Perchè pericolosamente?
Io, ma è la mia visione, userei meravigliosamente.
E' un attimo di infinito.
Noi viviamo in un mondo in cui partorire è presentato in modo romantico quasi. E' diventato strano il dolore. (non che sia auspicabile...ma da qui a strano..)
Dai racconti della mia decana, il parto non era romantico.
Era vita intensissima. E morte e vita. Sangue. Dolore. Forza. Soprattutto.
La mia decana mi racconta episodi spaventosi ed al contempo ridicolissimi....la partoriente che sgridava chi intorno a lei chiacchierava in attesa del momento del parto, fra una doglia (mica anestesie eh) e l'altra. E alcune di queste donne le ho incontrate...e ancora a distanza di decenni ricordano la decana, nelle sue diverse vesti durante il loro parto.
Lo trovo veramente affascinante.
Ormai è provato scientificamente che dolore e piacere sono strettamente connessi.
Togli uno e scompare pure l'altro.
Che è poi il motivo per cui del parto resta un ricordo del dolore che messo in bilancia viene spostato nel piacere della nuova vita e soprattutto della cura.
Salvo i casi in cui questo equilibrio non viene ristabilito...si diceva la chimica, in altro 3d.
Ricordo il marito disperato di una amica chiamarmi di notte, subito dopo il parto di lei, che era andata in crisi psicotica. E ci era rimasta per parecchio tempo. Equilibri sballati che esplodono sottoposti a stress.
Onestamente non penso sia quantificabile il dolore...soprattutto non penso sia eliminabile.
Ognuno vive il suo dolore come assoluto.
La relativizzazione del dolore è frutto di meta-cognizione.
L'astrazione del dolore è frutto di meta- cognizione.
Nel regno animale non è raro vedere animali feriti attaccare a caso, o fuggire...guardavo il mio micio, che ha un linfoma, stare male e lui stava lì. Fermo e immobile. Facendo le fusa con la saliva che colava dalla bocca. Stava soffrendo e parecchio. Il suo stare fermo era una difesa. Una tensione. E la si vedeva tutta...la si sentiva...ogni singolo muscolo teso nella gestione.
Mio padre uguale. Lo vedevo soffrire e vedevo la tensione di quel dolore.
Lo guardavo camminare e impiegare dieci volte più tempo di quello che avrebbe impiegato. Vedevo la rabbia e la paura.
In entrambi i casi, e negli altri, sentivo la mia impotenza scuotermi nel profondo. Richiamarmi a me. Alle mie paure profonde, ai miei tabù. Alla mia essenza.
Onestamente non vedo grossa differenza...i viventi soffrono. Il loro dolore è immenso nel momento in cui accade.
In ogni organismo si attivano bilanciamenti al dolore.
I masochisti questo lo sanno bene.
Schiaffo. Dolore. Endorfine. Piacere.
Ma lo sappiamo tutti. Lo sperimentiamo tutti.
Non dimentichiamo. Semplicemente mentre noi viviamo una esperienza siamo totalmente immersi nell'esperienza che stiamo vivendo.
I ricordi però sono ben più numerosi di quell'esperienza. Quindi l'esperienza viene ri-bilanciata in un equilibrio dinamico.
Ogni età, fra l'altro, scrive i ricordi in un codice relativo a quell'età. Che è il motivo per cui in altre età non sappiamo ritrovare quell'esperienza immagazzinata.
Non è che non c'è. Non è che è dimenticata.
E' semplicemente archiviata in un codice di cui non abbiamo la chiave.
Accediamo semplicemente ai ricordi "universali" (nel senso del codice di scrittura del ricordo) di ogni età.
E guarda un po'...in situazioni di forte stress come per magia riappaiono ricordi che non si credeva di avere.
A me la morte piace.
Mi piace osservarla, e per certi versi attenderla.
Ho qualche problema con la noia

...il pensiero della morte mi sostiene nella gestione della noia.
Adesso onestamente mi spiacerebbe morire, sono in un momento della vita in cui sono presa da quello che sto vivendo e non desidererei interrompere le esperienze che sto facendo.
In altri momenti avrei vissuto la morte come una liberazione.
Non riesco neanche ad immaginare una vita eterna se poi esente dal dolore mi terrorizza.
Quindi non riesco ad agganciare nessuna sensazione a riguardo...mi è proprio inimmaginabile e indesiderabile.
Per me e per tutti.
Quando ho avuto la fortuna di poter salutare, sono stata profondamente grata dell'esserci.
E del poter osservare la vita scivolare via.
Mi fa una infinita tenerezza. Mi commuove.
E ricordo alcuni "sono stanco/sono stanca" che chiedevano fondamentalmente una sorta di "permesso" al lasciarsi andare.
E' tutta roba che tengo stretta stretta e in cui mi raccolgo, in un abbraccio. Caldo.
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non leggo tutto perchè lo sai , estrapolo qualche cosa del tuo discorso .
A me la morte piace , a me mette tristezza perchè anche se è ineluttabile che avvenga , desidererei che avvenga senza sofferenza , dato che ne ho vista molta nella mia vita .
Questa settimana sono scomparsi due persone che consoco da una vita , lei salutata la sera e durante la notte morta di infarto , ieri un amico più grande di me stava bene , il fratello mio coetaneo mi ha detto che si è preso un virus della polmonite e avuto complicanze è morto , funerali lunedì.
Non la morte a me proprio non piace