piena libertà.
E' semplice e lineare per chi vuole capire.
Poi, i tradimenti ci sono sempre stati nella storia dell'essere umano ma vengono sanzionati in ogni ordinamento giuridico appena evoluto (con differenti sanzioni o svantaggi). Chi tradisce sbaglia, si mette al di fuori delle regole e se ne deve assumere tutte le responsabilità.
Ogni analisi psicologica sulle ragioni/motivazioni del tradire il coniuge è (può essere) utile per capire come siano andati i fatti ma non rende il tradimento lecito o socialmente accettabile.
Non esiste alcuna regola che imponga al cornasubente di non reagire come crede di fronte alla scoperta di essere stato ingannato. Persino se il tradimento risale a molto tempo prima.
E' una decisione individuale, faticosa da prendere, ma è una facoltà esercitabile in ogni tempo. Quello che non appare ammissibile è oscillare continuamente tra accettazione e non accettazione del tradimento (perdonismo ad intermittenza).
Io rispetto la linearità di comportamenti e l'assunzione di responsabilità, sempre.
Se tradisci e sei scoperto, non hai diritto di accampare giustificazioni di alcun tipo (e in questo sito c'è un'enciclopedia di motivazioni giustificative) e dovresti mettere il tradito nella condizione di conoscere i fatti e lasciarlo pienamente libero di decidere se lasciare o non lasciare, senza pretendere alcuna contropartita.
Quello che è un comportamento sbagliato (il tradimento) almeno si ammanta di correttezza sotto l'aspetto dell'assunzione di responsabilità una volta scoperti.
Già il tentativo di sminuire la durata e le modalità del tradimento (sembra che esistono un'infinità di dissociamenti della personalità nei traditori, per cui si tradisce pur provando amore per il tradito, per non dire della inconsapevolezza) lo trovo gravemente scorretto, è un tentativo di truffa per ottenere un perdono basato sulla falsità o su una fasulla manifestazione di buoni sentimenti (si tace per non dare un dispiacere al partner tradito).
@Dan65 ha precisato che ha tentato la via del confronto (chiedendo spiegazioni dal primo momento) ed ha scelto di allontanarsi da casa di fronte alla reazione isterica della moglie, quando urlava alla sorella di non dire niente nell'immediatezza dei fatti, ed il di lei successivo comportamento: rifiutava ogni dialogo e, sempre se ricordo bene, dormiva in altra stanza. Aveva creato lei una condizione di separazione in casa senza dialogo e confronto, protrattasi per giorni.
Ad un certo punto (due settimane, se non sbaglio) lui si è allontanato, comportamento che, in fin dei conti, è consigliato dalla maggioranza degli psicologi nel periodo di confronto acceso dopo la scoperta di un tradimento. Non trovo strano il suo agire.
Piuttosto, appare troppo accondiscendente rispetto alla protratta decisione della moglie di non fornire spiegazioni, anche secondo me. Non riesce a prendere una decisione.
La ricerca delle spiegazioni non può trascinarsi a lungo, in ogni caso. Significa lasciare campo libero a chi non ha interesse a fornirle e tira a lungo senza aprirsi al dialogo.
Comprendo il dolore, ma di fronte ad un comportamento così freddo della moglie a distanza di giorni si deve reagire in modo chiaro e netto (senza violenza fisica, ovviamente). Ormai il rapporto di coppia non potrà tornare come prima (spero che ne sia consapevole) e, probabilmente, non otterrà mai alcuna spiegazione. Forse dopo una separazione consensuale o il divorzio la moglie farà capire, almeno in parte, quale sia stata la ragione della crisi gravissima che si è verificata.
Io la metterei sulla diversa indole degli individui.
Ci sono i c.d. paraculi che non sono malati ma degli ego-isti formidabili ed irrispettosi degli altri.